Carissimi Fratelli, permettetemi di chiamarvi ancora così, sono Giuseppe B. di Torino, in sonno da anni a causa dell’età che mi impedisce di partecipare ai Lavori della mia Loggia. Il vostro portale ha quindi assunto nella mia quotidianità l’importanza che aveva la mia Officina e mi consente di essere ancora oggi, a 86 anni, ORGOGLIOSAMENTE MASSONE. Nel riordinare alcune riviste di mia moglie, passata di recente all’Oriente Eterno, mi è capitata fra le mani, “Famiglia Cristiana” del 26 maggio 1968 (mia moglie ne era una abbonata), dove ho letto un articolo a firma Bernhard Haerieg che sembra uscito dalla penna di Torquemada (a proposito bellissimi i documenti del sito sulla "Santa Inquisizione"). Si legge che il Concilio Vaticano (dell’epoca), cui era giunta una vibrante petizione da una delegazione composta di autorevoli personalità, e che non si era occupato espressamente del problema "animali", trattandolo genericamente nell'affermazione che si deve aver rispetto e responsabilità di fronte ad ogni essere. In tale articolo vi si legge che l'uomo deve essere la «sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso», che gli enti protezionisti sono ammalati di «animismo primitivo», che gli animali «non sono persone». E, a sostegno di tutte queste sciocchezze, vengono citati alcuni passi biblici (Gen. 1, 28-30 e 9, 2-5). Io sono andato a rileggere questi passi ma sembra che dicono tutto il contrario di quanto si è voluto far credere, anzi non c'è neanche accenno a giustificazioni violente (sia pure per cibo) dell'animale da parte dell'uomo. Dice testualmente la Bibbia (Genesi, 1, 28-30 ): «E li benedisse Dio dicendo: crescete e moltiplicatevi, e popolate la terra, ed assoggettatevela, e signoreggiate i pesci del mare e i volatili del cielo, e tutti gli animali che si muovono sulla terra. Poi disse: Ecco, io v'ho dato ogni erba che fa il seme sopra la terra, e tutti gli alberi che producono in se medesimi i semi del loro genere, acciò vi servano di cibo; ed a tutti gli animali della terra, e ad ogni volatile dell'aria, e a tutti quelli che si muovono sulla terra e ne' quali è un'anima vivente (li ho dati) affinché abbiano da cibarsi». Ma, cari Fratelli, è modificata nel frattempo la posizione della Chiesa a tale riguardo? Scusatemi per essermi dilungato. Accettate da un Vecchio Massone, ma dal cuore ancora giovane, il T:.F:.A:.
Carissimo Fratello, potremmo mai noi, giovani “Apprendisti” non accettare un Fraterno abbraccio da chi è “la nostra memoria”? Siamo veramente “commossi” per le tue parole di apprezzamento che ci ripagano di tante fatiche e dispiaciuti per la perdita della tua compagna. L’articolo che citi è certamente retrodatato, ma nel frattempo non è cambiato nulla o assai poco, lo scritto è oggi più che attuale… avessero tanti Fratelli la lucidità delle tue analisi. Vediamo: Per Salomone «gli uomini non differiscono gran che dalle bestie», per Stratone l'anima della bestia è ragionevole», per Anassagora «nessun animale è privo di ragione», per Virgilio le api sono partecipi di una vita divina». Per la religione cattolica, invece, gli animali furono oggetto della maledizione, merce del demonio, carne da rogo. A conseguenza di un antropomorfismo stolto, non ancora debellato, gli animali sono stati (e sono) oggetto di una millenaria persecuzione. I processi agli animali furono il frutto di un costume che nel medioevo raggiunse il culmine del delirio persecutorio. I registri delle abbazie e gli archivi parrocchiali di mezza Europa sono ricchi di documenti che attestano a qual punto può giungere la imbecillità umana soprattutto quando è invasata dal fanatismo legalitario. Gatti neri accusati di aver avuto commercio con il maligno e appiccati sulle forche, asini accusati di aver avuto rapporti carnali con l'uomo e squartati sulle piazze, cavallette accusate di essere provocatrici di Satana e scomunicate, topi imputati di furto e passati a fil di spada; ancora, si ha modo di leggere in alcuni documenti di galline bruciate vive perché il loro uovo senza il bianco era molto ricercato dalle fattucchiere che se ne servivano per i filtri magici, o di maiali strangolati perché oggetto di pratiche di magia. Il processo si svolgeva, però, in piena legalità, con tanto di tribunale, di notifiche, di difensori: emessa la sentenza di condanna interveniva il boia che eliminava l'animale condotto sulla carretta fra concorso di folla e rintocchi di campane. Tanto scrupolo religioso e legalitario, che scannò migliaia di animali oggi fa sorridere e ricordarlo può sembrare una curiosità da sfaccendati topi di biblioteca. Eppure questo atteggiamento ostile nei confronti del mondo subumano trova coerenti o quanto meno indifferenti i successori di quegli antichi giudici. In altre questioni, lo riconosciamo, la chiesa può aver mutato i suoi atteggiamenti dando adito a repentine speranze. La chiesa del perdono, cui tutto è stato perdonato, sul problema degli animali, trova però la sua buccia di banana e conserva un volto duro, pietroso. Entrambi sappiamo bene che le teorie bruniane non piacquero come dispiacquero ai monsignori del tempo gli eroici amori di Francesco d'Assisi: ma sia Bruno che Francesco rinascono ogni volta a chiedere giustizia di ogni essere che viene lapidato dal fanatismo impoveritore e farisaico che butta le chiavi della conoscenza. E non ci pare per nulla esagerato affermare che torturando sul rogo un gatto si voleva spegnere anche l'eroismo infuocato di Giordano Bruno e l'amore sublime di Francesco, entrambi eretici, ognuno a suo modo, per aver voluto vedere ed amare Dio in ogni cantone del creato. Sembra, ma può essere soltanto una nostra (mia e tua) impressione, che anche nell'uccisione di un animale soffia la sfida oltranzista dell'intolleranza del Tempio.
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