Il documento che segue è opera dell'ingegno del Carissimo F:. G.C., ed è stato pubblicato su da Hiram n. 4 - agosto 1984 - ed. Erasmo. Lo scritto rappresenta un opera della maestria dell'Autore e non indica di necessità la visione della Loggia o del GOI. Ogni diritto gli è dichiarato.

 

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Vado da tempo rincorrendo uno strano rapporto, una relazione per certi tratti apparentemente nodosa e intricata, ma che esige approfondimenti intorno ad alcuni essenziali aspetti della dimensione del Libero Muratore: intendo richiamarmi al rapporto "opinione = lavoro muratorio", a sua volta intimamente legato ad altro riferimento, quello - di non minore rilievo -esistente tra "parola e mondo massonico".

Il discorso non può prendere lo spunto che da premesse fondate sulla ritualistica massonica, la quale, per attingere alle fonti pure della Tradizione, detta - in chiave simbolica - segni, figurazioni, immagini, gesti, passi, movimenti, con schemi e trame di operatività che rappresentano le fondamenta essenziali per la erezione del Tempio.

La Massoneria - intesa come struttura della Tradizione Occidentale - tende purtroppo ad oscillare tra la presenza intimistica della ritualità e la inclinazione (certamente tutta latina) ad incuneare il lavoro del Tempio nelle secche aridità del dibattito parolaio-logorroico.

E proprio qui che interviene la sottile quanto insidiosa puntuale invadenza della "dialettica delle opinioni" che, entrando prepotentemente dalla sala dei passi perduti, nel Tempio-Loggia (1), porta a fuorviare il libero Muratore dal tracciato esoterico-operativo-speculativo che è purificante solo in quanto ad un tempo strumento e metodo della ricerca iniziatica.

Tutto allora si incardina, nel Tempio-Loggia, sulla disparità delle opinioni, sulla discordanza delle opinioni, sul dibattito delle opinioni, sul conflitto delle opinioni: insomma "l'opinione" con la sua dialettica, senza fine, si risolve in una sorta di guerra di parole che nel tumulto delle passioni genera animosità, lacera gli animi, produce metalli.

Nella più grande apertura di questo discorso, va anche fatta una constatazione di fondo: purtroppo, della opinione e della sua categoria concettuale, l'uomo moderno ha tratto e fatto suo patrimonio, soltanto la parte più svalutata, direi più spregevole, quella che, partendo dalla concezione stoica (opinione è assenso falso ed insufficiente), giunge alla definizione di Cicerone che la identifica come "imbecilla assensio"(2): una fragile identificazione che si ritrova in troppi fenomeni parolai della moderna civiltà.

E avvenuto così, che la di là della stessa concezione Kantiana (l'opinione è il fatto di ritenere qualcosa come vero, con la coscienza di una insufficienza soggettiva ed obiettiva di giudizio), l'opinione e la sua dialettica (3), perdendosi nel rivoli e rivoletti dell'analisi, sono divenute un'autentica parodia, una orgia di delirante verbosità, fanaticamente esaltanti, che, entrando in Loggia, deformano ed alterano il tessuto iniziatico del simbolo-Tempio, Il gruppo di esoteristi viene quindi incalzato, premuto da vicino dalla ridda delle opinioni che crea separazione, divisione, dibattito, e poi magari maggioranze, minoranze e cosi via, in una atmosfera pesante ed irrespirabile.

Tutto questo contesto, così detto dialettico - autentica torre di babele - ormai lontano dall'originaria Arte dei dialogo e della discussione seria, leale, affettuosa, non può che fare a pugni con tutta la sacralità della simbologia muratoria, degradando nella viltà dei metalli, solo in apparente aderenza alla Libertà del trinomio che - come incisivamente è stato rilevato "non è la libertà fuori del Tempio, ma quello dentro il Tempio, dove è atemporale, astorica, incondizionata".(4)

Ma si inserisce a questo punto anche l'altro riferimento metodologico, quello tra "parola" (e suo uso) e "simbolismo del Tempio": un riferimento intimamente legato al primo rapporto.

Platone, pregato di insegnare l'Arte di conoscere gli uomini, disse: "Gli uomini ed i vasi di terracotta si provano alla stessa maniera: i vasi da un certo suono, gli uomini poi si distinguono facilmente dal parlare". Questo metro, è ancora purtroppo attuale nel mondo esterno, in cui infinite energie umane sono tutte dedite e sprecate alle agitate, disordinate ed egoistiche passioni, le quali, per soggiacere inevitabilmente al dominio delle emotività, finiscono spesso per essere vòlte al male; forze negative, veri metalli che trovano buon gioco nelle fragili falsità della dialettica pregna della solita alluvione di parole.

Ma, in Loggia, la dimensione della parola ed il metodo del linguaggio, hanno invece fondamento totalmente diverso proprio perché protese alla costruzione del Tempio.

Nella scuola Pitagorica, gli iniziati "tenevano le loro discussioni ed i colloqui reciproci e componevano i loro appunti ed annotazioni, i loro scritti e pubblicazioni ( ... ) non nel comune eloquio popolare a tutti gli altri abituali, ma usavano modi di espressioni incomprensibili ai non iniziati e nascondevano sotto i simboli il senso delle loro discussioni e dei loro scritti".(5)

Va da sé, che in Massoneria - intesa, questa, come Scuola iniziatica - se non si riesce a rapportare l'uso della parola con il "metodo" di realizzazione simbologica, il lavoro non ha alcuna significanza, non è muratorio, ma soltanto di Impulso sensitivo-ernotivo-metallico- mondano.

