| La Decade Pitagorica
Ritornando alla Decade Pitagorica, alla quale abbiamo visto che si riallaccia la croce egiziana, possiamo aggiungere che molto prima che i Giudei avessero introdotto l'elemento fallico nella religione, i popoli più disposti al simbolismo, avevano fatto della croce (in quanto 3 +4=7) il loro simbolo divino più sacro. Il T (tau) la cui forma è ricavata dalla cifra 7 e dalla lettera greca Γ (gamma), era, come abbiamo detto, il simbolo della vita terrestre e della vita eterna; della vita terrestre perché il Γ (gamma) era il simbolo della terra (γη γης) della vita eterna, perché la cifra 7 è il simbolo della stessa vita, riallacciata alla Vita Divina. La scuola di Pitagora considerava il numero 7 come un composto dei numeri 3 e 4 che si spiegavano in due maniere. Sul piano del mondo spirituale, il triangolo, intanto che era la prima concezione della Divinità manifestata, era la sua immagine, «Padre-Madre-Figlio»; il quadrato invece, numero perfetto, era la sorgente ideale, di tutti i numeri e di tutte le cose sul piano fisico. Alcuni studiosi, dato il carattere sacro della Tetraktys e del Tetragrammaton, si sbagliano sul senso mistico del Quaternario. Questo in verità, agli occhi degli antichi non costituiva, per così dire, che una «perfezione» secondaria, poiché non si riferiva che ai piani visibili, mentre solo il triangolo (il delta greco) era il «veicolo della Divinità invisibile». Considerato come composto di sei e di uno (del Gruppo del sei e dell'Unità) il numero 7 era il centro invisibile, lo Spirito di tutte le cose, poiché non può esistere affatto un corpo esagonale nel quale non si scorga una settima proprietà che costituisce il suo punto centrale: ad esempio, i cristalli o i fiocchi di neve nella natura che si dice «inanimata». I pitagorici dicevano, inoltre, che il numero 7 possiede tutta la perfezione dell'unità, che è il numero dei numeri. Infatti il 7 è paragonabile all'unità assoluta, che é increata e invisibile, che non rappresenta alcun numero e che alcun numero può produrre. Per dare un esempio dei sistemi pitagorici, noi leggeremo con la chiave di Pitagora il numero dei giorni dell'anno - 365 – così: la Terra (3) animata (6) dallo Spirito della Vita (5). Infatti, il 3 è l'equivalente del gamma greca (Γ) che é il simbolo della terra (γη); il 6 é il simbolo del principio che anima, e il 5 la «quintessenza» universale che si diffonde in tutte le direzioni e forma tutta la materia. Questo ed altri esempi già accennati, non danno che una debole idea dei metodi usati per decifrare gli ideogrammi simbolici e i valori numerici riconosciuti dagli antichi. Il sistema presenta, naturalmente, difficoltà estreme complesse, sicché ben poche persone, anche fra gl'iniziati potevano assimilare tutte le sette chiavi che venivano usate dai Pitagorici. Ora, vi fu un tempo in cui il simbolo orientale della croce e del cerchio - la svastika - era adottato universalmente. Per i Buddisti, i Cinesi, e i Mongoli, la croce e il cerchio, o la svastika, significava «diecimila verità». Verità, essi dicevano, che rivelano molti misteri dell'universo, della Cosmogonia Primordiale e della Teogonia. Ed é perciò che la svastika, al pari della croce ansata in Egitto, era posta sempre sul petto dei Mistici defunti. Il giovane cristiano Diogene, addetto ai lavori di sterro del Cimitero di Domitilla, ove fu poi seppellito, in pace depositus, portava, come abbiamo detto, il segno della svastika sulla sua tunica, forse al pari di tutti gli altri cristiani incaricati dei lavori nelle catacombe. Ecco come é provata l'antichità remotissima della venerazione della croce, sia nella forma di T sia nella forma di croce ansata, sia nella forma di svastika. Molti secoli prima che la croce del Nazareno avesse spiegate le sue grandi braccia sul Golgota, la croce dunque, esisteva ed era venerata in tutto il mondo. Per i simbologisti pre-cristiani essa era, come abbiamo detto, il Letto di Tortura, durante i Misteri dell'Iniziazione, sebbene il «crocifisso» vi fosse collocato orizzontalmente. Ma nella forma di svastika la croce ha avuto una venerazione quasi universale. Pochi simboli usati dall'uomo sono così saturi di significazioni misteriose quanto la svastika. Essa