Lo scopo ecclesiastico come oggetto dell’istruzione massonica: la concezione universalmente umana della religione


 

Come scopo complessivo dell’umanità io vi affermai che essa deve formare un’unica Chiesa puramente morale, uno stato interamente politico, e sottomettere la natura priva di ragione al comando di una volontà. Mi fermo per ora alla prima parte di questo fine, all’educazione alla pura eticità e alla religiosità, e comincio con una tesi affatto divergente dalla solita, che cioè non vi é alcuna educazione e cultura massonica alla moralità. Inoltre, non vi é in generale da nessuna parte una tale educazione, né può esservene alcuna; ed é senza dubbio uno dei tratti caratteristici più nocivi della nostra epoca, che ancora si abbia questa credenza, in quanto così si dimostra apertamente che ancora non si conosce punto la vera eticità, e la si scambia con quella medesima capacità pratica, osservanza alle leggi e simili, per cui certamente vi é un’educazione.

L’eticità (si parla spesso di pura eticità, mentre si dovrebbe dire senz’altro eticità, perché non vi é una eticità impura, e ciò che é impuro, é appunto per questo anche nonetico), l’eticità pertanto consiste nel compiere il proprio dovere chiaramente conosciuto con assoluta libertà interiore, senza alcun impulso esterno, esclusivamente perché esso è dovere. Questa decisione l’uomo può attingerla soltanto da sé medesimo, non può apprenderla né sentirsela dimostrare, tanto meno esservi indotto dalla preghiera, dal pianto o da costrizione di sorta.

Questa eticità che risiede nell’interno dell’uomo, é in generale soltanto una, quella buona volontà di cui testé dicemmo; qualche cosa di positivo, che non é capace di accrescimento né diminuzione, non di scambio né di mutamento per via delle circostanze; non può quindi esservi, come talora si opina, nessuna particolare eticità massonica. - L’unica vera eticità é quella a cui pensavo quando vi dissi che vi sono oggetti, i quali, non essendo assolutamente oggetti della cultura sociale, nemmeno potevano essere oggetto della cultura massonica: intorno ad essi si può venir a discutere solo con sé stessi e con Dio, ma in nessun modo con chiunque altri: e nei loro rispetti la Massoneria sarebbe anzi una profanazione. - Certamente vi sono speciali doveri che la Massoneria impone ai suoi membri, e che questi non avrebbero se non fossero membri di questa società; ma se questi stessi doveri si osservino per puro amor del dovere, o per altri moventi, é questione che risolve per conto suo l’uomo, e non il Massone.

Sebbene non vi sia dunque alcuna particolare eticità massonica, vi é però una semplice religione massonica, o - per evitare ogni malinteso, - una special concezione massonica della religione, e appunto per questo anche un’educazione massonica alla religione: si capisce alla religione morale, non chiesastica, con la quale la Massoneria non ha assolutamente nulla a che fare. Consideriamo ciò più da vicino.

la Massoneria, giusta la sua missione da noi indicata, deve eliminare da ciascun singolo ramo della cultura umana la parte accidentale, di cui é stato ricinto da condizioni di tempo e di luogo, nonché l’unilateralità e l’esagerazione, che dovette sorgere per il distacco di questo singolo ramo dal ceppo complessivo della cultura, - e porre tutto l’umano nella sua purezza, secondo la sua connessione in seno al tutto. Questo é per noi il suo carattere, ch’essa deve confermare anche nel caso proposto.

Ora, la cultura religiosa ha senza dubbio assorbito nella maggiore società una folla di elementi accidentali e unilaterali, e se é mai necessario che siano nuovamente soppressi gl’influssi di questa forma di cultura, ciò deve avvenire lungo la via massonica. - Le idee religiose dei popoli si sono, né può invero essere altrimenti, conformate ai loro costumi e usanze, alle loro visioni della vita umana, alle loro scienze ed arti; sulle quali hanno tutte quante lo stesso diritto, tanto l’una che l’altra. Senza dubbio la divinità é apparsa loro, in complesso, e fra loro si é potentemente rivelata: all’ebreo nella sua miracolosa salvazione dalla schiavitù d’Egitto, al romano nella fondazione del suo Campidoglio eterno, agli arabi, quando, d’in mezzo a loro, un uomo riunì le orde disperse, e chiamò alla vita uno smisurato impero, quasi dal nulla. - Sennonché, quand’essi combattono fra loro, e l’uno rinnega la storia dell’altro, e gli vuol imporre la propria, come se fosse l’unica: allora cominciano ad aver torto.

