| LA SECONDA FATICA La Cattura del Toro di Creta (Toro, 21 Aprile - 20 Maggio)
Il Mito
Colui che presiedeva parlò al Maestro dell'uomo la cui luce splendeva tra i figli degli uomini che sono anche figli di Dio: "Dov'è l'uomo che si presentò con forza davanti agli dèi, ne ricevette i doni e passò per la prima Porta spalancata per compiere il proprio lavoro?" "Egli riposa, o Grande Reggente, riflette sul suo errore, piange Abderis e cerca aiuto in se stesso." "Ciò è bene. I doni del fallimento garantiscono il successo se giustamente compresi. Che ritorni al lavoro, varchi la seconda Porta e ritorni prontamente." La seconda Porta era spalancata e dalla luce che velava la scena distante si sentì una voce che disse: "Passa attraverso la Porta. Procedi per la via. Compi il tuo lavoro e ritorna a riferirmi quanto hai fatto." Solo e triste, cosciente della necessità e logorato da un profondo tormento, Ercole lentamente passò tra i Pilastri della Porta, avanzando verso la luce che splende nel luogo dove è il toro sacro. All'orizzonte apparve la bella isola dove dimorava il toro e dove uomini avventurosi potevano entrare in quel vasto labirinto che li attirava e li faceva smarrire, il labirinto di Minosse, Re di Creta, custode del Toro. Attraversando l'oceano verso l'isola soleggiata (ma non ci vien detto come), Ercole si accinse a cercare e trovare il toro per portarlo al Luogo Sacro ove dimorano gli uomini dall'occhio singolo. Di luogo in luogo egli diede la caccia al toro, guidato dalla luminosa stella che brillava sulla fronte dell'animale quale lampada sfolgorante nell'oscurità. Quella luce, muovendosi secondo i movimenti del toro, lo guidava. Da solo Ercole cercò il toro, da solo lo inseguì fino alla sua tana, da solo lo catturò e lo montò. Intorno a lui stavano le sette Sorelle che lo spingevano a procedere e, nella luce splendente, egli cavalcò il toro attraverso l'acqua scintillante, dall'isola di Creta fino alla terra dove dimoravano i tre Ciclopi. Questi tre grandi figli di Dio attendevano il suo ritorno, seguendo il suo progredire attraverso le onde. Ercole cavalcò il toro come se fosse un cavallo e, accompagnato dal canto delle Sorelle, si avvicinò alla terra. "Egli avanza con forza", disse Brontes, e gli andò incontro sulla spiaggia. "Egli cavalca nella luce", disse Steropes, "la sua luce interiore si intensificherà". Indi soffiò sulla luce per suscitare una fiamma improvvisa. "Egli avanza velocemente", disse Arges, "sta cavalcando le onde". Ercole si avvicinava, incitando sul Sentiero il toro sacro, proiettando la luce sul sentiero che va da Creta al Tempio del Signore, nella città degli uomini dall'occhio singolo. Sulla terraferma, al limitare dell'acqua, stavano tre uomini che afferrarono il toro, così togliendolo ad Ercole. "Cos'hai qui?", disse Brontes fermando Ercole sul Sentiero. "Il toro sacro, o uomo Santo." "Chi sei tu? Dicci il tuo nome", disse Steropes. "Io sono il figlio di Era, figlio dell'uomo eppure figlio di Dio. Ho adempiuto al mio compito. Conducete ora il toro al Sacro Luogo, salvandolo dalla morte che l'aspetterebbe. Minosse desiderava il suo sacrificio." "Chi ti disse di cercare e di salvare il toro?", chiese Arges, avviandosi verso il Luogo Sacro. "Sentii dentro di me l'impulso e cercai il mio Maestro. Ispirato dal Grande che Presiede, Egli mi mandò sul Sentiero. Dopo lunghe ricerche e molte pene, trovai il toro. Aiutato dalla sua sacra luce, lo cavalcai attraverso il mare che mi separava dal Sacro Luogo." 20 "Và in pace, figlio mio, il tuo dovere è compiuto." Il Maestro lo vide arrivare e gli andò incontro sul Sentiero. Lungo le acque si udivano le voci delle sette Sorelle che cantavano vicino al toro ed ancor più vicino, alto nel Luogo Sacro, risuonava il canto degli uomini dall'occhio singolo entro il Tempio del Signore. "Sei venuto a mani vuote, oh Ercole", disse il Maestro. "Le mie mani sono vuote perché ho adempiuto il compito che mi era stato assegnato. Il toro sacro è salvo, al sicuro con i Tre. Che debbo fare ora?" "Entro la luce vedrai la luce; cammina in quella luce e lì guarda la luce. La tua luce deve risplendere più intensa. Il toro è nel Luogo Sacro." Ercole si adagiò sull'erba, riposandosi dalla sua fatica. Poi il Maestro si rivolse a Ercole dicendogli: "La seconda fatica è compiuta e facile fu il compito. Impara da esso la lezione della proporzione. Forza per adempiere l'arduo compito e volontà di svolgerlo senza indebolire le tue risorse: queste sono le due lezioni che hai appreso. Alzati subito, cerca il paese custodito dalla terza Porta e trova le mele d'oro. Portale qui". Il Significato della Fatica
