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Premessa
In questo breve scritto non si è inteso dare un'interpretazione scientifica occidentale dell'anatomo-fisiologia yoga, ma si è cercato con umiltà di descriverne le basi neurofisiologiche, che, del resto, presentano per chi legge evidenti analogie con altre dottrine esoteriche, nell'ambito di un'unica Tradizione.
Aspetto tradizionale
Con il termine di prāna si intendono comprensivamente tutte quelle forze e correnti che si manifestano nel corpo umano come l'elettricità, il peso, la luce, la gravità, il magnetismo. Nell'organismo umano tale energia si può individuare lungo i nervi ed è denominata energia nervosa, a livello delle fibre muscolari è evidenziabile come energia muscolare, nel liquido seminale rappresenta l'energia sessuale. In forma più sottile essa rappresenta le capacità mentali, il potere dell'immaginazione, la sensibilità volitiva. Lo stato di salute consiste nell'equilibrio dinamico del prāna in tutte le strutture. Quando questa bilancia è alterata, per motivi fisici o psichici, si determina un difficoltoso flusso dell'energia o addirittura un'interruzione di essa, comparendo la malattia sino alla perdita della vitalità. Sono descritte nella tradizione yoga cinque principali correnti nel corpo, che conviene non precisare per brevità di esposizione. Un accenno, viceversa, merita l'inquadramento del sistema yoga. Il sistema yoga, codificato da Patanjali (300 a.C.), consiste in otto componenti: yama, āsana, prānāyāma, pratyāhāra, dhāranā, dhyāna e samādhi. I primi 5 gradini sono relativi al corpo e lo preparano per gli ultimi 3, relativi alla mente. L'intero sistema prende il nome di Raja-yoga ed ha per finalità l'unione dell'individuo con l'Assoluto.
I primi 5 gradini formano l'Hatha yoga. Nell'ambito di questi i primi 2 riguardano la condotta abituale, il 3° riguarda l'esercizio consapevole di tutti i muscoli del corpo. Il prānāyāma, o controllo del respiro, educa ad esercitare il dominio della funzione respiratoria e del sistema nervoso autonomo. A prescindere dalle esperienze individuali, indescrivibili, il prānāyāma determina effetti fisiologici, verificabili anche alla critica occidentale. Il concetto dell'uomo come unità psico-somatica si va amalgamando al sistema medico occidentale da non molto tempo. Ma questa certezza ed i suoi aspetti pratici sono noti da millenni ai praticanti yoga. La conoscenza di queste tecniche non è un dogma religioso, né una proprietà della Tradizione indiana, ma è riscontrabile, seppur velato in altre forme, in numerose altre correnti di pensiero, come presso i Sufi musulmani e gli adepti protocristiani.
Prānāyāma letteralmente significa una pausa nei movimenti del respiro (prāna = respiro; aya na = pausa). È osservazione comune che ordinariamente il respiro è irregolare nel corso della giornata. A prescindere dagli esercizi fisici, accelerano o rallentano il respiro anche condizioni mentali e psichiche. Queste variazioni producono un disturbo nella concentrazione e nella meditazione.
Le differenti tecniche di controllo yoga del respiro puntano a differenti propositi:
1) procedimenti per purificare i differenti nādi o canali attraverso cui scorre il prāna;
2) procedimenti che unendo il prāna all'apānavāyu, aprono il sushumnā nādi alla base della colonna, permettendo alla kundalini il passaggio attraverso il mulādhāra.
Alcune considerazioni sulle basi teoriche prima di esporre i dettagli tecnici.
A)
Prāna Il prāna non è solo respiro. La respirazione è solo la sua più evidente manifestazione, onde per controllare il prāna e necessario prima controllare la respirazione. Il prāna è composto di 5 varietà maggiori e 5 minori, in ragione della loro sede e della loro funzione.
