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"La vita non è che un'ombra che
cammina; un povero commediante che si pavoneggia
e si agita sulla scena del mondo, per la sua
ora, e poi non se ne parla più; una favola
raccontata da un idiota, piena di rumore e
furore, che non significa nulla".
© A.A. Massimiliano
Come un'anticamera, un luogo di decantazione, la
Stanza dei Passi Perduti segna la divisione tra
profanità e sacralità. É lo "spogliatoio" nel
quale ci predisponiamo all'ingresso nel Tempio.
Un luogo che prepara all'incontro con la nostra
interiorità, quella con la quale si ha meno
dimestichezza di quanto si creda, che più
facilmente vive nascosta, quasi restia a
mostrarsi per chissà quale timore o pregiudizio.
Se la vita di tutti i giorni è cadenzata
dall'esteriorità, dalla routine di lavoro e
rapporti umani basati troppo sovente
sull'opportunità e la convenienza, l'arrivo
nella Stanza dei Passi Perduti è un momento di
lavoro magico che riscatta e illumina il buio
vissuto nella quotidianità profana. Dunque, nel
giocare la partita della nostra esistenza, la
Stanza dei Passi Perduti può essere considerata
come una palestra di allenamento e, da un punto
di vista simbolico, lo spogliatoio nel quale ci
cambiamo d'abito.
Conosciamo l'allenamento fin da bambini.
Ripetiamo disegni, lettere, parole e capiamo che
l'allenamento è fondamentale per raggiungere
l'obiettivo desiderato. Esercizio, ripetizione,
studio... duramente ci si prepara per superare
un esame, per ottenere un risultato sportivo o
persino solo un plauso. Eppure, anche dopo una
preparazione eccellente, rimane la sana paura di
non ottenere quanto sperato e talora ci pervade
un senso di inadeguatezza. É importante provare
paura, come è importante sapere che nel ripetere
quell'esercizio o quella scena, questi potranno
migliorare con l'esperienza acquisita.
Ma affinare la tecnica non è sufficiente se non
apriamo il cuore per comprendere il valore che
va oltre la prestazione sensibile. É quel valore
puro che racchiude una forza o, meglio, un
potere divino che non ha cronometri o
applausometri quali strumenti di misura.
Dobbiamo dunque raggiungere e unire ai
comportamenti la vibrazione profonda del nostro
Essere. Dunque nella Stanza dei Passi Perduti
possiamo entrare con la disciplina, la volontà,
la concentrazione e la tecnica, ma dobbiamo
aggiungere il nostro Fuoco interiore. Questo
Fuoco non lo apprendiamo dall' "allenatore" ma è
in nostra dote e da noi stessi va attivato.
Nella bibliografia tradizionale, i passi vengono
definiti "perduti" in quanto restano isolati,
ossia "al di fuori" del Tempio. E non si tratta
di "passi" con i quali camminiamo da un luogo
all'altro. Sono passi interiori. Ebbene,
esattamente come la palestra d'allenamento per
lo sportivo, questi sono preparatori per
affrontare quel difficile lavoro di ricerca
della nostra pietra: Presto, dunque, capiamo che
i "passi" partecipano attivamente alla
costruzione del Tempio interiore e che sono
essenziali nel processo alchemico capace di
catalizzare l'ascolto del nostro Essere
confinando il caos in un contenitore separato.
Questi Passi sono l'alfabeto dal quale
comporremo parole.
Nella Stanza dei Passi Perduti ci liberiamo dai
metalli, dall'elemento terra. Ci purifichiamo
dalle interferenze del mondo profano, ci
vestiamo e cerchiamo la meditazione che ci
conduce a uno stato di coscienza superiore a
quello ordinario. Passiamo dall'immanente al
trascendente. Questa rituale elevazione,
sostenuta dalla innata tendenza alla ricerca che
alberga in ogni Iniziato, ci spinge a
interrogarci su ciò che esiste oltre il velo
della realtà fisica. Qui, nella Stanza dei Passi
Perduti , cerchiamo l'armonia con noi stessi e
gettiamo il seme dell'Eggregore di Loggia.
Il lavoro di trasformazione è un lavoro
interiore. Ciascuno sviluppa il proprio metodo
per portare avanti questo lavoro. L'acqua è
l'elemento al quale penso, per istinto, quale
mezzo di "purificazione" e come aiuto nel
processo di trasformazione. L'acqua penetra in
ogni fessura, permea qualsiasi superficie o
materiale non perfettamente isolato. Sa
modellare il metallo o la roccia più resistente.
Osservando la natura, vediamo però solo una
parte di questo lavoro perenne e solo l'ultimo
fotogramma. Ma l'acqua "lavora" sia nel fragore
di una cascata che nel silenzio di un fiume
carsico. Svolge il suo "lavoro" in un attimo o
in centinaia di secoli. Evapora sotto l'azione
del "fuoco" ma si condensa e ritorna sotto altra
forma a compiere il suo ciclo vitale.
