Sorvolando sull’uso pratico del guanto, imposto dal clima ai popoli settentrionali, o dalle necessità di alcune arti e mestieri, che esce dalle motivazioni di questa ricerca, è pur tuttavia necessario notare che nell’area mediterranea dell’età antica l’uso dei guanti è raramente testimoniato.
Nell’Odissea, (XXIV, 226 e segg.) Laerte mentre lavora in giardino porta i guanti, ma il termine usato (keidis: manica) non è ben chiaro. Varrone parla di digitalia (De rustica, 1,55) ma probabilmente si tratta di una specie di strumento per la raccolta delle olive, un raffietto a tre dita ancor oggi usato.

Il documento che segue è opera dell'ingegno del Saggista Vittorio Vanni  ed è stato pubblicato sul numero 4 dell'anno 2000 su Hiram. Lo scritto ritrae un opera della maestria dell'Autore e non indica di necessità la visione della Loggia o del GOI. Ogni diritto è dichiarato.

 

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GUANTO: dal franco wanta; franc. gant; spagn. guante; ted. Handschuh; ingl. glove.
Sorvolando sull’uso pratico del guanto, imposto dal clima ai popoli settentrionali, o dalle necessità di alcune arti e mestieri, che esce dalle motivazioni di questa ricerca, è pur tuttavia necessario notare che nell’area mediterranea dell’età antica l’uso dei guanti è raramente testimoniato.


Nell’Odissea, (XXIV, 226 e segg.) Laerte mentre lavora in giardino porta i guanti, ma il termine usato (keidis: manica) non è ben chiaro. Varrone parla di digitalia (De rustica, 1,55) ma probabilmente si tratta di una specie di strumento per la raccolta delle olive, un raffietto a tre dita ancor oggi usato.
Le citazioni dell’uso accertato dei guanti nell’area mediterranea inizia tardi ed in particolare nella letteratura medica, ma certamente la sua diffusione è dovuta alle invasioni barbariche. Giona di Bobbio (VII sec.) nella vita di S. Colombano menziona i tegumenta manuum que Gallos vuantos vocant.(1)
L’uso simbolico, liturgico e rituale del guanto è invece ben attestato nell’area medio-orientale. Il tributo delle popolazioni asiatiche ai Faraoni consisteva a volte di guanti preziosi. Nella tomba di Tut-ankh-amon sono stati trovati guanti di lino bianchi da bambino, il che attesta un uso onorifico e cerimoniale.
 

L’importanza simbolica del guanto, dal Medioevo in poi, non può derivare dall’uso pratico di protezione contro il freddo o contro gli incidenti nel lavoro manuale ma da quello militare.
La fanteria e la cavalleria romana non avevano necessità di usare i guanti. Il gladio ed il pilum della fanteria erano armi leggere e la cavalleria usava per lo più il giavellotto o scendeva a combattere con il gladio.
La cavalleria pesante alto-medioevale (ad es. il catafratto franco), essendo formata da popoli nordici che usavano armamento pesante (lancia, spada celtica, ascia o azza) comportava, per presa e protezione, l’uso del guanto d’arme, prima di cuoio rafforzato da piastre, poi di cuoio e maglia di ferro, più tardi di ferro.
 

Donare il guanto era donare il potere, nel contempo, di protezione e di capacità di offesa. Nel diritto barbarico il venditore di terreni donava all’acquirente, alla presenza di testimoni, un guanto pieno di terra presa dal campo venduto. Successivamente i guanti venivano offerti dai detentori del potere, re ed imperatori, ai propri vassalli, a simbolo d’investitura feudale.
 

Nella liturgia d’investitura reale a Reims vi era l’offerta e la benedizione dei guanti, conservata tutt’oggi nell’investitura vescovile (2). Il principio liturgico era quello che le mani del Re dopo l’unzione, non dovessero entrare in contatto con cose impure. Dopo la cerimonia, l’Ospitaliere bruciava i guanti, per evitare che potessero esser usati per scopi profani.
Se invece dell’offerta del guanto vi è il lancio o l’invio, vi è l’inversione di significato, caratteristica del simbolismo, che può essere di sfida o di condanna come nel caso del giudice medioevale che decretava il suo verdetto lanciando il guanto al condannato (3).
 

