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Sotto l’urto degli eserciti Babilonesi nell’anno 586, il regno di Giuda capitolava, il tempio distrutto, il culto abolito e il popolo condotto in schiavitù a Babilonia. La storia si ripeteva. Un evento, questo, già registrato nel 772 quando il Regno del Nord, che raccoglieva le dieci tribù, fu sconfitto dagli Assiri e il popolo condotto in schiavitù. A rigor di logica, sembrerebbero due accadimenti di uguale portata, drammatici, e di identico valore storico. In verità non è proprio così, poiché la schiavitù del 772 produsse un evento disastroso per il popolo ebraico, vale a dire una completa integrazione con gli usi i costumi e la religione dei vincitori. Se fosse successa la stessa cosa anche nel 586, forse oggi non saremmo qui a parlare di Talmud, Torah o di Qabalah, la nazione ebraica sarebbe stata inghiottita dalla storia e se ne sarebbero perdute certamente le tracce. Il problema della sopravvivenza fu dunque affrontato, nelle due occasioni, in maniera diversa dai capi della comunità. Come evitare, allora questo pericolo? La soluzione che adottarono e che oggi la storia ci restituisce integralmente è condensata in una sola parola Torah. Questa parola che oggi generalmente è universalmente accettata con il significato di "Legge", in verità significa "insegnamento" o "direttiva", e con tali accezioni fu usata dagli esuli di Babilonia fino ad indicare il corpus delle dottrine scritte ed orali delle età precedenti. A Babilonia gli esuli si riunivano nelle Beth Hakenéseth (letteralmente Casa di Assemblea) qui leggevano e interpretavano le Scritture. La necessità di progredire nello studio, ma soprattutto la necessità di ben leggere le prescrizioni contenute negli scritti sacri, prospettò, in queste Case di Assemblea, la necessità della presenza di uomini "illuminati" atti ad impartire il corretto insegnamento. La presenza di questi "illuminati" nelle Beth Hakenéseth è nota come Sopherim (scribi) parola il cui significato non deve essere inteso con il senso di "scrittori" ma piuttosto con quello di "uomini delle lettere". La storia biblica ci riferisce che uno tra i più abili Sopher fu Ezra, il quale portò ad un epilogo pratico tutte le soluzioni prospettate dai suoi predecessori. Partendo dall’assioma che la volontà divina è rivelata nella Torah, concluse che anche l’esistenza quotidiana di ogni singolo individuo doveva essere regolata, nei suoi momenti, da precetti che dovevano essere ricercati nella Scrittura. Di più, giacché la Torah doveva essere la guida completa dell’esistenza, doveva, anche, essere capace di fornire una regola legale per ogni circostanza. Il progetto di Ezra, presupponeva, però, una profonda conoscenza della Torah, per questo introdusse l’abitudine della lettura pubblica del Pentateuco, oggi ancora in uso nelle comunità ebraiche. Ezra fu anche, secondo una tradizione non documentata, il fondatore o il teorico della famosa Kenéseth Haghedolah (Magna Congregazione), una specie di sinodo che raccolse l’eredità delle conoscenze sacre conservate fino allora, che elaborò e adattò alle nuove condizioni di vita trasmettendole ai diretti predecessori dei Dottori del Talmud. Tre norme fondamentali sono attribuite alla Magna Congregazione e ne costituirono i principi della propria attività.
Intorno al 270 la Magna Congregazione cessò di esistere, ad essa subentrò un altro organismo chiamato Sanhedrin (Sinedrio) che prese in carico la direzione della comunità ebraica. Alla guida di questo organo politico-religioso successero cinque zugoth "coppie" di Dottori, indicati con il nome di Nazi (Principe) l’uno, una specie di Presidente e con Ab Beth Din (Padre del Tribunale) l’altro, una specie di vice presidente. L’ultima coppia di Dottori che diresse il Sanhedrin fu quella famosa di Hillel e Shammai; famosa perché a causa di contrasti causati da letture diverse di alcuni passaggi della Scrittura, ma ancor di più per divergenze su questioni legali, fondarono due note scuole di pensiero a cui si ispirarono, in seguito, i due maggiori partiti in attività in Palestina fino alla seconda distruzione del Tempio operata da Tito. I farisei, favorevoli ad una politica di compromesso col pensiero ellenistico vi sacrificarono patto di lealismo verso la Torah; e i Sadducei, di contro, ne rivendicavano un’adesione senza riserve o compromessi. I contrasti, caratterizzarono le due scuole per diversi secoli. Storicamente emerge una comunione di attività e di intenti soltanto al tempo della rivolta dei Maccabei; ma immediatamente dopo, nel regno di Icarno Giovanni (135 – 105 avanti E.V.)esplosero con più violenza tanto da dare origine (politicamente) ai due partiti sopra citati. Lo storico Giuseppe Flavio, nelle sue "Antichità Giudaiche" al capitolo XIII, x, 6 informa delle diverse posizioni politiche, storiche, religiose e legali delle due sette. Le controversie delle due scuole, ma a questo punto possiamo dire anche dei due partiti politici, sulla validità della Torah orale, stimolò i partigiani (i Farisei) verso un più profondo studio dei testi finalizzato a dimostrare che la Torah orale costituiva un corpo unico con quella scritta. L’esposizione, il commento e l’interpretazione della Torah dà inizio, in questo periodo, ad una nova fase e si orienta verso la creazione del Talmud.
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