Questa tavola viene redatta da un compagno che si trova nella fratellanza per provare a placare la sua sete di risposte. E questo compagno è sempre più convinto che solo nella Massoneria può esserci spazio per un tenace e impenitente ricercatore di verità. Le poche pagine che vi apprestate a leggere non hanno alcuna pretesa, ma sono state scritte con la speranza di offrire un mattone per i nostri architettonici lavori. Levigato il più possibile. Se non vi sarò riuscito, si accettino le mie scuse in anticipo. Così introduce il Carissimo F:. della Montesion Tony S., questo suo "Capo d'Opera" da Compagno, presentato per la propria richiesta di "Aumento di Salario". Ogni diritto è dichiarato. © Tony S. La circolazione del documento in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'autore.
Questa tavola viene redatta da un compagno che si trova nella fratellanza per provare a placare la sua sete di risposte. E questo compagno è sempre più convinto che solo nella Massoneria può esserci spazio per un tenace e impenitente ricercatore di verità. Le poche pagine che vi apprestate a leggere non hanno alcuna pretesa, ma sono state scritte con la speranza di offrire un mattone per i nostri architettonici lavori. Levigato il più possibile. Se non vi sarò riuscito, si accettino le mie scuse in anticipo.
La nostra officina lavora indefessa su Qabalah e alchimia. 'Discipline' che prima non conoscevo: ma da più di due anni posso dire di aver scoperto un ricco fiume dal cui fondo attingere per setacciare e cercare oro. E se quest'oro ha da essere 'fino', il setaccio non deve mai allargare le sue maglie. Per ciò, introduco subito l'oggetto di queste riflessioni: l'idea che ho strutturato ascoltando l'insegnamento dei fratelli maestri, dotti amanti della Qabalah, e leggendo pochi libri (ahimè, saranno sempre pochi!) di scrittori ed esperti di ebraismo, profani e non, è che la gimatreya e le altre tecniche esegetiche ad essa affini sono nate con lo scopo di rafforzare le verità della Torah. Solo con quello. E se hanno un senso, se cioè tali tecniche hanno una verità da mostrare, ce l'hanno all'interno di una tradizione che fonda la sua veridicità altrove, nella 'tradizione' stessa, appunto, e non nella corrispondenza (sia essa numerica, linguistica o intuitiva) tra parole, frasi o interi versetti. E d'altra parte, il termine Qabalah, significa ricezione, ricezione da parte dell'orecchio di parole dette, sottovoce, di nascosto, occultamente. È la ricezione della tradizione giudaica tout court. Che, secondo la Qabalah stessa, è dato 'conoscere' a pochi iniziati. Una tradizione che, per molti cabalisti, non risente del procedere della storia, che non muta rispetto al tempo e allo spazio. Per questo, la Qabalah ha il fine di scoprire e inventare chiavi per la comprensione del simbolismo (archetipico, si potrebbe quasi dire) che struttura il Giudaismo. Ora, se la Bibbia, il Pentateuco per l'esattezza, è un corpus atemporale, il mezzo che serve ad interpretarlo deve anch'esso essere atemporale. Così, la Qabalah, si presenta come tale. Con un alone di sacralità oltre lo spazio e il tempo. Eppure, la Qabalah ha una storia, non foss'altro che per le diverse scuole a cui essa ha dato vita (Isacco il Cieco, Abulafia, Luria...). Ma non è in questa sede che vogliamo intraprendere tale discussione.
La Qabalah fa forza su due diversi schemi interpretativi: uno è rappresentato dal complesso e ramificato mondo dell'Albero sephirotico, l'altro è incarnato dai tanti tipi di tecniche esegetiche (delle quali ci occuperemo) scoperte/inventate anche precedentemente. È nel Sepher Yetzirah (scritto con ogni probabilità tra il VI e il VII secolo) che troviamo l'origine del sistema sephirotico, ma (per noi) anche lo spunto per qualsiasi possibile sviluppo di esegesi basata sulla permutazione di lettere (sia attraverso il valore numerico o la posizione nell'alfabeto) che formano le parole. Infatti è detto: "Con trentadue Vie meravigliose di saggezza, Dio [...] incise e creò il Suo mondo [...]. Dieci Sephiroth belimà e Ventidue lettere fondamentali [...]". E più avanti: "[le Ventidue lettere sono] fissate in una ruota in duecentoventuno porte. La ruota torna avanti e indietro". (In realtà, le radici delle tecniche esegetiche derivanti dalle permutazioni in genere possono essere rintracciate anche altrove, ma nella nostra analisi, che non ha una prospettiva storico-filologica bensì logico-metodologica, tralasciamo questo dettaglio che non è fondante). Il testo del Sepher Yetzirah, per lo più, sviluppa la dottrina delle Sephiroth. Ma la metafora della ruota delle lettere che torna avanti e indietro è di per sé chiara: per decifrare il disegno divino creato attraverso le lettere che Dio ha "inciso, intagliato e soppesato" bisogna far girare la ruota. E il gioco delle permutazione (nel senso più generale del termine). Mettiamo un po' d'ordine. Permutare significa sostituire una lettera di una parola con un'altra secondo un sistema fisso. Esistono vari tipi di tecniche di permutazione (detta Temurah): ahas beta' (sostituisce la prima lettera dell'alfabeto ebraico con l'ottava e la quindicesima, la seconda con la nona e la sedicesima, e così via), albam (sostituisce la prima con la dodicesima, la seconda con la tredicesima, e così via), atbash (sostituisce la prima con l'ultima, la seconda con la penultima e così via). Lo scopo delle permutazioni è far dire ad un testo (nella fattispecie il Pentateuco) ciò che letteralmente non dice. Scoprire il senso "nascosto", la vera parola di Dio. Ma esiste un'altra tecnica per far dire a un testo di più di ciò che banalmente appare: se consideriamo ogni lettera che forma una parola l'inizio di un altro termine, la parola avrà il significato di un'intera frase. Insomma, si tratta di decifrare una sorta di sistema stenografico, con abbreviazioni che seguono uno schema fisso. È il caso del metodo interpretativo denominato Notariquon.
