Loggia Har Tzion - Monte Sion -

Il Fratello Guido C. della Loggia "Fedeli d'Amore" 632 (GOI) Oriente di Firenze ci scrive: avrei, già da tempo, dovuto inviarvi i complimenti per la preziosa opera di divulgazione che da diversi anni eseguite in nome della Massoneria Universale senza distinzione di... Palazzi. Lo faccio oggi presentando, oltre che una richiesta, anche i saluti di tutti quei Fratelli, che come me, per lavoro rimangono in città, durante il periodo estivo e si incontrano la sera (abbandonati dalle mogli) per una pizza. Sono questi incontri serali una vera occasione di crescita e di scambio di informazioni. Ma ci siamo arenati su un problema sollevato da due Fratelli, ed è a Voi che chiedo lumi.

Si sostiene che sia stata la città di Firenze ad ospitare la prima Loggia Massonica... ma è proprio vero?

Carissimo Guido, leggo in quel "abbandonati dalle mogli" che presumo al mare, o ai monti, con i figli, una certa nostalgia; per cui rendo fondata con un giusto e perfetto questa vostra abitudine di incontrarvi la sera; se non altro per non fare la figura di "persone incapaci" al supermercato dove c'è, in questo periodo estivo, un'abbondanza di uomini che non hanno la più pallida idea di come sia organizzato lo spazio o dove siano i prodotti, e che vagano per ore con il cestello sempre vuoto, perchè in realtà non sanno nemmeno cosa cercano!

Torto hanno i Fratelli che suffragano Firenze come la prima città italiana ad ospitare una Loggia Massonica.

In questa sezione è già presente una risposta ad un nostro Ospite, Vincenzo B. di Como sulla "Prima Loggia Massonica fondata in Italia" e a cui ti rimando per le informazioni del caso

La prima Loggia in Italia

Un documento del 1845 attesterebbe, quindi, in maniera inequivocabile che la prima Loggia Massonica presente in Italia è datata 1723 ed è stata fondata a Girifalco (CZ), quindi sei anni dopo la fondazione di quella Londinese.

I due Fratelli, di cui scrivi, hanno certamente confuso con un articolo apparso sul numero 2 di Hiram del 1980 che titolava: "Il 4 agosto 1732, il medico Antonio Cocchi, originario del Mugello, fu iniziato nella Loggia degli inglesi a Firenze. Era il primo italiano a divenire Massone"... ma dieci anni dopo Girifalco. I documenti del 1845, che attesterebbero questo evento, sono di recente acquisizione, posteriori al 1998.

 

É di questi giorni (05.06.2006) un breve articolo di Roberto Gervaso su "Il Messaggero di Roma" proprio sui "Primi Fratelli Fiorentini", penso farti cosa gradita nel riproportelo.

 

"A Firenze vide la luce la prima loggia massonica italiana. Secondo alcuni, nel 1731; secondo altri, l'anno dopo. Fondatori: alcuni intraprendenti inglesi, a quel tempo la comunità straniera più folta. Il primo Maestro Venerabile sarebbe stato il duca Charles Sackeville o il politico liberale Enrico Fox. Una maestranza breve che, nell'agosto 1732, capo dei Fratelli diventerà Sewallis Shirley.
All'inizio, le riunioni si tenevano in una locanda di via Maggio. Poi, gli adepti si diedero appuntamento nell'albergo di un inglese. E non per ragioni logistiche o di sicurezza, ma perché la cucina dell'albergo offriva piatti più succulenti.
L'Officina accoglieva, oltre agli inglesi e a un certo numero di residenti stranieri, una sessantina di fiorentini, tutti di rango: nobili, intellettuali, professionisti. Li animava lo spirito e gli ideali di libertà e di tolleranza.
La società toscana, colta e cosmopolita, era dominata da una dinastia di sovrani bigotti e dispotici, come Cosimo III, scomparso nel 1723, o di principi illuminati, ma cinici e libertini, come Gian Gastone, gay non privo di buonsenso, ozioso, vizioso e scandalosamente pigro (passò gli ultimi anni di vita a letto, senza lavarsi, pulendosi la bocca sporca di sugo con i lembi della parrucca). Non era facile, in un simile ambiente, diffondere e far trionfare certe dottrine e certi valori. I Fratelli fiorentini ci provarono, gettando i semi di un salutare rinnovamento civile e politico.
Fra i massoni stranieri non inglesi, il più conosciuto, spregiudicato, ciarliero era il barone prussiano Philip von Stosch, ambiguo mix di raffinatezza e di furfanteria, di erudizione e di doppiogiochismo. Faceva tante cose, tra cui anche la anche la spia. Spia on both sides (come lo definì Horace Walpole, al servizio di due padroni. Sapeva il fatto suo, e lo sapeva così bene che le denunce contro di lui cadevano puntualmente nel vuoto e i bandi di espulsione restavano lettera morta.
Aveva scelto di vivere a Firenze perché amava l'arte. Fra un bagordo e una soffiata, collezionava statue, monete, reliquie, che poi vendeva. Fra i suoi estimatori, Johann Joachim Winckelmann, autore di quella Storia dell'arte dell'antichità che assurgerà a manifesto del neoclassicismo.
É probabile che il barone abbia aderito all'Arte Reale per garantirsi frequentazioni sociali altolocate, per essere ammesso nei salotti della Firenze à la page. Ma i Fratelli lo detestavano. Per evitarlo rinviarono addirittura le riunioni dal giovedì al sabato, giorno che lo Stosch dedicava alla lucrosa attività antiquaria.
Il primo fiorentino a varcare le colonne del Tempio, il 4 agosto 1732, fu il medico e letterato Antonio Cocchi. Uomo di mondo, aveva visitato parecchi Paesi del Vecchio Continente. In Inghilterra era diventato amico del grande fisico e filosofo Newton, padre della teoria della gravitazione universale, e “dell’Ippocrate olandese” Boerhaave. Nel 1733 conquistò il maglietto.
Altro illustre Fratello, l'abate Antonio Piccolini, che in Loggia si vedeva di rado perché in città stava poco. La sua ribalta era l'Europa, dove vantava autorevoli conoscenze, come il principe di Galles, che cingerà la corona con il nome di Giorgio II, e l'aristocratico Montesquieu, teorizzatore della divisione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario). Attraverso l'autore delle Lettere persiane e dello Spirito delle leggi, Piccolini rinsaldò la propria fede nel liberalismo. E non solo in quello politico, ma anche in quello religioso. "Cocchi - scriverà lo storico Francovich - non faceva mistero della sua appartenenza alla Massoneria che - secondo lui - rientrava fra le cose "mala, quia prohibita", non "prohibita quia mala" (malvagie perché proibite, non proibite perché malvagie). Un distinguo sottile, ma anche una grande verità.
La loggia fiorentina ospitò altri Fratelli di rango: l'abate Giuseppe Buondelmonti, commendatore dell'Ordine di Malta, Ottaviano Bonaccorsi "uomo molto erudito e assai vago di filosofare", il poeta Giuseppe Cerretesi, patrizio spiantato, il quale andava dicendo che "l'unica eredità lasciatagli dagli avi era la gotta". Notevole la figura di Tommaso Crudeli, casentinese di Poppi, rampollo di una ricca famiglia di proprietari terrieri. La sua vicenda massonica, straordinaria e tragica, meriterebbe un capitolo a sé che, prima o poi, scriveremo".

 

Porgi i nostri saluti ai Fratelli del tuo Oriente e al Tuo M:.V:.
WebMaestro

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