Introduzione

Scopo di questo studio

 

L'intenso interesse dimostrato attualmente nei confronti della vita spirituale è di per sé un valido motivo per lo studio che questa serie di articoli propone. Nonostante la religione accademica e teologica abbia perduto il suo antico richiamo e malgrado la ribellione contro la religione organizzata, la spinta verso le realtà spirituali non è mai stata intensa come adesso. Il giorno dell'esperienza empirica su larga scala è giunto e ovunque uomini e donne rifiutano di continuare a credere e accettare ciecamente, poiché hanno deciso di sapere. L'accettazione di dogmi imposti sta lasciando il posto alla sperimentazione; una divina autodeterminazione, basata su un'unione consapevole con la Vita in cui viviamo, ci muoviamo e siamo, sta prendendo il posto della credulità e della superstizione.

Oggi, il problema d'ogni istruttore è quello di scoprire nuovi modi di esprimere le antiche verità, presentando le antiche formule per lo sviluppo spirituale in modo che possano acquisire una vita nuova. In entrambi gli emisferi sono stati scritti molti libri sul Sentiero del Discepolato, sul Sentiero della Santità e sul Sentiero dell'Illuminazione. Riproporre i problemi propri di quel Sentiero universale e le sue relative difficoltà non è giustificato se non con un'impostazione pratica e moderna. Questa deve indicare l'inclusività della meta, una volta che quei problemi siano superati e deve evitare la noiosa ripetizione di quelle norme basilari di vita che sono state espresse in queste due parole: "Siate buoni". Ci è stato detto più e più volte che è necessario vincere le lusinghe del mondo, della carne e del demonio. Questo ha fatto nascere nella mente dell'aspirante occidentale l'idea che il Sentiero sia inevitabilmente disseminato di miseria, di negazione di sé e di interminabili angosce. Questi pensa di dover coltivare una forte capacità di sopportazione sino al momento in cui, misteriosamente e miracolosamente, possa pervenire ad un mondo di pace e d'abbondanza in cui svanirà ogni dolore, la carne non lo tormenterà più ed il demonio sarà sconfitto. Ciò come ricompensa ad una mera sottomissione alla volontà di un Creatore imperscrutabile.

Tuttavia sta già albeggiando nella coscienza umana una crescente consapevolezza dell'innata divinità, che l'uomo è veramente fatto ad immagine e somiglianza di Dio e che sia per sua natura uno con suo Padre nei Cieli. L'idea del proposito e del piano comincia ad essere compresa e l'intero atteggiamento dell'aspirante nei confronti della vita va rapidamente cambiando. Certamente oggi dovrebbe essere possibile delineare un quadro sintetico del progresso dell'anima dall'ignoranza alla saggezza, dal desiderio materiale alla realizzazione spirituale, sì che il fine possa esser visto sin dall'inizio e un'intelligente cooperazione con il disegno dell'anima prenda il posto di uno sforzo cieco. Allora il Pellegrino potrà proseguire sul proprio sentiero con il viso volto verso la Luce, irradiando gioia.

La storia delle drammatiche esperienze di quel grande ed antico Figlio di Dio, Ercole o Eracle, può proprio proporci tale immagine sintetica. Essa non trascura alcuna fase della vita dell'aspirante e nello stesso tempo lo pone in collegamento con il lavoro cosmico. Si vedrà che il suo tema è talmente inclusivo che ognuno di noi, dibattendosi nell'attuale vita moderna, può applicare a se stesso le prove e i tentativi, i fallimenti ed i conseguimenti di quest'eroica Figura che lottò, secoli or sono, per lo stesso scopo cui noi tendiamo. La lettura della sua storia evocherà un nuovo interesse nella mente dell'aspirante disorientato e gli fornirà una tale immagine del progressivo sviluppo e del destino universali, che egli potrà proseguire con rinnovato coraggio.