Ogni uomo che nasca nella società, nascerà necessariamente in una determinata parte di essa, dentro l’ambito di una qualche nazione; e riceve, in una con le rimanenti fatture della nazione, anche questa forma esteriore e nazionale della religiosità. I teologi di tutte le nazioni si son sempre affaticati per elevare lo spirito della loro classe a un livello universalmente umano: e vi sono riusciti anche troppo. Questa forma affatto accidentale, che non é puramente umana, ma un contrassegno di umanità, l’uomo perfettamente evoluto deve deporla: egli non dev’essere né un giudeo, né un amico incirconciso del giudaismo; né un romano o un arabo, che ha lì la sua religione [bella e fatta]: ma diventare, assolutamente, un uomo, che pure ha la sua religione.

L’idea religiosa nella maggiore società, per il fatto che essa é divisa dalla rimanente cultura umana e che dovette venir affidata a una particolare associazione, alla Chiesa visibile, ha conservato una indisconoscibile unilateralità. Per l’uomo che nulla ha da fare, e niente altro deve fare, se non convertire altri alla religione, la religione, quella cioè che egli deve procurare altrui, é assolutamente fine, e unico fine della sua vita. Egli la riconosce per tale, e ne ha pieno diritto. Privo del puro sentimento umano, egli viene facilmente indotto al tentativo, di voler rendere ogni cosa a sé intorno eguale a lui medesimo, e far diventare a tutti la religione - il che qui non si riferisce più, per lui, a quelli, che la procurano ad altri, ma piuttosto a quelli, che la debbono avere per conto proprio, - [far diventare, dunque] questa religione fine e compito unico della vita. E viene facilmente indotto ad ammonire coloro che gli sono affidati, a mettersi una buona volta in regola, a diventare veramente pii, e a mirare senza pregiudizi verso l’eterno. Gli si crederà, lo si ubbidirà e - la sentenza più indulgente ch’io possa dare - si acquisterà uno spirito religioso assai unilaterale.

Non così [procede] il vero Massone: al quale questa lotta per una divina beatitudine per sé stante appare del tutto simile agli sforzi di un uomo, che aspiri a nuotare, e a nuotare elegantemente, senza entrare nell’acqua. Egli non conosce alcuna aspirazione all’eterno, fuorché il coscienzioso perseguimento del temporaneo, per puro amore del dovere; non gli vien desiderio di volger la mira alla gemma celeste, ch’ei non può, scorgere; ma solo mira allo scopo terreno prefissogli, nella salda fiducia che dietro vi sia nascosto il bene celeste, e che questo verrà a lui senza sua ulteriore fatica, perché egli abbia raggiunto il terreno.

Per lui la religiosità non é già nulla di isolato e per sé stante, cosicché si potrebbe essere ben forte in fatto di pietà, ma nel rimanente debolissimo e assai arretrato, e anzi uomo cattivo. Egli non é religioso, ma pensa e agisce religiosamente; la religione é per lui, non un oggetto, ma solo l’etere di cui gli appaiono circonfusi tutti gli oggetti. Egli rivolge interamente tutta la sua forza ad ogni opera che quaggiù gli si presenti, e l’osservatore potrebbe pensare, che per lui non ci sia da occuparsi d’altro che del conseguimento di questo scopo; e che questo esaurisca pienamente tutto il suo essere e tutte le sue fatiche. Ma di fatto egli non si preoccupa punto della mera esistenza di questo scopo: il quale non ha ai suoi occhi il minimo valore per sé e mediante sé in grazia di sé medesimo. Soltanto per l’eterno, a lui invisibile e inafferrabile, che é celato dietro a questa scorza dell’elemento terreno, egli si affatica; e solo a causa di questo bene riposto ha per lui un significato quello che l’osservatore vede. Il suo intimo senso é sempre nell’eternità, le sue forze sono sempre tra voi. Ma non gli é concesso di vivere solo con questo senso nel cielo, sull’ali dell’immaginazione, e lasciare frattanto riposare le forze sulla terra: poiché non si dà senso alcuno, senza forza attiva, che porga alcunché da sentire.