Il documento che segue è un lavoro di traduzione del Carissimo F:. Federico Pignatelli, effettuato per integrare l'istruzione dei F:.F:. Apprendisti della Montesion sulle Forze che si "muovono" nella nostra "manifestazione" spazio-temporale. Il documento è tratto dal testo:
Vie Mystique et Kabbale Pratique
di George Lahy, Edizions Lahy 1994, dalle pagine 42-49. Il suo contenuto non esplicita di necessità il punto di vista della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto.
© Editions Lahy
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Le Forze Angeliche Nel Shiour Qomah, come nella Merkavah, le creature celesti giocano un ruolo essenziale. Due tipi di creature si distinguono nelle miriadi angeliche, gli H'ayoth (twyh) e gli Ophanim (mynpwa). Queste forze angeliche hanno un ruolo rilevante nella visione di Ezechiele: “Quando gli H'ayoth andavano, gli Ophanim camminavano accanto ad essi; e quando gli H'ayoth si alzavano da terra, anche gli Ophanim si alzavano. Andavano dove il Roua'h li spingeva ad andare; e gli Ophanim si alzavano con essi, perché il Roua'h degli H'ayoth era negli Ophanim”. (Ezechiele I,19-20). Tutta la letteratura della Merkavah e del Shiour Qomah, menziona largamente gli H'ayoth e gli Ophanim, come anche i Séraphim, i Galgalim ed i Kéroubim.
Le classi angeliche Si può, secondo il Tikounim dello Zohar, classificare le differenti forze angeliche in questa maniera: H'ayoth ha-Qodesh, Ophanim, Erélim H’ashmalim, Séraphim Malkhim (o Shinanim), Élohïm (o Tarshishim), Bnéi-Élohïm, Kéroubim, Ishim. La Cabala cristiana fornisce una classificazione alquanto differente, come si può constatare nel “De harmonia mundi” di Francesco Giorgi (British Library 698 f. 17), dove è riportato che il mondo angelico è il più alto e i nomi e l'ordine degli angeli sono i seguenti: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potenze, Principati, Arcangeli ed Angeli.
Il Rambam (Maïmonide) scrive nel suo Mishné Torah: “I differenti nomi con cui sono chiamati, sono attribuiti agli angeli in virtù del grado che è il loro. Per questo motivo hanno il nome di H'ayoth, che si trovano al di sopra di tutti, di Ophanim, di Érélim, di H'asmalim, di Séraphim, Malakim, Élohïm, Bnéi-Élohïm, Kéroubim, ed Ishim. Questi dieci nomi con cui sono chiamati gli angeli, sono loro attribuiti in virtù dei loro gradi. Grado al di sopra del quale non ne esistono altri, se non quello di Dio, benedetto il suo nome; subito sotto il quale è il grado della forma chiamato H'ayoth: ecco perché è detto nella profezia che questi H'ayoth sono sotto il Trono di Gloria. In quanto al grado inferiore, il decimo, è quello delle forme che si chiamano Ishim: si tratta degli angeli che parlano ai profeti ed appaiono loro nella visione profetica. La ragione per quale sono chiamati Ishim è che il loro grado è prossimo al grado che appartiene all'intendimento degli uomini...” (Libro della Conoscenza). Gli angeli, come i nomi divini, le Séphiroth e gli astri, hanno una classificazione gerarchica. Le forze angeliche sono organizzate nel mondo della Formazione (Yetsirah).
1. H'ayoth ha-Qodesh (cdwqh twyj): “Gli Esseri Santi”. H'ayoth, è una parola femminile ed è il plurale di H'ayah, lemma che esprime qualcuno in allerta, vivo e pieno di vitalità. Ecco perché gli H'ayoth sono delle forze il cui il ruolo è quello di preservare la vitalità della creazione, assicurando la perennità del Soffio divino. Questo è palesato dalla prima apparizione del parola H'ayoth nel Genesi: “Anche sette coppie di uccelli del cielo, maschio e femmina, per conservare la loro specie vivente (h'ayoth) sulla faccia di tutta la terra”. (Genesi VII,3). Sono il principio stesso della vita universale rappresentata dalla Gloria (Kavod) del trono di Dio, che circondano costantemente. L'espressione “H'ayoth ha-Qodesh”, indica la vita pura e non contaminata dal peccato. Nella mistica della Merkavah, prima di contemplare gli H'ayoth, l’asceta deve purificarsi meticolosamente, perché l'H’ashmal non lascia passare nessuna impurità. Esso non può avvicinarsi che in stato di equilibrio tra l'Amore e l'Unità. Per Rambam (Maïmonide), gli H'ayoth sembrano simboleggiare la sfera divina stessa.
