Cari Fratelli, tutti sappiamo che il Tempio Massonico si estende da Oriente ad Occidente, da Meridione a Settentrione, dallo Zenit al Nadir. E la Loggia non è configurata dalle quattro mura della stanza, ma è rappresentata dalla Catena d’Unione che lega insieme tutti i Fratelli.
Alla apertura dei nostri lavori, squadriamo il Tempio, cioè creiamo, delimitandolo, lo Spazio Sacro. Lavorando da mezzogiorno a mezzanotte, diamo vita al Tempo Sacro; portiamo al di fuori del piano di percezione fisica le dimensioni spazio/temporali, riproducendo costantemente in Terra l’Ordine Cosmico. Ci muoviamo sul pavimento a scacchi, proiettati verso la Volta Celeste, seguendo il movimento del Sole, della Luna e degli altri Astri rappresentati nelle costellazioni zodiacali che sovrastano le colonne. Ma, in particolare, quello del sole.
Nella loro collocazione nel Silenzio del Settentrione, gli Apprendisti sono predisposti a percepire ed attivare il proprio «Sole di mezzanotte», ovvero a conseguire la simbolica conquista interiore, che consentirà loro il passaggio all'altra Colonna. Illuminate le proprie Tenebre e conquistata la vera Libertà dai condizionamenti esteriori, il Fratello diventa Compagno d'Arte, collocandosi nella Colonna di Meridione.
Ora, nella piena Luce del Sole allo Zenit, si riflette con l'operatività speculare negli altri Fratelli, negli altri uomini, di cui riconosce l'essenziale Uguaglianza. Le quattro posizioni solari agli equinozi, quando si equivalgono la durata del giorno e della notte, coincidono con le ore 6, 12, 18 e 24.
É un fatto, questo, che riveste particolare importanza nell'indagine del significato profondo delle ore di apertura e di chiusura degli architettonici Lavori di Loggia. Inoltre la rappresentazione microcosmica del Tempio porta ad individuare equinozi e solstizi, seguendo il moto apparente del Sole, non più diurno ma annuo. Quindi ogni Fratello può seguire il corso annuale del Sole, con l'attraversamento dei 12 segni zodiacali nell'alternarsi delle stagioni. Le dodici Colonne ricordano anche le 12 fatiche di Ercole, corrispondenti ai dodici segni di cui l'Iniziato può e deve percorrere il senso reale e velato attraverso la sperimentazione su se stesso, per divenire a sua volta un «Sole», e lavorare veramente per il bene ed il progresso dell'Umanità.
I significati dei quattro Elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco), i cui simboli sono evidenziati ripetutamente, sono riferite ai quattro tipi primordiali della manifestazione cosmica, nonché al ritmo ermetico delle manifestazioni naturali ed al ciclo biologico della vita umana. Le loro attribuzioni energetiche costituiscono il Quaternario, cioè la realtà manifesta, quindi sia l'Universo che l'uomo, che contengono tutte le potenzialità e le Leggi
Ad ognuno di questi Elementi alchemici di base, sono associati i quattro viaggi, le quattro prove, che il bussante alla porta del tempio deve affrontare per ricevere la luce dell’iniziazione massonica.
Il “viaggio” è la metafora di un cammino alla “ricerca” del vero o del sacro.
Un viaggio, anche quando è metafora di uno sviluppo esistenziale, necessita di un luogo da abbandonare, di una spinta a partire e di una partenza vera e propria. Il mondo che l’eroe-iniziando lascia dietro di sé è il vecchio Mondo Ordinario, per qualche motivo ora insoddisfacente, e la sua Partenza avviene per una Chiamata a cui non si può sottrarre (la “vocazione” delle religioni). Egli avverte un’inquietudine, un senso soverchiante di mancanza, oppure è catapultato suo malgrado nell’avventura da un avvenimento esterno: è una Chiamata l’ossessione per la balena bianca in Moby Dick, o il desiderio di potere nel Faust; lo è anche l’impedimento al matrimonio nei Promessi Sposi, o il naufragio in Robinson Crusoe.
