Loggia Har Tzion - Monte Sion -

Abbiamo ricevuto dal carissimo Fratello Walter B. della Rispettabilissima Loggia di Antica Tradizione "Gagliarda Maremma 396" all'oriente di Piombino, la seguente domanda. Poche sere addietro, dopo un'agape discutevamo sui simboli, le deambulazioni e l'abbigliamento, un Fr:. pose la domanda: perchè il cappuccio? Intendendo, da quale tradizione deriva questo indumento: risorgimentale od altra?

Sono al corrente dei complimenti che Vi inviano per il sito, ma mi preme riportarVi quelli di mio figlio che è nel settore: "Sito formidabile", un triplice fraterno abbraccio.

Carissimo Walter, non nascondo che la domanda del Fratello, mi abbia messo in seria difficoltà. Confesso che in tanti anni di Massoneria mai avevo affrontato un argomento sul tema. Ho però girato il tuo quesito allo scrittore, saggista, nonché storico di fama nazionale, Fratello Luigi Sezza, autore fra le altre cose di numerosi saggi sulla Massoneria le cui recensioni puoi trovare nella sezione:

 

"I Testi che Leggiamo"

 

Prima di riportarti i contenuti della sua analisi storica ci è obbligo ringraziarti per i complimenti e porgere i saluti al tuo M:.V:. da estendere a tutti i F:. della tua Officina.

 

«Carissimo Federico:

Il cappuccio, indossato dai Massoni durante il rito d’Iniziazione al 1° grado, nella pratica massonica non è un capo d’abbigliamento universalmente utilizzato.

Anzi, per essere più precisi, il cappuccio, in tale occasione, è molto probabilmente utilizzato solo in Italia. Infatti, in Germania non se ne ha notizia; in Austria altrettanto, ad eccezione dell’uso che se ne fa in una Loggia di lingua francese, agente a Vienna: ”Au Trois Canons”. Anche in Francia, sia presso la GLNF che presso la GLF e presso il GOF, l’impiego del cappuccio, in detta circostanza, è sconosciuto come lo è del tutto anche in Spagna.

L’uso di questo accessorio non è descritto nei comuni dizionari massonici e l’introduzione del suo impiego, probabilmente, deve essere messo in relazione con le particolari condizioni in cui venne a trovarsi la Massoneria Italiana nel periodo risorgimentale. All’epoca, attesa la diffusa clandestinità della Massoneria, per l’ostilità dei governi illiberali, l’usanza del cappuccio dovette essere introdotta, certamente, per ragioni di cautela per gli iscritti che, prima della prestazione del giuramento da parte del Candidato, non potevano essere del tutto certi che quegli potesse superare le prove e in caso negativo fosse disponibile a mantenere il segreto sulla identità delle persone viste nella Loggia. Del resto, nelle nazioni di sopra indicate, solo in questo senso può essere ancora oggi inteso l’impiego di questo capo d’abbigliamento, per altro fuori dal Tempio, da parte del cosiddetto “Fratello Terribile”, allorquando questi è chiamato a sorvegliare il Candidato in attesa di essere introdotto in Loggia.

Se questa, come è possibile, è l’origine e la causa dell’attuazione dell’uso in Massoneria del cappuccio, va da sé che vi dovrebbero essere pochi appigli per giustificarne l’impiego con presunte inferenze simbologiche compatibili con il simbolismo massonico. Non di meno, le poche volte che si trovano riferimenti scritti al cappuccio, le giustificazioni sono del tutto inconsistenti come accade, ultimamente, nel compendio dei “Rituali dei Gradi Simbolici” del Grande Oriente d’Italia, stampato a Perugia, presso le Grafiche Benucci, nel 1998, precisamente nella “Nota illustrativa” al Rituale di Iniziazione al Grado di Apprendista, ove si afferma testualmente. “Si è ritenuto opportuno mantenere l’uso dei cappucci, al momento in cui il Profano si toglie la benda, uso che, oltre ad avere un suo significato simbolico, rende più suggestiva  la scopertura di tutti i Fratelli al momento in cui il Profano chiede la Luce”.

L’uso del cappuccio, da parte dei Massoni presenti al rito d’iniziazione al 1° grado,  nel Rituale italiano, dopo la parentesi dovuta alla persecuzione fascista ed al periodo della 2° guerra mondiale, è ancora una volta un lascito risorgimentale che a partire dal 1969, con la riedizione ufficiale dei Rituali del G.O.I., si trova confermato anche nelle successive edizioni del 1977, del 1992 e del 1998, come dianzi detto.  Va ricordato, tuttavia, che durante la Gran Maestranza di Armando Corona, a complemento della riforma della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine che vide la luce nel 1984, fu stabilito, in modo sia pure informale, che i cappucci fossero aboliti, anche in coerenza con le impostazioni di maggiore trasparenza che si imposero a seguito delle campagne antimassoniche, fiorite in quegli anni.

Sul piano simbologico, la letteratura specialistica ignora l’applicazione massonica del cappuccio, quando non la tratta come un fatto folkloristico di deteriore valenza, legata a pretese mire di segretezza.

Il “Dictionnaire des Symboles” di Jean Chevalier e Alain Gheerbrant, alla voce “Capuchon” , mette il “cappuccio” in relazione con  diversi personaggi gallici e  mitici, rappresentati, appunto, col cappuccio. Il dio irlandese,  Dagda, possiede un cappuccio simile  a quello di Sigfrido. A detto indumento la mitologia nordica attribuisce la possibilità di rendere invisibile. La tradizione è molto ricca di dei, eroi, geni, demoni, stregoni incappucciati. Secondo C.G. Jung, il cappuccio simbolizza la sfera più elevata, il mondo celeste come la volta o il cranio. Coprirsi la testa significherebbe più che divenire invisibile, sparire e morire. Secondo lo stesso “Dictionnaire”, nelle cerimonie iniziatiche i mysti  appaiono talvolta con la testa coperta da un velo o da un cappuccio. Certuni fanno del cappuccio a punta un simbolo fallico.

Come si vede, anche dal punto di vista simbologico più specialistico, è difficile attribuire un coerente significato massonico al cappuccio.

Infine, tutte le documentazioni che ci riportano agli albori delle ritualità massoniche, i vari manoscritti settecenteschi, dai quali si possono desumere le prime ed embrionali movenze ritualistiche, nonché i primi rituali veri e propri di cui sono ricche le collezioni di riferimento, e innumerevoli iconografie dell’epoca che descrivono le cerimonie di Iniziazione, non menzionano alcun tipo di cappuccio. L’unico tipo di copertura della testa, se così si può dire, è la “benda” sugli occhi del profano. Ma quella… è tutta un’altra storia. 

 Luigi Sessa»