| | Il documento che si offre alla consultazione e allo studio, opera d'ingegno di Goffredro Berni, è un elaborato catturato dal periodico mensile Vidyā, Edizioni Āśram Vidyā, numero di Novembre 2006. Vidyā è un periodico mensile, giunto al suo trentaduesimo anno di vita, che con i suoi scritti si riallaccia alla Philosophia Perennis o Metafisica tradizionale il cui intento è essenzialmente realizzativo. In distribuzione gratuita e può essere richiesto a: Edizioni Āśram Vidyā Via Azone 20 - 00165 Roma. Ogni diritto gli è riconosciuto. La libera circolazione del lavoro è subordinata all'indicazione di fonte ed autore. © Goffredo Berni Download "Percezione Coscienza..." |
Considerazioni generali La percezione di entità esterne e di stati interni, il loro volgersi in consapevolezza, e la consapevolezza stessa dell'esser consapevoli sono il cardine su cui ruota tutto il manifestato. Nel percorrere la via evolutiva [Il termine "evoluzione" viene inteso nel senso di sviluppo di potenzialità già esistenti ndr], l'essere umano cerca di chiarificare, attraverso vidyā-conoscenza realizzativa, la percezione, di svelarne i riflessi di apparenza e di comprenderne il significato vero, risalendo alla Fonte e al significato originario della proiezione che viene percepita. La percezione e la coscienza sono impegnate sullo stesso campo di battaglia esperienziale (kuruksetra). Quando si attiva l'una si presenta anche l'altra: come, perché?
La scienza nella percezione – Il percorso dei segnali Risaliamo intanto, interrogandoci, il sentiero della scienza. Consideriamo una cosa semplice, un fiore, e riflettiamo: ecco, lì c'è un fiore nella sua essenza; da questo si diparte, in presenza di luce, un flusso di fotoni da esso modulato (che può essere considerato nel duplice aspetto corpuscolare o di onda vibratoria elettromagnetica, ma ciò non cambia le nostre considerazioni). Ciò che si diparte dal fiore è una entità già di natura totalmente diversa dal fiore stesso: dove sarà dunque rimasta l'essenza vera del fiore? E chi, e come la porterà alla nostra coscienza? Continuando, osserviamo che i fotoni che colpiscono la retina dell'occhio modificano e modulano lo stato di alcune sostanze chimiche della nostra fisiologia, che lasciano a loro volta dipartire segnali elettro-chimici: ciò che si diparte, questo nuovo e successivo anello della catena di comunicazione, ha ancora una volta natura diversa non solo dall'essenza originaria del fiore, ma anche da quanto ricevuto dal contiguo e precedente anello della catena. Dove sarà ora l'essenza dei fotoni dipartiti dal fiore? Dove sarà ora l'essenza del fiore? Proseguendo nel percorso comunicativo, vediamo che questi segnali elettrochimici modificano e modulano lo stato elettrico di altre sostanze chimiche, le quali hanno natura ancora una volta totalmente diversa dall'essenza originaria del fiore. E così via, sul piano fisico-biologico, per altri anelli della catena, tutti caratterizzati dalla capacità di ricevere-trasportare-ritrasmettere qualcosa sì, ma che non assomiglia neppure lontanamente a quello che deve essere il portato-trasportato finale: la nostra presa di coscienza di quel fiore. I segnali hanno bisogno di una strada da percorrere, di un campo: senza di questo non si trasmette nulla. Prima di avanzare ulteriormente nella riflessione, occorre prendere consapevolezza che, senza un campo-mezzo su cui transitare, niente viene "portato". Ciò è di immediata evidenza se si considera la corrente elettrica trasportata da un filo conduttore, ma vale per ogni altro caso. Anche la luce ha bisogno di un campo-mezzo per propagarsi: può essere l'aria, il vetro, il cristallino dell'occhio, o altro idoneo mezzo; il suo più agevole campo trasmissivo è lo spazio vuoto (per esempio quello interstellare): spazio vuoto sì, ma non il nulla. Nel nulla niente è presente, niente si muove, niente si propaga: in tal caso, non sarebbe il nulla. Dunque, prendiamo consapevolezza che è necessario un campo che costituisca la base che sostiene, consente, accetta "plasticamente" e trasporta quanto viene trasmesso.
I segnali modulano il campo Amplifichiamo ora la nostra riflessione, considerando che la terminologia qui utilizzata è già connaturata alla ricerca filosofica nella tradizione vedica, che incorpora termini quali: vrtti (modificazione, onda, vibrazione, fluttuazione), upādhi (sovrapposizione, sovrapposizione limitante, veicolo espressivo). Abbiamo visto che i segnali energetici dipartentisi dal fiore, e proseguenti su anelli comunicativi successivi, sono modulazioni di campi-mezzi portanti, cioè che portano, che reggono. Usufruiamo ancora di ulteriori esempi ed evidenze concesseci, affinché la nostra fatica sia più lieve: l'onda di mare è solo oscillazione meccanica, cioè sovrapposizione alla calma distesa del mare, e non è traslazione-spostamento di acqua (forse nella ricerca filosofica non è mai stata considerata la fisica oscillativa delle onde, piuttosto queste sono state da sempre utilizzate come esemplificazione di entità apparentemente separate da un "Tutto-mare"). Dunque i movimenti delle onde intanto non sono traslazioni fisiche di acqua, la quale si muove ed oscilla solo in senso verticale, bensì solo propagazione in senso orizzontale dell'oscillazione (vibrazione, vrtti): la materia-campo-acqua rimane invece al suo posto, lì dov'era anche prima. Senza un campo da modulare (far vibrare-oscillare), niente viene trasmesso, lo si è visto anche prima: bisogna poi osservare, sottolineare con forza e prendere coscienza che l'onda di mare che ora è qui e che due secondi più tardi appare 10 metri più avanti, non è solamente oscillazione meccanica di un campo-acqua, ma oscillazione meccanica più un fondamentale campo-acqua che ne riproduce via via la forma (avvallamenti e creste) 10 metri più in là. Senza il campo-mare, o con questo campo interrotto (per esempio dalla riva sabbiosa), l'onda che era qui, 10 metri più in là non sarebbe stata riprodotta e sarebbe stata chiamata "sabbia bagnata", e non più onda.
