Lo scritto, in rete con autorizzazione, costituisce un opera della maestria dell'autore. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del G.O.I. La traduzione è stata curata dal carissimo Fratello Federico P. © Albert Soued
La libera circolazione della traduzione è subordinata all'indicazione di fonte ed autore.
| |
Per Spinoza, Dio è immanente e non trascendente. È in tutta la natura, in ciò che è creato è eterno ed infinito come il mondo creato. L'universo è sempre stato e sempre esisterà, e questo universo contiene il divino: non ha, dunque, né inizio né fine. "L'essenza di Dio è nella potenza": come Dio è Natura, questa espressione significa che l'essenza della Natura o "sostanza" manifesta tramite il suo potere illimitato, nello spazio e nel tempo, il potere di creare, di trasformare e di evolversi. Ogni cosa è la sostanza, sotto l'aspetto singolare e concreto che è il proprio. Contrariamente al pensiero della Qabalah, non c'è posto per un dio personale e segreto. Il dio di Spinoza è un poco greco; è legato alla natura e non si pone le domande classiche sulla creazione: quando? Come? La risposta è che Dio è rivelato e contenuto in tutto ciò che è creato. Sul perché della creazione, tuttavia, Spinoza raggiunge precise certezze cabalistiche: Dio crea il mondo per amore di sé, per contemplarsi, essendo Lui stesso questo mondo. L'immanenza nella tradizione della Qabalah è la Divina Presenza o Shekhinah di cui l'attributo è la decima ed ultima sephirah dell'albero di Vita, in contatto con l'universo creato. Questa presenza al femminile non si confonde totalmente con la Natura e non si limita alle leggi che governano il mondo. Essa colma l'universo creato della luce del divino e del suo nome, e lei è percepita da quelli che la cercano, attraverso il mondo intermedio degli angeli e delle anime, quello che si confonde con il mondo delle lettere ebraiche. La presenza della Shekhinah è più o meno accentuata in funzione del comportamento morale del popolo dell'Israele. Questa presenza è consecutiva alla frattura originaria ed è provvisoria: quando la "téshouvah" o "ritorno/redenzione" avrà guadagnato il cuore dell'umanità, la Shekhinah ritornerà al suo posto, per ritrovare l'unità originaria, nella trascendenza. Per Spinoza, il problema della trascendenza non si pone neanche. Si può credere solamente a quanto si vede ed ogni credenza in un dio nascosto è solamente superstizione dell'ignorante o mezzo per asservire il popolo. Spinoza non è né credente né religioso, il suo universo è razionale e scientifico, obiettivo e materiale. Dio esiste soltanto nella sua conoscenza, vale a dire la conoscenza continua ed approfondita dell'universo, e quella di se stesso, infima parte di questo universo. Il conoscere "Dio" avvicina Spinoza ai cabalisti, ma unicamente su questo punto. Giacché tutta la dimensione di una ricerca della trascendenza per la via del riscatto, per lui, non esiste, poiché è solamente soggettività. Così la preghiera o la meditazione sarebbero soltanto dei sotterfugi legati alla povertà del pensiero o alla paura della morte: questa è una fine e non un inizio. Non c'è dunque mondo a "venire" o di mondo intermedio, ed occorre vivere pienamente e gioiosamente la propria vita, giacché non c'è altra vita, la morte è il termine del percorso naturale dell'uomo. Unicamente il suo pensiero gli sopravvive, ed è nel pensiero che l'uomo è eterno giacché il pensiero o lo spirito sono l'anima. Perfezionando questo pensiero all'estremo, tramite la ragione, si contribuisce alla comunione con Dio e si raggiunge la "beatitudine" terrestre.
