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"...una pietra che può trovare posto in un muro,
non rimarrà mai inutilizzata..."
(Da un'antica iscrizione iraniana di venticinque secoli fa)


Un momento pieno di significato altamente esoterico, che molto spesso non viene giustamente valutato, per gli insegnamenti che sul piano simbolico ne riceviamo, è quello nel corso del quale, il nuovo Apprendista, dopo aver ricevuto dal Maestro delle Cerimonie, le istruzioni relative: ai segni, alla parola ed al toccamento del Libero Muratore, rientra nel Tempio.
Dopo aver fatto i passi rituali e salutato le Luci, il neofita viene condotto dal Maestro delle Cerimonie dinanzi all'altare perché, impugnando con la mano destra il martello, impari ad eseguire il lavoro di sgrossamento della "Pietra grezza",battendo su di essa tre colpi.
Nel grado di Apprendista Libero Muratore, questo momento rituale viene spesso vissuto con grande indifferenza, sia da parte del neofita, che degli altri Fratelli che assistono alla cerimonia d'Iniziazione.
Ciò perché si dimentica che quei semplici gesti simbolici sintetizzano tutta quanta la vicenda esoterica del grado di Apprendista Libero Muratore.
Infatti è attraverso la levigazione dei propri corpi fisici che il nuovo Massone, seguendo un faticoso lavoro interiore, si libera delle scorie terrene, iniziando il faticoso cammino, sul sentiero iniziatico, per pervenire, allorquando avrà completato il lavoro di squadratura della Pietra grezza, alla morte e resurrezione simbolica.
Sarà quindi opportuno che, con la modestia che deve caratterizzare un Massone, ci si soffermi a meditare sul simbolismo che scaturisce da questo momento rituale dell'Iniziazione massonica.
E noto che sul piano della simbologia massonica, perché il Libero Muratore possa procedere alla costruzione dell'edificio, o come sogliamo dire, sul piano alchemico, al compimento dell'OPERA, è necessario che proceda alla raccolta di materiali vari (corpi profani) che, una volta completata l'Opera, si presenteranno al costruttore in una rarità inscindibile e irripetibile.
Sul piano simbolico ne deduciamo che, perché possa essere inserita nel disegno predisposto, necessita che la pietra grezza da lavorare venga scelta solo ed unicamente dal Maestro d'arte.
Sotto questo aspetto, non può certamente sfuggirci l'insegnamento esoterico che deriva da questo particolare momento che ci spiega il passaggio dalla molteplicità all'unità, che siamo soliti definire: "REINTEGRAZIONE DELLO STATO NUOVO" che intravediamo, nella riedificazione del Principio.
 

Non cessando di tenere vivi nella nostra memoria gli ammaestramenti venutici dal grande Maestro del passato: ERMETE TRIMEGISTO, che affermava: "Ciò che è in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per le meraviglie di una cosa unica", non possiamo astenerci dal rilevare che, nel rapporto del Libero Muratore, riscontriamo sempre una profonda intesa fra microcosmo e macrocosmo, nonché una piena attinenza alla "GRANDE OPERA".
Non può infatti sfuggire alla nostra attenzione come il neofita in questa fase, sia pure inconsciamente, ripete quanto, secondo il racconto della Genesi, ebbe a verificarsi nel momento primordiale, attraverso il coordinamento del CHAOS nel COSMOS.
Infatti è mediante l'utilizzazione razionale della propria fede, della volontà, nonché della sua forza intellettiva, che il Neofita procede all'Opera di purificazione della "pietra grezza",quale materia prima indifferenziata, per pervenire alla Sua trasformazione in: "pietra levigata",giungendo così al momento del compimento dell'Opera.
Ne consegue che è attraverso questo simbolico procedimento che la pietra lavorata diviene sede dell'energia intellettiva, consentendo quindi al Neofita di passare ad operare la trasformazione del proprio corpo fisico in un corpo puro e quindi incorruttibile, capace di stabilire i presupposti per pervenire alla perfezione ed all'immortalità, proprio attraverso la "pietra" .
Il culto della "pietra" sul piano simbologico, è sempre stato molto diffuso fra i vari popoli del nostro pianeta. Non perché mediante essa si onorava la materia, ma in quanto attraverso la materia si manifestava, in tutta quanta la sua potenza, la divinità.
 