2. Ophanim (\ynpwa): “Le Ruote”. Sono delle ruote di energie che sostengono la Merkavah. Ophanim deriva dalla radice ebaica “aphan” (}pa) che designa il compimento di un giro, o l’atto di rigirarsi. Gli Ophanim sembrano inseparabili dagli H'ayoth ha-Qodesh, essi animano i cicli della creazione permettendo alla vita universale di rinnovarsi, di sbocciare e di manifestarsi. Nel dottrina cabalista del Guigoul (transmigrazione delle anime), sono questi angeli che fanno compiere i cicli delle vite successive ad un'anima. Sebbene siano citati spesso nel Libro di Ezechiele, è nel primo Libro dei Re (VII,32) che sono menzionati per la prima volta, durante la descrizione delle dieci basi di bronzo: “I quattro Ophanim erano sotto le pareti laterali, e le assi degli Ophanim erano presso il carrello; ciascun Ophanim era alto un cubito e mezzo. Gli Ophanim erano fatti come una Merkavah”. Gli Ophanim rappresentano simbolicamente i quattro elementi, essi sono associati alle Galgalim (le sfere).
3. Gli Érélim (\ylada): Diversi significati sono riconosciuti a questo nome, il più probabile è “Gli Eroi” o “ Valorosi “. Del resto, si traduce generalmente “érél” (lada) con “eroe”. Ma è anche possibile che “érél” derivi da “Ariel“, in questo caso, allora, bisognerebbe intendere “Érélim” con “Leoni”. Ed è proprio così che si traduce il versetto: “Colpì i due leoni (érél) di Moab” (2 Samuele XXIII,20). Ariel (Leone di Dio o Eroe di Dio), indica anche, secondo Isaia XXIX,1 e Massekhet Midoth #4, il Tempio di Salomone: “l'Hékhal (palazzo) stretto nella sua parte posteriore e largo di fronte, ricorda un leone, come è detto: Ariel, leone di Dio, città graziosa di Davide…”; per estensione, quindi, Ariel è anche Gerusalemme. Si trova nel Libro di Isaia (XXXIII,7) un versetto che collega gli “Érélim” a “Galgalim” (trasmigrazione). “Ecco, gli Érélim (eroi) elevano delle grida nella via; I Malakhim (messaggeri) di pace piangono amaramente”. Gli Érélim sono, quindi, le forze che proteggono e vivificano la Gerusalemme Celeste ed il Tempio dell'Alto.
4. H’ashmalim (\ylmcj): “I Silenzi che parlano”. La parola H’ashmalim è il plurale di H’ashmal della visione di Ezechiele di cui abbiamo già parlato. Questo H’ashmal è una forza folgorante che impedisce all'impurità di penetrare nel campo della santità. Il Talmud traduce questa parola con il “Silenzio che parla” a causa delle due radici che lo formano (H'ash - Mal). Questa parola non compare mai nella Bibbia, e al plurale e la si ritrova solamente due volte nel Libro di Ezechiele: “... ed in mezzo da esso brillava come un H'ashmal, estratto dal mezzo del fuoco” (I,4), “vivo ancora come un H’ashmal, come il fuoco, dentro del quale era questo uomo” (I,27). I Settanta hanno tradotto H’ashmal con “elettro” (Electrou), termine greco che può indicare o l'ambra gialla, o una mescolanza di oro e di argento. Gli H'ashmalim agiscono come dei filtri sacri che preservano il mondo superiore, e che il mistico nella sua ascensione, deve attraversare in stato di grande purezza.