Ora che il Mondo Ordinario è definitivamente alle sue spalle, l’eroe-iniziando varca la soglia. Entra in una strana regione dell’esistenza dove tutte le regole abituali, le consolidate regole di comportamento, non sono più valide. Un Mondo Straordinario. Un paese di sogno (il paese delle meraviglie di Alice) e allo stesso tempo da incubo (l’Africa di Cuore di Tenebra), pieno di ricchezze e opportunità (l’alta società francese in “Bel Amì” di Maupassant) e allo stesso tempo intessuto di pericoli, abitato da forme fluide e ambigue. Nel romanzo psicologico, dove il viaggio è soprattutto interiore, è il Mondo Ordinario a diventare Straordinario e quindi incomprensibile, per eventi esterni (l’inevitabile trasformazione della società nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa) o per una crisi interiore che fa sentire l’eroe improvvisamente straniero, come nella “Nausea” di Sartre.
É il momento del “difficile compito”, delle Peripezie dell’eroe e della sua conseguente e necessaria Metamorfosi. Ecco, come nella fiaba, presentarsi aiutanti magici a soccorrerlo: le sue parti positive, secondo l’interpretazione psicologica della storia; ma subito si affacciano situazioni o personaggi ostili (le parti negative), che si frappongono tra lui e la sua meta. Per essere più chiari, anche se drammaticamente riduttivi, volendo semplificare il concetto attraverso una lettura etica della Peripezia, possiamo riassumere questa battaglia personale nella formula: ”l’eroe che combatte per la conquista del suo destino con l’aiuto delle sue virtù, ma ostacolato dai suoi vizi”.
La sfida, se portata fino in fondo, conduce al cambiamento. La Metamorfosi non è però una trasformazione in qualcosa d’estraneo, ma la scoperta del proprio vero sé, l’assunzione del proprio Vero Nome, fino a quel momento sconosciuto. É il risveglio dell’anima-eroe, che da iniziando diventa iniziato. Se l’iniziazione ha una sfumatura metafisica l’iniziato abbandonerà definitivamente il Mondo Ordinario, il mondo terreno, per abitare per sempre nell’eternità di un Mondo Straordinario supernaturale: entrerà, per così dire, “nella leggenda”, e si verificherà la sua Apoteosi. Se invece è un’iniziazione intermedia, una semplice tappa della vita umana, farà Ritorno al Mondo Ordinario, per testimoniare la propria verità.
Il viaggio dunque può essere essoterico ed esoterico: e la loro differenza è lampante. Nel viaggio essoterico, il pellegrino si sposta fisicamente da un luogo all'altro, nell'intento di vedere, toccare o calpestare tangibilmente la rappresentazione materiale del proprio ideale. In quello esoterico, invece, il viaggiatore non si muove più fisicamente. Ma si spinge verso la perfezione, o la sacralizzazione, restando nello stesso luogo fisico, perché a muoversi non è il suo corpo ma la sua coscienza, la sua mente, il suo spirito.
Questo è il senso del “viaggio iniziatico” che, diversamente da quello profano, si svolge tutto all'interno del Nobile Viaggiatore.
Grande esempi di viaggio interiore sono la storia nell’Odissea (iniziatica sia nella sua struttura complessiva, che nelle singole tappe che la compongono), la Divina Commedia di Dante, le leggende arturiane, ma anche il romanzo psicologico, come Madame Bovary di Flaubert, o il Dedalus di Joyce.
A differenza del pellegrino, che attraverso le proprie scelte si muove sul “pavimento piano” del Labirinto della vita fisica, il Nobile Viaggiatore ascende, movendosi a spirale, verso la propria “vetta” interiore, e di lì fino a vedere il cielo.
Il cielo interiore è il “paradiso dell'anima” e punto d'incontro col divino ch'è in ognuno. Il paradiso è un altra metafora che sta ad indicare uno stato superiore di coscienza (supercoscienza) che l'iniziato può raggiungere, passando da uno stato di coscienza fisica ad altri sempre più sottili. Solo così, si può “volare tanto alto” da raggiungere il “paradiso in terra”. La luce sorge ad oriente, recitano i Commentari: ed è verso oriente che si dirige il Nobile Viaggiatore alla ricerca della Luce iniziatica.
Il compito del ricercatore è quello di analizzare i miti e i culti per risalire alle cause degli psicodrammi, e la varietà degli psicodrammi che ci parlano di uno stesso evento, debbono avvertire il ricercatore che dovrà muoversi ad ampio raggio, attraversando più interpretazioni, anche a rischio di venire tacciato di sincretismo. E nella ricerca profonda, confronto e sovrapposizione saranno il maggior criterio di credibilità.
