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State ascoltando "Parodia di una Arietta Di Annette e Lubin"

 

Une canzone molto simile è presente nel Canzoniere della Loggia S.te Geneviève, con il titolo "Fratelli Massoni in questa Loggia" con una partizione diversa, strofe extra ed alcune variazioni nel testo.
La versione del Canzoniere di Sophonople è simile in diversi elementi a questa meno l'ultima strofa che è, in ogni caso, come indicato, uno sviluppo elaborato da de Vignoles.

 

Note su Annette E Lubin
Annette e Lubin furono dei personaggi alla moda nell'ambiente pastorale e roussoniano che regnava durante gli anni 1760 e successivi.
Nei suoi "Racconti Morali", apparsi a Parigi in 1761 lo scrittore Marmontel aveva raccontato la loro storia.

 

Il Racconto di Marmontel 
La breve apologia di Marmontel non si creda sia soltanto una storia toccante, mira anche a mettere in luce tutte le idee del tempo e si iscrive bene nella scia dei "Racconti Filosofici" di Voltaire. 

Ci sono degli errori gravi secondo le leggi ma che non sono tali agli occhi della natura.
Annette e Lubin sono dei cugini entrambi orfani, che vivono custodendo greggi di pecore.
Esenti da invidia e da ambizione, il loro stato non aveva per essi nulla di umiliante, nulla di faticoso. Il loro stato di buoni agresti è vantaggiosamente paragonato, secondo la moda del tempo, alla sofisticazione delle città. 
"Poiché andavano spesso, uno o l'altro a vendere dei frutti e del latte in città, e amavano visitarla, avevano l'opportunità di osservare ciò che accadeva nel mondo, e si rendevano conto l'uno l'altro delle loro piccole riflessioni. Paragonavano la loro sorte a quella dei cittadini più opulenti, e si trovavano più felici e più saggi. Gli insensati, diceva Lubin, durante i giorni più belli dell'anno si chiudono nelle cave! Non è vero, diceva Annette, che la nostra capanna è preferibile a queste prigioni magnifiche che chiamano palazzi? Quando questo fogliame che ci copre è bruciato dal sole, vado nella foresta vicina, e raccolgo, in meno di un'ora, una nuova casa più ridente della prima. L'aria e la luce ci appartengono; un ramo di meno ci dà la freschezza del levante o del nord; un ramo di più ci garantisce dagli ardori del mezzogiorno e dalle piogge di ponente". 
 

Perciò è naturalmente e in tutta innocenza che hanno scoperto insieme dei piaceri che sono lontano dal sapere vietati. Come lo spiegherà Annette.
 

"Non so se questo è che un crimine: ma tutto ciò che abbiamo fatto, vi giuro che è di buona amicizia e senza nessuna malizia. 
(a Lubin)... quando credevamo di farci soltanto delle amicizie, era l'amore che ci facevamo.
... niente è più semplice né più naturale di quanto ci c'è arrivato. Fin dall'infanzia, Lubin e me custodivamo insieme le pecore: c'accarezzavamo essendo bambini; e quando ci si vede tutti i giorni, si cresce senza distinguersi. I nostri genitori sono morti; eravamo soli al mondo. Se non ci amiamo, dicevo, chi ci amerà? Lubin diceva la stessa cosa. Il tempo libero, la curiosità, non so ancora che cosa, ci ha fatto provare tutti i modi a manifestarci che ci amavamo; e voi vedete questo che ci viene
". 

 
Perciò sono essi tutti stupiti che, una volta Annette incinta, quanto, nella loro innocenza, non avevano potuto comprendere lo si rimproveravano a vicenda, e che il balivo cercava di separali.

 
"Credete che sono in cinta; non l'avrei indovinato mai; ma se ciò è, ne sono contenta; farò forse un piccolo Lubin. No, riprese l'uomo di legge, metterete al mondo un bambino che non riconoscerà né suo padre né sua madre che arrossiranno della sua nascita; e che ve la rimprovererà. Che cosa avete fatto, sventurata ragazza? Che cosa avete fatto? Vi compiango, e compiango questo innocente! Queste ultime parole fecero impallidire e rabbrividire Annette. Lubin la trovò in lacrime. Ascolta, gli disse con spavento, sai ciò che ci arriva? Sono in cinta! E di chi! - Di te. Tu scherzi. E come è successo? Il balivo me lo ha spiegato". 
 