Malgrado un parziale insuccesso iniziale, Ercole ha dato inizio alla sua opera. In linea con la legge universale, ha cominciato il suo lavoro sul piano mentale. Nell'estrinsecarsi del piano creativo, l'impulso del pensiero è seguito dal desiderio. Allo stato di coscienza che noi chiamiamo mentale, segue lo stato dell'emotività e questa seconda fatica tratta del mondo del desiderio e della potenza del desiderio. È una delle fatiche più interessanti che ci viene descritta in modo dettagliato. Alcuni racconti delle varie prove a cui Ercole fu assoggettato sono sommari e brevemente delineati, ma le prove in Toro e Gemelli, in Scorpione e Pesci, sono narrate in modo più esteso. Queste, infatti, erano decisive e mettevano alla prova ogni parte della natura dell'aspirante. La chiave per comprendere la fatica nel Toro sta nella giusta comprensione della Legge di Attrazione. Questa è la legge che governa quella forza magnetica, quel principio di coesione che costruisce le forme tramite cui Dio, o l'anima, si manifesta. Essa produce la stabilità, che si dimostra nella persistenza della forma durante il suo ciclo d'esistenza e concerne il rapporto fra ciò che costruisce la forma e la forma stessa, tra i due poli positivo e negativo, tra spirito e materia, tra il Sé ed il non-sé, tra maschio e femmina e dunque, tra tutti gli opposti. Quattro parole simboliche Vediamo che questa prova riguarda principalmente il problema del sesso. Esistono, nella lingua inglese, quattro parole composte da tre lettere che sono ideografiche e simboliche. Esse sono: Dio, Sesso, Legge e Peccato (God, Sex, Law, Sin). In queste quattro parole troviamo espressa la totalità di tutto ciò che esiste. Dio, la somma di tutte le forme, di tutti gli stati di coscienza e della Vita energizzante. Sesso, quella Vita all'opera, che attrae lo spirito e la materia ed istituisce uno scambio continuo fra l'oggettivo ed il soggettivo e fra l'exoterico e l'esoterico. Sesso, desiderio, attrazione, spinta istintiva a creare, la forza di attrazione dell'anima, l'anelito al divino, il desiderio del maschio per la femmina, il richiamo della materia per lo spirito: tutte queste frasi possono essere elencate per esprimere alcune delle attività del Sesso nelle sue varie espressioni. Legge, la risposta di Dio mossa dal pensiero verso la forma, le abitudini istituite dall'infinita interazione fra le opposte polarità riconosciute dall'umanità come le inevitabili leggi di natura, l'imposizione del volere di Dio e lo stampo di quel volere sulla forma ed il suo riconoscimento da parte dell'uomo. Peccato, secondo la sua etimologia, significa: "l'uno che è", l'insorgere del singolo contro il tutto, dell'individualità contro il gruppo, l'egoismo invece dell'interesse universale. Questa è la storia dell'universo scritta per noi in queste quattro parole. Dio, il Tutto; Sesso, l'attrazione fra le parti entro quel Tutto; Legge, le consuetudini del Tutto; e Peccato, la rivolta dell'unità nel Tutto. La Storia della Fatica Minosse, re di Creta, possedeva un toro sacro che teneva nell'isola. Euristeo mandò a cercare Ercole e gli disse che era necessario catturare il toro e portarlo sul continente. Nessuna istruzione fu data sul modo in cui l'impresa dovesse essere compiuta; Ercole sapeva solamente che il toro era sacro, che era nato dal mare e destinato a essere offerto in sacrificio a Minosse. Ercole quindi andò a Creta e cercò per tutta l'isola, inseguendo il toro di luogo in luogo finché non lo catturò. Poi, si dice che egli cavalcò il toro come fosse un cavallo, attraverso l'isola e le acque che separavano Creta dal continente e che così lo condusse nella città dei Ciclopi. Questi Ciclopi erano strani esseri: si affermava che possedessero un solo occhio, situato nel mezzo della fronte. Erano governati da tre eminenti personaggi: Brontes, che significava tuono, Steropes, che voleva dire lampo, e Arges, che significava attività vorticosa. Quando Ercole arrivò con il toro alle porte della città, fu accolto dai tre Ciclopi, che ricevettero da lui il toro sacro e lo presero in consegna. Così terminò la seconda fatica.