Come davanti a un filtro magico, entro dunque
nella Stanza dei Passi Perduti con il mio carico
di acqua sporca, profana e ne esco purificato e
pronto per la "partita" nel Tempio. Una parte di
me si trasforma, si perde e ancora provo paura e
smarrimento. Ma non c'è debolezza, o forza, nel
mostrarsi per ciò che si è veramente. lmparando
a conoscere sé stessi, si superano preconcetti
che legano la nostra libertà. La nostra
autenticità va inseguita con forza, rifocillata
della bellezza della lealtà e condivisa con i
Fratelli. La Stanza dei Passi Perduti è dunque
straordinariamente importante, ci ricorda la
"trasformazione" e che dobbiamo operare da
Iniziati anche quando torniamo alla vita
profana. Un allenamento prezioso.
Sappiamo che il nostro è un percorso intimo,
solitario: nessuno può scoprire la nostra Pietra
per nostro conto. Avere il sostegno della Loggia
è però necessario e questa energia si crea già
in questa Stanza. Non devo nascondere la
difficoltà quando ho provato, nelle mie prime
tornate, un senso di inadeguatezza e impotenza
nel rendermi conto di non riuscire a cogliere il
significato simbolico della Stanza dei Passi
Perduti. Ma la scintilla era sapientemente
occultata, in quella zona di chiaro-scuro che
stimola, fortifica ed accomuna il sentimento di
condivisione tra i Fratelli. E grazie alla
nostra Energia, ho ripreso il cammino.
La magia dunque si rinnova ritualmente in questo
cantiere del nostro Tempio, nel quale iniziamo
il lavoro da soli per poi tornare a uno "stare
insieme" di valore divino. Questo luogo o,
meglio, questo momento dei nostri incontri,
diviene sempre più metafisico e non solo i Passi
sono "Perduti", ma anche il tempo e lo spazio.
Per scendere nella nostra interiorità, dobbiamo
"spogliarci" della temporalità, perderla. La
percezione del non-tempo e del non-luogo è
fondamentale per il lavoro nei nostri piani
sottili. Dunque, il tempo che precede la tornata
rituale speso nella Stanza dei Passi Perduti è
un altro strumento che abbiamo a disposizione
per perfezionare la nostra "pietra".
Dal punto di vista dello spazio fisico, ci
troviamo a pochi metri dal Tempio. Vuole, questa
minima distanza, rappresentare un monito? Vuole
rammentarci che la "pelle" profana appena
abbandonata è ancora fisicamente così vicino,
tale da essere una minaccia per la Sacralità dei
nostri lavori? No, non è così. ll nostro cammino
non può essere influenzato dagli spazi fisici
che ci separano dalla dimensione profana. La
purezza dello "spazio" magico nel quale ci
caliamo crea l'Eggregore e lo rende forte e
persistente. Per questo il cammino iniziatico è
faticoso, mette continuamente alla prova la
nostra forza e la nostra debolezza ed esige
volontà ferma e costanza d'intenti. Un cammino
riservato a pochi, come si ama definirlo, un
cammino aristocratico. E dunque di grande
responsabilità.
Abbiamo detto del significato attribuito al
termine "perduti" nella bibliografia
tradizionale. Questo termine sottende inoltre
mancanza, termine, non ritorno, fine. Ma quei
passi sono l'inizio della "salita" verso il
Divino e della "discesa" dentro di noi. O anche
di una ascesa nella quale ci specchiamo con il
Divino, perché abbiamo "lasciato i metalli" e
iniziato un percorso di elevazione interiore,
verso uno stato di coscienza superiore. I passi
costituiscono un segno, un rito che ha la sua
circolarità che include in modo ineluttabile un
ritorno dopo una privazione, un inizio dopo una
fine.
All'atto di assegnarmi la stesura di questa
tavola, il Maestro Venerabile non ha mancato di
sottolineare come avesse notato un certa
leggerezza o giocosità nel mio vivere il momento
nella Stanza dei Passi Perduti. É stato un gesto
generoso e decisivo che mi ha spinto a vedere
dettagli che non vedevo, a scavare dentro di me
e ad andare oltre le apparenze. Spero di aver
colto l'aiuto, lo stimolo a ricercare
continuamente senza dare nulla per scontato, a
dare importanza a dettagli, siano parole o
gesti, che inizialmente si credono senza
"anima", ma che, a una osservazione più attenta,
mostrano, al contrario, tutta la potenza e la
profondità del loro significato.
Questo è l'Esempio delle Luci ed è ciò che, per
mio conto, rende la nostra Loggia "perfetta".