Non può sfuggirci, d'altro canto, che la pietra grezza sta a testimoniare l'atto creativo del "FIAT LUX" successivo allo "UNUS MUNDUS", che Jung collega con la concezione archetipale del mondo, nella mente dell'Eterno, che pervenne alla sua realizzazione.
Il concetto della divinizzazione della pietra, lo ritroviamo anche nella concezione Biblica, allorquando nel Nuovo Testamento, leggiamo: "... (Cristo) è la pietra che i muratori hanno scartato e che si è poi trasformata in: pietra angolare" (Luca, XX, 17).
Risalendo ancora nel tempo, come non ricordare che la grande "MITRA" nacque dalla pietra; per cui se ne deduce che è proprio dagli antichi miti, che scaturisce il significato della Natura Divina dell'uomo della pietra.
Infatti fu attraverso l'energia creativa dell'Innominabile, che l'uomo trovò la propria origine dalla Terra, nella quale venne plasmato e fu conseguentemente alla sua attiva e primordiale partecipazione, con la propria sorgente di vita, che secondo la concezione filosofica Neoplatonica, si reintegra al suo Creatore, nell'ipostasi della sostanza fisica, in una medesima natura.
 

Dante Alighieri, nella Divina Commedia scrive:
"O voi che avete l'intelletti sani mirate la dottrina che s'asconde sotto il velame de li versi strani"

infatti è proprio sollevando questo velo, che possiamo intravedere la Medusa, la quale nella mitologia greco-romana, viene vinta da Perseo, la quale appare per Virgilio, piena di pericoli ed altro non era che la "GORGONA" la quale, pietrificava chi la guardava.
Dai versi di Dante, va anche rilevato che è la dottrina a pietrificare il corpo dell'uomo, per cui se ne può dedurre che la Medusa sta' a simboleggiare il corpo fisico dell'uomo, in quanto è solo esso che per superiori leggi di natura, ci consente, sia pure inconsapevolmente di coagulare ed imprigionare nella pietra lo spirito umano, fino a renderlo individuale e cosciente di questa sua particolare posizione.
Ne consegue che, qualora Dante avesse voluto fissare il volto di Medusa, sarebbe ritornato istantaneamente al punto di partenza, onde riprendere assieme a Virgilio il cammino già percorso. Ciò perché, come è noto, le acquisizioni iniziatiche non possono essere distrutte di colpo. In proposito è opportuno ricordare che, sul piano alchemico, queste situazioni vengono denominate: "scotti di vipera o scotti di ritorno", mentre per la concezione greco-romana, queste reazioni vengono poste sotto il segno di Medusa.
Infatti la Gorgona, che ha il potere di pietrificare, altro non è se non la forza ambivalente capace di rendere attraverso il corpo individuale e cosciente quanto precedentemente era incosciente ed universale, pur conservando la facoltà di consentire un ritorno all'indistinto ed incosciente a colui che si distacca dal corpo. In proposito il D'Espagnet afferma:
"... La riduzione e la caduta in pioggia del corpo volatilizzato, rende alla pietra la sua anima e la nutre con un latte spirituale, sino a quando abbia acquistato una forza perfetta... sino a quando sia fissato in basso e - dopo aver scacciato Saturno dal trono Giove - prende le redini dell'impero."
E in questa fase che vediamo l'uomo acquisire improvvisamente la percezione di aver perduto il corpo fisico mediante la sua riduzione in pulviscolo volatilizzantesi dal basso verso l'alto per ricadere.
Solo allorquando avverte questa sensazione di essere rimasto privo del corpo, che avverte la presenza della propria anima, così come è la pietra a ricevere questa coscienza, perché sul piano simbologico è sempre la pietra che ci indica l'individuale, in posizione antitetica al Tutto ed all'Universale.
Da quanto esposto, molto sommariamente, si evince che il momento rituale della fase iniziatica, nel quale il Neofita apprende a lavorare la pietra grezza, è di rilevante importanza e si ripropone al suo ricordo in tutto l'iter che dovrà percorrere sul sentiero iniziatico.
Risuoni quindi sempre al nostro udito la vibrazione prodotta allorquando ci venne insegnata l'arte di levigare la pietra grezza.

 


 

Il documento che presentiamo ai nostri graditi Ospiti è opera d'ingegno del Carissimo F:. Giuseppe Del Noce;

ed è stato pubblicato su:"Hiram" il 2 Febbraio 1988

Ogni diritto è riconosciuto.

 

© Giuseppe Del Noce