I resoconti esistenti sulla nascita della moderna Massoneria Speculativa non sono affatto adeguati all'importanza dell'avvenimento. Gli effetti di tale nascita furono. quasi subito imponenti sulla cultura, la scienza, gli assetti politici del XVIII secolo. Tali effetti sono stati sottovalutati dagli storici profani, ma mai del tutto correttamente messi in luce da quelli di parte massonica sopraffatti dal desiderio di occuparsi di fatti e circostanze più vicini all'argomento Massoneria.
Se vogliamo quindi meglio conoscere i motivi e le idee che hanno portato alla nascita della Massoneria Speculativa non possiamo che analizzare, una volta di più, certi fatti e certe circostanze che risultano sufficientemente illuminanti sulle intenzioni dei fondatori della moderna Massoneria se analizzati in un unico contesto.
La moderna Massoneria Speculativa nasce il 24 giugno del 1717 giorno di S. Giovanni Battista, quando quattro Logge si riunirono e fondarono la Gran Loggia d'Inghilterra. Risultarono eletti Gran Maestro il gentiluomo Anthony Sayer ed alle cariche di Sorveglianti il capitano joseph Elliot ed il carpentiere Jacob Lambal; piccoli borghesi quindi, certamente non aristocratici.
Di quella, tornata ci sono pervenuti pochi e scarni resoconti ed un verbale che sancisce la nascita della G:.L:. tacendo, come si è detto, sulle intenzioni dei fondatori. É molto significativo però che esse si fossero riunite l'anno precedente concordando di incontrarsi nel successivo, come avvenne.
Ormai è tradizione consolidata stabilire una continuità tra Massoneria Operativa e Massoneria Speculativa, in effetti tale continuità è più sentimentale che ragionevole. La Massoneria Operativa aveva avuto l'ultimo Gran Maestro in Cristopher Wren, architetto costruttore della Cattedrale di S. Paolo di Londra, che aveva ricoperto la carica dal 1685 al 1707; ma quella costruzione era stata il canto del cigno della Corporazione, che nel 1717 era ormai superata dai tempi.
La liberalizzazione dei salari, il sopravvenire di nuove tecniche e materiali, la democratizzazione della politica, ma soprattutto il prevalere dei principi del libero mercato avevano indebolito il sistema corporativo. Gradualmente le Logge massoniche operative diventarono istituzioni prevalentemente sociali e rituali ed il loro potere di controllo sui salari, la forza lavoro e la qualità dei materiali scomparve.
Nella seconda metà del XVII secolo l'affiliazione (accettazione) da parte di Logge operative di gentiluomini non muratori rispondeva alla necessità di disporre di protezione e prestigio adeguati per compensare la perdita di potere della corporazione dovuta anche alle tempeste politiche che a quei tempi agitavano l'Inghilterra e la Scozia.
L' accettazione si estese all'alta e media borghesia ed agli intellettuali, spesso richiamati dalla tradizione esoterica (ermetica, alchemica, cabalistica) radicata nella corporazione. Su questa circostanza da qualcuno posta in dubbio, nel senso che la tradizione esoterica sia stata introdotta o comunque si sia rafforzata con la nascita della Massoneria Speculativa non vi possono essere incertezze.
Elias Ashmole, famoso alchimista e cabalista, fu accettato in una Loggia operativa inglese nel 1646 e Robert Moray, quartiermastro nell'esercito scozzese con interessi in alchimia nel 1641 in una Loggia scozzese. Essi non coltivavano solo la tradizione ermetica ma erano certamente molto vicini al movimento rosacrociano. Entrambi divennero Maestri (Venerabili) delle loro rispettive Logge ed entrambi divennero membri fondatori della Royal Society, circostanza questa fondamentale per comprendere gli eventi successivi. Gli «accettati» furono soprattutto richiamati dallo straordinario senso di comunità e di uguaglianza, la grande tolleranza e la appagante ritualità che trovavano nelle Logge operative.