I 5 tipi maggiori sono:
1) prāna, nel cuore;
2) apāna, nella regione anale;
3) samāna, nella regione dell'ombelico;
4) udāna, al livello della gola;
5) vyāna, in tutto i corpo.
I 5 tipi minori sono:
1) nāga, per il controllo della eruttazione e del vomito;
2) kūrma, responsabile della apertura e l'ammiccamento delle palpebre;
3) krikara, che provoca lo starnuto;
4) devadātta, che controlla lo sbadiglio;
5) dhananjāya, che pervade l'intero corpo e che rimane anche dopo la morte.
Quattro di questi 5 prāna sussidiari agiscono come forze motrici nel controllo delle reazioni involontarie dell'organismo. Tre di queste portano il nome di animali in riferimento alle reazioni determinate: nāga il serpente per i movimenti ondulatori e di rollio, kūrma la tartaruga per il movimento ritmico, krikara la pernice per il suono nasale. 1 rimanenti due prendono il nome da mitiche conchiglie usate a scopo musicale.
B)
Nadi I nādi, o canali, attraverso i quali scorre il prāna sono numerosissimi. I principali sono: idā, pingalā, sushumnā, gāndhāri, hastijihvā, pūsa, yaśasvini, alambushā, kūhuś, śamkhini. Essi sono collegati con la narice destra e sinistra, con l'occhio destro e sinistro, con l'orecchio destro e sinistro, con la bocca, l'organo genitale e l'ano rispettivamente.
I primi 3 giocano un ruolo vitale. Idā e pingalā partono dalle narici e scendono nella colonna vertebrale, incrociandosi ed intrecciandosi nel midollo. La Tradizione lega la loro attività nel corpo all'energia lunare e a quella solare. La luna mistica del corpo (microcosmo) è situata nel capo, riversando con i suoi raggi su tutto il corpo l'essenza immortale della vita (amrita). Questa linfa vitale discende nel canale idā lungo la parte sinistra del corpo. Il principio antagonistico, solare, è situato all'altra estremità del corpo. Da qui la sua forza devastatrice circola verso l'alto attraverso il canale pingalā, situato nella parte destra. Ambedue i canali non hanno sbocchi laterali di uscita. La loro apertura è in basso, all'incontro, all'entrata, di sushumnā. Si ritiene che l'inspirazione attraverso la narice sinistra provochi freddo, attraverso la destra caldo. Lo sforzo della ricerca occidentale è teso ad identificare le strutture anatomiche sede di queste funzioni. Idā e pingalā potrebbero, presumibilmente, riferirsi alle corde gangliari del sistema nervoso autonomo. Sushumnā potrebbe coincidere con il midollo spinale. Il termine Vajra potrebbe corrispondere alla dura madre, che termina in basso con fili terminali, e in alto si espande a racchiudere il cervello. Chitrini, secondo questa ipotesi si identifica con la piaaracnoide, vera membrana vascolare. I riferimenti poetici a questi componenti negli yoga-sutra stanno a confermare che, con ogni verosimiglianza, quando nei testi yoga si allude a vajra che contiene chitrini, che a sua volta, circoscrive sushumnā, e questa, infine, circonda brāhma nādi, che contiene solo fluido, si intende con la nostra terminologia un tubo di tessuto fibroso, che contiene un involucro vascolare, che contiene il tessuto nervoso, circondato dal liquor.
C)
Chakra Lungo i canali si descrivono 7 chakra, o centri, collegati con l'attività del prāna durante gli esercizi yoga. Ognuno di questi è del calibro del calice del loto, mostra dífferenti colori, un certo numero di petali e alcuni simboli peculiari. Alcuni cenni sui principali.