Se invece interpretiamo e permutiamo le parole ebraiche, con la stessa spinta motivazionale, attraverso il loro valore numerico mediante criteri di sostituzione alfabetica, significa che stiamo facendo uso della gimatreya. Esistono ben 72 diversi tipi di gimatreya. Ma, solo 9 sono i più famosi, almeno secondo Moses Cordovero. Al nostro breve excursus, ne bastano due: quello che sostituisce (o mette in relazione) una parola con un'altra perché la somma delle lettere che la compongono è la stessa (poiché nell'alfabeto ebraico le lettere sono numeri); e quello che la sostituisce perché viene "ridotta", la somma, ad un numero inferiore alla decina (per esempio 788 equivale a 7+8+8=23, cioè 2+35). Quest'ultimo sottometodo viene definito "Mispar Quatam" o sistema dei "numeri piccoli". Per correttezza, è bene dire che nello Zohar c'è scritto che tale sistema dei "numeri piccoli è per cervelli piccoli". D'altra parte vedremo che i cabalisti non sono assolutamente d'accordo su come, e se, usare la gimatreya e le altre tecniche definite "esegetiche".
Il limite tra le varie distinzioni di significato è labile, tant'è che lo Scholem considera l'atbash (che sopra abbiamo definito metodo di permutazione) come una forma di gimatreya. Ma qui non ne facciamo una questione di nomi, malgrado l'argomento ci tenti fortemente.
A questo punto è d'obbligo una riflessione di carattere più generale: a cosa serve sapere che la gimatreya di messia (358) è la stessa di serpente? Potremmo dire di aver scoperto il vero senso della Parola dicendo che il messia è l'anticristo? Oppure possiamo dire che il Bene e il Male sono la faccia della stessa medaglia? O altro ancora... Possiamo anche dirlo, ma la veridicità e la coerenza della nostra affermazione, la sua vera verità, dovrà passare per altre vie. E la gimatreya servirà a ricordarci in maniera istantanea, allusiva, immediata che il Bene e il Male hanno la stessa faccia. E l'associazione al numero, allo stesso numero, la gimatreya, sta lì a ricordarcelo subitamente. Potrebbe trattarsi di una sorta di mnemotecnica, un sistema rapido per sistematizzare, imparare e fissare sintesi che sono il frutto di una concatenazione di argomentazioni di ben più ampio respiro. Se non si prende in considerazione tale opportunità, si rischia di fare della gimatreya e degli altri sistemi affini (Notariqon, Temurah ecc) un'enorme impalcatura autoreferenziele che si autogiustifica, in cui i numeri e le associazioni la fanno da padrone. In cui qualsiasi dato diventa importante se è connesso a un altro, poiché è la connessione stessa a cambiare la prospettiva.
Molti cabalisti misero in guardia da questo grave rischio determinato dall'uso indiscriminato della gimatreya. Un uso metodologico di ricerca piuttosto che di fissazione di concetti. Già nel XIII secolo, Nahamanides stabilì perentorio che nessuno può calcolare una gimatreya per dimostrare ciò che gli viene in mente. E a ragione. Chiunque, infatti, potrebbe azzardare la gimatreya di gimatreya (aywfmg) che ha per riduzione teosofica il numero 2 (cioè 3+40+9+200+10+1=263=11=2), il valore della b Beith, dell'inizio primordiale, della molteplicità, del Bereschit.
