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| "L'APPELLO al silenzio come ad un coefficiente essenziale di ogni esperienza interiore, caratterizza tutte le fasi storiche della tradizione iniziatica. In oriente ed in occidente le scuole esoteriche impongono fin dal principio dell'avviamento alle ricerche spirituali, la disciplina del segreto. Così introduce Carlo Gentile questo suo lavoro di grande spessore. Il documento rappresenta una opera della maestria dell'Autore. Il suo contenuto non riflette necessariamente la posizione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è riconosciuto.
© Carlo Gentile
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L'APPELLO al silenzio come ad un coefficiente essenziale di ogni esperienza interiore, caratterizza tutte le fasi storiche della tradizione iniziatica. In oriente ed in occidente le scuole esoteriche impongono fin dal principio dell'avviamento alle ricerche spirituali, la disciplina del segreto.
Esoterismo significa distinzione di un mondo di semplici apparenze: l'empirismo della vita, da un mondo di principi che incarna il vero essere. Pensiamo per un poco alla nostra vita di tutti i giorni. Rifacciamo in noi, per procedimento mentale, il corso della esistenza espletata fin qui. Cerchiamo di trarre dalla fluidità degli entusiasmi, dell’interesse contingente, delle illusioni momentanee dell'abitudine divenuta natura, il nostro essere vero. Ci accorgeremo purtroppo che questo essere non esiste, si é vanificato nel momento in cui abbiamo incominciato il processo di analisi.
Noi riconosceremo con amarezza profonda, che la vita impiegata con sovrumana intensità nello adempimento dei desideri, nella ricerca di nuove cose, nell'inseguimento delle soddisfazioni: dalla caccia all'insetto raro fino alla conquista di un cimelio storico, la vita, quella impiegata così, non é stata, pure se ci sembrava tale, in quei momenti, la “nostra” vita. É una considerazione pessimistica che troveremo lucidamente dispiegala in quanti hanno approfondito il senso dell'esistenza oltre l'immediatezza della impressione. Su questo punto, l'affinità delle scuole storicamente contrapposte diviene talvolta vivida e reale in maniera inaspettata. L'ascetismo indiano (annichilirsi nel divino mistero del non essere) trova una eco nel più denso misticismo dei medievalisti cristiani (morire a è per vivere soltanto in Dio).
E così, accanto alla “esigenza dell'universale” - unica, vera fonte di appagamento per l'anima - di cui parla l'idealismo crociano (vedi Croce: Filosofia della Pratica) trova posto la riflessione incisiva e spietata dello scettico Remi: “Tutto ci ruba a noi sottraendoci all'immobilità che sarebbe il solo noi che permane; e fa che noi perdiamo di continuo noi stessi”. (Frammenti d'una filosofia dell'errore e del dolore, del male e dello morte). Gli sviluppi che vengono dati dal pensiero e dalla fede a fondamentale esperienza psicologica, sono molteplici e diversi, giungono quasi sempre a conclusioni tra loro cozzanti, riflettono mentalità, costumi, eredità razziali varie al massimo grado denunciano però una origine comune, un fondo unitario che tutte le spiega ab initio. Ora, se noi superiamo il mondo scintillante e tormentato che il cerebralismo ed il misticismo di tutti i tempi hanno edificato, ciascuno nel suo campo, sulla esperienza vitale dell'individuo, la liberazione dal piano illusorio della prassi quotidiana sfocerà nella vera scoperta della vita. Tale scoperta é veramente un principio; é l'iniziazione.
Ma perché in noi si profili l'orientamento iniziatico, sono necessari due fattori ineliminabili. Il primo é il senso preciso, costante, sicuro, e diciamo pure dolorifico, del distacco tra il nostro io ed i gusti, le abitudini, il sensualismo, le piccole cose del mondo. Non per niente Leopardi diceva che la noia - e qui la convenzionale e superficialissima moda della noia non c'entra per nulla - distingue gli uomini superiori. Il secondo é la coscienza di un altro distacco, forse più tormentato del primo, quello del nostro io profondo, intimo essenziale, da tutto il complesso che ci é conferito storicamente e psicologicamente dal cervello. Bacone sosteneva che per giungere alla vera scienza bisogna distruggere gli “idoli”. Noi sappiamo infatti che il nostro essere non é unitario, ma plurimo. Si tratta di una verità che l'occultismo predica e pratica da millenni. Bisogna insomma scoprire in noi - traducendo il problema in filosofia - fra i vari io che ci danzano dentro. un Io persistente, una consistenza psichica effettiva. Fare che nelle tenebre pronte a ghermire o impotenti a comprendere - (onde la duplice interpretazione dei primi versetti del IV Evangelo) - splenda la luce divina dalla spiritualità vergine e non dalla materialità fisica. In tal modo Gesù parla a Nicodemo; e “Accendere la propria lampada”, canta un poeta, “Scoprire il divino sé” ammonisce il saggio. E perché l'operazione, di cui si sono messi in luce due momenti, abbia carattere conclusivo, é necessario, come scriveva Platone a proposito della gerarchia delle anime esistenti nell'uomo, che sovra tutti i principi costitutivi dell'essere psichico, abbia completa signoria la Mente, il Logos individualizzato; in una parola é necessario che il Cristo, nato nella notte del dubbio e nella miseria della “nostra” stalla (Soro) sia veramente “unico signor nostro”.