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Il mūlādhāra chakra, o loto fondamentale, è situato alla base della colonna vertebrale fra il lingam e l'ano, ha 4 petali e nel suo pericarpo si identifica il triangolo yoni nel quale dimora kundalini. |
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Svādisthāna chakra corrisponde all'ombelico, è di colore dorato, contiene 10 petali, presiede alla chiaroveggenza. |
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Anāhata chakra è collocato nel cuore, è di colore rosso, ha 12 petali, è la sede del prāna. |
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Vishudha chakra è situato nella gola, al di sopra del laringe, di colore brillante, contiene 16 petali. |
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Agyā chakra ha 1000 petali ed è collocato al di sopra, della testa. Al suo centro c'è uno yoni che guarda in basso. Al centro dello yoni c'è la luna che continuamente trasuda l'amrita o elisir, che scorre attraverso idā. |
Ogni particella di amrita viene inghiottita, nell'uomo normale, dal sole e distrutta. Mediante l'esercizio si può prevenire questa perdita e guadagnare salute ed età longeva.
La descrizione poetica dei chakra corrisponderebbe in realtà a fatti scientifici:
1) i 4 petali del mūlādhāra equivalgono ai 4 angoli del perineo;
2) i 6 o 8 (uomo o donna) petali dello svādhisthāna corrispondono a mani, piedi, occhi, bocca e organi genitali;
3) i 10 petali del manipūra equivalgono alle 10 parti principali del sistema digestivo;
4) i 12 petali dell'anāhata corrispondono alla cava superiore e inferiore, aorta, arteria polmonare, 4 vene polmonari, 2 arterie coronarie, 2 vene coronarie;
5) i 16 petali del vishudha corrispondono ai 16 suoni vocali durevoli della favella;
6) i 2 petali dell'āgyā corrispondono ai 2 occhi;
7) i 1000 petali del sahasrāra simboleggiano i due emisferi cerebrali, separati dal corpo calloso.
L'anatomia yogica della Tradizione può sembrare, secondo queste brevi descrizioni, puerile, tuttavia si deve notare che essa va riguardata come la risultanza delle esperienze peculiari del processo yoga. I chakra rappresentano il simbolo di sensazioni profonde, ed equivalgono ad esperienze reali, ma non nel senso nel quale é reale un fenomeno fisico. Esse hanno un carattere «sperimentale », poiché sono realizzate ad un livello intimo e corrispondono ad esperienze psicosomatiche che non coincidono con singoli organi anatomici e con funzioni strettamente fisiologiche. Ogni ricerca che presuma di identificare i dati della Tradizione yoga solo con strutture anatomiche (ad es. idā e pingalā con la carotide destra e sinistra) incorre in un grossolano errore. Le esperienze in questione sono «transfisiologiche », in quanto rappresentano stati superiori di coscienza, inaccessibili senza un training preliminare. La «realizzazione » di questi stati é esperienza affatto differente dalla loro concettualizzazione.
Tecniche del prānāyāma:
Con il termine di prānāyāma si indica il metodo di esercizio e controllo dell'energia vitale nell'organismo umano. L'energia pranica nel suo aspetto più elementare determina la funzione polmonare, permettendo la respirazione ed il ricambio di ossigeno. Il sistema yogico di respirazione profonda e ritmica si basa sullo sviluppo e l'esercizio di una respirazione globale. Il metodo, acquisito come processo continuo, ininterrotto, ha per obiettivo l'abolizione della condizione passiva del sistema respiratorio, prelevando un'abbondante quantità di aria con ossigeno e prāna dall'atmosfera, e, secondariamente, utilizzando questi per caricare di energia i centri spinali o chakra, che controllano l'intero sistema nervoso. La pratica é condizionata ad una rigorosa metodologia che prescrive di effettuare l'esercizio ad aria aperta, a stomaco vuoto, un'ora e mezzo al mattino e altrettanto alla sera. Il ritmo dell'inspirazione e dell'espirazione segue regole assai precise, mentre l'attività mentale durante l'esercizio non deve essere assolutamente disturbata da fattori esterni e tesa alla concentrazione di un oggetto-supporto.