La ricerca analitica si basa su riscontri, analogie e correlazioni atti a penetrare le apparenze di concetti ed eventi, fino a raggiungere le cause che li hanno generati.
L'esoterismo si avvale della ricerca analitica per realizzare i propri traguardi. Nel nostro caso, appunto, se al neofito non fosse permesso di penetrare i significati occulti dei 4 Viaggi della sua iniziazione, allora la rappresentazione psicodrammatica non avrebbe avuto alcuno scopo. Pertanto, la Cerimonia d'iniziazione, oscurata dei propri contenuti, si ridurrebbe a semplice cerimonia d'accettazione.
Prima di passare alla descrizione dei 4 viaggi, mi si conceda ancora un’ultima riflessione.
Le prove iniziatiche costituiscono un insegnamento dato sotto forma simbolica e destinato ad essere meditato ulteriormente, e contengono in sé un significato che appartiene ad ognuno di approfondire secondo la misura delle proprie capacità.
Per maggior precisazione, diremo che le prove sono riti preliminari o preparatori all'iniziazione propriamente detta; esse ne costituiscono il preambolo necessario, sicché l'iniziazione stessa è come la loro conclusione o il loro scopo immediato. È da rilevare che esse rivestono la forma di “viaggi simbolici”; sotto questo aspetto, ripetiamo, esse si presentano come una “ricerca” (o meglio una “questua” come si diceva nel linguaggio del medio evo) conducente l'essere dalle “tenebre” del mondo profano alla luce iniziatica; ma anche questa forma, che si comprende in tal modo da se stessa, non è in qualche maniera che accessoria, per quanto possa essere appropriata a ciò di cui si tratta. In fondo, le prove sono essenzialmente “dei riti di purificazione”, ed è in un tal fatto che si trova la vera spiegazione di questa parola stessa di “prove”, che ha qui un significato nettamente alchemico, e non quello volgare.
Si può comprendere ora perché, quando le prove rivestono la forma di “viaggi” successivi, questi siano messi rispettivamente in rapporto con i differenti elementi della natura; e ci resta soltanto da indicare in quale senso, dal punto di vista iniziatico, il termine stesso di “purificazione” debba essere inteso. Si tratta di ricondurre l'essere ad uno stato di semplicità indifferenziata, paragonabile a quello della materia prima (intesa naturalmente qui in senso relativo), alfine che sia atto a ricevere la vibrazione del Fiat Lux iniziatico; è necessario che l'influenza spirituale, la cui trasmissione gli darà questa prima “illuminazione”, non incontri in lui alcun ostacolo dovuto a “preformazioni” disarmoniche provenienti dal mondo profano; e perciò deve essere ridotto in primo luogo a questo stato di materia prima, il che, se si vuole riflettere un poco, mostra abbastanza chiaramente come il processo iniziatico sia la conquista della Luce divina che è l'unica essenza di ogni spiritualità.
La “seconda nascita”, intesa come corrispondente alla prima iniziazione, è propriamente, come abbiamo detto, ciò che può chiamarsi una rigenerazione psichica; ed è infatti nell'ordine psichico, vale a dire nell'ordine in cui si situano le modalità sottili dell'essere umano, che debbono effettuarsi le prime fasi dello sviluppo iniziatico; ma queste ultime non costituiscono uno scopo in se stesse e non sono ancora che preparatorie in rapporto alla realizzazione delle possibilità di un ordine più elevato, vogliamo dire dell'ordine spirituale nel vero senso di questa parola. Il punto del processo iniziatico cui abbiamo alluso è dunque quello che segnerà il passaggio dall'ordine psichico all'ordine spirituale.
Il primo viaggio
Non si tratta di un vero e proprio viaggio, come i tre successivi che il rituale dell'Apprendista prevede nel corso della Cerimonia d'Iniziazione del profano.
Si svolge infatti all'interno del Gabinetto di Riflessione, nella fredda oscurità dell'elemento Terra. È qui che il profano avvia il processo di trasformazione su se stesso imparando a pensare, esercitandosi all'isolamento. Può arrivarci rientrando in se stesso, guardandosi dentro, senza mai lasciarsi distrarre da quanto accade fuori, intorno a lui.
