Per l'immagine ingrandita (1100x850)


 

 


 

Il periodo intercorrente tra la sconfitta di Caporetto e la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto rappresentò, per l'Italia, un periodo di drammatica crisi economica, ma contemporaneamente di recupero di quei valori patriottici che ebbero la funzione, ben più che negli anni precedenti, di creare una forte coesione tra le varie forze politiche del Paese.
Dal punto di vista militare si poté procedere rapidamente alla riorganizzazione dell'esercito, con la ricostituzione di numerose divisioni terrestri e l'incremento delle forze aeree attive: l'impostazione prevalentemente difensiva conferita a questa fase della guerra permise inoltre di ben utilizzare propagandisticamente il motivo della salvaguardia della patria, certo più efficace di ogni esaltazione interventista del 1915. Furono inoltre notevolmente migliorate le condizioni materiali dei soldati, aumentando i periodi di licenza e introducendo alcune significative garanzie economiche (assicurazione, pensioni di guerra, ecc.). Per sostenerne il morale, scosso dagli ultimi rovesci bellici, furono istituiti appositi uffici di propaganda, affidati a intellettuali interventisti, e fu sviluppata una capillare azione di rigenerazione psicologica anche attraverso apposite pubblicazioni.
"La trincea", "L'Astico", "La Tradotta", periodici destinati ai soldati impegnati sul fronte, ebbero la funzione di stimolare nuovamente le truppe italiane e predisporle all'ultima, vittoriosa offensiva. E come sempre si fece ricorso anche ai temi romantici, alle non mai consunte corde del sentimento. Trepide donne in attesa popolarono le pagine dedicate agli eroi della trincea: belle, leggiadre, piene di calde promesse le donne italiane; desolanti, sparute e tristi le donne del nemico, rinsecchiti emblemi dell'ormai svuotato impero austro-ungarico.


"La Tradotta", 21 marzo 1918