Introduzione
Nel caso di chi vi parla, un genuino interesse per le arti marziali ha seguito l’iniziazione massonica.
Le considerazioni che seguiranno sono state stilate nel tentativo di valutare la consequenzialità fra questi due eventi.
Altre volte
In effetti, altre volte è stato possibile notare una correlazione tra lavoro nel Tempio ed esperienze al di fuori di esso.
Esistono un libro ed un sito la cui creazione é una diretta conseguenza di speculazioni scaturite da discorsi fatti in Tempio.
In quel caso, quello che era stato detto e fatto in Tempio aveva aperto un varco nella coscienza e nelle convinzioni pregresse facendole maturare in un’opera scritta o disegnata.
É molto più difficile correlare Massoneria a lavoro marziale, in quanto bisogna far risaltare il legame tra tradizioni complesse trasmesse tramite gesti, movimenti e sensazioni.
In questo caso le capacità logiche e deduttive devono lasciare il passo alla percezione della realtà unita ad una sua corretta interpretazione.
In altre parole, se il legame esiste, deve essere semplicemente visto e, dato che questo legame non è evidente con un’analisi superficiale, questa visione deve poter raggiungere livelli più profondi di entrambe le esperienze.
Chi vi parla ritiene di essere ancora all’inizio in entrambi i campi ma crede che sia opportuno iniziare una acerba elaborazione, un punto della situazione che possa servire come spunto per successive speculazioni.
Per questo motivo, si è cercato di capire cosa sia l’artista marziale e di identificare alcuni possibili connessioni che leghino questa figura alla Massoneria.
Primo contatto con le arti marziali
Per inquadrare la figura dell’artista marziale, ovvero dell’iniziato Guerriero, può essere opportuno eseguire dei confronti con chi usa la forza ma artista marziale, decisamente non é.
L’artista marziale segue un percorso che passa attraverso un progressivo miglioramento delle capacità fisiche, tecniche e morali ottenuto per mezzo di esercizi, meditazione e studio.
Sulla base di questa affermazione si può notare la differenza tra artisti marziali e semplici picchiatori.
I picchiatori sono persone che si nascondono dietro la presunzione di risolvere i problemi con il semplice uso della forza.
Per costoro lo scontro fisico è la magnetica e semplificante risposta ad una carenza comunicazionale.
Il picchiatore differisce dall’artista marziale in quanto il confronto fisico è per il picchiatore un fattore limitante che, impedendo un confronto dialettico, inibisce ogni crescita. Per l’artista marziale, la possibilità di un confronto fisico è la giustificazione di un percorso di crescita.
Confronto tra combattenti in funzione del loro riferimento archetipico
Successivamente, vorrei distinguere la figura dell’artista marziale da quella del cacciatore e dell’assassino.
Per compiere questa distinzione è opportuno ricorrere alla griglia mitologica proposta da Hillmann.
Cacciatori
Il cacciatore puro è associabile a Diana. Diana, la luna, la cacciatrice (appunto), ma anche la madre, la dea della tradizione. Il cacciatore è un combattente che combatte per la salvaguardia di un ecosistema e di un sistema culturale.
È un conservatore, un manutentore del ciclo della vita.
Sono cacciatori quelli che si svegliano la mattina alle 4 per andare a prendere tanto freddo e poca selvaggina ma anche gli indios dell’Amazzonia, gli investigatori della polizia, come gli integralisti religiosi combattenti che si battono per la sopravvivenza di un loro mondo fatto di stretta integrazione fra religione e relazioni sociali.
Assassini
L’assassino invece è legato a Mercurio: un dio che corre e che non si fa domande, che si concentra sull’esecuzione di un piccolo incarico. Ogni influsso sull’Universo, che sia ulteriore all’emissione del debito compenso, viene da lui ignorato.
Molti attuali combattenti mercenari sono associabili a questo archetipo ed anche molti militari professionisti, guardie del corpo ed agenti.
Si noti che non viene fatta nessuna valutazione morale. Viene associato alla figura dell’assassino chiunque veda la sua condizione di combattente come un “mestiere”.
É inoltre curioso notare che, sulla base di quel che mi è stato detto, gli “Hashashin” non erano assassini ma bensì cacciatori oppure artisti marziali.
Artisti Marziali
Il guerriero, infine, è colui che consacra la sua vita a Marte e combatte contro l’Entropia e per la Vita ...
Visualizziamo il Mondo come un agglomerato di granelli di sabbia bianchi e neri. L’Entropia è quella forza che mischia i granelli e che fa si che la sabbia, se lasciata a se stessa, diventi un ammasso grigio.
