Ciò che segue è l’unica orazione giudiziaria che si possiede dopo il periodo di Cicerone. Venne pronunciata da Apuleio nel corso di un processo che si tenne nel 158 o nel 159. Apuleio aveva sposato Pudentilla, una ricca vedova, madre di Ponziano, morto poco dopo le nozze. Il fratello della donna, per tutelare gli interessi del secondo figlio Sicinio Pudente, presenta contro Apuleio l’accusa di magia, che l’autore avrebbe utilizzato per sedurre la futura moglie ed impadronirsi dell’eredità. La seconda accusa, quella di aver ucciso il Ponziano, viene subito abbandonata; del resto nella legislazione romana del periodo, il "crimen magiae" poteva provocare la condanna a morte. Afferma che la magia non è altro che lo studio delle scienze naturali e delle devozioni religiose. L’argomento principale dell’autodifesa è probabilmente il testamento di Pudentilla che nominava suo erede il figlio e non Apuleio.
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