I campi devono essere coerenti, ininterrotti Quello che viene trasmesso, traslato, è la modulazione (vibrazione, vrtti) attraverso il campo; ai confini di transizione fra un campo e un altro, quando cambia la natura del campo, si innesca una nuova e coerente modulazione del nuovo campo secondo la legge e le modalità di quest'ultimo. Ordunque, ci si presentano campi che si susseguono a campi, modulazioni di campi che generano nuove modulazioni in nuovi campi: chi assicurerà e porterà a noi l'essenza del fiore in tutte queste intermediazioni, nonostante tutte queste intermediazioni? Avvaliamoci ancora di una immagine della natura, provvido ausilio della conoscenza: i campi che portano la modulazione-vibrazione-vrtti sono come i campi agricoli, appezzamenti e frazioni aventi natura anche molto diversa tra di loro, delimitati da confini (prato, bosco, arativo, lago, mare, spiaggia, pineta, deserto) e giacenti in successione sulla terra: la continuità ininterrotta nella sequenza dei campi e la loro intrinseca coerenza è fondata sul super campo "Terra", che a tutti quelli dà fondamento e forma di esistenza.
Il Campo Coscienziale Unico Abbiamo visto che senza l'integrità-unità complessiva generale del campo (mare) non c'è mantenimento dell'essenza trasmessa (onda). E stavamo chiedendoci come, lungo la catena delle vrtti-vibrazioni-modificazioni dei campi, venga reso possibile alla nostra coscienza godere dell'essenza del "cos'era" originario (fiore). La presa finale di coscienza del fiore, di cui i vari segnali lungo la catena trasmissiva sono solo grossolane vibrazioni-modulazioni dei succedentisi campi contigui, da quale campo ininterrotto e avente "Sapore Coscienziale" può essere assicurata-mantenuta, se non da un campo onnipervadente, fondante e sostenente ogni fenomeno, che chiameremo "Campo Unico Coscienziale", e che appunto termina in presa di coscienza? Quel fiore è una stessa e unica sovrapposizione (upādhi) al Campo Unico Coscienziale; e non si deve erroneamente dire che il fiore percettivo sorge come immagine nella nostra coscienza parziale a motivo dei segnali e stimoli sensoriali provenienti da quell'altro fiore "reale" che sta "là fuori", proiettato insieme a tutta la manifestazione dall'Uno-Coscienza Cosmica: i fiori non sono due, esso è unico, nella Coscienza Unica, e le modulazioni-vrtti sono solo il mezzo limitativo-trasmissivo-interpretativo su un piano formale empirico per apprezzare quella frazione della manifestazione universale (che è pur sempre interna alla Coscienza Unica) costituita dal fiore. In altre parole è come per le onde radio, tutte insieme compresenti nel campo di propagazione, che noi riusciamo a selezionare una ad una mediante una semplice manovra di sintonizzazione (cioè mediante un filtro di limitazione di una realtà ben più ampia): la manovra sulla manopola di sintonizzazione della radio è ben poca cosa rispetto alla ricchezza musicale che con questa riusciamo a ottenere. Sensi e percezioni dunque come strumenti di limitazione (al servizio di avidyā e māyā): affinché si veda solo un pezzetto fruibile di una Realtà Totale, tutta totalmente e contemporaneamente presente come unica Coscienza Universale. Anche qui, come per la radio, i segnali-vibrazione dipartentisi dal fiore sono ben poca cosa rispetto alla ricchezza coscienziale che il fiore ci dà di sé. Dunque, riprendendo quel nostro fiore iniziale che deve apparire nella nostra coscienza, sappiamo ora che esso giace nel Campo Unico Coscienziale; il campo aria-spazio modulato dalla luce riflessa dal fiore è cosa ben diversa da quello, ma "fortunatamente" giace anch'esso nel Campo Unico Coscienziale, e quindi la coerenza è assicurata; le sostanze chimiche reattive della retina sono cosa ancora ben diversa, ma giacciono anch'esse nel Campo Unico Coscienziale; le cariche elettriche sul nervo ottico sono cosa ben diversa, ma giacciono nel Campo Unico Coscienziale; le immagini di una mente empirica limitata sono cose ben diverse, ma giacciono nel Campo Unico Coscienziale; la coscienza e l'essere limitato (jīva) sono cosa ben diversa, ma giacciono nel Campo Unico Coscienziale: ecco perché il fiore può "arrivare" a noi; esso è già presente universalmente come "fatto" Coscienziale Unico, e la percezione serve solo quale selezione limitativa del fiore nel Tutto. Il circolo è integro e ininterrotto nelle due direzioni sia di proiezione che di percezione; meglio, non esiste neppure un problema di proiezione-percezione, essendo questa divaricazione solo alimento per la mente empirica affamata. Assorbiamoci perciò quietamente nella consapevolezza che proiezione, percezione, rappresentazione sono solo nāmarūpa (nome e forma) nel Campo Unico Coscienziale, unico perché Coscienza-Brahman. Questa pagina è stata letta | | Volte |
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