Amorà della terza generazione in Babilonia. Alunno particolare di Rav Huna a Sura, fu legato a Rav Nachman da una intensa simbiosi di studio, anche se più di una volta lo troviamo ingaggiato con lui in furiose dispute. Fu in rapporti di studio con Rav Chisda che non cessava di stupirsi di fronte alla sua terribile erudizione in fatto di Mishnah e Baraitot. Il rapporto tra Rav Sheshet e Rav Chisda era simile a quello tra Rav Yoseph e Rabba (che successivamente contraddistinse anche Rava e Abbaye): Rav Sheshet per il suo assoluto dominio delle fonti era designato "Sinai", Rav Chisda per l'acutezza del ragionamento era designato "Sradicatore di montagne". Nei riguardi di Rav Nachman il rapporto era del tipo di quello tra Rav e Shmuel: in materia di "ciò che è proibito e ciò che è permesso" l'halakà segue Rav Sheshet, in questioni pecuniarie segue Rav Nachman. In giovane età divenne cieco e, assieme a Rav Yoseph, costituì la coppia di grandi Chachamim non vedenti del Talmud babilonese. In un epoca in cui la Torah orale era ritenuta a mente e non affidata ai libri, il lavoro di sistemazione interiore di tutto il colossale patrimonio di discussioni talmudiche non era certo ostacolato dalla cecità, forse addirittura favorito. Non a caso i due grandi "Sinai" del Talmud furono entrambi ciechi. A causa della sua menomazione Rav Sheshet non fece mai parte di un Bet Din e, forse per lo stesso motivo non rivestì la carica di Rosh Metivta, anche se quasi tutti gli studiosi della sua epoca si ritennero suoi discepoli. Delicato di salute e grande asceta, divenne tuttavia ricco con il commercio di abiti. Non ebbe figli maschi ma solo una figlia e dei nipoti. Il Talmud racconta che quando Rav Sheshet incontrò l'angelo della morte, si trovava al mercato e così lo apostrofò: "Non vorrai mica farmi morire al mercato come un animale? Vieni a trovarmi a casa!" |