 

Ricapitoleremo la storia di Ercole e cercheremo di mostrare come egli, nelle sue dodici fatiche, recitò la parte dell'aspirante sul Sentiero del Discepolato. Nel percorrerlo egli si assunse alcuni compiti di natura simbolica e passò attraverso certi episodi ed eventi che rappresentano in ogni tempo la natura dell'apprendistato e dei conseguimenti che caratterizzano l'uomo che si avvicina alla liberazione. Ercole rappresenta il Figlio di Dio, incarnato ma non ancora perfetto, che prende nelle sue mani la natura inferiore e l'assoggetta con la volontà alla disciplina affinché possa infine far emergere la divinità. Da un essere umano che erra, ma serio ed intelligentemente consapevole del lavoro da compiersi, si forma un Salvatore del Mondo.

 

Due sono state le grandi e drammatiche storie mantenute costantemente all'attenzione degli uomini nel corso dei tempi. Nelle dodici fatiche d'Ercole è descritto il Sentiero del Discepolo e le sue esperienze, preparatorie al gran ciclo conclusivo dell'Iniziazione, suscitano un'immediata risposta da parte d'ogni uomo che aspira.

Nella vita e nelle opere di Gesù il Cristo, quel perfetto e radiante Figlio di Dio, che "è penetrato per noi oltre il velo, lasciandoci un esempio che dovremmo seguire", troviamo descritte le cinque fasi del Sentiero dell'Iniziazione, fasi che rappresentano gli episodi culminanti per i quali le dodici fatiche hanno preparato il discepolo.

L'oracolo ha parlato e la parola è risuonata attraverso le età: "Uomo, conosci te stesso". Questa conoscenza è il grandioso conseguimento sul Sentiero del Discepolato e la ricompensa di tutto il lavoro compiuto da Ercole.

 

Connotazioni Astrologiche

 

Scopo secondario di questo studio è quello di presentare un aspetto dell'astrologia diverso da quello consueto. Tracceremo la storia di Ercole mentre attraversa i dodici segni dello zodiaco. Egli, infatti, espresse le caratteristiche d'ogni segno e in ognuno di essi conseguì una rinnovata conoscenza di se stesso dimostrando, tramite essa, il potere del segno ed acquisendo i doni che esso conferisce. In ciascuno dei segni lo vedremo superare le sue tendenze naturali, controllando e governando il proprio destino e dimostrando che le stelle influenzano, ma non determinano.

La forma d'astrologia che, credo, prenderà col tempo il posto di quella ordinaria che riguarda gli oroscopi, è la presentazione sintetica di eventi cosmici che si riflettono nella nostra vita planetaria, nella vita dell'umanità nel suo insieme e nella vita dell'individuo, che è sempre il microcosmo del macrocosmo.

Questo tipo d'astrologia concentra la sua attenzione principalmente sullo sviluppo del piano nel tempo; ciò si rivela storicamente in misura limitata per l'umanità ed uno studio più vasto delle epoche e dei cicli potrebbe portarci una maggiore comprensione degli scopi di Dio. Vi è un immenso passato dietro all'umanità; eoni ed eoni sono trascorsi, la ruota dell'esistenza gira continuamente, la spirale della vita si svolge perennemente e noi siamo portati avanti nell'impeto di una forza che va verso un nuovo aspetto della meta, verso una visione e una realizzazione più ampie.

Il concentrarsi sull'oroscopo personale e l'intenso interesse manifestato dagli individui per le loro piccole faccende può essere naturale e normale ma è, ciò nonostante, miope. Solo la consapevolezza che siamo parte integrante di un più grande Tutto e la conoscenza di quella divina totalità possono rivelare il proposito maggiore. Queste sono le idee che dovranno infine sostituire le nostre preoccupazioni personali. Le piccole storie della nostra vita devono scomparire in un quadro più grande. Astrologicamente, Ercole rappresentò la storia della vita d'ogni aspirante e dimostrò il ruolo che ciascun individuo deve svolgere nell'eterna Impresa.

 

Un grande Maestro orientale ha espresso, a proposito dello zodiaco e dell'astrologia, questo pensiero suggestivo:

"Che l'astrologia sia una scienza ed una scienza del futuro è vero. Che l'astrologia, nel suo aspetto più elevato e nella sua più alta interpretazione, metterà infine l'uomo in grado di focalizzare la propria comprensione e di agire correttamente, è altrettanto vero. Che nelle rivelazioni che farà l'astrologia in tempi futuri si troverà il segreto della vera coordinazione tra anima e forma, è ugualmente vero. Ma quell'astrologia non è ancora stata scoperta. Troppo si è trascurato e troppo poco si conosce per rendere l'astrologia la scienza esatta che molti affermano essa sia. L' affermazione sarà confermata nel futuro, ma il tempo non è ancora giunto.