Soltanto verso il IX sec. i guanti cominciarono ad essere usati anche dalle donne, prima per la caccia (falconeria), per viaggiare, per il gioco della palla o per il tiro dell’arco, poi anche per moda o lusso, nei materiali più preziosi.
Nelle corti d’amore provenzali venne nel tempo a stabilirsi una precisa etichetta, per cui se un cavaliere offriva dei guanti bianchi profumati ad una dama e questa li accettava, gradiva nel contempo anche i servizi del cavaliere (4). Ad esemplificazione della continuità dell’importante simbolismo dei guanti anche nell’era moderna, si può indicare che nel 1563 il Conte di Hertford, in disgrazia presso la Regina Elisabetta (5), pregò Robert Dudley (6), amante e maggior favorito della Regina, di donarle a suo nome un paio di guanti, per pegno di riconciliazione.
 

La protezione offerta dal guanto era considerata non soltanto nel piano fisico, ma anche su quello sottile. Martial d’Auvergne, (XIV sec.) affermava (7) che "non è permesso presentarsi al re od ad altri personaggi importanti, entrare in chiesa con le mani guantate e neanche salutare o ballare; nel lutto i guanti vengono abbandonati", cosi come nella catena d’unione massonica, che si deve effettuare a mani nude, per l’antico e noto principio che per la formazione eggregorica le energie sottili devono circolare liberamente.
 

L’uso liturgico dei guanti (chirotecae), nella chiesa cattolica (8), era riservato al papa, ai vescovi ed agli abati mitrati. I colori usati erano il bianco, il viola, il verde e porpora (9).
Nelle antiche raffigurazioni di costruttori all’opera, curiosamente, non si nota quasi mai l’uso dei guanti, anche se erano comunemente usati (10). Nel 1322 ad Ely, in Inghilterra, il sacrestano acquistò guanti per i massoni occupati alla costruzione di una chiesa. Nel 1456 nel Collegio di Eton, cinque paia di guanti vennero dati ad altrettanti muratori impiegati nella manutenzione dell’edificio ‘com’è di costume’ (11).
Il Jones (12) riporta che i registri della Cattedrale di York del 1355 attestano che i muratori venivano riforniti di abiti, grembiuli, guanti e zoccoli.
 

Il loro uso simbolico nella ritualità massonica è quindi di origine latomistica, non di origine cavalleresca, come a volte si è affermato, da dove deriva invece quello della spada, della consacrazione e della "collata", all’atto dell’iniziazione. Un muratore operativo, all’atto di entrare nella fratellanza, doveva offrire grembiuli e guanti, uso che si denominava vestire la loggia.
Il più antico documento dove si afferma quest’usanza è lo Statuto Shaw diretto, nel dicembre 1599, alla Loggia Kilwinning dove si stabilisce che i diritti d’iniziazione alla Loggia sommavano a dieci lire sterline scozzesi, con dieci scellini per il costo dei guanti. Documenti della Loggia di Melrose del 1674-75 indicano che sia gli Apprendisti che i Compagni dovevano donare, come diritto d’ingresso, guanti per tutta la compagnia (13).
Nelle Costituzioni del 1723 all’art.7 stabilisce che: "ogni nuovo Fratello, al momento in cui viene fatto Massone, deve convenientemente vestire la Loggia. "Questo uso, pochi decenni dopo, si invertì, e fu la Loggia ad offrire i guanti, ma anche nel XVII secolo alcune Logge usavano il nuovo sistema (14).
Sembra che dati solo dal XVII secolo massonico l’uso di donare guanti alle mogli di Fratelli, secondo l’antico uso comune (15). Nel 1723 si pubblicò un documento, chiamato Esame del Massone, nel giornale londinese Corriere volante, che comincia così: "quando sia ricevuto un nuovo massone si disponga che presenti a tutti un paio di guanti da uomo ed un paio per le loro mogli..." (16). Un verbale datato 1756 della Old King’s Arms Lodge (n. 28) riporta: "Che la Loggia sia rivestita di grembiuli una volta l’anno e all’inizio dell’anno di guanti per le sorelle".
Un testo rituale inglese del 1772 afferma che il Venerabile rivolge all’iniziato le seguenti parole: "Infila questi bianchi; la loro bianchezza simboleggia la purezza e l’innocenza di costumi del massone. Quest’altro paio è per le signore: lo darai a colei che ha il primo posto nel tuo cuore... Se l’ingresso in questo rispettabile tempio è loro proibito, è perché temiamo la loro bellezza e la forza del loro fascino."
Nei rituali pubblicati nel 1785, in Venezia la consegna dei guanti è così descritta (17): "Gli vien poscia presentato il grembiale de "Lavoranti, che tiene pendente un bavaglio, con un paio di guanti bianchi". Non vi è quindi alcun accenno ad un ulteriore paio di guanti.
 

