Necessità Matematica

 

dell'esistenza di Dio

 

 

Di 

René de Cléré

 

 

 

Har Tzion Edizioni

Questo breve trattato di René de Cléré, apparso in Francia nel 1899, si colloca per entro la reazione spiritualistica allo scientismo positivista diffusosi in Europa nel XIX secolo. Fu soprattutto in Francia, dove il positivismo, sin dall'inizio del secolo, nasce e si sviluppa come concetto ad opera di Saint-Simon e di Comte che tale reazione si colorò di forte tradizionalismo sia in campo religioso che filosofico-politico e morale, con pensatori come Chateaubriand e de Maistre o come il Lamennais che, in un saggio della metà del secolo, promuove il celebre argomento ontologico di Anselmo d'Aosta a idea fondamentale dell'essere umano e a principio infinito di ogni realtà. Per la verità, l'autore di "Necessità matematica della esistenza di Dio", sembra piuttosto appartenere alla schiera dei cosiddetti positivisti spiritualistici di fine secolo, dove scienza e fede, modernità e tradizione si confondono volentieri in una "miscela" altrettanto dogmatica di quella che, diversi secoli prima, aveva mescolato insieme le ragioni della fede e quelle della filosofia. Chi si aspettasse, tuttavia, dal de Cléré un uso strumentale della fede resterebbe deluso. Egli utilizza piuttosto i tradizionali concetti della metafisica (e talora di quella filosofia che più di ogni altra si era prestata al ruolo di ancilla theologiae), li riveste di "matematici panni" e li presenta come fossero nuovi e scientifici argomenti a dimostrazione della Verità. In realtà e per quanto affascinanti, sono gli argomenti di sempre: la prova ontologica dell'esistenza di Dio, l'identificazione dell'Infinito con Dio, la distinzione di forma e materia, l'unità come negazione e fondamento della molteplicità.

Già nella Prefazione René de Cléré dichiara che il suo intento è la dimostrazione dell'esistenza di Dio con i procedimenti della matematica. Forte della convinzione propria del secolo suo e cioè che le scienze ci conducono al "vero", il de Cléré non ha il minimo dubbio sulla possibilità che la metodologia scientifica, e tra tutte quella delle matematiche, sia in grado di condurci in presenza del "Vero" per eccellenza. [...]

Nel ragionamento del de Cléré è ben visibile "l'argomento ontologico" che, a suo giudizio, basterebbe da solo a provare l'esistenza di Dio quale "principio di ogni Verità". Dichiarando di non farsi illusioni circa la "forza persuasiva di una simile dimostrazione", il nostro autore va avanti nelle sue argomentazioni per altre quindici pagine, per riproporre di nuovo la "prova ontologica" e questa volta senza neppure l'accorgimento di ancorarla alle solide verità della scienza. Egli scrive: La ragione concepisce, come possibile, l'infinito, tanto concreto che astratto; l'ipotesi di un Dio Infinito non ha nulla di assurdo in sé: è un fatto, lo ripetiamo. G, del resto, impossibile concepire un essere irriducibile senza che questo essere esista. Si possono concepire solamente, tra degli esseri irriducibili, dei rapporti, assemblaggi, combinazioni immaginarie. Se, per esempio, ho l'idea di un animale fantastico, il corpo di questa bestia immaginaria sarà composto nella mia fantasia, di zampe, di artigli, di corna, di testa, di elementi di ogni specie, la cui unione è, senza dubbio, strana e immaginaria ma che, presi ad uno ad uno, esistono realmente in tale o in tal altra specie. Poiché dunque si concepisce, come possibile, l'infinito, tanto concreto che astratto, sarebbe sufficiente provare l'irriducibilità di questo infinito possibile per provare la sua realtà (p. 59). A sostegno di questa tesi, egli cita in nota un brano di "Serate di Pietroburgo" in cui J. de Maistre dichiara che "l'inesauribile immaginazione di Raffaello" se è in grado di produrre "assemblaggi fantastici", è pur sempre ispirata dalla realtà di ciascun "pezzo" assemblato, esattamente come accade ad ogni uomo che "non può concepire che ciò che è". Analogamente, l'ateo che nega l'esistenza di Dio, ne presuppone l'esistenza.

  

 

 

 
 
 

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Musica: "Fuga XX° di Atalanta Fugiens" di Michaël Maier 1687