"L'astrologia, così com'è praticata oggi, è condannata a fallire a causa della rapidità con cui le anime vanno assumendo il controllo della propria personalità. La compilazione dell'oroscopo dell'anima non sarà basato sulla nostra conoscenza tridimensionale, poiché le leggi del tempo e dello spazio non hanno influenza alcuna sull'anima." (Astrologia Esoterica)

 

In questo studio quindi ci occuperemo di un tipo d'astrologia non matematica e priva di ogni rapporto con la stesura di oroscopi. Essa tratterà dei dodici tipi d'energia tramite i quali la coscienza della Realtà divina si manifesta per mezzo della forma. Ercole non acquisì questa conoscenza in qualche lontano paradiso o in uno stato soggettivo, ma conseguì la comprensione della sua divinità essenziale nel corpo fisico, ostacolato e limitato dalle tendenze proprie del segno in cui compiva la sua fatica. Attraverso il dominio della forma e l'assoggettamento della materia, ci viene mostrato il quadro del rivelarsi di una divina autorealizzazione.

 

Nello studiare la storia di Ercole, accompagnandolo nelle dodici fatiche e percorrendo con lui il grande zodiaco dei cieli, considereremo questo studio da due punti di vista: quello dell'aspirante individuale e quella dell'umanità nel suo insieme. È oggi possibile pensare che la famiglia umana abbia raggiunto, praticamente in massa, lo stadio dell'aspirante, lo stadio del ricercatore intelligente, lo stadio dell'uomo che, avendo sviluppato la mente e coordinato le proprie capacità mentali, emozionali e fisiche, ha esaurito l'interesse per il mondo fenomenico e sta cercando la via per un più ampio campo di consapevolezza e una più valida sfera di attività. Questo stadio è sempre stato espresso nel corso dei tempi da individui avanzati, ma mai prima d'ora la razza umana intera si era trovata in questa condizione. In ciò sta la bellezza delle imprese trascorse e l'ora dell'attuale opportunità.

 

Il Mito

 

Egli stava di fronte al suo Maestro. Comprendeva vagamente che una crisi incombeva su di lui e che questa avrebbe prodotto in lui un cambiamento nella parola, nell'atteggiamento e nel proposito. Il Maestro lo guardò con amore.

"Il tuo nome?" chiese, rimanendo in attesa di una risposta.

"Eracle o Ercole", fu la risposta. "Mi dicono che significhi gloria rara di Era, radiosità e fulgore dell'anima. Cos'è l'anima, Maestro? Dimmi la verità."

"Questa tua anima devi scoprirla svolgendo il tuo compito, trovando ed usando la natura che è in te. Chi sono i tuoi genitori? Dimmi questo, figlio mio."

"Mio Padre è divino. Non lo conosco se non in quanto so nel mio intimo di essere Suo figlio. Mia madre è terrena. Io la conosco bene ed ella mi ha fatto come mi vedi. Nello stesso modo, o Maestro della mia vita, io sono uno dei gemelli. Vi è un altro, che mi assomiglia. Conosco bene anche lui, eppure non lo conosco. Uno è della terra, quindi terreno, l'altro è un figlio di Dio".

"Che mi dici della tua esperienza, Ercole, figlio mio? Cosa sai fare e cosa ti hanno insegnato?"

"Sono abile in tutto ciò che faccio; sono stato ben istruito, ben allevato, ben guidato e sono ben conosciuto. Conosco tutti i libri e anche tutte le arti e le scienze; conosco la fatica dei campi, oltre a tutto ciò che sanno coloro che possono permettersi di viaggiare e conoscere gli uomini. Conosco me stesso come un essere che pensa, che sente e che vive.

"Una cosa debbo dirti, Maestro, per non ingannarti. Sappi che non molto tempo fa uccisi tutti coloro che in passato mi avevano insegnato. Uccisi i miei insegnanti e, nella mia ricerca di libertà, ora sono libero. Cerco di conoscere me stesso, entro di me e tramite me."