Schematicamente presentiamo quattro tipi principali di prānāyāma usati per la rivitalizzazione dei centri nervosi. Essi sono:
1)
Nādi Shodhan: il soggetto deve sedere eretto in una postura facile. Gli occhi debbono essere chiusi e l'inspirazione, lenta, avviene inizialmente attraverso la narice sinistra, avendo cura di chiudere la destra con la falange di un dito fino a che l'aria inspirata guadagna la base della colonna vertebrale. Tale concetto va interpretato in senso yogico e non nel senso della fisiologia occidentale. A quel punto si inizia l'espirazione, senza trattenere il respiro, lentamente e gradualmente dalla stessa narice. L'esercizio va ripetuto con le stesse modalità attraverso la narice destra, espirando attraverso la sinistra. Da questo esercizio iniziale, gradualmente, si aumenta la durata dei singoli atti respiratori, in accordo con le capacità individuali. L'effetto del metodo permette progressivamente la concentrazione dell'energia a livello dell'ajna chakra, situato tra i due occhi, e si traduce in un aumento positivo delle attitudini mentali.
2)
Anuloma-viloma: il soggetto si pone in una posizione comoda. Effettua una rapida espirazione attraverso la narice sinistra chiudendo la destra. Poi inala nuovamente attraverso la narice sinistra e espira violentemente, ma con la stessa forza, attraverso la destra. L'esercizio va ripetuto 20-25 volte osservando le stesse alternanze dell'esercizio precedente. Questo metodo giova all'equilibrio psico-fisico.
3)
Sukh Purvak: il soggetto é seduto in Padmāsana (posizione del loto) o Siddhāsana (posizione dell'adepto). Egli deve chiudere la narice destra con un dito ed inalare molto lentamente l'aria attraverso la sinistra. Successivamente blocca la narice sinistra con il mignolo e l'anulare della mano destra e rimane in apnea il più a lungo possibile, per poi respirare molto lentamente attraverso la narice destra. L'esercizio va completato in modo analogo inspirando dalla narice destra ed espirando nella sinistra, dopo aver trattenuto l'aria in apnea fino al comparire di un senso di discomfort. I principianti debbono iniziare con 3-5 atti respiratori al mattino e alla sera per gradualmente raggiungere il numero di 20-25 per ogni esercizio. La durata dell'inspirazione (Purak), dell'apnea (Kumbhak) e della espirazione (Rechak) é ottimale in ragione delle proporzioni 1:4:2. La valutazione dei periodi prescritti può essere determinata dalla ripetizione mentale di alcuni mantra. Questo esercizio va eseguito solo sotto controllo di un maestro, ed i suoi effetti si traducono in una rimozione delle impurità del corpo e della mente, con evidente aumento della capacità di concentrazione mentale e miglioramento del «fuoco digestivo».
4)
Bhastrika: il soggetto siede eretto in Padmāsana (posizione del loto), o in una postura stabile e confortevole. L'inspirazione e l'espirazione vanno effettuate profondamente ma velocemente, producendo un suono sibilante, e continuativamente in accordo alle capacità respiratorie individuali. L'esercizio é alternato a inspirazione-sospensione del respiro-espirazione, lente e profonde. Sono previsti tre esercizi al mattino e tre alla sera, sempre sotto controllo di un maestro. La tecnica serve a ristabilire l'armonia fra le tre componenti fondamentali: aria, bile e flemma. Si noti che l'inizio dell'espirazione dovrebbe avvenire in estate attraverso la narice sinistra e attraverso la destra in inverno. Nella stagione delle piogge l'esercizio può essere effettuato attraverso tutte e due le narici. L'effetto é tonificante su tutto il sistema nervoso e determina un aumento dell'energia vitale in tutti gli organi.
