Lo scritto che segue fu steso, nell'anno di vera luce 5998, per l'istruzione dei Fratelli Compagni della Montesion, dal carissimo Fratello Federico P. che in quell'anno ricopriva la carica di "Esperto Terribile".
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© Federico P.
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La Yud graficamente raffigurato come una virgola, o meglio come un punto o più diligentemente come la riproduzione grafica di uno spermatozoo in azione fecondante, è la decima lettera dell'alfabeto sacro e in plenitudine è scritto nella seguente maniera dwy. É con questa lettera che inizia il nome divino essenziale IEVE hwhy e sempre con essa, termina quello di Adonaï ynda .
Per le Plenitudini e i Nomi di Dio, consultare in questa stessa sezione:
Le Plenitudini
I Nomi di Dio
Il nome Judæi dato agli Ebrei è estratto dalla sua fonetica, per cui essi sono il popolo di Yud o Yuad; il suo simbolismo metafisico è: il principio delle cose.
Tutte le lettere ebraiche non sono che delle combinazioni risultanti da differenti assemblaggi di questa lettera; ed è proprio questo il motivo che ci spinge a proporla come iniziale nello studio dell'alfabeto invece dell’Aleph a che pure risulta esserne la prima
Lo studio sintetico della natura aveva condotto gli antichi a pensare che non esiste che una sola legge dirigere le produzioni naturali; questa legge, base dell'analogia, postula "l’Unità Principio" come l'origine delle cose e considera queste ultime (le cose) come dei riflessi a gradi diversi di questa Unità Principio. Così lo Yud formante da solo tutte le lettere e conseguentemente tutte le parole e tutte le frasi era giustamente considerato l'immagine e la rappresentazione grafica di questa Unità Principio. Da questo postulato accettato, ne deriva per induzione e per analogia che la legge che presiede alla creazione della lingua ebraica è la stessa che preside alla creazione dell'universo e conoscere l'una è conoscere implicitamente anche l'altra. Questa non è una ipotesi concettuale di chi scrive, ma è proprio quello che uno dei testi più antichi della Qabalah si sforza di dimostrare, il Sepher Yetzirah.
Secondo gli ebraisti la lettera Yud y è il simbolo di ogni potenza manifestata, e nello stesso tempo quello dell'eternità, vale a dire il rinnovamento eterno. É il segno della vita senza fine delle cose create, per estensione possiamo definirla come l'Unità in movimento, è il Me che si contrappone a qualcosa che non è ancora in manifestazione concreta, è la coscienza di Se.
Ciò spiega un altro genere di rappresentazione della Yud dieci, vale a dire un cerchio vuoto senza alcun riferimento interiore e il punto del suo centro. L’Aleph a come prima lettera contiene tutto l'alfabeto in potenza; ma lo Yud lo edifica nel concreto, l'Aleph rappresenta il principio dell'Unità mentre lo Yud l'Unità in manifestazione concreta. Questa ideazione pervenne agli Ebrei dall'insegnamento Egizio, e precisamente da quello che scaturisce dalla Grande Enneade, considerata quale massima e definitiva divisione dell'unico Principio.
Non vi è, né potrebbe esservi, un numero maggiore del nove, perché esso rappresenta la compiuta analisi, cioè l'istante in cui la Primitiva Unità raggiunge il massimo della penetrazione involutiva. Il numero seguente, il dieci, presenta il ritorno dallo stato di analisi a quello di sintesi come unità di secondo grado.
Quanto citato, contiene implicanze di altro ordine e che appartengono al dominio dei sistemi della Qabalah, ci é qui sufficiente indicarle soltanto, ma il visitatore esoterico potrà approfondire il soggetto riferendosi alla tavola di Aiq Bekar. Tale tavola è da compararsi con l'Enneade e con il quadrato di Saturno.
Si ritrovano ampi riferimenti nella storia tradizione di diversi popoli della stessa idea, per esempio in quella dello Yin e Yan dei Cinesi in cui si esprime chiaramente il concetto del seme venuto fuori dalla pianta madre e portante in se il germe di un essere della stessa specie da riprodurre. Un altro riferimento all'Unità Sintetica, ancora più eclatante del precedente, lo si ritrova espresso nei pensiero Egizio, da cui sì può razionalmente ipotizzare l'insegnamento ebraico lo abbia ereditato, ed impersonato da dio Tem che contiene in potenza tutti i numeri successivi considerati come "divisioni" progressive della primordiale Unità.
Se ci addentriamo nella struttura architettonica della lettera notiamo che essa è composta da due elementi che ne concretizzano un terzo. Appare evidente una prima "virgola" che lo compone e che scende dall'alto verso il basso e rappresenta il legame spirituale con l'unità principio dalla quale essa emana; una seconda "virgola" che da un punto centrale scende verso il basso e rappresenta il germe vitale della manifestazione che impulsa all'essere e che essa contiene in potenza; e il terzo elemento, che non è presente nella struttura fisica della lettera ma è per così dire determinato dall'unione dei due precedenti, è la piccola circonferenza realizzata dall'incontro delle due "virgole" e oggettivizza la sfera ove si svolge la manifestazione vitale evocata dallo spirito involantesi nella natura, ma che terminata la sua opera, deve venir fuori per ritrovare la sorgente da cui emana. Così per il Macrocosmo è il ciclo cosmico di vita, e per il Microcosmo è la nascita vita morte dell'uomo. Il Valore numerico della Yud (10) porta ad altre considerazioni.
L'Unita Principio è, secondo la dottrina dei Cabalisti, anche l’Unità Fine degli esseri e delle cose, e l'eternità non è altro, da questo punto di vista, che un eternale presente.