"Figlio mio, quella fu un'azione saggia e ora ti ritrovi libero. Mettiti al lavoro e ricorda, nel farlo, che nella parte finale della ruota della vita arriverà il mistero della morte. Non dimenticarlo. Che età hai figlio mio?"

"Avevo passato diciotto estati quando uccisi il leone di cui porto la pelle. A ventun anni incontrai la mia sposa. Oggi sto dinanzi a te tre volte libero: libero dai miei antichi insegnanti, libero dalla paura della paura e libero in verità da ogni desiderio."

"Non vantarti, figlio mio, ma dimostrami la natura della libertà che senti in te. Tornando nel segno del Leone incontrerai il leone. Cosa farai? Nei Gemelli, gli insegnanti che hai ucciso ti attraverseranno nuovamente la via. Li hai veramente lasciati alle spalle? Cosa farai? Di nuovo in Scorpione dovrai combattere il desiderio. Rimarrai libero o il serpente ti sfiderà coi suoi allettamenti facendoti cadere di nuovo a terra? Cosa farai? Preparati a provare le tue parole e la tua libertà. Non gloriarti, figlio mio, ma provami la tua libertà ed il tuo profondo desiderio di servire."

Il Maestro tacque, Ercole si ritirò e si volse a guardare la prima grande Porta. Colui che presiedeva la Camera del Consiglio del Signore chiese al Maestro di chiamare gli dèi perché fossero testimoni degli sforzi del nuovo discepolo e lo indirizzassero sul Sentiero. Il Maestro chiamò. Gli dèi risposero. Vennero e diedero ad Ercole i loro doni e numerosi e saggi consigli, poiché conoscevano il compito che l'attendeva e i pericoli del Sentiero.

Minerva gli consegnò una veste intessuta da lei stessa, di rara bellezza e finezza. Trionfante e orgoglioso la indossò, esultando nella sua gioventù. Doveva ancora dar prova di sé.

Vulcano forgiò per Ercole una corazza dorata per proteggere il suo cuore, fonte di vita e di forza. Il nuovo discepolo si cinse del dono splendente e, così protetto, si sentì sicuro. Ma egli doveva ancora provare la sua forza.

Nettuno arrivò con una coppia di cavalli e ne porse le redini ad Ercole. Essi venivano direttamente dalle acque, erano di rara bellezza e di provato vigore. Ercole ne fu lieto, perché doveva ora provare la sua capacità di montare la coppia di cavalli.

Parlando con grazia ed arguzia, venne Mercurio portando una spada di rara fattura che offrì, in un fodero d'argento, ad Ercole e l'assicurò bene al suo fianco, raccomandandogli di mantenerla sempre ben affilata e splendente. "Essa deve separare e tagliare", disse Mercurio, "e devi maneggiarla con precisione e abilità". Ercole ringraziò con gioia. Doveva ora dar prova della sua vantata perizia.

Al suon di trombe e scalpitio di zoccoli il carro del Dio Sole apparve in un lampo. Ne scese Apollo, che con la luce e il suo fascino incoraggiò Ercole e gli diede un arco, un arco di luce. Il discepolo deve attraversare nove Porte aperte prima di acquistare la capacità necessaria per tirare con quell'arco. Ercole aveva impiegato tutto quel tempo per provare di essere un Arciere. Perciò quando il dono gli fu offerto, Ercole lo prese confidando nel suo potere, un potere non ancora provato.

Così fu pronto. Gli dèi circondarono il suo Maestro e osservarono le sue bizzarrie e la sua gioia. Ercole scherzava davanti agli dèi, mostrando le sue prodezze e vantando la sua forza. Improvvisamente si fermò e rifletté a lungo; diede poi da tenere i cavalli ad un amico, la spada ad un altro e l'arco ad un terzo. Infine sparì correndo in un bosco vicino.

Gli dèi attesero il suo ritorno, perplessi e dubbiosi per il suo strano comportamento. Quando tornò dal bosco, brandiva una clava di legno tagliata da un robusto albero.

"Questa è soltanto mia", gridò, "nessuno me l'ha data. Questa posso usarla con efficacia. O dèi, guardate le mie grandi imprese."

Allora, e solo allora, il Maestro disse: "Và, affronta le tue fatiche."