Contrazione e rilasciamento muscolare:
Strettamente correlate agli esercizi di respirazione sono le tecniche di contrazione e rilasciamento di alcune parti del corpo. Sotto questo profilo le sedi interessate sono: piede destro e sinistro, gamba destra e sinistra, coscia destra e sinistra, avambraccio destro e sinistro, braccio destro e sinistro, emitorace destro e sinistro, addome e pelvi, colonna vertebrale destra e sinistra, regione lombare destra e sinistra, collo davanti e dietro, collo parte destra e sinistra. Contraendo ognuna di queste parti e successivamente rilasciandola si permette all'energia vitale di fluire meglio nei centri nervosi. È prescritta una modalità di contrazione che inizia con un minimo grado di tensione per proseguire ad un livello medio ed uno infine elevato; la fase di rilasciamento é analoga. L'esercizio non é accessibile a tutti ed eventualmente non si raggiungono in ogni caso i più elevati livelli di tensione. L'alternanza di questa tecnica su tutte le parti individuate va praticata ogni giorno a stomaco vuoto, 3-5 volte la mattina e, se possibile, altrettante la sera, prima procedendo all'esercizio di una singola parte ed infine tutte insieme. Il metodo é veramente efficiente per raggiungere il controllo cosciente dell'energia vitale e, nei gradi più sviluppati, riesce a raggiungere e dominare alcune attività involontarie del cuore, dei polmoni e dello stomaco, tonificando il sistema nervoso simpatico.
Considerazioni:
1) L'encefalo ed il plesso solare rappresentano un importante «magazzino »di riserva dell'energia vitale, poiché rivelano una radiazione anormale e maggiore se misurata registrando la radioattività con isotopi nella respirazione yoga profonda, comparativamente alle altre parti del corpo.
2) Tutti gli esercizi di prānāyāma determinano un effetto positivo accrescendo l'energia tonificante del corpo, particolarmente nel sistema circolatorio e nervoso.
3) Oltre al cervello le dita registrano un considerevole accumulo di energia durante gli esercizi. Il dato probabilmente é da mettere in relazione con il fatto che nelle dita esistono ricche terminazioni nervose. Questo é il motivo per cui gli yogi preferiscono, durante gli esercizi, incrociare le loro dita in particolari posizioni (mudra), che probabilmente rappresentano un potenziamento di un circuito energetico (ancora non esattamente noto alla scienza occidentale) anziché una dispersione di energia.
4) Durante gli esercizi di contrazione é evidenziabile una concentrazione di energia quando si raggiunge il più alto livello di tensione, per il crearsi di un magnetismo vibratorio. Questo faciliterebbe l'utilizzazione conscia di una maggiore quantità di energia cosmica.
5) A livello del cuore si verifica nella respirazione yoga un significativo aumento e concentrazione di energia.
6) Durante la meditazione profonda con prānāyāma si evidenzia un aumento considerevole della concentrazione energetica del cervello, per convergenza dell'energia a questo livello da tutte le altre parti del corpo.
7) La Tradizione yoga asserisce che il polmone sinistro, essendo più vicino al plesso cardiaco, riceve più energia del polmone destro.
8) Il midollo spinale (la bocca di Dio secondo la Bibbia) essendo durante il sonno il principale centro nervoso attraverso cui scorre l'energia pranica rappresenta la principale sede energetica, in questa condizione, rispetto alle altre parti del corpo.
9) Nello studio del prānāyāma si riscontrano evidenti analogie con altre discipline esoteriche, orientali ed occidentali, constatandosi come alti iniziati prescrivono e seguono, con tecniche differenti ma con medesimi risultati, un esercizio neurofisiologico respiratorio comune per realizzare i più elevati stati di coscienza.
Lo studio che precede fu rinvenuto, in forma di fotocopia, fra i documenti della Montesion, senza data ne autore. L'ignoto F:.
ci introduce allo studio dei Chakra.
L'elaborato costituisce un opera della maestria dell'anonimo Fratello. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto.
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