La conclusione potrebbe essere la seguente: "La gimatreya è la tecnica esegetica più vicina al principio, alla parola 'originaria' di Dio, proprio perché il suo vero significato coincide con il momento originario della creazione del mondo. E solo con questa possiamo cogliere il vero messaggio esoterico delle Sacre Scritture". Ma in questo modo si sarebbe dimostrata la verità dell'enunciato facendo coincidere la verità col metodo stesso che dovrebbe portare a comprendere la verità dell'enunciato. Si potrebbe fare di meglio: se alle corrispondenze ghematriche si affiancano corrispondenze e analogie di vario tipo (la numerologia è un pozzo senza fondo...) si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto. Per esempio che una parola ebraica che ha 9 per gimatreya o per Mispar Quatam ha una diretta corrispondenza con i Templari. Infatti, "[...] se ho il numero sacro 9 e voglio ottenere 1314, data del rogo di Jacques de Molay [...] come faccio? Lo moltiplico per 146, data fatidica della distruzione di Cartagine. Come sono arrivato al risultato? Ho diviso 1314 per due, per tre, eccetera, sino a che non ho trovato una data soddisfacente. Avrei anche potuto dividere 1314 per 6,28, il doppio di 3,14, e avrei avuto 209. Ebbene, è l'anno in cui Attalo I di Pergamo aderisce alla coalizione antimacedone." Ma torniamo alla corrispondenza Templari/numero sacro 9 e prendiamo una parola a caso che ha per gimatreya questo numero: bwa (1+6+2=9) negromanzia, e tentiamo una prima inferenza: "I Templari erano dediti all'attività di negromanti (corrispondendo la data più importante per questo ordine con la gimatreya della parola ebraica). Prova ne sia il teschio - passato alla tradizione massonica - che usavano nei loro giuramenti. E nella tradizione latomistica, proprio quel teschio di tradizione templare, lo troviamo sia nel gabinetto di riflessione sia nel tempio". E di qui potremmo sbizzarrirci in altre ardue concatenazioni causali. O coincidenze casuali. Ma è evidente che non è la via da battere.
Prima ancora di Umberto Eco, fu un ebreo, un "interno" si potrebbe dire, Joseph Solomon Delmedigo (allievo per un breve periodo di Galilei) a stigmatizzare l'uso "improprio" della gimatreya, tanto da voler abolire questo metodo parlando di "false ghematrie". False ghematrie che a pochi anni dalla sua morte vennero ampiamente usate per ridicolizzare Shabbetai Zevi che nel 1665 si autoproclamò messia. Infatti, i suoi sostenitori facevano leva sul numero 814, gimatreya del suo nome e del 'riempimento' del nome di Dio Shaddai. Ma allo stesso modo, i suoi delatori sostenevano che era un ru'ah shaker, un "falso spirito", essendo la sua gimatreya parimenti 814. Infine, ricordiamo che i seguaci di quel falso messia consideravano l'uguaglianza numerica di messia e serpente (quel famoso 358) come "l'autorizzazione a tralasciare la pratica di alcuni precetti religiosi, nella pretesa che ciò avrebbe affrettato la venuta del messia".
Per trovare e provare la verità di una "tesi forte", di una verità "scoperta" c'è bisogno quantomeno di rinvenirne le tracce (di quella tesi/verità) nelle altre culture, in tutte le culture, attraverso un attento studio di comparazione. Come fanno gli storici veri o gli antropologi.
Senza scomodare Bacone e le sue tavole, o l'antropologia storica della scuola delle Annales (LeGoff, Braudel e Dupront), si potrebbe pensare che le verità che la gimatreya, il Notaricon e la Temurah hanno lo scopo di fissare, devono passare al vaglio delle varie civiltà (della loro storia) perché quelle sono parte dell'architettura dell'Universo. Valga l'esempio dell'archetipo dell'Albero, presente in varie forme modi posizioni colori altezze ecc, ma sempre presente in tutte le tradizioni. D'Oriente e d'Occidente, del Sud e del Nord. O l'elemento Fuoco nelle manifestazioni sovrastrutturali delle tappe storiche dell'umano genere...
Se non si procede con cautela, cioè se si scambiano tecniche mnemoniche per tecniche esegetiche rivelatrici di verità recondite, di segreti indicibili, bisognerà rassegnarsi alla sarcastica intelligenza di un Casaubon, che dopo aver indotto Belbo a una mirabile interpretazione cabalistica dell'Albero motore secondo lo schema di Belboth, afferma sicuro: "Per domani preparo un'interpretazione mistica dell'elenco del telefono". E dovremmo prendere sul serio anche la risposta del suo degno compare: "Sempre ambizioso il nostro Casaubon. Badi che lì dovrà risolvere il problema dell'Uno e dei Molti. Meglio andare avanti con calma. Si veda prima il meccanismo della lavatrice". In effetti, l'acuto e dissacrante Casaboun ha buon gioco a chiosare: "Quello parla da sé. Trasformazione alchemica, dall'opera al nero all'opera più bianca del bianco".
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