Questa é una sintesi rapidissima che percorre, sfiorandoli appena, i punti della operazione interiore definita “iniziazione”. Ed é evidente che la condizione prima del suo attuarsi consiste nell'approfondimento dell'esperienza interna, nel superamento di quella vita che si esplica alla luce della normale intelligenza e della comune sensibilità. Ecco perché la tradizione iniziatica si articola sulla intelligenza dei Divini Misteri. Quando Gesù diceva che la sua dottrina si dispiegava come una verità nascosta ai saggi e luminosa per i fanciulli, non intendeva certo porgere a priori una convalida al culto dei “poveri di spirito” contrappostosi fatalmente nei tempi alla libera investigazione del pensiero umano. Egli tracciava invece la naturale distinzione che caratterizza il punto di vista inziatico. La scienza ufficiale, l'intelligenza dei saggi secondo il mondo, si manifesta alla luce del sole, ma rispecchia il lato esteriore della vita. Il capovolgimento di questa scienza dell'esteriore è l'initium, ossia la fanciullezza di una vita più intensa e più profonda che contiene la vera luce, ma cammina nel silenzio sotto le tenebre più dense. Il segreto é consacrato dalla dichiarazione inequivocabile di non gettare margherite o perle innanzi agli esseri immondi, ed il Vangelo, così spesso accusato di primitivismo, é uno dei testi sacri più segreti che si conoscano.
Così nel IX mistero del Tarocco, l'Eremita cammina ed ha in mano una lampada accesa, ma é completamente avvolto da un ampio mantello; simboleggia, come é noto, la Prudenza, ossia il carattere segreto della iniziazione. Nella “Luce sul Sentiero” é scritto: "Dentro di te é la Luce del mondo, l'unica luce che può illuminare il sentiero. Se tu sei incapace di discernerla entro di te, è inutile cercarla altrove".
Nel sito è presente una sezione dedicata interamente ai Tarocchi, con una estesa iconografia:
La pratica del segreto, attitudine ad un approfondimento integrale del pensiero, appare dunque necessaria. Senza il segreto non vi è esoterismo. Senza cioè l'orientamento introspettivo dello spirito che, liberandosi dalla esteriorità del comune pensare, scopre in sé ciò che ogni uomo porta nascosto inconsapevolmente, non si raggiungerà mai il tesoro iniziatico. Non si potrà mai quindi, vedere la vita dal di dentro, scorgendone le ragioni fondamentali, le quali, in rapporto alla fluttuazione della normale esistenza, sono necessariamente “occulte”.
Così l'evoluzione dello spirito in ricerca viene regolata da un progressivo affinarsi del senso segreto delle cose. Si tratta di una spontanea purificazione della mente dagli inviluppi negativi, e quindi di una automatica intensificazione della luce. “Le labbra della saggezza sono solo aperte alle orecchie della comprensione” dice il Kybalion.
La versione completa del Testo è consultabile nella sezione “I Testi senza Età”
Quando il nostro spirito avrà raggiunto un grado di sufficiente approfondimento, il Maestro, come dicevano in antico, apparirà da sé. Ma intanto il culto del mistero ci permette di conquistare da noi, la scintilla delle cose eterne. Poiché nell'atmosfera iniziatica non esistono maestri saturi di formule magiche, i quali debbano travasare il proprio contenuto mentale in pronti cervelli. Né esistono formule magiche che risolvono tutto, una volta imparate a memoria. Ricordiamo che Pitagora disse: “Temi l'esempio altrui; pensa da te stesso”; e che, sulla stessa linea antidogmatica e libertaria, antiteologica come non mai, il grande Interprete della vita divina annunciò ai suoi ascoltatori stupiti che in loro, proprio in loro, si trovava il Regno di Dio.
Ecco dunque il segreto. Segreto di una luce intima che è conoscenza, anzi coscienza, ossia Gnosi. Sono suoi fondamenti gli arcani che ispirano ugualmente i versi di Amado Nervo, sbocciati sulle sponde d'occidente, e quelli di Krishnamurti ispirati alle lontane melodie della saggezza orientale. L'uno ammaestra: “Saprai l'essenza di tutti i problemi e imparerai la migliore delle formule e avrai il più perfetto strumento, perché dentro di te porti la luce misteriosa di tutti i segreti”.. L'altro canta: “Mille occhi con mille visioni; mille cuori con mille amori son io... Profondo è il lago montano, chiare le acque di primavera, e il mio amore è la celata fonte delle cose”. _______________________________________
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