Molto sorprendente è il confronto tra gli «Antichi Doveri» che fanno parte della «The Constitution of the Free Masons» del 1723, che tutti conosciamo, e l'ultima versione della Costituzione della Massoneria Operativa «Old Constitution» del 1722. Essa inizia con un'invocazione al «Padre celeste onnipotente assistito dalla giustizia del Suo Figlio glorioso e dello Spirito Santo, tre persone in un solo Dio... »; raccomanda «Fratelli ed amici diletti e rispettati, vi supplico di osservare con la cura che avete per la salute eterna dell'anima vostra ed il bene del vostro paese gli articoli che sto per leggervi:
Vi ingiungo di onorare Iddio nella sua Santa Chiesa senza abbandonarvi mai a nessuna eresia scisma ed errore...
Siate fedeli al Re, vostro sovrano, ai suoi eredi e successori legittimi, senza mai compiere tradimento o fellonia, e se vedete un uomo compiere un tradimento davanti a voi o ne sentiate parlare, dovete avvertirne subito Sua Maestà ed i suoi consiglieri privati o qualunque altra persona abbia l'incarico d'inquisire a questo proposito».
Questi concetti non sono solo stridentemente differenti ma paurosamente antitetici con quelli contemplati dagli «Antichi Doveri».
Il Fratello Anderson riferisce che dopo aver scritto le Costituzioni del 1723 bruciò tutti i documenti antichi di cui si era servito. Si deve convenire che non aveva scelta, egli stabiliva formalmente una continuità, poiché quelle Costituzionali avrebbero potuto essere anche quelle di una Massoneria Operativa, ma la differenza qualitativa era talmente pronunciata da non poter rischiare critiche successive.
Nel 1717 era Primo Ministro Walpole, fervente massone, e la «Horn Tavern Lodge» in Westminster, una delle prestigiose quattro Logge che diedero vita alla Gran Loggia, annoverava tra i suoi membri Desagulier, il duca di Richmond, Nataniel Blackerby, Lord Paisley, Sir Thomas Prendergast e Lord Waldgrave; tutti membri della Royal Society. Ne furono successivamente ammessi i francesi Montesquieu ed il cavaliere di Ramsay.
Desagulier allievo ed amico di Newton, docente ad Oxford, scopritore della «meccanica applicata», inventore e conferenziere fu certamente uno dei più attivi e ferventi massoni. Di origine ugonotta propagandò tra la corte e l'aristocrazia a cui aveva facile accesso, sia i principi massonici che quelli della nuova scienza newtoniana. Fu Gran Maestro nel 1719 e Gran Maestro Aggiunto ininterrottamente per quasi un ventennio; commissionò al Fratello Anderson le Costituzioni di cui fu il supervisore e che videro la luce nel 1723.
Di Montesquieu e del suo «Esprit de Loi» non è qui il caso di rammentare. Il cavaliere di Ramsay, a sua volta, doveva successivamente avere un peso non lieve nella storia della Massoneria francese.
Su Ramsay è possibile consultare nella sezione dedicata
Le Discours di Michel Ramsay
Nel 1728, a soli cinque anni dalle Costituzioni, Ephaim Chambers pubblicava la «Cyclopedia», la prima enciclopedia che è la prima grande opera scritta con chiari intenti massonici.
Volutamente finora non abbiamo trattato del «Progetto»; se progetto vi fu esso è espresso negli «Antichi Doveri», ma qualsiasi profano non vi troverebbe alcunché che giustifichi la
grandiosa liberazione di forze che quelle poche e modeste espressioni hanno provocato. Esse sottintendevano un Progetto Universale, coerente con l'armonia, l'equilibrio ed il rigore dell'universo che Newton proponeva come Nuova Scienza; era inscindibile, nelle coscienze dei nostri Fratelli di allora, dal progetto di una Massoneria Universale fondata sulla virtù.
Quell'unico progetto conteneva e riassumeva diverse Utopie: le utopie di Bacone, di Giordano Bruno, di Giulio Cesare Vanzini, di Tommaso Campanella come l'utopia dei RosaCroce; tutte le riproponeva in maniera nuova e più prepotente.
