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«Ogni Saggezza deriva da Dio, Sovrano Signore».

(L'Ecelesiaste, I - 1)

 

Sembra proprio che la Cabala sia destinata a non esser altro che la manifestazione del «mistero» stesso!

Infatti, nessuna dottrina è stata ed è ancora oggi così misconosciuta dal grosso pubblico. Nel Medio Evo, nel Rinascimento, come ai giorni nostri, circolano nei suoi confronti le sciocchezze più incredibili, le calunnie più indebite (1).

Per tal Padre Gesuita del diciassettesimo secolo, o la Cabala non è che un libro di stregoneria il cui autore è uno stregone famoso chiamato «Cabala»... Per talaltro, è o un trattato di Magia, analogo, quantunque più inverosimile, al famoso grimorio ebraico detto «Talmud...». Come osserva con umorismo P. Vulliaud nella sua opera sulla Cabala, sarebbe «pretendere che la musica sia superiore ad una cornetta!».

Ora, ai giorni nostri, è ancora così. Durante i cinque anni in cui gli uomini del Governo di Vichy cimentarono il fanatismo d'una volta, i libri ed i manoscritti che parlavano di Cabala ebbero l'onore di dividersi, con quelli che trattavano d'Illuminismo e di Massoneria, l'attività e l'interesse dei nostri saccheggiatori ufficiali delle biblioteche private...

In un altro campo, era lo stesso. Per la maggior parte degli eruditi tedeschi della nostra epoca, specialisti in materia, non sembra che ci sia altro, nella Cabala, che l'arte di estrarre anagrammi mistici dal testo ufficiale del Pentateuco arricchendo cos). la già lunga lista dei «Nomi Divini».

Per la verità, la Cabala è la «Via Iniziatica» tradizionale dell'Occidente cristiano. Come consigliava Swami Sidesvarananda, il metodo unicamente asiatico non è fatto per l'uomo europeo. E, nonostante le sue seducenti apparenze, e salvo rare eccezioni, esso non può condurre che ad un punto morto.

La Cabala poggia sulla tradizione exoterica giudeo-cristiana. Costituisce una metafisica ed una filosofia, da cui si sprigiona una mistica, quest'ultima messa in azione e regolata da una particolare ascesi, costituente la Teurgia o la Cabala Pratica; quest'ultima si suddivide in due sezioni. La prima costituisce una specie di yoga occidentale, è l'aspetto interiore di questa pratica. La seconda è a forma rituale, cerimoniale; è l'aspetto esteriore.

Poiché l'uomo è un microcosmo, ogni ascesa che gli consente di raggiungere certi livelli di coscienza, inaccessibili in via ordinaria, equivale dunque ad una «realizzazione iniziatica» incontestabile.

La Cabala Pratica sta perciò alla Cabala Mistica come la realizzazione alla elaborazione. Se quest'ultima familiarizza lo studioso con la formidabile summa metafisica che la costituisce sarà solo intellettualmente. La Cabala Pratica introdurrà l'Adepto lungo la «Via Diretta» e se egli sa allora trionfare sul «Drago della Soglia», guadagnerà nei riguardi di colui che pratica solamente la «Via Interiore», un tempo considerevole in quanto avrà stabilito uno stretto contatto psichico con i Piani Superiori.

La vera Filosofia — ci dice Sir Buhwer Lytton cerca piuttosto di capire che di negare...» (2) ed i cultori di letture cabalistiche e di tesi che poi si ritraggono dinanzi all'applicazione della loro dottrina favorita sono degli incoerenti che si privano deliberatamente del frutto dei loro sforzi. Piuttosto diamo ascolto al consiglio del saggio Giambico (3) «Esiste nell'anima un principio superiore alla natura esteriore. Con questo principio, possiamo oltrepassare l'ordine e i sistemi di questo mondo, e partecipare alla vita immortale e all'energia delle Essenze Celesti. Quando l'anima si innalza sino a nature superiori alla sua, abbandona l'Ordine a cui è temporaneamente legata, e, da un religioso magnetismo, viene attirata verso un Piano Superiore con il quale si confonde e si identifica...».