Il Tema dell'Illuminazione Il Toro è una delle costellazioni zodiacali più interessanti, specialmente in questo periodo. È la Croce Fissa nei cieli, la Croce del Discepolo e il seguente brano è, a tale riguardo, di speciale interesse: "Nel linguaggio mistico il cielo è il Tempio e l'eterna coscienza di Dio. Il suo altare è il sole, le cui quattro braccia, o raggi, rappresentano i quattro angoli della croce cardinale dell'universo, che sono diventati i quattro segni fissi dello Zodiaco. E poiché i quattro segni dei potenti animali sacri sono sia cosmici che spirituali, essi rappresentano gli elementi fondamentali analoghi ai principi umani. Il segno del Leone rappresenta il fuoco, o lo spirito; il Toro la terra, o il corpo; l'Acquario l'aria, o la mente; lo Scorpione l'acqua, a somiglianza dell'anima. Il segno del Leone raffigura la forza della natura inferiore, il serpente di forza che, se diretto verso l'alto, vince ogni cosa. Il Toro è sempre il simbolo della forza creativa. L'Acquario, ossia l'uomo, è il portatore di luce. Lo Scorpione è spesso trasmutato nell'Aquila, costellazione che sorge sempre assieme allo Scorpione è che nel simbolismo gli è strettamente collegata. Lo Scorpione è il "mostro delle tenebre" che punge a morte, eppure preserva e riproduce, simboleggiando così non solo la generazione, ma anche la rigenerazione. Quest'ultima è rappresentata dall'Aquila, l'uccello del sole che ha conquistato il lato oscuro dello Scorpione (l'avversario che può trascinare l'uomo più in basso delle bestie), ma che, trasmutato diventa l'aquila di luce, che può innalzarsi al disopra degli dèi." (E. V. Straiton, "La nave celestiale del nord", vol. I° pag. 104).
"L'occhio del Toro", la magnifica stella fissa Aldebaran, è una delle ragioni per cui questa costellazione è considerata quella che conferisce l'illuminazione. Negli antichi tempi era chiamata la stella guida dei cieli ed il Toro è sempre stato connesso alla luce e perciò a Cristo, che si dichiarò quale Luce del Mondo. Luce, illuminazione e suono, quale espressione della forza creativa, sono le tre idee fondamentali connesse a questa costellazione. "L'interprete della voce divina", come il Toro era chiamato nell'antico Egitto, può essere chiamato con terminologia cristiana "il Verbo fatto carne". Un riflesso interessante del potere delle influenze zodiacali è ricordare che la forma della lucerna va fatta risalire all'occhio del Toro e che la bolla (bull = toro) pontificia, enunciazioni considerate interpretazioni della voce di Dio, è un termine in uso anche oggi. Ci si potrebbe chiedere in che modo può il Toro apportare l'illuminazione. Ci vien detto che la luna è esaltata in questo segno e che Venere ne è il governatore. Dal punto di vista degli esoteristi e fra le popolazioni agricole primitive, la luna è sempre stata considerata come l'aspetto che costruisce la forma. La luna è quindi il simbolo della materia e in molte delle nostre chiese è presentata in stretta relazione con la Vergine Maria. Il compimento del lavoro intrapreso in Toro e il risultato dell'influenza taurina sono la glorificazione della materia e la conseguente illuminazione tramite essa. Tutto ciò che attualmente impedisce alla gloria, che è l'anima e alla radiosità che emana da Dio entro la forma, di risplendere in tutta la sua potenza, è la materia o aspetto-forma.