Non dobbiamo aspirare oltre, a mio avviso non
siamo qui per compiere l'intero cammino. Gettare
continuamente il sasso nello stagno della
conoscenza è la nostra ricchezza. E la ricerca è
il nostro allenamento. Stimoli, conferme e
moniti delle Luci e dei Fratelli tutti, sono la
prova della fertilità di uomini, intenzioni,
valori dei quali siamo staffette e servitori per
altri Fratelli che continueranno il percorso che
il G:.A:.D:.U:.
ci fa intravedere secondo Sua volontà.
Al di là della Maestria raggiunta, siamo antenne
che "sentono" il segnale Divino ma alle quali
non è dato sapere cosa riserva il futuro. E le
conoscenze del passato, le reputiamo tanto più
importanti quanto più sono misteriose e
incomprensibili ai più. Tavole, scritti,
simbolismi che si trovano su testi esoterici
sono materia di studio per specialisti che
dedicano le loro vite a decifrare un messaggio
che si suppone essere Divino. Ma il messaggio e
i simboli più importanti sono quei segni, parole
e toccamenti che ci tramandiamo da bocca a
orecchio. Come a dire, che oltre all'allenamento
eseguito alla perfezione, può essere decisiva
una parola di incoraggiamento dell'allenatore
prima di iniziare la partita e, magari, una
"pacca sulla spalla".
La
libertà è costosa e chiede un prezzo che
pensiamo di non riuscire a pagare. C'è bisogno
di esempio e di incoraggiamento. Quando nella
Stanza dei Passi Perduti ci troviamo ad
indossare grembiule e guanti, avverto una
crescente frenesia e una benefica emozione, le
voci si abbassano e l'aria diventa più
rarefatta. Anche i movimenti diventano più
regolari, preparatori. E inizia anche, a un
tempo, il lavoro interiore duro, faticoso, che
richiede concentrazione. In questo l'aiuto della
"squadra" è importante. A noi riesce grazie alla
disposizione armoniosa della Loggia. Hic sunt
leones: non farsi intimidire, l'allenamento
prepara la Ricerca. Partire. E sapere che non si
arriverà. O non si vincerà, necessariamente.
Nel Tempio, il lavoro ci sprona a cogliere la
parte invisibile delle manifestazioni. Ciò che
non vediamo corrisponde alle zone invisibili di
noi stessi, alla parte di noi che non conosciamo
ancora. In questo contesto, l'epoca che viviamo
nel mondo profano è caratterizzata da
superficialità e da grande velocità. Questi
elementi inquinanti, mettono in secondo piano la
magia dell'uomo e la sua innata predisposizione
verso una esistenza di grazia e conoscenza del
Creatore. Ai più, interessa giocare senza
prepararsi, senza fare allenamenti. Come dei
bambini.
In
questo parallelo con la parabola della vita
umana, la Stanza dei Passi Perduti rappresenta
il ritorno al bambino che c'è dentro ognuno di
noi, autentico, puro. II lavoro nel Tempio rende
"adulto" il bambino, ma un buon adulto, un
Iniziato, non dimentica mai il suo proprio
"genio bambino" e ne prende consapevolezza
giorno dopo giorno. "Ciascuna vita è formata
dalla propria immagine, unica e irripetibile. É
immortale, e non può essere liquidata dalle
spiegazioni di noi mortali. C'entra molto con i
sentimenti di unicità, di grandezza e con
l'inquietudine del cuore, con la sua impazienza,
la sua insoddisfazione, i suoi struggimenti.
Ha bisogno della sua parte di bellezza. Poiché
non può dimenticare la sua propria vocazione
divina, si sente insieme esule sulla terra e
partecipe dell'armonia del cosmo. Le immagini e
le metafore sono la sua lingua madre, innata, la
stessa che costituisce la base poetica della
mente e rende possibile la comunicazione con
tutti gli uomini e tutte le cose."
(1)
Per questa e altre ragioni che probabilmente non
ho saputo cogliere, La Stanza dei Passi Perduti
non può essere considerata "isolata" dal nostro
Tempio interiore. Essa ne è parte integrante ed
è necessaria nella costruzione della nostra
Sacralità e nel cammino verso la conoscenza
profonda di noi stessi. Tornare bambini, ma con
la consapevolezza dell'adulto, non è forse il
desiderio più forte di ciascuno di noi? É il
desiderio innato di poter dare compiutezza a ciò
che solo la libertà creativa del bambino sa
sentire. Torniamo dunque nella "nostra" Stanza
dei Passi Perduti interiore a ritrovare la Forza
e la Bellezza del bambino, pronti a compiere un
altro giro di giostra.
1. Tratto da "Il codice dell'anima",
James Hillmann.
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