Il Rituale Emulation, invariato dal 1830, non contempla alcun’offerta di guanti durante l’iniziazione. Nel rituale d’iniziazione (18) del Rito di Memphis e Misraim la lezione così recita:
"Il Venerabile: Offrirete questo secondo paio di guanti alla donna che vi è più cara, non per la sua bellezza materiale, né per l’attrazione sensuale ch’essa costituisce per voi, ma alla donna che concretizza al massimo grado, a vostro giudizio, l’anima gemella. La donna ideale, la paredre, nel mondo fisico, della Madre Eterna, la natura naturanda..."
 

Nei rituali A.L.A.M del Farina così si recita:
"Venerabile - Accettate questi guanti che vi offrono i vostri Fratelli, non offuscatene mai il candore. Le mani di un Massone devono rimanere sempre pure.
Gli consegna un paio di guanti bianchi da dama:
Le donne non sono ammesse ai nostri misteri; tuttavia noi le rispettiamo e le onoriamo. Questi guanti sono destinati non già a colei che voi potete amare di più, ma a colei che ha più diritto alla vostra stima ed al vostro rispetto".
 

Nei rituali del G.O.I. edizioni 1949 e 1955 (19) troviamo:
"M.Ven.: Questo grembiule è il simbolo del lavoro, primo dovere e massima consolazione dell’uomo ... gli presenta i guanti di pelle bianca ... vi ricordiamo che le azioni del Libero Muratore debbono essere sempre pure e che egli mai deve macchiarsi di iniquità".
Nessun accenno al secondo paio di guanti. Nei rituali del G.O.I. 1969 (20) nella revisione effettuata dalla Commissione rituale dell’epoca, fu aggiunta la seguente frase:
(Il M. Ven. porge al neofita in paio di guanti bianchi da donna)
"M.Ven.: Fratello, essendo la nostra Iniziazione solare, le donne non sono ammesse ai nostri misteri. Tuttavia noi le rispettiamo e le onoriamo. Questi guanti sono destinati a colei che rappresenta la tua perfetta polarità contraria, cioè quella lunare".
Risulta evidente che il G.O.I. impose allora una errata "giustificazione esoterica" all’esclusione delle donne, che può esser in realtà giustificata su ben altre basi.
Non esiste, in realtà, un’iniziazione solo solare o solo lunare. L’iniziazione è sempre, luni-solare, in armonia ed equilibrio con l’universo micro-macrocosmico e secondo le leggi esoteriche dell’analogia. La stessa presenza nei templi massonici del Sole, della Luna e della Stella, sintesi androgina delle due polarità, lo dimostra simbolicamente, sia nelle Comunioni esclusivamente femminili come in quelle esclusivamente maschili.
La stessa indebita dizione dei rituali 1969 fu mantenuta nelle susseguenti edizioni 1982, 1992, 1998 nonostante la motivata opposizione di un membro della Commissione Rituale.
 