Le leggi della natura e dell'amore sono in verità, agli occhi di questi filosofi in erba (La filosofia avvicina l'uomo alla natura; ed è per questo che l'istinto talvolta gli somiglia. Non sarei sorpreso dunque che non la si trovasse nei miei pastori un pochi filosofi; ma avverto che è senza il sapere), più importanti di quelle degli uomini.
 

"Piccolo mascalzone, sei tu che gli hai rapito ciò che aveva di più caro al mondo. E che cosa? L'innocenza e l'onore. L'amo più della mia vita, disse il pastore; e se gli ho fatto qualche torto, sono qui per ripararlo. Sposateci; chi ve lo impedisce? Non chiediamo di meglio. - Ciò è impossibile. - impossibile! E perché? il più difficile è fatto, questo mi sembra, poiché eccoci padre e madre. - Ed è là il crimine, esclamò il giudice! Bisogna dividervi, allontanarvi Fuggirci? Avete il cuore di proporrmelo, signore balivo? E chi avrebbe cura di Annette e del suo bambino? Lasciarli? Mai! sarebbe meglio morire. - La legge ti obbliga, disse il balivo. Non c'è legge che tenga, rispose Lubin rimettendosi il cappello. Abbiamo fatto un bambino senza di voi; se piace al cielo ne faremo di altri, e ci ameremo per sempre. - Ah! l'ardito piccolo malizioso che si rivolta contro la legge! - Ah! il ribelle uomo, il cattivo cuore che vuole che abbandono Annette! 
... o le stesse leggi di Dio, più sono più severe ancora.
Andiamo a trovare il nostro pastore... è un uomo di bene che avrà pietà di noi. Il pastore fu più severo del giudice, e Lubin si ritirò, confuso di avere offeso il cielo senza saperlo. Perché infine, diceva, non abbiamo fatto a nessuno
". 


Avevano ben ricordato nella loro memoria tutto ciò che era accaduto nella capanna, non vedevano altro che cosa naturale e innocente, niente di cui persona avesse da lamentarsi, niente di cui il cielo potesse corrucciarsi. 
... così che scoprono da loro stessi... i principi liberali raccomandati dagli Enciclopedisti.

 
"Credimi, Annette lasciamoli dire. Tu sei tu, io sono io; disponiamo di noi; ciascuno fa del suo bene ciò che buono gli sembra". 

 
Tuttavia Annette (essa non aveva compreso niente al discorso del balivo; ma proprio questa oscurità gli rendeva i rimproveri e le minacce più terribili) si è lasciata impressionare, e si consuma di tristezza. 
Ma tutto è bene ciò finisce bene, poiché Lubin ha finalmente un'idea luminosa.


"Ho immaginato questa notte un espediente che può salvarci. Il curato mi ha detto che se fossimo ricchi non sarebbe che mezzo-male, e che con molto denaro i cugini si tiravano di impaccio. Andiamo a trovare il signore del luogo; è ricco e non è altezzoso; è nostro padre a tutti: per lui, un pastore è un uomo".


E questo saggio e virtuoso mortale - probabilmente un umanista illuminato dalle Luci del tempo - li tirò, infatti, di impaccio, perché (e la critica è qui evidente contro i privilegi della fortuna) egli...


"... era troppo sensibile per non esserne toccato... Andate, figli miei, disse loro, la vostra innocenza ed il vostro amore sono ugualmente rispettabili. Se foste ricchi, otterreste il permesso di amarvi e di essere uniti; non è giusto che la sventura vi tenga luogo di crimine. Non disdegnò di scrivere a Roma in loro favore; e Benedetto XIV consentì con gioia che questi amanti fossero sposi".

 

Parodia di un Arietta

di Annete e Lubin

Aria: Una giovane Battagliera.

É in questo Luogo pieno di fascini,
Che si assaggiano i veri piaceri,
Tutto vi colma i nostri desideri,
Lontano dal rumore e dagli allarmi,
Felice Massone di cui il cuore
Trova qui la vera felicità!

La Virtù dolce e tranquilla,
Conduce qui la ragione;
Il vizio, del suo veleno
Non infetta questo asilo.
Felice Massone di cui il cuore,
Trova qui la vera felicità!