Quando la Massoneria cominciò a perdere il proprio ruolo di Corporazione di mestiere divenne molto simile ad un guscio, ad un involucro, pressoché vuoto ancorché prestigioso per i fasti del passato, e utilissimo per ospitare simbolicamente e speculativamente quelle correnti di pensiero che fino alla prima metà del Seicento avevano mantenuto e arricchito la Tradizione Iniziatica. I vari filoni - e principalmente quelli ermetico alchemico, cabalistico, rosicruciano, magicoteurgico - da secoli perseguitati o annientati dalla Chiesa di Roma, nella quale avevano pure trovato una qualche ospitalità, a volte soffocante, erano rappresentati dai vari John Dee, da Giordano Bruno, da Campanella che avevano raccolto le esperienze di Pico della Mirandola, di Giovanni Reichlin, attraverso la cultura islamica, quella ebraica d quella gnostica.
Al tempo di Elias Ashmole la Gran Bretagna era divenuta l'asilo sicuro per tutti i perseguitati politici e religiosi d'Europa. Ma non si trattava di piccoli ribelli a questo o a quel signorotto né di piccoli seguaci dei vari movimenti eretici. Si trattava invece dei germogli di un nuovo modo di pensare che avrebbe scosso e trasformato la società nella filosofia, nella matematica, nella meccanica, nella chimica, nella dottrina politica e nelle teorie sociali.
Tutto questo fervore nel campo della Scienza come nel dominio nel Sacro poteva nascere ed era nato da una visione del mondo, cioè da una Teogonia, da una Cosmogonia e da un'Antropogonia tesa verso una speranza di Palingenesi per l'Uomo e per il Tutto, che costituisce il Nucleo Aureo della Tradizione, pur nell'apparente diversità dei vari sentieri iniziatici secondo l'ottica soggettiva di coloro che li hanno percorsi.
E mentre nelle «gilde» e «corporazioni» precedenti questo nucleo aureo era folto velato o quasi impercettibile sullo sfondo di una religiosità superficiale o popolaresca, nelle Vie Iniziatiche, partendo dalla consapevolezza non fideistica dell'esistenza di un Essere Supremo e dell'immortalità dell'anima in senso platonico più che cristiano, si ricercavano i mezzi «scientifici», o comunque più «oggettivi» possibili perché l'uomo, attraverso prove e stadi iniziatici:
ottenesse la conoscenza di se stesso;
dalla conoscenza passasse alla coscienza di se stesso e del proprio ruolo nel Cosmo, inteso come Uno Tutto;
si elevasse da una condizione profana o umano animalesca a una situazione che di volta in volta è stata definita «angelica», «divina», «edenica».
Questo processo che è adombrato nei termini di «Grande Opera», tanto per dirla in linguaggio alchemico, è una trasformazione fisica, animica e spirituale, che ha ben poco a vedere con l'esercizio delle virtù comunemente intese o con le tecniche di scuole mistiche in voga ancora ai nostri giorni. Certo la pratica delle virtù, in primo luogo l'umiltà, l'attitudine allo studio della Natura, erano, ieri come oggi e come domani, i prepostulati dell'iniziabilità. Le idee di giustizia, di pace, di progresso civile non materialisticamente inteso, erano le naturali conseguenze della visione del mondo iniziatico e della pratica continua e altruistica delle virtù. Le scoperte scientifiche (soprattutto non disgiunte da una concezione sacrale) erano un portato quasi incidentale, cioè la riprova di un'esatta percezione del Mondo delle Cause.
Il mondo civile come oggi lo conosciamo è interamente permeato, anche se in maniera superficiale e contraddittoria, di quelle idee di giustizia, di pace e di progresso formulate nei circoli iniziatici e pagate molto spesso con il sangue. La scienza, quando non è soltanto rozza ed empirica tecnologia, comincia a muovere di nuovo qualche passo verso una concezione globale seppur complessa del Cosmo. Ed in entrambi i campi la Massoneria moderna, erede di quel patrimonio morale, scientifico, e sacrale, può ancora e deve dire la sua Parola propositiva e dare il suo alto esempio. Ma, per non confondersi con i vari movimenti idealistici, con i partiti politici, con i gruppi di pressione, con le scuole di pensiero sempre particolari e caduchi, deve tenere a cuore il suo principale obiettivo: l'Iniziazione.
Detto tutto questo, sulla Storia e sulla Tradizione, dobbiamo domandarci se può esistere un Progetto per il futuro, e se possiamo ipotizzare qualcosa di analogo, sia nei contenuti sia nelle portate al Progetto del '900.