Il Fratello Ivan Mosca, insigne ritualista, nei suoi "Quaderni" (21) (pag. 85) così commenta: "Un’annotazione s’impone a questo punto sul secondo paio di guanti che, come prescrive il Rituale, il M.Ven. dà al Neofito, dicendo: ... Questi guanti sono destinati a colei che rappresenta la tua perfetta polarità contraria, cioè quella lunare".
"Poiché sembra, dal contesto in cui queste frasi vengono pronunciate, che il secondo paio di guanti sia destinato a una donna, il Neofito è ben contento di consegnarli come un dono alla propria sposa, o amica, o madre, o sorella. Ed è fin troppo giusta una tale interpretazione, al punto che essotericamente non deve essere variata".
"Tuttavia, con i criteri analogici attinenti all’interpretazione esoterica si può ipotizzare che il paio di guanti sia in fondo uno soltanto: se si sfilano in modo che la parte interna stia all’interno si constata che il destro (positivo, attivo, solare) si è trasformato in sinistro (negativo, ricettivo, lunare) e viceversa. Lo stesso paio di guanti serve sul piano fisico e sul piano metafisico e, su entrambi, nessuno deve mai offuscarne il candore, perché le mani di un Libero Muratore debbono restare sempre pure, e, aggiungiamo, equilibrate, nella conoscenza esterna ed interna delle due polarità".
Nessuno potrebbe trattare meglio la materia.
 

"E giunto al nove, il saggio si tacque" da Introduzione al Segreto Massonico di Marco Egidio Miegri 33:. 66:. 96:.
 




 

1. A. Chimichi Il guanto nella leggenda e nella storia, Firenze, 1923.

2. Da notarsi che mentre nel caso del sacerdozio si ordina in quello del Vescovo si investe, come nella trasmissione cavalleresca.

3. "Getterò il mio guanto alla Morte in persona" (Shakespeare, Troilo e Criseide, IV, tre).

4. Da notarsi che il guanto bianco era usato anche dai lavoratori e dalla servitù, in quanto l’igiene medioevale, enormemente superiore a quella dei secoli successivi, ne determinava la frequente sostituzione. Il guanto bianco, compreso quello dei papi, per la consueta inversione dei significati simbolici, implicava un’offerta di servigi e, nello stesso tempo, una presa di potere su colui cui era donato.

5. Ron Heisler, The impact od Freemasonry on Elisabethan Literatur, The Ermetic Journal, 1990, nota 36.

6. Robert Dudley, ermetista e pitagorico fu amico ed il maggior protettore di Jonh Dee.

7. Les arrêts d’amour.

8. Attestato fin dal 936 nel rituale dell’abate Rotaldo.

9. L’uso dei colori nei paramenti e negli arredi nella chiesa cattolica secondo i diversi periodi dell’anno, nei canoni della misteriosofla antica, coincidono con quelli d’emissione dei raggi cosmici (di cui sono conosciuti gli ultrarossi, ultravioletti, ecc.), il bianco, essendo la somma di tutti i colori, ed in grado così di attrarre ogni influenza cosmica, era attribuito a Giove ed ai pontefici.

10. Nella cattedrale di Chartres (XIII sec.) sono raffigurati dei muratori che usano i guanti.

11. Knoops & Jones, The Medioeval Mason, 1949, pag.49.

12. Bernard E. Jones, Guida e compendio per i Liberi Muratori, Atanòr, Roma, 1995

13. Vernon, W.F., History of Freemasonry in the Province of Roxburgh, 1893.

14. Il primo accenno all’uso di donare, in ambito massonico, un paio di guanti bianchi al neofita si trova nell’History of Staffordshire del Dott. Robert Plot che, descrivendo l’attività della Society of the Freemasons, narra come al neofita venga offerto un paio di guanti bianchi, cfr. Ruggero di Castiglione Corpus Massonicum, Atanòr, Roma, 1984.

15. Cfr. B.E.Jones, op.cit.

16. Lyon D. Murray, History of the Lodge of Edimburgh (1873,1901) pag.204.

17. lstituzione Riti e Cerimonie dell’Ordine de Francs-Maçons, ossia Liberi Muratori, Venezia, MDCCLXXXV, pg.69

18. A cura di Francesco Brunelli, Rituali dei gradi simbolici della Massoneria di Memphis e Misraim, Edizioni Bastogi, Foggia, 1981.

19. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia (Grande Oriente d’Italia), Rituale dell’Apprendista Libero Muratore, Tip. Bardi, Roma, 1955.

20. Massoneria Italiana Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani, Rituale dell’Apprendista Libero Muratore, Arti Grafiche Noviero, Genova, 1969.

21. Ivan Mosca, Quaderni di Simbologia Muratoria, a cura del Grande Oriente d’Italia.


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