La Ragione ed i Sentimenti Per continuare il paragone con la tradizione della Qabalah, questa sostiene che bisogna godere pienamente e il più gioiosamente possibile della vita materiale giacché la vita futura è di altro ordine, di altra forma. La Qabalah non chiude, quindi, la via e piuttosto incoraggia il ritorno verso un mondo intangibile e non percettibile ai sensi ordinari dei mortali. Invece, in questa ricerca del divino, la Tradizione non incoraggia la comunione con Dio. Al contrario, una certa distanza deve essere stabilita tra l'uomo ed il divino; distanza che emerge da un equilibrio tra l'amore ed il timore di questo divino, contrariamente al pensiero di Spinoza che impegna l'uomo a aderire totalmente alla natura-Dio. Il mondo dell'immaginario e del sogno, è straniero a Spinoza, perché è antinomico al mondo della ragione. Esso pensa, inoltre, che le istituzioni politiche potrebbero impossessarsene e sfruttarlo per meglio consolidare la loro autorità, quando non è per asservire i più creduli. L'universo di Spinoza è matematico, ma limitato alle conoscenze acquistate e provate; non c'è nessuna estrapolazione rischiosa verso un aldilà. Si è definito Spinoza, l'ateo del "sistema". L'uomo è determinato; se crede di essere libero, è perché non sa, perché è ignorante. L'uomo ottiene la sua libertà attraverso il perfezionamento della propria conoscenza di Dio: questa conoscenza è amore, ma questo amore è puramente intellettuale. Quanto ai sentimenti, conseguono tutti dalla triade "desiderio, gioia e tristezza". Il desiderio è l'essenza dell'uomo che lo spinge a realizzarsi in atto e ad essere se stesso. Quando il potere di agire del suo corpo e del suo spirito aumenta, è gioioso; contrariamente quando questo potere diminuisce, è triste. L'uomo, come la natura agisce per necessità, senza fine; per ignoranza, l'uomo ha l'illusione di una fine. Il "bene" è ciò che è provato utile per la ragione e fuori di ogni passione, il "male" è ciò che c'impedisce di accedere a questo "bene". L'uomo gioioso mette in opera tutte le sue facoltà razionali e tutte le forze del suo spirito e del suo corpo per raggiungere e comunicare con Dio-natura ed evita dalla sua strada tutte le insidie interiori ed esterne che caratterizzano il male e che l'impediscono di raggiungere il suo obiettivo. L'uomo triste è privato di Dio perché pensa "male" e non mobilita il suo potenziale, utile in questa ricerca della conoscenza intellettuale del divino. Così si può trovare la felicità ricercando ciò che è utile, sotto la guida della ragione, aumentando il potere dello spirito. Prendere coscienza dell'unione intima del nostro spirito con Dio, che è per eccellenza il Pensiero, questo è conoscere se stesso come pensiero di Dio e partecipare alla sua natura. Comprendere Dio è la salvezza: comprendere i suoi attributi, le sue azioni le sue opere, comprendere le cose singolari, non per delle leggi astratte, ma per la visione delle stesse cose. Secondo la Tradizione, comprendere Dio o l'altro, è amarli non solo con lo spirito ma anche con il cuore, anche se ci si riversa negli errori della ragione e si offende il pensiero di Spinoza. Ricordiamo qui che, nella biografia di Spinoza, non ci sono donne, non ci sono amici, né padroni, né coniugi: non ci sono che le tre donne del padre, tra cui la madre di Baroukh. E non ci sono bambini... Al di là delle nozioni di divino e di felicità, esiste una differenza maggiore tra il pensiero di Spinoza e quello della Tradizione della Qabalah: il senso del tempo.
Il Senso del Tempo In Spinoza il tempo è quello della Natura, eterno; non interviene nella ricerca di Dio. Il tempo come la morte ha solamente una realtà soggettiva, imparenta: il pensiero "vero" li denuncia demistificandoli. Il mondo "vero" è senza origine e senza fine. La "verità" è eterna ed il senso assoluto è nel pensiero di Dio. L'individuo muore, il suo pensiero vive: partecipa al pensiero del tutto, di Dio. Il "Se" è in Dio, attraverso la coscienza universale del mondo. La virtù è di comprendere, e comprendere è vivere nell'eternità. Nella tradizione della Qabalah, il tempo è il fattore principale, al punto che tutto è messo in opera per crearlo e, tramite questa creazione, si avvicina al divino. La morte come la nascita non è altro che delle semplici fratture che si riparano nel percorso della vita, grazie al tempo che si crea.
La Religione Per rispondere ai bisogni psichici irrazionali della "moltitudine" debole ed ignorante, ogni religione storica si basa sul culto, la preghiera e sulla rivelazione. Auto allineata da questo fatto, e subendo l'adulazione e la demagogia dei capi religiosi, questa moltitudine è pronta a sottoporsi fino al sacrificio. Elitario ma generoso, Spinoza propone allora un programma per fare giungere progressivamente il popolo ad una "semi-razionalità". In una prima tappa, bisogna bandire le religioni storiche e sostituirle con la "RPU", la religione popolare ed universale, religione della ragione ma spoglia della complessità della dottrina: il popolo non ha bisogno di comprendere l'interezza dei processi logici che conducono alla verità dalla ragione universale. Basta che ubbidisca a quanto gli è presentato come ragionevole per uno Stato laico ed illuminato. Potrà raggiungere allora questa "semi-razionalità", sotto la doppia autorità della ragione e della ...Bibbia rivelata, purché il messaggio biblico sia interpretato nuovamente e il suo contenuto sia oggettivato come una scienza. È difatti, troppo presto o imprudente privare il popolo di una "droga" ancora necessaria; però Spinoza sceglie la Bibbia ebraica, più facile da razionalizzare. In una seconda tappa, per emancipare il popolo lo stato deve procedere alla sua formazione; deve definire e deve inculcare le norme di questa "semi razionalità": la scuola laica si sostituisce alla scuola dei preti e dei rabbini. Nell'attesa e la speranza di uno stato generale della "razionalità universale" che lo renderebbe allora inutile, soltanto lui è detentore della verità normale alla quale il popolo deve ubbidire per giungere alla ragione, grazie alla ripetizione e all'abitudine. Per diffondere questo programma, i migliori intermediari sono costituiti dell'élite conquistata alla dottrina della ragione: devono utilizzare un linguaggio del tipo matematico e devono mettere in opera un pensiero a base di deduzioni logiche; il loro atteggiamento deve tuttavia essere prudente e devono dissimulare abilmente i loro obiettivi. Devono giungere al loro fine tramite la persuasione anche utilizzando il metodo polemico, facendo emergere le contraddizioni obiettive e palesi della Bibbia, per scalzarne le basi. Questo programma utopico ma sottile può ancora piacere, le idee di Spinoza ritornano di moda in questo fine millennio, dove l'élite laica o atea è in pieno smarrimento davanti ad un vuoto di idee e di ideali. Ma questo programma comporta i pericoli di un dispotismo della ragione, di un comportamento "politicamente corretto", di un conformismo, addirittura di un fascismo scientifico.