5. Séraphim (\ypdc) “I Bracieri”. La radice “saraph” significa “bruciare”, “spalmare di resina” e “drago”. Sono descritti esattamente da Isaia: “Vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato, ed i lembi del suo abito riempivano il tempio. Séraphim si tenevano al di sopra di lui; ciascuno aveva sei ali; con due si coprivano la faccia, con due si coprivano i piedi e con due volavano. Gridavano l'un l'altro, e dicevano: Qadosh, Qadosh, Qadosh Yhwh Tsébaoth! Tutta la terra è piena della sua gloria!” (Isaia VII,2). I Séraphim sono associati spesso alla preghiera e la lode; ma lasciano innalzare, verso le sfere superiori, soltanto le preghiere perfettamente recitate ed hanno come compito quello di purificare le lodi del mistico, consentendogli, così, di affrontare gli H'ashmalim. Tale supponenza ha origine delle stesse parole di Isaia: “sono un uomo impuro di labbra, e dimoro fra un popolo impuro di labbra, poiché i miei occhi hanno visto il Re, Yhwh Tsébaoth. Ma uno dei Séraphim volò verso me, tenendo nella mano una pietra ardente, che aveva preso dall'altare con le molle. E toccava la mia bocca, e diceva: Ecco questo ti ha toccato le labbra; la tua iniquità è tolta, ed il tuo peccato è espiato”. (Isaia VI,5-6). Si intuisce da questo passo che i Séraphim sono degli angeli capaci, anche, di emendare gli errori ed i peccati. Sottolineiamo anche che, nella Bibbia, Saraph è il nome di un “serpente di fuoco (deago)”. In Isaia (XIV,29) è infatti fatta menzione di un “Saraph meopheph” ([pwum [ds - serpente o drago alato): "Non rallegrarti, Filistea, solo perché la verga che ti colpiva è spezzata! Poiché della radice del serpente uscirà un basilisco, ed il suo frutto sarà un drago volante (saraph méophep)”. I Séraphim, probabilmente, sono i derivati di una antica divinità, e ai può anche supporre che si colleghino ai grifoni custodi, che gli egiziani chiamavano “Sherreph”.
6. Malakh’im (\yklam): “I Messaggeri” o “Inviati”. La parola “Malakh” (]lam) significa messaggero e deriva dalla radice “mélekh” che designa la monarchia. Si tratta del termine correntemente utilizzato per indicare gli angeli e gli agenti divini: Malakh-ha-Mavéth (angelo della morte), Malaki-ha-Saréth (angeli serventi). Servono da intermediari tra il mondo superiore e quelli inferiori. Sono delle forze attive, del resto il parola “malakha” (hklam) vuole dire lavoro. L'azione dei Malakh’im si chiama Malakhouth (twkalm), che significa “missione”, perché i Malakh’im assolvono le missioni che si confida loro. La tradizione insegna che quando dieci persone si riuniscono per pregare, creano un “malakh”, ossia un angelo o un messaggero. Il gruppo di dieci porta il nome di “Minyan” (}ynm), il Malakh che creano è formato dall'aggregato risultante della loro intenzione. Così i Malakh’im corrispondono al mondo degli eggregori. La parola Malakh’im appare per la prima volta nel versetto del Genesi: “I due Malakh’im arrivarono a Sodoma verso sera; e Lot sedeva alla porta di Sodoma. Quando Lot li scorse, si alzò per andare loro incontro, e si prosternò con la faccia contro la terra” (Genesi IXX,1).
6bis. Gli Shinanim (\ynanc): “Le Miriadi”. In certi elenchi, si trovano gli Shinanim al posto dei Malakh’im. La parola “shinan” (}anc) ha diversi significati: “miriadi”, “ripetizione”, “dignità”, “altezza”, “esplosione”, “luminosità”. Gli Shinanim appartengono anche al mondo della Merkavah, e la loro proliferazione è descritta al Salmo (LXVIII,17): “I carri di Élohïm si contano a migliaia di migliaia di miriadi (shinan); Il Signore è nel mezzo di essi, il Sinai è nel santuario”. Nell'esperienza mistica, favoriscono grandemente l'elevazione nei piani di coscienza. “L'espressione Shinan riassume tutte le forme: quella del Toro, dell'aquila e del Leone; in quanto all'ultima lettera, la Noun, essa rappresenta l'uomo, ma inteso come simbolo che integra unitariamente il maschile e il femminile” (Zohar I, 19a). Questo versetto dello Zohar spiega in effetti che il nome “Shinan” (}anc) è l'abbreviazione delle parole, Shor (rwc - toro), Nésher (rcn - aquila) ed Arié (hyda - leone); l'espressione “l'uomo”: ha-Adam (\dah), ha lo stesso valore numerico della lettera Noun (cinquanta).
7. Gli Élohïm (\yhla): Questo nome genera alquanta confusione in numerose persone, perché confondono gli angeli Élohïm con il Dio creatore Élohïm. In verità, per evitare questa confusione occorrerebbe citarli, sempre, con il loro nome completo: Malakhi-Élohïm (\yhla - yklam), i “Messaggeri di Élohïm”. Sono loro che appaiono sulla scala nel sogno di Giacobbe: “Ebbe un sogno. Ed ecco sulla terra era poggiata una scala e la sua cima giungeva fino ai cieli. Ed ecco su di essa i Malakhi-Élohïm salivano e scendevano” (Genesi XXVIII,12). “Giacobbe si avviò per la sua strada; e dei Malakhi-Élohïm gli vennero incontro”. (Genesi XXXII,1). Il Rambam (Maïmonide), a proposito della parola Élohïm, spiega che questo nome è stato adoperato simbolicamente per indicare sia gli angeli sia Dio, perché esso è giudice e dominatore degli angeli.