era rappresentata dalla cifra 6. Al pari di questa cifra, la svastika, punta nella rappresentazione concreta (come fa l'ideogramma del 6) verso il nord, il sud, l'est e l'ovest, lo zenit e il nadir. Dovunque vi si trova l'unità e dovunque questa unità é riflessa in tutte le unità. Essa é l'emblema dell'attività di Fohat, della rivoluzione costante delle «Epoche» nonché dei Quattro Elementi, non solo nel loro senso cosmico ma anche nel loro senso mistico. I suoi quattro bracci, ripiegati ad angolo retto, hanno un rapporto intimo con le Scale Pitagoriche ed Ermetiche. Una persona iniziata ai misteri del significato della svastika «poteva rintracciare su di essa, con una precisione matematica, l'evoluzione del Cosmo». La svastika rappresenta anche «il rapporto tra il Visibile e l'Invisibile» nonché la prima procreazione dell'uomo e del suo genere. Ma per lo studioso della saggezza arcaica orientale, la croce e il cerchio, l'albero e il tau - anche dopo la decifrazione e la enumerazione dei simboli che vi sono connessi - contengono un profondo mistero nel loro Passato, ed è su questo Passato che egli dirige il suo sguardo scrutatore. Dopo il 7 (che nella filosofia della Decade Pitagorica, costituisce insieme al gamma [Γ] il Tau di Hermes) segue il numero 8. L'otto simbolizza l'eterno movimento nella spirale dei cieli, ed é, a sua volta, simbolizzato dal caduceo. Esso dimostra la respirazione regolare del Cosmo alla quale presiedono gli otto grandi Dei, i sette della madre primordiale e l'Unico. Segue il numero Nove o triplo ternario. Questo numero si riproduce incessantemente su tutte le forme e tutti gli aspetti e in tutte le moltiplicazioni. Il Nove é il segno delle circonferenze, poiché il valore della circonferenza é uguale a 3+6+0. Il 9 in talune condizioni é un numero infausto. Se il 6 era il simbolo del nostro globo, prossimo ad essere animato da uno Spirito divino, il 9 simbolizzava la nostra Terra animata da uno spirito cattivo e maligno. Il Dieci, finalmente, riporta all'Unità tutte le cifre finora considerate e chiude la Decade Pitagorica. Anche la figura dell'Unità iscritta nello zero era il simbolo della divinità dell'Universo e dell'Uomo. Ecco, nella massima brevità, la significazione filosofica della «vigorosa stretta della zampa del Leone della tribù di Giuda» fra le due mani, il cui numero delle dita é precisamente dieci. Sollevando qualche velo sul profondo Mistero del passato, noi abbiamo intravista, così, tutta la simbologia di cui i dotti dell'antichità nutrivano il loro spirito assetato di conoscenza; e per quanto la loro sapienza ci appaia confusa e oscura, noi arriviamo però fino a persuaderci che i loro simboli e il loro misticismo non erano né sciocchezze né follie di esaltati, ma rispondevano ad una Filosofia profonda, alla quale la nostra lontana mentalità. superficiale e semplicista, non può arrivare. Ciononpertanto noi abbiamo potuto comprendere che il simbolo della Croce (nella sua forma di T, di cerchio, o di svastika) è stato dagli antichi profondamente venerato parecchi millenni prima della croce cristiana, e anche alcuni secoli dopo l'avvento del Cristianesimo. La croce di Cristo, se come sacro ricordo della Passione risale alla nostra Era, come espressione simbolica e mistica - e specialmente come manifestazione di riti misteriosofici, stranamente conservati nel racconto della Passione, della Morte e della resurrezione di Gesù - non é che la copia tradizionale del culto e della dottrina di popoli antichissimi peri quali la Iniziazione Misterica si compiva precisamente con la crocifissione sul T (letto di dolore) col seppellimento in una cripta, con la discesa spirituale all'Inferno e con la resurrezione trionfale alla fine del terzo giorno. Prima di Cristo - Redentore dell'Umanità – migliaia di Iniziati sono stati crocefissi sul T (tau) e sepolti misticamente per tre giorni, alla fine dei quali sono poi risorti a nuova vita, gloriosi e trionfanti, dopo la prova subita. Una copia - o, più propriamente, la continuazione sempre più spiritualizzata - di riti antichissimi, è, dunque, la Croce; ma non per questo meno sacra e meno veneranda per tutti i cristiani del mondo.
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