Determinismo e Libero Arbitrio Non esiste una questione di etica soggetto di così tante discussioni come quello della libertà del volere. Questo ha mostrato d'essere un vero vespaio. I deterministi e gli indeterministi hanno intrapreso una battaglia regale su questo campo; i primi sostenendo che l'uomo è completamente una creatura delle circostanze, e i secondi affermando che è egli il fattore del suo stesso destino. I vari tipi di Naturalismo considerano l'uomo come parte della natura, essenzialmente lo stesso nel tipo, come una qualsiasi altra specie, soggetto alle stesse leggi, che si comporta nello stesso modo. II senso di libertà che qualche volta può sentire è solo immaginario, e non reale. La cosiddetta condotta morale dell'uomo non è differente, dicono, dalla caduta di una pietra o dal volo di un uccello inseguito. Perciò, il naturalista coerente, che è un determinista, pensa che non c'è significato nel devi della moralità. L'etica è una scienza naturale e non uno studio normativo. Il suo compito è d'investigare cosa gli uomini fanno o tendono a fare, e non cosa dovrebbero fare. Per il biologo evoluzionista, l'uomo è un punto, in corso di evoluzione, governato dalla legge naturale di esistenza e sopravvivenza. Per gli psicologi del comportamento, sebbene complicato, egli sarebbe un meccanismo per ricevere stimoli e rispondere ad essi. II suo cervello pensa allo stesso modo di come il suo fegato secerne la bile. Al materialista dialettico l'uomo appare come un prodotto di forze economiche, regolato o sregolato dalle sue condizioni materiali, che agisce secondo un insieme di modelli, spinto dai bisogni primari della vita. Così, tutti i deterministi sono accomunati dal negare all'uomo iniziativa e libertà e nel convertirlo in un robot o automa. Egli non può dar credito a nessuna sua azione; né può essere incolpato per qualcuna delle sue cadute, egli non ha responsabilità in nessuna cosa, e deve essere considerato più un paziente di forze esterne che un agente di azioni. Esiste un più alto determinismo, che è quello dei teologi, secondo cui: C'è una divinità che regola i nostri fini, abbozzandoli come noi vogliamo. Noi siamo come nulla, davanti alla potenza e alla gloria di Dio. Nemmeno un passero può cadere senza il Suo consenso. Le nostre volontà sono nostre solo per farle Sue. Invano l'uomo tenta a volte di sottrarsi al piano di Dio. Erroneamente, egli pensa di poter fare o rovinare il suo futuro. Ma un giorno o l'altro deve svegliarsi da questa illusione, e realizzare che Dio è il solo sostenitore di tutte le cose e l'indiscusso Grande Architetto del mondo. Gli indeterministi, che per lo più sono pluralisti e personalisti, non sopporteranno l'incatenamento della volontà dell'uomo da parte della natura o di Dio. Il loro argomento principale è che se l'uomo non è responsabile delle sue azioni, e non ha libertà di scegliere tra modi alternativi di condotta, non può essere il soggetto del giudizio morale, e non ci sarà distinzione tra bene e male. Come si esprimeva Kant, non ci sarebbe significato in un devo se non fosse accompagnato da un posso. Se l'uomo non può fare cosa deve fare, la moralità diverrebbe senza significato, e non potrebbe esserci né lode né biasimo per quello che uno effettivamente fa. Pesando i pro e i contro delle dottrine contendenti, William James espone così la sua conclusione: Mentre ammetto liberamente che il pluralismo e l'irrequietezza (di un universo con la libertà in esso) sono, in un certo modo, ripugnanti e irrazionali, trovo che l'alternativa a quelli è irrazionale in maniera più profonda. L'indeterminismo offende solo l'innato assolutismo del mio intelletto - un assolutismo che, dopo tutto, forse merita di essere umiliato e messo a freno. Ma il determinismo... viola dappertutto il mio senso di realtà morale. Allo scopo di salvaguardare la libertà dell'individuo, qualcuno dei moderni pluralisti arriva anche all'estremo di limitare il potere di Dio; Dio, secondo loro, è uno dei tanti, e non l'Onnipotente. Egli è misericordioso, ma non onnipotente. Vi sono alcuni moralisti che rigettano sia determinismo che indeterminismo. Questi direbbero che entrambi, libertà e necessità, sono essenziali alle morali. Non c'è una libertà illimitata e senza restrizioni, ne l'assoluta necessità. La necessità è condizione inseparabile, o piuttosto lasciateci dire, coelemento della libertà. E senza quel coelemento la libertà è impossibile da immaginare, è qualcosa di così impossibile come passeggiare senza il terreno su cui andare o volare senza l'aria da traversare. L'uomo è condizionato da ciò che ha ereditato; e ciò che ha ereditato dipende dal suo proprio passato. Solo con questo suo capitale iniziale, egli può costruire il suo futuro. Uno scultore trova già il suo materiale; ma il modo di modellare quel materiale dipende dalla sua stessa abilità. La moralità non richiede né predestinazione né indeterminazione, ma autodeterminazione. Alla luce della nostra discussione del problema del fato contro la libertà, cerchiamo di intuire la soluzione della Qabalah. Cos'è che è detto essere libero o legato nell'azione? È la volontà. Ora, la volontà implica un Io che la eserciti, quindi è soltanto dal punto di vista dell’Io che il problema determinismo e libero arbitrio si pone. Se l'Io non è ostacolato nelle attività, si crede libero; se è ostacolato dal non-Io, sia esso nella forma della natura o di Dio, ed è da esso condizionato, naturalmente non può essere libero. Sappiamo il dovere etico è insignificante senza libertà, e tuttavia l'Io limitato si trova in catene… un serpente che si morde la coda!. Penso che fin quando ci rifiuteremo di andare oltre il livello dell'Io, il problema non potrà essere risolto |