7bis. I Tarshishim (\ycycdt): “I Crisoliti”. Talvolta capita che la classe di angeli Élohïm sia sostituita dai TarshIshim. Il nome della pietra preziosa che corrisponde a questa parola non è molto ben determinato e potrebbe trattarsi anche del Topazio. Si pensa che portano questo nome in ragione del colore della pietra (verde-giallo) ma anche perché questi angeli producono il regno minerale. Questo è avvalorato dal fatto che i “TarshIshim” nella Bibbia sono gli abitanti di “Tarsis”, l'estremità occidentale del mondo conosciuto, in cui i Tyrieni si fornivano in metalli rari come il ferro, il piombo e lo stagno. Un altro senso possibile di “TarshIshim” è “quelli che affinano”. Occorre sottolineare anche, che, nei testi dello Shiour Qomah, il corpo di Dio ha l'aspetto del Tarshish (in riferimento al Cantico dei Cantici).
8. I Bnéi-ha-Élohïm (\yhla ynb): “I Figli di Élohïm”. Questo nome appare soltanto due volte nella Bibbia, la prima volta nel celebre passo: “i Bnéi-ha-Élohïm videro che le figlie di Adamo (Banouth Adam) erano belle, ed essi le presero per mogli tra tutte quelle che scelsero. Allora Yhwh disse: Il mio Roua'h (spirito) non resterà per sempre nell'uomo, perché l'uomo non è che carne, e i suoi giorni saranno di cento vent'anni”. (Genesi VI,2). Questo passaggio descrive la volontà delle creature, spinte a scendere nella carne ed ad entrare nel ciclo delle morti e delle rinascite. Le figlie di Adamo permettono la nascita ed all'epoca della morte, il Roua'h si ritira. Anche l'altro versetto fa allusione al processo di nascita: “Quando le stelle del mattino gridarono gioiosamente insieme, e tutti i Bnéi-ha-Élohïm emettevano urla di gioia, chi barricò il mare con le porte, quando eruppe dal seno materno; quando feci della nuvola il suo vestito, e dell'oscurità le sue fasce? (Giobbe XXXVIII,7). I Bnéi-ha-Élohïm presiedono, quindi, al processo della morte e della nascita, e permettono la effettuazione concreta del Guilgoul (Trasmigrazione) il cui il movimento è principiato dagli Ophanim.
9. I Kéroubim (\ybwdk): “Simili ai bambini”. L'etimologia di questo nome è sottile, la sezione Haguigah (13b) del Talmud spiega questo: “Che cosa significa Kéroub? Rabbi Abbahou dice: Simile ad un bambino (Ké-rabya), perché in Babilonia bambino si dice rabya, ed il Midrash Tanhuma Béreshith (25) precisa: li si chiama Kéroubim perché hanno l'aria di bambini...”. Il Kéroub deve corrispondere certamente al Karibou della tradizione assiro-babilonese, questo nome è una strana deformazione della radice semitica “barak” (benedire). I Karibou sono i “dei benedicenti”, il Sédou ed il Lamassou, tori alati con la faccia umana che custodiscono l'accesso dei tempi, e che giocano il ruolo di intercessori tra l'orante e le divinità alla quale ci si rivolge. La funzione di custodi si ritrova nel Genesi (III,24): “E così cacciò Adamo; e pose ad oriente del giardino di Éden i Kéroubim che agitano una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della vita”. I Kéroubim sono anche il supporto del Trono di Dio: “ Yhwh Tsébaoth, Dio dell'Israele, che siedi sui Kéroubim “ (Isaia XXXVII,16). I Kéroubim assumono spesso, nella tradizione cabalista, il ruolo di custodi della soglia.
10. Gli Ishim (\yca) : “Gli individui”. Ishim è un plurale molto raro del parola “ish”, uomo e si trova solamente tre volte nella Bibbia: “Non trascinare il mio cuore alle cose cattive, alle azioni scandalose con uomini (ishim) di iniquità” (Salmi CXLI,4). “Uomini (Ishim, angeli del decimo ordine), è a voi che io (la saggezza) grido, e la mia voce si rivolge ai figli di Adamo” (Proverbi VIII,4). “Disprezzato ed abbandonato dagli uomini (ishim)” (Isaia LIII, 3). Ishim è una forma scelta per indicare degli uomini soprannaturali. Per il Rambam (Maïmonide) rappresentano l'intelletto attivo universale al quale si unisce l'intelletto passivo del profeta. Gli Ishim sono gli angeli che vedono i profeti.
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