Quando questa sia stata consacrata, purificata e spiritualizzata, allora la gloria e la luce possono veramente brillare attraverso di essa e l'aspetto lunare può quindi essere esaltato in Toro. Ciò avviene mediante l'influsso di Venere, simbolo dell'amore terreno e di quello celeste, sia dell'anelito spirituale che del desiderio carnale e che perciò governa appropriatamente questo segno. Venere è soprattutto amore, la creatrice della bellezza, del ritmo e dell'unità. Il toro e la vacca insieme rappresentano la creazione, così il Toro e Venere sono strettamente collegati. Il seguente brano è interessante: "Il toro o la vacca sono il simbolo di questo segno e nella carta del cielo si osserverà che quel piccolo gruppo di stelle chiamate Pleiadi è rappresentato proprio come la spalla del Toro. Ora, nelle sculture e nelle pitture egiziane, le Pleiadi sono talvolta raffigurate come una colomba con le ali dispiegate sul dorso del toro. La colomba, come sappiamo, è sacra a Venere e poiché le Pleiadi fanno parte della costellazione del Toro e, come vedremo di natura più taurina di quella del Toro stesso, la colomba diventa un simbolo particolarmente appropriato per questo piccolo gruppo di stelle." (Walter H. Sampson, The Zodiac: A Life Epitome, pag. 24, London 1928).
Il Tema del Sesso Da questo brano, come da altri che si potrebbero citare, appare chiaro come questa importante costellazione del Toro sia strettamente collegata col sesso, sia nel suo aspetto inferiore che in quello superiore. Questa è la ragione per cui, in alcuni testi, viene chiamato il "segno della generazione", sia terreno che celeste. Abbiamo visto che il potere del segno del Toro è quello dell'attrazione o del congiungimento. Esso esercita un impulso continuo e regolare ed attrae sia in senso simbolico che astronomico. Abbiamo visto che in questo segno si trovano le Pleiadi, fra cui Alcione, chiamato il sole centrale del nostro universo; attorno ad esso ruota il nostro sole con i suoi pianeti. Le parole di Giobbe: "Puoi tu fermare il dolce influsso delle Pleiadi o slegare la cintura di Orione? (i tre re magi)", divengono ora chiare. Le Pleiadi sono il simbolo dell'anima attorno a cui gira la ruota della vita. È interessante riscoprire anche nel Toro quella triplicità che così costantemente ricorre nella tradizione astrologica e mitologica: il Toro, che rappresenta la forma e l'impulso di attrazione della materia; le Pleiadi che rappresentano l'anima e il vasto ciclo ricorrente della esperienza; e fra le sette Pleiadi (le Sette Sorelle" che cantavano per Ercole, nella esposizione del mito), la Pleiade Perduta (perché solo sei sono visibili), simbolo dell'oscuramento dello spirito mentre l'anima, spinta dal desiderio, prende un corpo. Così l'idea del rapporto fra Sé e non-sé, al fine di produrre la suprema rivelazione dello spirito, sottostà a tutti gli insegnamenti mitologici e alle scritture e simboli di tutti i tempi ed è così che emerge anche l'idea della grande illusione. Lo Spirito o Dio, è "perduto", o velato e scompare nell'attrazione delle forme esteriori e nell'illusione che l'anima esercita attorno a sé. Si deve qui ricordare che il segno opposto al Toro è quello dello Scorpione e che questi due segni costituiscono il campo di un magnifico sforzo da parte di Ercole, poiché in uno egli lotta col problema del sesso e nell'altro vince la grande illusione.
Significato delle Costellazioni Le tre costellazioni connesse con questo segno sono Orione, Eridano e Auriga. La natura del lavoro in Toro è magnificamente rappresentata dalle tre figure che ci appaiono nel cielo. L'antico nome di Orione era "i Tre Re", per le tre bellissime stelle che si trovano nella Cintura di Orione. I Tre Re rappresentano i tre divini aspetti della Volontà, dell'Amore e dell'Intelligenza e Orione quindi simboleggia lo spirito. Il nome Orione significa letteralmente "l'esplosione della luce". Ripetutamente, girando attorno allo Zodiaco vedremo apparire quello che possiamo chiamare "il prototipo spirituale" di Ercole: Perseo, il Principe che Viene, che uccise la Medusa simbolo della grande illusione. Egli si trova in Ariete; Orione, il cui nome significa "luce", si trova nel Toro; nello Scorpione appare Ercole stesso, trionfante e vittorioso. Abbiamo poi il Sagittario, l'Arciere a Cavallo, che va dritto alla meta e in Pesci troviamo il Re. Più studiamo attentamente il libro illustrato del cielo, più ci rendiamo conto che sotto i nostri occhi sta il simbolo della nostra divinità, il simbolo dell'anima in incarnazione e la storia della materia, purificata e glorificata dall'opera laboriosa dell'anima.
