"La Qabalah Teosofica"
| LA QABALAH TEOSOFICA
Contemporanea alla Qabalah estatica, quella teosofica o speculativa è tutta intesa a provocare un’esperienza prevalentemente conoscitiva - analogamente a quanto già era avvenuto con il Ma’aseh Berechith - che "tende a costituire una scienza di Dio e del cosmo che si fonda su una lettura mistico-segreta della Thorah, e si contrappone non solo a tutte le scienze profane, ma alla stessa dottrina teologica tradizionale, considerata come provvisoria e parziale interpretazione per i non iniziati. "Qabalah" e "qibbel" ora vengono a designare proprio il recupero di quelle verità intellettuali che la prima creatura di Dio conobbe, senza veli, nei primordi e che furono poi occultate ai suoi discendenti. In questo senso La Qabalah speculativa è una teosofia, una scienza in cui la conoscenza della sfera divina presuppone la ricezione di una tradizione segreta e dispersa, e insieme un ritorno dell’adepto ad una condizione conoscitiva primordiale, che è quella di Adamo" (A.M. Di Nola, op. cit. pag. 121). Le esperienze operative e sperimentali non sono escluse da questa Scuola, ma hanno una portata secondaria in rapporto ai contenuti speculativi e dottrinari. Il nuovo libro di questa corrente (dell’altro, il Sepher ha-Bahir abbiamo già parlato) fu il Sepher ha Zohar, Libro dello Splendore, che dalla Castiglia si diffuse rapidamente in tutte le comunità giudaiche del Mediterraneo dopo il 1275 ed ebbe un’influenza decisiva sulla mistica ebraica e pose la Qabalah (fino ad un secolo prima quasi sconosciuta) sullo stesso livello della Bibbia e del Talmud e per taluni aspetti ad un livello ancora più alto. Com’è noto l’opera si presenta come un insieme di trattati e di testi che costituiscono una sorta di commentario al Pentateuco, con preferenza per quegli argomenti che trattano della creazione del mondo e dell’uomo. Scholem, contro la tesi dell’origine composita dell’opera ha sostenuto l’unità ideologica e ne ha attribuito (almeno per 18 parti o trattati sui 21 in cui i critici hanno diviso l’opera) la paternità a Moshè de Leon. Lo Zohar, indubbiamente, ebbe una funzione positiva, nella misura in cui oppose l’entusiasmo alla maniera legale, arida dello studio del Talmud, stimolò l’immaginazione ed i sentimenti e soprattutto coltivò una disposizione che limitava le facoltà raziocinanti. È impossibile tentare di descrivere il contenuto dello Zohar, data la vastità degli insegnamenti in esso raccolti, che non trascurano nessun aspetto e nessun elemento emerso sin dall’antica Qabalah. Gli insegnamenti, infatti, spaziano dalla dottrina delle Sephiroth a quelle della Creazione e della Merkavah (con la descrizione dei palazzi celesti), l’interpretazione simbolica delle preghiere e delle cerimonie; la mistica dei numeri e delle lettere, soprattutto per ciò che concerne i nomi di Dio; l’interpretazione mistica della storia biblica e di alcune delle sue principali figure; il significato centrale del Sabato, la struttura, il destino, e l’ascesi dello spirito umano; l’esilio mistico della Shekhinah e la sua redenzione. L’epoca post-zoharica fu estremamente ricca di sviluppi intellettuali che consentirono alla Qabalah di conquistare tutte le comunità della Spagna e di diffondersi in Italia ed anche in Oriente. In ITALIA, infatti, la Qabalah spagnola si diffuse grazie soprattutto agli scritti di Menahem Recanati che scrisse un commentario sul Pentateuco, che è quasi un commentario sullo Zohar e che fu tradotto in latino da Pico della Mirandola. La Qabalah italiana, in verità, non ebbe molta indipendenza, ma per lungo tempo consistette in interpretazioni basate sulle teorie dello Zohar e, in misura maggiore di quanto avveniva in Spagna, seguendo gli scritti di Abulafia. Insieme a Recanati, va ricordato Il più gran cabalista italiano del XIV secolo che fu Reuben Zarfati. La GERMANIA, anche, non ebbe una creatività indipendente e si limitò a fondere lo Zohar con la tradizione degli Hasidei Ashkenaz. La diffusione della Qabalah, come si è accennato non si limitò all’Europa, ma si estese anche all’Oriente, dove, addirittura, alcuni autori scrissero in arabo, un caso d’estrema rarità nella letteratura Cabalistica. La forte spinta creativa nata in Spagna sull’onda dello Zohar, diminuì considerevolmente nel XV secolo. Lo stimolo originale della Qabalah aveva già raggiunto la sua espressione più piena e anche se ancora molti furono i Cabalisti che in Spagna produssero opere, in verità esse presentano scarsissima originalità. Inoltre, prima ancora dell’espulsione molti Cabalisti si erano trasferiti specialmente in Italia dove contribuirono alla trasmissione della Qabalah spagnola e allo sviluppo di quella italiana.
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