F:. Italo Libri

 

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Italo ci ha lascito per l'Oriente Eterno. Non era Fratello della nostra Loggia ma da trentacinque anni ci onorava della sua partecipazione, senza mai mancare ad una rituale o ad una informale.

Non si è sempre detto che fiorisce l'acacia sulla tomba del Maestro?
Non si dice che dopo la scomparsa di Mirabeau gli occhi dell'Assemblea si volgessero sempre al suo posto.

Così noi oggi guardiamo al suo posto lasciato vuoto.

Catone di Utica rifiuta la vita e trova nella morte la sua libertà.
Socrate di Atene leva alto il calice del suo destino e prova con la morte la sua verità.
Ugo Foscolo crea Jacopo Ortis.
Cesare Pavese dà alla sua morte un suo significato: quello di una scelta suprema.
La religione, la filosofia, la letteratura, la poesia, che sono l'anima e la cultura dell'umanità, dall'alto dei secoli, si danno la mano per formare un serto di gloria per tutti gli spiriti forti che hanno amato la verità e che per amore della verità hanno sublimato il senso della vita trasumanandola fino al sacrificio supremo.

Ciao Italo ci mancheranno i tuoi interventi, le tue sonnecchianti partecipazioni, il tuo sorriso.

La Montesion

Oriente degli Orienti 27.06.6009

 

 

Ho visitato ieri mattina Italo. Era sereno, incredibilmente disteso e radioso nel volto nonostante la malattia lo soffocasse. Compiaciuto della nostra assidua presenza al suo letto di malattia, mi ha intrattenuto sul significato del miele e sulle ragioni per cui i Fratelli Ivan Mosca e Pino Abramo ritennero, alla fondazione della R. Loggia, che non dovesse comparire nell'Agape rituale. Italo aveva tra le mani un testo sull'ISLAM e sul comodino uno sulla Qabalah. Non ha mai smesso di speculare. Quando ascoltavo i suoi interventi asciutti mi colpiva la sua capacità di sintesi e di introspezione. Penso, come apprendista, di avere perso molto e mi rasserena solo che sia passato all'Oriente Eterno nel sonno. Fu lui, unitamente a Nello C., in occasione di una cena d'estate in Via Flaminia, a stimolare le mie considerazioni sulla morte: lo fece con il tatto e l'autorevolezza di un sapiente e con affettuosa benevolenza verso il profano.

Ringrazio Voi tutti per avermi offerto la possibilità di apprezzarlo ed essergli Fratello.

Giovanni

Oriente degli Orienti 27.06.6009

 

 

Caro Italo,

trovo una difficoltà immane ad accettare la “tua morte”, perché noi tutti siamo fatti per la vita.

Ricordo sempre le discussioni che abbiamo affrontato nelle informali del giovedì? La natura divina dell’uomo, la sua trasformazione ed elevazione fino a diventare il Tutto?

Bene,Tu hai intrapreso una nuova strada verso la realizzazione del Sé.

Grazie per le chiose e la saggezza dei Tuoi interventi. Farò tesoro delle Tue parole ma anche dei Tuoi silenzi così profondi.

Quando un uomo “muore”, non viene strappato un capitolo dal Libro, ma viene tradotto in una lingua migliore.

Ciao

Danilo

Oriente degli Orienti 27.06.6009

 

 

Da Uomo vero e Massone esemplare, hai percorso con gioia e passione instancabile tutto il sentiero dell’umana conoscenza, praticando sino all’ultimo l’Arte che ti fu insegnata e che, da Maestro, hai trasmesso ai tuoi Fratelli.
L’estremo, ineffabile tassello è stato aggiunto ora alla tua mirabile costruzione, solo in apparenza terrena.
Le tue parole precise; le tue azioni rette… continueremo ad incontrarci nel centro esatto tra la squadra ed il compasso: noi in cerca della Luce, tu a indicarci la Via.
Ieri ti abbiamo amato, soltanto per oggi verseremo lacrime, perché domani, carissimo Italo, continueremo a costruire.
Alessandro G.

Oriente degli Orienti 27.06.6009

 

Italo, era uno dei pochi rimasti ad essere  ancora “pesante di bocca” kevad pe, come Moshe Rabbenu il balbuziente, che pesava tutte le sue parole perché era consapevole dell’effetto che avrebbero avuto su chi lo ascoltava.

Credo che avesse parole pesanti anche nella sua quotidianità più spicciola e in ogni relazione interpersonale, poiché era consapevole della santità della parola.

Ma era altresì consapevole dell’importanza dell’orecchio, inteso come recipiente della parola, senza il quale la parola svanisce:  “Non c’è parola omer, e non ci sono detti, devarim, se la loro voce non si ode” (Salmi 19:4).

Italo era così generoso che talvolta prestava l’orecchio anche quando le parole erano leggere.

Luigi

Oriente degli Orienti 27.06.6009

 

 

"Ciao Fratello!" Mi piace ricordare questo semplice ma intenso e fermo saluto  che indirizzavi a tutti noi nel vederci. Lo porto  sempre con me assieme alle tue riflessioni essenziali e  secche che hanno sempre contraddistinto i tuoi magistrali interventi. Ciao Fratello!
Giovanni

Oriente degli Orienti 27.06.6009