La seconda costellazione connessa a questo segno è un immenso fiume di stelle che zampilla dai piedi di Orione. È chiamato Eridano, o il "Fiume del Giudice". È un simbolo del fiume della vita che porta le anime in incarnazione, ove imparano il significato delle parole "come un uomo semina, così raccoglierà" e dove intraprendono il lavoro di elaborare la propria salvezza. Come Orione simboleggia l'aspetto dello spirito, così Eridano è connesso con l'aspetto del prendere forma, presentandoci il pensiero dell'incarnazione. La terza costellazione, Auriga, è il cocchiere che conduce verso nuove terre, simboleggiando così l'anima. Natura delle Prove
La chiara lezione da apprendere in questo segno è di raggiungere la giusta comprensione della Legge d'Attrazione nonché il corretto uso e controllo della materia. In tal modo la materia è assunta in cielo, figurativamente parlando e può iniziare la sua giusta funzione, che è quella di costituire un mezzo d'espressione e un campo di prova per il Cristo interiore, ossia l'anima che vi dimora. L'aspirante, quindi, è messo alla prova in due modi: primo, nel calibro della sua natura animale e nei moventi della sua utilizzazione; secondo, nell'attrazione che la grande illusione può esercitare su di lui. Maya, o la grande illusione e il sesso, non sono che due aspetti della medesima forza, quella d'attrazione: l'una si manifesta sul piano fisico e l'altro si esprime nel campo della natura emozionale del desiderio.
Il Discepolo e il Sesso
L'aspirante al discepolato ha nel sesso un vero problema da risolvere. L'indulgere ed il lasciarsi controllare da una qualsiasi parte del suo organismo è inevitabilmente per l'essere umano sempre un errore. Quando tutta la mente dell'uomo è occupata dal pensiero delle donne, o viceversa; quando vive principalmente per soddisfare le sue brame animalesche; quando si scopre incapace di resistere al richiamo del suo polo opposto, allora ne è una vittima ed è controllato dalla parte più bassa della sua natura, quella animale. Ma quando l'uomo riconoscerà le sue funzioni fisiche come eredità divina e il suo equipaggiamento fisico come un dono che gli è stato offerto per il bene del gruppo e per essere correttamente usato a beneficio della famiglia umana, allora vedremo un nuovo impulso motivare la sua condotta rispetto al sesso. Vedremo l'eliminazione della promiscuità con il male che l'accompagna: la malattia. Vedremo la soluzione del problema di troppe nascite e con esso il miglioramento di quello economico. Con il giusto controllo della funzione del sesso e limitandola agli scopi per i quali esiste (la continuazione della famiglia umana ed il fornire corpi alle anime per le loro esperienze), si farà giusto uso del sesso. Allora la passione, la lussuria, l'autogratificazione, la malattia e la sovrappopolazione spariranno dal mondo. La materia non sarà più prostituita al desiderio egoistico ed il rapporto tra i sessi sarà governato dalla comprensione del proposito divino e dall'abilità nell'azione. Due atteggiamenti sono egualmente errati. Uno è quello in cui vengono insegnate pratiche che alla fine conducono ad orge sessuali. Tali pratiche sono state nobilitate col nome di magia sessuale e nell'orgasmo sessuale, deliberatamente indotto, si è portati a credere che l'atto sessuale fisico sia la più alta opportunità spirituale e che, proprio in quel momento, si possa toccare, se si vuole, il Regno dei Cieli. L'altro atteggiamento, che fa del matrimonio e di ogni espressione della vita sessuale un peccato per il discepolo e che sostiene che un uomo non può essere puro in senso veramente spirituale se si sposa e mette su famiglia, è altrettanto terribilmente pericoloso. Non vi è alcuno stato di coscienza o condizione di vita che renda impossibile all'uomo di agire quale figlio di Dio. Se per un uomo non è possibile vivere la vita del discepolato e la vita dell'iniziazione e, col dovuto autocontrollo e comprensione, condurre una normale ed equilibrata vita sessuale, allora vi è una parte dell'espressione umana in cui la divinità non ha alcun potere e ciò non si può ammettere.