Messianismo e Riscatto Tuttavia, come quello della Qabalah, il pensiero di Spinoza è tinteggiato di un certo messianismo. Ma contrariamente al messianismo cabalistico o h'assidico che lascia ad ognuno, dal più umile e ignorante al più intelligente e letterato, la possibilità di scegliere la via personale del Ritorno o del riscatto, e di camminare con i propri mezzi contribuendo alla conoscenza universale del divino, Spinoza propone la salvezza all'élite degli "happy few" capaci di raggiungere la conoscenza del "terzo tipo". Ricordiamo che la conoscenza di primo tipo è quella della superstizione dei più. Quella di secondo tipo è la ragione. Il terzo tipo di conoscenza è "l'essenza formale di certi attributi divini che conducono alla conoscenza dall'essenza delle cose", o in termini più chiari, l'intuizione geniale fondata su una lunga ricerca razionale ed un lavoro approfondito preliminare: è il metodo della scoperta scientifica. Scoprendo le leggi immutabili della Natura, si scopre Dio. La Qabalah propone anche delle vie di ricerca basate sulla concentrazione e sulla contemplazione che devono condurre ad un'intuizione profetica. Ma contrariamente a Spinoza, non ha evitato inizialmente la parte d'irrazionale nell'uomo, che considera come è, invischiato o no nel mondo materiale e gli propongo diverse vie di trascendenza del divino. Geniale e precoce, Spinoza leggeva il Talmud nella lingua originale a tredici anni. Si può ipotizzare che si sia interessato anche alla Qabalah, così fiorente in Europa nel Medio Evo, e non sarebbe questa una stranezza. Ma può essere soltanto una semplice ipotesi perché non gli sì riconosce nessun maestro di Qabalah. Forse è stato iniziato nel segreto delle sue letture? Abbiamo la convinzione che per elaborare la propria dottrina etica, escatologica e politica, Spinoza abbia subito sia l'influenza del pensiero cartesiano e del razionalismo sia quella dell'esotersimo ebraico, così propizio ad un marrano o ad un ex-marrano. Come la Qabalah, Spinoza disturba: la ragione e la logica spinta all'estremo in un sistema filosofico di una grande coerenza hanno anche molto spaventato le religioni sia stabilite sia ispirate, affascinato o apostrofato tutti i filosofi di questa epoca; Spinoza è stato odiato più che amato. É stato escluso dalla sua comunità, è stato considerato come eretico e pericoloso per i cattolici e per i protestanti, è stato denigrato dai filosofi. È sfuggito ad un attentato. Spinoza disturba, non solo perché propone una disciplina nel pensiero, ma come la Qabalah, propone un avanzamento non convenzionale verso la Verità, una possibilità di superarsi. Davanti agli eccessi dogmatici delle religioni consolidate ed organizzate e le loro conseguenze conosciute di rigetti, di espulsioni di massacri ed altri autodafè, appoggiandosi su concetti promettenti la libertà dell'uomo e libertà dalla sua angoscia, tramite la ragione, Spinoza ha messo le vele e caricato la barca da un solo lato, credendo di possedere la sola Verità: ha trascurato la Via di Mezzo che ha certamente intravisto nelle sue probabili letture dello Zohar. Ma la tubercolosi e la morte precoce hanno avuto ragione della sua maturità e hanno lasciato, probabilmente, il compito di ristabilire la barra delle sue dottrine, alle generazioni future (*). Immanenza e trascendenza non sono forse le due mammelle di una stessa ragione universale?
(*) Spinoza ha vissuto 43 anni, nel periodo dominante del XVII secolo, quasi nello stesso periodo di Sabbatai Zevi, il falso Messia, ed è stato certamente da lui influenzato. È nato all'alba dell'era scientifica in cui si iniziava a scoprire il nuovo mondo ed il senso della ragione. Albert SOUED - settembre 1994
Su Sabbatai Zevi consultare la sezione dedicata alle Sette Mistiche:
|