I nostri antenati hanno paragonato quest'operazione ad una discesa negli Inferi. Si tratta di penetrare nell'anima delle cose, onde arrivare a conoscerne l'intima essenza. Lo spirito deve imprigionarsi nelle viscere della Terra, dove non perviene alcuna luce esteriore percepibile dai nostri sensi.
Lì, nelle tenebre assolute, il solo lume della ragione evoca ed illumina immagini spettrali. Sono frammenti di scheletro simboleggianti la nuda realtà, spoglia delle sembianze delle illusioni, quindi una verità nascosta, celata laggiù, in fondo al pozzo. Un pozzo tanto profondo da raggiungere il centro della Terra, nonché l'interiore dell'essere umano.
È a questo che allude la parola VITRIOL, che gli antichi alchimisti consideravano di segreta interpretazione. Le lettere che la compongono ricordano la formula "Visita Interiora Terrae rectificandoque invenies occultum lapidem", ovvero visita le viscere della Terra, e seguendo la retta via (attraverso le purificazioni) scoprirai la pietra nascosta, la pietra dei Saggi. Si tratta della famosa Pietra Filosofale, cioè di quella che i Liberi Muratori definiscono pietra Cubica.
La pietra Cubica rappresenta il fondamento di certezza che ognuno deve ricercare in sé stesso, per conseguire la condizione di pietra angolare della costruzione intellettuale e morale che costituisce la Grande Opera.
Nei misteri di Cerere ad Eleusi, il recipiendario (cioè l'iniziando) non era altro che il seme sepolto nella Terra. Qui subiva la putrefazione da cui sarebbe poi nata la pianta, virtualmente già contenuta nel seme stesso.
Il profano sottoposto al primo viaggio, ovvero alla prova della Terra, è chiamato all'impiego ed allo sfruttamento delle energie latenti che porta in sé. L'Iniziazione si prefigge come traguardo la totale espansione della sua individualità.
Il profano, nel Gabinetto di Riflessione, ha davanti a sé un pane ed una brocca d'acqua. Sono queste le uniche riserve alimentari che, come nel frutto e nell'uovo, servono da nutrimento al germe in via di sviluppo.
Egli deve imparare ad accontentarsi dell'indispensabile, evitando scrupolosamente di rendersi schiavo del superfluo.
Il secondo viaggio
L'avviamento dell'esercizio del pensiero avviene nel buio, ove si può procedere solo ciecamente. Si avanza a tastoni, incespicando ad ogni passo contro ostacoli insuperabili senza l'aiuto d'un accompagnatore accorto. Il profano, partendo dall'Occidente (il dominio dei fatti, la realtà soggettiva, il mondo sensibile), Si avventura tra le tenebre nella zona nordica. Egli penetra nella foresta oscura descritta da Dante in cui è nascosto il ramoscello d'oro che consente ad Enea l'accesso agli Inferi.
Il ramo sacro a Proserpina è la facoltà di induzione, che convince lo spirito a generalizzare i fatti osservati. Un'operazione mentale che può portare alle più false ipotesi. Il pensiero umano cade inevitabilmente di errore in errore. Sono imboscate e trappole che solo l'intelligenza può far evitare, se non addirittura eliminare. Una lotta lunga, estenuante e penosa, che conduce il profano all'Oriente (dominio dell'astrazione, la realtà oggettiva, il mondo intelligibile). Nozioni razionali e sintetiche sembrano rendere conto dei fatti. Ne conseguono delle deduzioni, ovvero un ritorno meno accidentato verso l'Occidente (i fenomeni sensibili), passando per il Mezzogiorno.
Il viaggiatore si impone le fatiche più estenuanti per salire faticosamente verso la cima della montagna scoscesa. Si è appena rallegrato con se stesso per aver raggiunto un'altezza che gli concede un ampio piacevole panorama quando viene assalito da un violento temporale. La folgore lo acceca, il suolo trema, e la grandine lo bersaglia con violenza, mentre un vento furioso lo investe e lo travolge, facendolo precipitare nel luogo da cui era partito. Si tratta della purificazione dell'Aria contemplata dalle più antiche prove iniziatiche. Il soffio impetuoso dell'opinione generale scuote e fa crollare l'impalcatura fittizia delle congetture e delle convinzioni personali.