Non vi è aspetto della vita, o campo d'espressione, o adempimento di obblighi, né uso dell'apparato fisico, nei quali l'anima non possa essere il fattore dominante e le cose non possano essere fatte veramente per la gloria di Dio. E l'anima che deve controllare, non la natura inferiore. Si dimentica che alcuni dei più grandi iniziati mondiali erano sposati; che il Buddha si sposò ed ebbe un figlio e che doveva essere un iniziato d'alto grado quando prese moglie. Si dimentica che Mosé, Davide il Salmista e molte altre figure preminenti nel mondo del misticismo in entrambi gli emisferi, erano sposati e avevano famiglia. I discepoli appartengono a tutte le razze, sia in Occidente che in Oriente, e l'atteggiamento delle varie razze verso il sesso è molto differenziato. I comportamenti sono diversi. La legalità o l'illegalità dei rapporti varia. Diverse epoche e diverse civiltà hanno considerato dei rapporti legali in un tempo ed illegali in un altro. Alcune razze sono monogame ed altre poligame. In alcune civiltà la donna è considerata come il fattore dominante, ed in altre l'uomo. Con il trascorrere delle età, dei pervertiti sessuali, degli omosessuali, veri o falsi, sono esistiti; e oggi la situazione non è probabilmente peggiore di cinquemila anni fa, salvo che, ora, tutto è messo in luce, il che è bene. Tutti parlano di questo problema e le nuove generazioni chiedono apertamente: "Cos'è il sesso? Che cosa è bene e che cosa è male?". Ma come ci si può aspettare che trattino bene una questione che è stata discussa superficialmente nelle varie epoche? È opportuno notare, a questo punto che Minosse, re di Creta, a cui apparteneva il toro sacro, possedeva anche il labirinto in cui viveva il Minotauro e il labirinto è sempre stato il simbolo della grande illusione. La parola "labirinto" deriva da un'antica parola e significa disorientamento, confusione, perplessità. L'isola di Creta, con il suo labirinto ed il suo toro, è un simbolo evidente della grande illusione. È separata dalla terraferma e l'illusione ed il disorientamento sono caratteristiche del sé separato, ma non dell'anima sul suo piano, dove la realtà di gruppo e le verità universali costituiscono il suo regno. Il toro, per Ercole, rappresentava il desiderio animale ed i molteplici aspetti del desiderio nel mondo della forma che, nella loro totalità, costituiscono la grande illusione. Il discepolo, come Ercole, è un'entità separata, divisa "dalla terraferma", simbolo del gruppo, a causa del mondo dell'illusione e del labirinto nel quale egli vive. Il toro del desiderio deve essere catturato, dominato ed inseguito ovunque sia presente nella vita del sé separato, finché non giunga il tempo in cui l'aspirante possa fare ciò che Ercole fece: cavalcare il toro. Il cavalcare un animale, negli antichi miti, significava controllo. Il toro non è ucciso, è cavalcato e guidato, sotto il dominio dell'uomo. Vi sono potenzialità e facoltà celate nell'essere umano che, se sviluppate e manifestate, possono apportare nuovi poteri per affrontare questo problema. Ma, nel frattempo, che cosa deve fare l'aspirante? Si possono dare alcuni suggerimenti:
1. Cavalcare, controllare e dominare il toro e ricordare all'aspirante che il toro deve essere cavalcato attraverso le acque verso la terraferma. Ciò significa che la soluzione di tutto il problema del sesso verrà quando il discepolo subordinerà il suo sé separato, isolato, al proposito ed alle attività di gruppo e comincerà a regolare la sua vita in base alla domanda: "Cos'è meglio per il gruppo di cui faccio parte?" È facendo così che il toro è condotto verso terra. 