Squadra e Compasso non sono assolutamente due semplici attrezzi collocati su un libro, ma strumenti della psiche, espressioni di una simbologia interiore che deve condurre l'uomo - nella ricerca - prima di ogni altra cosa, all'uso della parola calcolata, misurata, attraverso una metodologia che non realizzi una sorta di sopportazione dei più verso i pochi o viceversa, a seconda del gruppo in cui sono magari adunati i più bravi "vocianti vincenti" ; ma che sia idonea a creare una realtà spirituale, "per coltivare" - come dettano gli Old Charges - l'amore fraterno, la pietra di fondazione di volta in volta, il cemento e la gloria di questa antica fratellanza, evitando tutte le dispute e questioni, tutte le maldicenze e le calunnie.

Il discorso muratorio è tale, solo se fondato sulla "pietra" e sulla sua significanza simbologica: dialogare nel Tempio-Loggia vuol dire costruire; e proprio per il fine della edificazione, le parole, sono atti riflessivi e calcolati, di studio, di ricerca interiore, di levigatura e rifinitura della superficie della pietra la quale dovrà combaciare all'altra già apposta, pronta ad aderire per la edificazione della Grande Opera: siamo insomma su un metodo di lavoro esattamente opposto alle ipocrite, deformanti strumentazioni della vuota dialettica delle opinioni.

I Liberi muratori che lavorano per edificare non possono operare nel contrasto e nella divisione, nel conflitto (delle parole e delle opinioni) per il solo gusto di realizzare pietre raffazzonate e non combaciabili.

Il dialogo, nel Tempio-Loggia, non può quindi articolarsi se non in una direzione cordiale, affettuosa, amicale, né di contrapposizione né di contraddizione nel senso della dialettica profana (6), ma di "legamento" intimo o permanente tra pensiero e pensiero, tra idea ed idea (in senso Platonico), molte volte anche nella scia di una silenziosa concordanza animica, in modo che TUTTI, nella consonanza esoterica, GIUSTA e PERFETTA, delle parole e dei silenzi, trovino la loro armonia attraverso la simbologia ritmica musicale della batteria, che sul piano spirituale è coralità piena delle coscienze di operai contenti e soddisfatti e non appiccicaticcio di innesti contrapposti di frammenti di opinioni.

Il Libero Muratore deve vedere nel lavoro del Tempio la rappresentazione simbolica della intensa energia universale che egli deve sapere controllare ed orientare nella giusta costruzione.

Bene si legge nel pregevole testo del Baylot (7):"La libertà e l'autonomia della persona conducono necessariamente all'idea di costruzione. La costruzione conduce al Piano. Il Piano prepara una storia. Di questa Storia, il Tempio inquadra lo svolgimento. - Se essa è riuscita, conduce al Santuario di cui, alla fine, è la chiave della Iniziazione"




 


1. Cfr. nostro scritto: ''Passi perduti e tempio- in Rivista Massonica 1976 pag. 167.

2. Cicerone - Tusc. disp. 1V,7

3. Nel pensiero antico il concetto di opinione aveva avuto un diverso contenuto: a parte la Sofistica che aveva ridotto ogni pensiero ad opinione ed ogni verità a misura individuale, Platone aveva distinto l'opinione che deriva dai sensi dalla cognizione che è invece data dai concetti, facendo corrispondere all'opinione i fenomeni mutevoli ed ai concetti il costante avvicendarsi dei fenomeni, cioè la realtà, l'essenza, l'idea. (Platone-Repubblica V-477-13).
Poiché la parola "dialettica" ha assunto signìficati i più differenti - guardandoci dagli accostamenti impropri che si rischia di provocare diremo che quando, per l'argomento che viene trattato usiamo l'accezione di questo termine, intendiamo precisamente riferirci a quello che viene usualmente ad assumere, per i suoi contenuti, nel mondo contemporaneo, nel quale, attraverso i diversi sviluppi concettuali ad opere del pensiero filosofico - locus classicus della tradizione che vede nella dialettica un metodo argomentativo per la generazione delle contraddizioni (analisi dei concetti) - si è poi pervenuti (particolarmente con le incisioni di Hegel e Marx) a mostrare l'unità di un concetto esattamente con il suo "opposto" e l'uguale sostenibilità sul piano razionale - di tesi contrapposte e contraddittorie; ossia, praticamente, una ridda di "opinioni" come permanente conflitto effettivo, storico, o come l'uno e l'altro insieme: uno strumento, se si vuole ottimale per i ragionamenti filosofici, politici, sociologici ecc. ma tutto da verificare - come è nel nostro sforzo - in chiave esoterica-iniziatica.

4. Cfr. Atti del Convegno Oriente di Palermo giugno 1979 (Rel. Mermini).

5. Giamblico: Vita Pitagorica - Laterza 1973 XXIII-104.

6. Come bene inquadra il problema l'Abbagnano (Dizionario di Filosofia UTET) la Dialettica ha assunto nella Storia quattro significati: 1) Dialettica come metodo di divisione; 2) Dialettica come logica del probabile; 3) Dialettica come logica; 4) Dialettica come sintesi degli opposti. Quest'ultimo significato - di ispirazione Hegeliana - è oggi il più diffuso ed anche il più screditato per le sue devianze (ne sono sorte derivazioni: Dialettica della storia; Dialettica della vita politica; Dialettica Sprituale; Dialettica politica ecc.). Tutti significati - rileviamo -che nulla hanno a che fare con l'Arte Muratoria e la simbologia del Tempio.

7. J. Baylot:"La Massoneria Tradizionale nel nostro tempo" - Ed. G.O. li. 1973).

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