Così gli antichi simbolisti hanno rappresentato questa idea con un punto centrale di un cerchio, rappresentazione grafica dell'Unità Principio (il punto) al centro dell'eternità (il cerchio, linea senza inizio né fine). Secondo questi insegnamenti, l'Unità è considerata come il Tutto in cui gli esseri creati non ne sono che le parti costitutive, come dire che l’Unità Uomo è formata dalla totalità delle centinaia di milioni di cellule che lo costituiscono come essere fisico.
La Qabalah, pone dunque all'origine di tutte le cose l’affermazione assoluta dell'essere in se stesso, del Me Unità la cui rappresentazione è lo Yud y in termini grafici, e il numero 10 come espressione numerica.
Di seguito introduciamo alcuni riferimenti analogici degni, a nostro avviso, di essere approfonditi: la lettera corrisponde nel Macrocosmo al segno della Vergine, nel Microcosmo o Uomo al suo braccio sinistro, il nome della Sephirâ che gli corrisponde è Malcouth, e l’arcano dello y è la Sfinge o Ruota della Fortuna, che può innalzare l'uomo verso i cieli come può precipitarlo nell'abisso (quest'ultimo riferimento è comunque dato con riserva, poiché investe il dominio delle Lamine dei Tarocchi). Sulla lettera in esame, come per tutte le altre che si esamineranno, si potrebbe scrivere e dissertare a lungo, ma questo sarebbe tradire ed offendere l'intelligenza del ricercatore a cui molte volte è sufficiente una semplice indicazione di itinerario per percorrere un strada con spigliatezza
A puro titolo di suggerimento si evidenzia che la "ricerca" sulle lettere non può prescindere dalla ricerca sul numero anzi quest'ultima il più delle volte precede quella, come emerge dalla raccomandazione di Abulafia: "Applicatevi a fare di ogni lettera una concezione universale ed assoluta, retta solo dal numero che la lettera rappresenta. Così vedete in Aleph tutto ciò che è uno, l'essere concepito nella sua universalità, lo spirito di DIO, lo spirito dell'uomo, il principio del pensiero, quello delle armonie ecc".
LA LETTERA YUD NEL SEPHER HA-ZOHAR
Nel libro Temunah, questa lettera si riferisce a Malcouth, che è la decima misura e corrisponde alla Saggezza chiamata anche lei Yud. Orbene, la ragione di questo appellativo è che la Saggezza, neanche lei, può essere assimilata a niente né rappresentare nulla ; rappresenta un punto puro e semplice che non può essere rappresentato né conosciuto secondo Isaie, XL, 18 (1). In quanto a Malcouth è il segno dell’alleanza (2), come ben si sa. La derivazione del Nome di questa lettera si riferisce al senso Ps. CVII: (åãåé IVDV-iodhu) “celebreranno, etc..”. Perché Malcouth è il luogo della celebrazione (3) e della lode, come si sa, secondo (le lodi) di Davide. Questa lettera regola l’orario della Luna. Rabbino Schimeon ben Jochai racconta quanto segue a proposito di Yud nel Tikkunim: Yud ha dappertutto una punta verso l’alto, un corpo al centro e un’estremità in basso. La sua testa contiene dunque il mistero degli accenti, la sua estremità inferiore il mistero dei punti del corpo che riunisce due estremità, il mistero delle lettere. E insegna anche che le tre prime Sephiroth sono contenute in Yud, Kether come accenti, H'cmâ come punti e Binâ come lettere. Ed è lì il mistero dei tre cervelli che sono nascosti e sottointesi in H'cmâ e che sono tre Yudin della plenitudine âñ (SG). È lo stesso per il mistero di Aleph. Infine si possono anche scoprire in Yud le 13 misure delle “misericordie” (4) che sono Kether ma si manifestano nel seno di H'cmâ. In effetti, Yud si riferisce al denario e le sue tre parti al ternario di cui il numero 13. Pardes Traité 27. c.13. Vedere Sohar Bo 19.c.71. AEmor 45 c. 175. Breschith 21.c.81. Vajirkra 4.c. 15.16. f.20.c. 86. Achare 34.c.134. f. 35.c. 140.f.26. c. 120. Pinchas 99. c. 395. Debharim 124.c.497. Mischpatim 53. c. 212.213.
1. A chi dunque paragonerete Dio e quale immagine gli preparerete ? (Traduzione . Crampon).
2. Cf. Luoghi comuni p. 65 sotto úåà “il segno”: “ Schechinah è chiamata il segno dell’alleanza”. Si conosce d’altronde il rapporto che esiste tra la Schekhina da una parte e Malchuth così come la “misura” Adhonai d’altro canto.
3. Cf. Luoghi comuni, p. 276 sotto äééììä “Hallelu-jah”: ììä (il verbo “lodare” ) è Schechinah-Malchuth, che si chiama Hallel perché non smette di lodare il santo, Benedetto sia egli!”.
4. È la “plenitudine” del Tetragramma che si scrive: éä åàå éä ãåé (10 + 6 + 4) + (5 + 10) + (6 + 1 + 6) + (5 + 10) = 63. Ma conviene di tenere conto, inoltre dell “unità centrale che sottointende ogni molteplicità e che termina ogni molteplicità”. Del resto è soltanto tramite questa ultima addizione (63 + 1 = 64) che si può tornare al valore semplice di Yud: 6 + 4 = 10. Cf Luoghi comuni, p. 89. Si tratta di 13 “qualità” attribuite a Dio in Esodo XXXIV,6.