L’Entropia è una forza neutra.
É necessaria alla vita in quanto ad essa è legata ogni energia potenziale.
Ma è una forza che non può essere lasciata a se stessa per evitare che si sprigioni troppo velocemente esaurendo anzi tempo il percorso dell’Universo, e quindi la Vita.
In questo senso opera Minerva (che in questo ruolo, forse, è meglio visualizzare armata come la greca Athena) ed il suo strumento è Marte.
L’artista marziale è colui che dedica la vita ad essere il bisturi con cui Athena separa i granelli bianchi dai granelli neri.
La raffinatezza del lavoro dell’artista marziale limita i danni collaterali che sono imprescindibili nel lavoro della Dea.
Primo parallelo: l’artista marziale è un iniziato
Per essere in grado di coprire questo ruolo, Uomini hanno compiuto un percorso che è durato tutta una vita e che presenta parallelismi interessanti con ciò che credo sia il cammino massonico.
L’artista marziale subisce un iniziazione.
A seconda delle modalità proprie dei diversi percorsi marziali, essa può essere più o meno rituale, ma, in ogni caso, comporta decisamente un passaggio da uno stadio ad un altro.
L’artista marziale non era tale prima di entrare in quella scuola, tempio, caserma, o cerchio di guerrieri.
Dopo lo é.
Magari è una burba, un imbranato, una cintura bianca, uno scudiero.
Però, oramai, ha alienato la sua vita passata ed ha iniziato un percorso.
Secondo parallelo: l’artista marziale procede per gradi
Il percorso dell’artista marziale mette chi lo compie di fronte a prove ed esperienze raffinanti che ne causano una progressiva evoluzione.
É possibile riconoscere un senso in questo percorso evolutivo: -
inizia col controllo del corpo, -
poi passa ai singoli movimenti, colpi, e parate, -
i colpi si combinano diventando tecniche, -
infine, l’artista impara a combattere assieme ad altri formando formazioni più ampie.
Questo lavoro pare molto simile al lavoro dell’apprendista libero muratore.
Al secondo grado, il guerriero da un lato impara a prendere la responsabilità sul comportamento di altri guerrieri, dall’altro inizia a creare nuove tecniche.
Andando avanti, la scala del combattimento si amplia finché, ad un certo punto, l’artista si domanda il perché di tutto questo combattere ed ecco che smette di conversare solo con Marte.
Volge lo sguardo verso Oriente ed incomincia a trattare con Athena.
Terzo parallelo: guerrieri e massoni cercano il Graal
É infine naturale notare l’esistenza di un mito comune sia a molti artisti marziali che a moltissimi altri iniziati ovvero la ricerca del Graal.
Nei romanzi ad esso legati, il Graal si accompagna a quattro oggetti: una spada, una lancia, un rubino ed una coppa (ovvero spade, bastoni, coppe e denari) con i quali ognuno dei cercatori deve entrare in contatto.
Si tratta di un contatto spiacevole, spesso doloroso. Avviene durante un combattimento in un momento di distrazione, semplice sonno, oppure estasi.
Penso che tutti gli iniziati (siano essi massoni o guerrieri o altro ancora) vivano momenti operativi (rappresentati, nel caso dei guerrieri, da combattimento ed addestramento), e momenti speculativi in cui vengono a contatto con i quattro elementi avvicinandosi progressivamente al loro obiettivo.
É immediatamente intuibile (ma nel mio caso tutta da esplorare) la correlazione con la nostra iniziazione.
La domanda
Un Maestro un giorno mi fece notare che la chiave per la comprensione della Massoneria era nascosta dietro la domanda “Perché facciamo tutto questo? A cosa serve? Perché siamo qua?”.
Questa domanda è la stessa che fa volgere lo sguardo del guerriero verso Minerva.
Ed il fatto che Perseval non ha avuto il coraggio di porla al momento giusto, gli ha fatto perdere una importante occasione per ottenere il Graal.
Conclusione? (sottoclassi di simboli)
A questo punto, sarebbe opportuno concludere.
Vi prego di considerare questa tavola più come gli appunti di una ricerca ancora in itineris che come il rapporto su risultati ottenuti.
Quindi non concluderei con una sintesi ma con una considerazione lievemente più generale.
Dopo aver ascoltato la trama del Perseval, ho l’impressione che tutta questa confusione nella mia testa, questi incroci tra Massoni, Cavalieri, iniziati ed artisti marziali, fossero dovuti ad una sovrapposizione di sottoclassi e simboli.