Se ci guardiamo intorno vediamo che alcune premesse per un progetto nuovo ci sono. Dovunque si nota un diffuso senso di disagio. Siamo sempre più compressi da una realtà storica che non ci piace, che non riusciamo più né a comprendere né a controllare.
Contemporaneamente assistiamo anche ad un aumento, forse per ora solo potenziale, della volontà di agire, di trovare qual cosa che ci permetta di uscire, non solo individualmente, dai vicoli ciechi in cui ci troviamo.
Tutto questo, visto da un osservatore imparziale esterno, può essere classificato come fenomeno tipico che si verifica nell'immediato intorno di un salto evolutivo. Ed è in questa area che noi dobbiamo cercare e infine capire quale ruolo spetta a noi massoni.
Per prima cosa dobbiamo notare che il termine «evoluzione» è un termine molto ampio che comprende realtà molto diverse fra di loro. C'è una realtà storica di corta-media portata temporale; c'è una realtà biologica di grande portata, e infine, ad un'analisi più sottile, può rivelarsi un significato esoterico di natura ben più vasta.
Non è questa certamente la sede adatta per aprire una dettagliata discussione sullo argomento evoluzione. Ci basti elencare una serie di enunciazioni e principi che realizzano un modello teorico riconosciuto valido da una consistente parte della scienza attuale. Tali principi affermano che è in atto, dall'inizio del mondo, un'evoluzione della vita che tende verso livelli di ordine crescente.
Una tale evoluzione assomiglia ad un progetto vero e proprio. Ogni stato successivo di evoluzione raggiunge un livello di ordine, complessità e molteplicità che è superiore al precedente.
L'evoluzione, dopo una fase di sviluppo che si. è manifestata esteriormente mediante estreme differenziazioni (generi, specie, ecc.), si è avvicinato da qualche millennio verso una via di sviluppo interiore. L'uomo che costituisce per ora il massimo livello evolutivo è tale in quanto ha sviluppato capacità riflessive interiori che gli permettono di sapere di sapere, cosa che è invece negata agli altri animali.
É lecito ipotizzare che ulteriori stadi di evoluzione si svilupperanno nella conquista di stati di riflessione superiori, ossia, detto in altre parole, di stati di coscienza più sottili.
Questo è il punto di convergenza del cammino evolutivo e del nostro cammino di Massoni. Noi possiamo arrivare ad una conclusione esteriormente probabile ed altrettanto importante:la vita e l'evoluzione sono fatti esoterici. Bisogna aggiungere che sono fatti che comportano un ordine crescente irreversibile.
É opportuno prenderne atto e trarne le dovute conclusioni.
Se è in atto un'evoluzione che prevede stati di coscienza superiori, allora possiamo anche ipotizzare l'avvento futuro dell'Homo initiaticus che starà all'attuale Homo sapiens circa come quest'ultimo all'Homo di Neanderthal. Può sembrare un'ipotesi azzardata, ma se osserviamo bene possiamo notare che l'Homo initiaticus è presente già da secoli su questo mondo, anche se in piccola minoranza.
Dobbiamo porci a questo punto molte domande.
I problemi che abbiamo sono forse dovuti ad abiti troppo stretti? Dobbiamo forse incominciare a pensare che tipo di mondo e quale società sarebbero i più adatti per lo sviluppo e la vita di un Homo initiaticus?
Dobbiamo ispirarci e comportarci analogamente al '900, quando si formulavano principi di libertà proiettati verso un mondo di là da venire?
É possibile pensare e tracciare un progetto, e siamo «autorizzati» a farlo?
Siamo chiamati ad agire o piuttosto ad immaginare?
É molto difficile dare risposte sin da ora. Alcune cose però sono certe.
La realtà sociale presente, vista alla luce della nostra tradizione ci impone di non rimanere isolati rispetto al mondo scientifico al quale dobbiamo per di più contribuire mediante le nostre chiavi, ma senza disvelarle apertamente al mondo profano, affinché si giunga in modo fattivo ad una visione più esoterica della scienza. In particolare dobbiamo sforzarci di afferrare il significato esoterico di quel disegno magistralmente complesso che costituisce la tavola «architettonica» dell'evoluzione della vita.
Solo comprendendo tale disegno può ricrearsi in noi lo spirito del '900.
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