L'ermetista van Helmont pressappoco ci dice la stessa cosa: «Una occulta forza, assopita a causa della caduta, giace latente nell'Uomo. Essa può esser risvegliata dalla Grazia divina, oppure dall'Arte della Cabala...» (4)

In verità, occorre aver già dimestichezza con la Cabala didattica (metafisica, teodicea, ecc.) prima di applicarsi alle temibili operazioni della Cabala pratica. Quando lo studioso dell'Alta Scienza avrà abituato il proprio spirito alle opere dei Filippo d'Aquino, Reuchlin, Pico della Mirandola, Rosenroth, Molitor, allora, come scrive il dott. Marc Haven: «Se egli è chiamato alla Vita spirituale, quelle pagine gli diverranno luminose. Ma invano si dedicherà a questi studi se non avrà abituato il suo intelletto alle forme ebraiche, letto e assimilato le opere preparatorie sopra citate, e abituato la sua anima alla vita mistica...».

Dunque, lo scopo dell'Arte è, praticamente, di porre l'Adepto in relazione psichica con i Piani Superiori e con le Intelligenze che in essi risiedano. Inoltre, di agire altruisticamente ed occultamente sui suoi simili, per il meglio degli interessi superiori della Collettività umana.

La Scienza in questione (la Teurgia) poggia sull'esercizio delle conoscenze della Cabala Mistica, sulle loro applicazioni. I suoi principali mezzi sono le Cerimonie e gli elementi delle quali risiedono nell'uso dei Pentacoli, delle Invocazioni e soprattutto dei «Nomi Divini» appropriati, vere «parole di potere» senza le quali nessuna vita occulta animerà pentacoli ed invocazioni.

E se non tentiamo di giustificare l'aspetto «magico» della Cabala Pratica, vuol dire che ci rifiutiamo di attribuirle tale carattere. Le cerimonie dell'Alta Scienza sono cerimonie religiose, di carattere molto puro, a forma cultuale, allo stesso titolo di quelle delle grandi religioni ufficiali. Il cabalista che brucia incenso dinanzi al Pentacolo in cui risplende il divino Tetragramma non è diverso dal prete cattolico in adorazione davanti all'ostensorio o dal lama davanti all'immagine della divinità protettrice. Il suo stato d'animo è quello di tutti i mistici, ed ha diritto allo stesso rispetto quanto il monaco di Solesme o di San Wandrille. «Poiché, ci dice ancora Marc Haven, è il destino e la gloriosa caratteristica delle dottrine mistiche di essere inafferrabili alla folla e impenetrabili ai sapienti; ogni scorreria nel loro campo, ogni dissezione, ogni spiegazione, non afferrano alcunché della loro realtà. Storici e critici restano sulla soglia, esaminando i rovi e le sculture che la coprono, grattando il terreno dinanzi all'uscio chiuso. Quando essi si ritirano, credendo di aver esplorato, descritto e profanato a sufficienza il santuario, il Tempio inviolato conserva per i figli d'amore il suo magico profumo e i suoi profondi segreti, altrettanto puri quanto lo erano prima della loro inefficace incursione in quelle regioni che non possono essere le loro...» (5).

 

Resta un quesito... Dobbiamo render pubbliche queste pagine? Poiché non ci sono più roghi, né torture che possano giustificare il silenzio degli Adepti di un tempo sugli «Arcani di Iniquità» e soprattutto il fatto che ogni opera teurgica può esser realizzata solamente con la conoscenza dei due poli messi in gioco: quello divino su cui ci si appoggia e quello demoniaco contro il quale si opera, siamo stati indotti a consegnare le chiavi essenziali del sistema. Così l'Albero di Morte è minutamente spiegato quanto l'Albero di Vita, e i «Nomi Demoniaci», le «Immagini Magiche» delle Sephiroth nere, sono svelate per la prima volta.