Nella fattispecie: -
il cavaliere è il simbolo di coloro che compiono una cerca, ed, in quest’ottica, il massone è associabile al cavaliere, -
in via non simbolica, il cavaliere è un artista marziale, -
nella realtà, le persone nella loro vita percorrono una o più vie, le vie massoniche sono alcune delle vie che possono essere percorse, la via del guerriero è una delle possibili vie massoniche.
Insomma, come in un quadro di Esher, la vie massoniche sembrano derivare dalla via marziale che, a sua volta, è una delle vie massoniche.
Non sempre però le mancanze di chiarezza sono negative.
A volte infatti, la necessità di guardare le cose con calma implica un più lento ma efficace processo conoscitivo ed una deformazione fuorviante può rivelarsi ricca di spunti ed, a conti fatti, un veicolo di conoscenza.
Aggiunta
E questo è la conclusione a cui mi sarei fermato se mi aveste fatto leggere la mia tavola giovedì scorso.
Questa sera alcune cose devono essere aggiunte.
Nelle 72 ore successive alla nostra scorsa tornata si è tenuto il Batizado del gruppo di Capoeira Soluna di cui (adesso) faccio parte.
Vi anticipo che, durante quell’evento, mi è stata dato un nome ed una corda.
Capoeira
Capoeira non è uno sport. Nessuno vince. Nessuno perde. Non esiste modo di assegnare un punteggio.
Capoeira non è nemmeno un arte marziale.
Francamente, usando la griglia mistica sopra presentata, pare più legata a Diana che a Marte (ma questo è relativamente importante).
Roda
I praticanti di Capoeira si dispongono in cerchio e chiamano “Roda” sia quel cerchio che il gioco rituale che in esso viene messo in atto.
La Roda ha un oriente composto dalla batteria di strumenti.
Si tratta di un complesso di percussioni il cui cardine è il Berimbau cioè un arco di legno di berimba tenuto in tensione per mezzo di un filo di acciaio armonico. La percussione del filo con una bacchetta produce il suono amplificato da una zucca che funge da cassa armonica.
Bisogna notare che a questo strumento è utilizzato in alcune pratiche magico-religiose come mezzo di comunicazione con l’aldilà. Di certo il suo suono è tintinnante ed ipnotico ed apre la Roda.
Seguono altri strumenti a percussione come i Pandeiro (tamburelli) e le Atabaqui (tamburi).
A quel punto, il Mestre o il praticante più anziano lancia un coro.
Parte la musica
Due persone si portano ai bordi agli estremi della batteria, si accucciano, si abbracciano e poi iniziano a giocare.
I gioco consiste in una presa di possesso, sia del ritmo della musica che delle vibrazioni della Roda. L’energia che se ne deriva viene trasformata in un flusso di movimenti che spettatori profani hanno definito “combattimento ritualizzato” oppure ballo.
I movimenti, in effetti, sembrano presi a prestito da varie arti marziali o forme di danza.
É importante sapere che i movimenti non sono in alcun modo preordinati.
La gente, giocando, sorride perchè giocando Capoeira si prova gioia e soprattutto si sente la carica trasmessa dalla Roda.
Se è vero che se, in uno stadio, tutti i tifosi tifassero per un’unica squadra, la palla sarebbe schizzata in orbita.
Bhe! quando giochi Capoeira, tutti tifano per te, e tu sei la palla.
Iniziazione
Ma veniamo al motivo per cui questa appendice è stata inserita.
Il Batizado è un’iniziazione.
Si entra nella Roda con un Mestre che funge da guida.
Dopo un po’ che il gioco ha raggiunto fluidità il Mestre spezza il ritmo fa cadere l’iniziando.
La caduta è improvvisa e scioccante. Dopo la caduta, un abbraccio. Dopo l’abbraccio, un padrino o una madrina cinge la corda ed assegna il nome.
In relazione ai miei interessi ed a causa delle mie domande mi è stato dato un nome. E quel nome è “Ritual”.
Tutto questo
Ho raccontato tutto questo perché una cosa è stabilire un rapporto tra attività ginnico-marziali e percorso iniziatico per mezzo di speculazioni teoriche ed un’altra cosa è subire un’iniziazione in prima persona.
Se nella prima parte della tavola avevo dedotto un legame tra le due cose, adesso posso dire di averlo sperimentato.
Un percorso di tipo marziale, se vissuto in un determinato modo, è un percorso iniziatico complesso che sicuramente trascende la semplice opera al nero per la quale, nel mio caso, era stato intrapreso.
Dove porti questo percorso, insieme a tutti gli altri che con esso si svilupperanno, è un segreto tutto da scoprire. |