Sul piano puramente morale il secondo viaggio non è che l'emblema della vita umana. Il tumulto delle passioni, il conflitto tra interessi diversi, le difficoltà delle imprese, gli ostacoli che fanno moltiplicare i concorrenti smaniosi di nuocerci, sempre disposti ad annientarci, il tutto viene simboleggiato dalla irregolarità del cammino e dai rumori assordanti che dominavano il viaggio.
Il profano ha scalato con difficoltà un'altezza da cui sarebbe precipitato nell'abisso se un braccio protettore non l'avesse sorretto e trattenuto. Questo indica come, isolati, dediti all'accumulo delle risorse individuali e preoccupati solo di avere successo nella vita, spesso ci affanniamo per raccogliere rovine ed illusioni.
L'egoismo è una guida fallace che conduce ai disinganni più disastrosi.
Il terzo viaggio
Non ci si deve mai scoraggiare al cospetto di un primo insuccesso. Ogni buon pensatore, allorché deluso nelle proprie aspettative, si sforza di individuare le cause dei suoi errori, per poi ritornare sui propri passi.
L'esperienza vissuta l'ha reso diffidente, più cauto, per cui ora avanza con circospezione. Ricordando e temendo le insidie precedenti egli esita, si arresta, poi corre, per procedere ancora molto lentamente. Subisce una sorta di battesimo filosofico, un battesimo che lo priva di ogni macchia.
Sta imparando una regola fondamentale dell'Arte Regia, incomincia a resistere all'impeto delle correnti alle quali, nel corso della vita, si abbandonano le nature comuni. Compete soltanto a lui il pensare, il riflettere, il ragionare, senza mai lasciarsi influenzare dalle opinioni altrui.
Al rumore assordante del secondo viaggio è subentrato un ticchettio di armi, simbolo delle lotte che l'uomo deve sostenere costantemente per respingere le influenze corruttrici che lo assediano, e pretendono di dominarlo. Deve lottare incessantemente per sottrarsi alla tirannia delle inclinazioni corrotte.
Tuttavia il Saggio sa tenersi lontano dai conflitti scatenati intorno a lui dalle passioni egoistiche. Egli attraverserà imperturbabile il campo di battaglia in cui si scontrano gli interessi opposti, attento soprattutto ad evitare la seduzione di ambiziosi senza scrupoli, che sanno accarezzare i desideri e aizzare gli odi solo per trarne profitto personale.
Ma non è sufficiente astenersi dall'errore e dal vizio. Le virtù negative, i vizi, indizi tuttavia di una rarissima saggezza umana, da sole non danno ancora il diritto al titolo di Iniziato.
Resta da superare l'ultima prova, la più temibile fra tutte. Il quarto viaggio.
Il quarto viaggio
Se aspira a contemplare la Regina degli Inferi, ovvero la verità nascosta nel suo seno, l'Iniziato deve attraversare una triplice barriera infuocata. Si tratta della prova del Fuoco.
Il profano ora procede con passo più fermo e deciso, attraversando indenne il mantello di fiamme da cui viene avvolto per tre volte, raggiungendo alfine sano e salvo il suo scopo. Egli cammina senza difficoltà, non urta né inciampa in alcun ostacolo, e non sente alcun rumore.
Il suo quarto ed ultimo viaggio è diventato agevole grazie alla perseveranza con la quale ha saputo opporre calma e serenità alla foga delle passioni (le fiamme). Egli ha acquisito la capacità di osservare e giudicare serenamente. È penetrato nel focolare centrale della conoscenza astratta, simboleggiata dal Palazzo di Plutone, la Colonna "J" presso la quale riceverà il salario.
L'Iniziato si ferma tra le fiamme senza esserne bruciato, ricavando piacevole conforto dal benefico calore da queste sprigionato. L'entusiasmo illuminato è una forza da cui occorre saper trarre profitto, poiché solamente questa trasmette l'energia necessaria richiesta dalla realizzazione delle grandi opere.
Un ardore vivo, governato con saggezza, che conduce l'Iniziato verso tutto ciò che è nobile e generoso. Spetta soltanto a lui mantenere acceso nel suo cuore il fuoco dell'Amore profondo per il suoi simili, verso il prossimo tutto, verso l'intera Natura.
Una vasta radiazione di simpatia si libererà da lui per avvolgerlo in un'atmosfera satura di benevolenza, aureola di energie occulte, energie che consentono di operare i più inaspettati prodigi, il lui stesso e nel mondo in cui egli opera.
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