Scongiuriamo, nondimeno, lo studioso di Alta Scienza di non agire con leggerezza. Nell'Universo ci sono «Forze» distruttrici e malefiche che non si mettono in moto né si maneggiano senza pericolo; dietro i «diavoli» e i «demoni» leggendari, si nascondono «correnti» energetiche e coscienti, che potenzialmente sono, rispetto all'uomo, ciò che questi è di fronte ad un insetto...

Anche noi, imprudentemente preparati, abbiamo calpestato i due sentieri. E per poco non abbiamo lasciato la vita nelle tenebre di quello di sinistra... Dunque, ancora una volta scongiuriamo lo studioso che ci legge di fare attenzione. Esiste una vertigine che afferra i semiprofani protesi sull'Abisso. É sempre la stessa ed ha due nomi: Neurastenia e Suicidio...

Coloro che avranno posseduto la Divina Conoscenza, brilleranno dello splendore dei cieli, ci dice lo Zohar. Ma coloro che I'avranno insegnata agli uomini secondo le vie della Giustizia, brilleranno come stelle per tutta l'Eternità...».

Speriamo, con l'aiuto degli Istruttori Divini, di aver seguito le vie di Equità e di non arrecare involontaria responsabilità!

 

 

Non ci rimane che giustificare la forma dell'opera.

Quando si affida ad un artigiano modellista il compito di realizzare, ad una scala convenuta, una riduzione perfetta così come possibile di un monumento, d'una nave, d'una macchina industriale, ecc., non gli si chiede una riduzione in senso assoluto, non gli si impone una minuziosità irrazionale e non si pretende che una cosa, che la rassomiglianza sia possibilmente perfetta. Ma non potremmo chiedergli che tutti i particolari siano espressi e realizzati come nell'originale. Se la «riduzione» d'una grande nave funziona, nel bacino, tanto quanto la nave sull'Oceano, poco importa che l'apparecchiatura interna, o le installazioni (invisibili esternamente e senza utilità per il profilo generale) siano o non siano state realizzate.

In questo Riassunto Sintetico (e occulto...) di uno dei più prodigiosi sistemi filosofici che gli Uomini abbiano mai generato, sarà lo stesso (6). Pico della Mirandola, Reuchlin, Spinoza, Molitor, Drach, Rosenroth, ecc in modo diverso hanno esaminato, tradotto, espresso i profondi concetti della Cabala. Sull'esempio di quei prodigiosi autori, ci sia concesso di rinunciare ad alcune divagazioni e ad alcuni dettagli, ciò al solo profitto dell'insieme e della sua esattezza, in uno studio così minuscolo. Questo libro non pretende far visitare il Tempio, ma solamente di offrirne le chiavi...

Che colui il quale se ne servirà o l'insegnerà, come dice l'epigrafe, veda dunque l'Illuminazione tanto cercata ricompensare i suoi sforzi.

In quanto a colui che non vi vedrà che un abietto uso materiale, semplice profitto, magia bassa o sciocca vanità, che su di lui ricada la Maledizione rituale del Levitico: «Così parlò l'Eterno: E dovrò rompere l'orgoglio della vostra forza e fare i vostri cieli simili al ferro e la vostra terra simile al rame» (Levitico, XVI, 19).

 

 

1. Il termine deriva dall'ebraico QBLH, «tradizione».

2. «Zanoni», p. 133.

3. Giambico: «De Mysteriis»,VIl, 7.

4. B. Van Helmont: «Hortus Medicinae». Leyda, 1667.

5. G. Marc Haven: Prefazione alla traduzione dell'opera di Jacques Gaffarel «Les profonds mystères de la Cabale Divine» di Ben Chesed.

6. Il formato dell'opera ed i limiti imposti dalla sua destinazione, purtroppo ci hanno costretti ad abbreviare alcuni capitoli.