Il titolo del trattato Esh mesareph significa “il fuoco del fonditore" [altri traducono il fuoco purificatore]. Quest’espressione proviene dal terzo capitolo del libro del profeta Malachia il cui contesto è un messaggio nel quale Dio dichiara (3,1-3): Ecco che io invio il mio angelo, egli preparerà il cammino davanti a me; improvvisamente verrà nel suo tempio il signore che voi cercate, l’angelo dell’alleanza che voi desiderate. Ecco che viene - dice YHWH degli Eserciti -, chi sosterrà il giorno della sua venuta, chi resterà dritto quand’egli apparirà? giacché egli sarà come il fuco del fonditore, come la potassa dei follatori. Egli si installerà come fonditore e purificatore d’argento, egli purificherà i figli di Levi, egli li depurerà come l’oro e l’argento. La medesima profezia ci fa anche conoscere il nome di questo inviato celeste, fonditore dei metalli preziosi dell’epoca messianica (3,23): Ecco che io vi invio Eliah, il profeta, prima che venga il giorno di YHWH, grande e temibile. Il titolo di questo trattato alchemico evoca dunque la virtù dell’angelo dell’alleanza. Questo messaggero è chiamato El Yah, “l’angelo di Yah" o “la forza di Yah". Questo nome designa presso tutti i commentatori il profeta Elia che si manifesterà come il precursore escatologico. Per mezzo di un gioco di parole, il profeta Malachia suggerisce egli stesso il rapporto da analogia che lega il ruolo dell’alleanza (berit) offerta dal messaggero degli ultimi tempi con il processo di purificazione chimica che si fa con l’aiuto della potassa (borit). Le due parole, berit e borit, si compitano in maniera identica. Non è che la punteggiatura massoretica ad introdurvi la sfumatura che richiede il senso letterale. È detto che quest’angelo “si siederà", “si installerà" come artigiano fonditore. Questa immagine concreta che è imposta dal senso letterale induce nondimeno alla prudenza i commentatori rabbinici che si sforzano di limitarne gli effetti nell’immaginario popolare. Già il Targum detto di Jonathan ben Uzi’el vi introduce una formula più sfumata: “Egli si rivelerà al fine di fondere e di purificare i figli di Levi sull’esempio di un uomo che fonde e purifica l’argento". Rashi fa un piccolo passo in più proponendo una sorta d’addolcimento di questa immagine troppo forte: “Egli si libererà di tutte le sue occupazioni per diventare come un fonditore ed un epuratore" che consacra a questo compito professionale il meglio del suo tempo e tutte le proprie energie. I commentatori successivi a Rashi dosano saggiamente il senso letterale e il buon senso quotidiano per giungere infine ad una soluzione che sembra loro abile: “Egli siederà come un giudice ed esercitando la funzione di giudice purificherà i figli di Levi". Così il fonditore alchimista, l’immagine dell’alleanza e della potassa sono ridotti, grazie alla prudenza dei commentatori ad un semplice affare di tribunale. Ma in fin dei conti, queste costanti precauzioni esegetiche diventano per noi delle indicazioni affidabili dell’antichità e della permanenza di un’attesa popolare di Elia sotto l’aspetto di un artigiano installato, alchimista, fabbro o fonditore, che eserciterà tra gli uomini il suo mestiere. A dire il vero, non sappiamo se un più rigoroso attenersi alla lettera in questo senso potesse arrivare fino al punto da lasciare intendere che sarà fondendo e purificando i metalli che Elia attiverà le forza sottili che a loro volta purificheranno i figli di Levi. Tuttavia questa interpretazione apparentemente esagerata non sarebbe da respingere come del tutto inverosimile, giacché una legenda del medesimo genere era diffusa tra gli ebrei religiosi della Renania medievale. Essa rappresentava il profeta Henoch come un artigiano calzolaio. Scholem confessa di essere stato “incapace di scoprire una fonte nella letteratura antica sulla grossolana legenda, corrente nel medioevo, di Henoch quale calzolaio - un Jacob Boehme mitico! - che riunisce il mondo superiore al mondo inferiore mediante ciascuna delle loro punte". Nel sedicesimo secolo questa legenda è attestata dai più grandi studiosi. Nel Sepher Maghid Mesharim, che fu redatto a Safed verso il 1540, Giuseppe Caro nota a proposito di Henoch: “Egli era calzolaio ed ogni volta che bucava con il suo ago un sandalo, aveva l’abitudine di glorificare il Santo, benedetto egli sia. Il senso esoterico di questo fatto è che egli era Metatron ed il marito della Matronita (Shekhinah). Egli l’unisce al Re grazie alle azioni dei giusti che fa salire nel mondo superiore per far discendere in seguito il flusso della benedizione al fine di nutrirne i mondi. Tale è il funzionamento della sua calzoleria". L’immagine popolare è intrigante. L’angelo Metatron sarebbe Henoch l’artigiano, il calzolaio, l’angelo Sandalphon sarebbe Elias artista, l’alchimista: I due candelieri che restano dritti in presenza del Signore della Terra (Apoc 11,4). |