2. Usare il senso comune. L'antico significato del termine "senso comune" (o buon senso) indicava un senso che sintetizzasse e unificasse gli altri cinque, costituendo così il "senso comune", ossia la mente. L'aspirante deve dunque usare la sua mente e, mediante la percezione intelligente, giungere a guidare e controllare il toro del desiderio. Usando il senso comune, si evitano certi pericoli. Vi è un pericolo nel metodo di molti aspiranti di inibire o evitare completamente qualsiasi espressione sessuale. Fisiologicamente possono riuscirvi, ma l'esperienza degli psicologi e degli insegnanti è che, quando l'inibizione o una drastica soppressione viene imposta all'organismo, ne risulta qualche forma di malattia mentale o qualche complesso. Molte persone pulite fisicamente hanno menti impure. Molti che disdegnano qualsiasi pratica sessuale e sostengono che il matrimonio non è per il discepolo, hanno una mente che non reggerebbe ad alcuna prova. Le loro menti e le loro interpretazioni delle azioni altrui sono così lascive e la loro capacità di pensare il male è così grande, che sarebbe meglio per costoro (per quanto possa apparire dannoso) lasciarsi cavalcare dal toro del desiderio, piuttosto che continuare a sostituire il peccato esteriore con l'appagamento mentale. Una mente pulita ed un cuore puro, un corpo ben organizzato e correttamente usato, in conformità alle leggi del paese in cui il destino lo ha messo, la piena considerazione del benessere di coloro che fanno parte del suo gruppo e una vita di servizio amorevole: questi sono gli ideali dell'aspirante. 3. Una giusta comprensione del significato del celibato. La parola "celibe" significa "singolo" ed il significato usualmente datole è quello dell'astenersi dal rapporto matrimoniale. Molti giovani, uomini e donne, spinti dal desiderio spirituale e sotto l'influsso della forma-pensiero prodotta dalla Chiesa durante il Medioevo, con i suoi numerosi monasteri e conventi, credono che il celibato sia per loro essenziale e giusto e restano poi sorpresi dai complessi che ne risultano. Ma non potrebbe darsi che il vero celibato sia espresso per noi nelle parole del Cristo quando disse: "Se il tuo occhio è singolo, il tuo intero corpo sarà pieno di luce"? Non potrebbe essere che il vero celibato sia il rifiuto definitivo dell'anima di identificarsi con la forma? Non potrebbe il vero matrimonio, di cui il rapporto fisico non è che il simbolo, essere l'unione di anima e forma, di spirito (aspetto positivo) e di madre-materia (aspetto negativo)? Lasciate che l'anima sia fissa nei suoi propositi e libera dalla schiavitù della materia e allora la giusta azione ed il giusto punto di vista caratterizzeranno immancabilmente la vita sul piano fisico. Lasciate che l'anima cavalchi la forma, controllandola e dominandola; allora essa conoscerà sicuramente i suoi giusti obblighi. Riconoscerà i rapporti da mantenere con gli altri esseri umani, saprà se il suo destino è quello di essere marito o moglie, padre o madre, fratello o sorella, amico o compagno. Con il giusto uso della forma e la giusta comprensione del proposito, con il giusto orientamento verso la realtà ed il giusto uso dell'energia spirituale, l'anima agirà come fattore di controllo e tutto il corpo sarà pieno di luce. Con il controllo, con il buon senso, con una giusta comprensione del celibato e con l'identificazione col proposito di gruppo, il discepolo sarà libero dal dominio degli impulsi sessuali. Egli riuscirà seguendo l'esempio di Ercole e cavalcherà il toro del desiderio verso la terraferma ove, nel Tempio di Dio, lo affiderà alle cure dei Ciclopi, gli antichi iniziati dall'occhio unico di cui abbiamo parlato, l'occhio di Shiva, l'occhio del Toro della costellazione omonima. Poiché Ercole stesso non era soltanto il discepolo, ma, nella sua natura inferiore, era il toro, e nella sua natura superiore, il Ciclope. Quando il toro del desiderio sarà consegnato ai Ciclopi, cominceranno a manifestarsi all'iniziato dall'unico occhio, cioè a se stesso, l'anima e i tre aspetti divini: Brontes, Steropes e Arges custodiranno il toro sacro ed Ercole, il discepolo, non avrà più alcuna responsabilità. Brontes è simbolo del primo aspetto di Dio, il Padre che pronunciò il verbo e rappresenta il suono creativo. Steropes significa lampo, o luce, e rappresenta il secondo aspetto, l'anima. Arges significa attività vorticosa, il terzo aspetto della divinità, che si esprime nell'intensa attività del piano fisico. Questi aspetti divini costituiscono il fattore di controllo e, una volta che abbiano preso in consegna il toro sacro, il problema di Ercole è risolto. |