All'origine della vita e delle forme esiste un
modello preesistente su cui si organizza la materia.
In fondo, prima di Bohm, ne aveva parlato Platone
con il suo mondo delle idee.
Il documento che
segue, è opera d'ingegno di Filippo Falzoni Gallerani, il
quale contattato ha generosamente consentito che fosse
presentato anche in questo sito. A lui i nostri personali
ringraziamenti.
© Filippo Falzoni
Gallerani
Si deve al biologo e
filosofo inglese Rupert Sheldrake l’ideazione
dell’interessante, seppur controversa, teoria dei
campi morfici. Secondo la sua visione la materia
risponde a un sottostante e preesistente disegno che
ha una natura immateriale o psichica, un campo
morfico (o morfogenetico) che guida atomi, molecole
e cellule a realizzare una specifica forma. Alle
geometrie simmetriche e bellissime di un fiore
sottostà quindi un campo morfogenetico attorno cui
si organizza il suo sviluppo.
Quando il bruco nel bozzolo passa attraverso il
processo di trasformazione in farfalla, ci sono fasi
in cui parti del suo corpo si sciolgono, inglobando
parti del bozzolo stesso per poi solidificarsi in
una nuova forma. Il campo morfico è il “modello” di
farfalla cui aderiscono molecole e cellule del corpo
dissolto del bruco e della seta,
trasformandolo in qualcosa di diverso e di nuovo. La
coscienza (l’invisibile campo morfico) del fiore
crea il fiore, la farfalla invisibile si costruisce
un corpo con le cellule di seta e il corpo dissolto
del bruco… Insomma, il visibile procede
dall’invisibile.
Si suppone che i campi morfici non riguardino solo
le trasformazioni di forme viventi o minerali, ma
forse anche la possibilità di sequenze di
avvenimenti complessi, e anche che ci sia una
risonanza tra tutti gli esseri viventi. Le
esperienze degli uomini che sono vissuti in passato
hanno lasciato delle tracce morfiche che influenzano
le esperienze attuali. Per questo le preghiere, i
riti e i mantra che sono stati ripetuti per secoli
ci paiono più suggestivi e “veri”.
I campi morfogenetici possono offrire una
spiegazione anche ai corsi e ricorsi storici e
soprattutto alla incapacità dell’uomo di risolvere i
conflitti ed evitare nuove guerre e sofferenze.
Nonostante uno sviluppo tecnologico che implica
grande intelligenza e organizzazione, non abbiamo
ancora imparato a vivere insieme senza conflitti e
stupidamente ripetiamo da millenni gli stessi drammi
individuali e collettivi.
Si crede che la risonanza morfica che agisce nel
presente faccia sì che l’esperienza di ogni uomo
influenzi la coscienza collettiva. Perciò, raggiunto
un numero critico di individui risvegliati, sarà
possibile un salto evolutivo della coscienza umana.
Possiamo vedere la fine dei tempi come la fine del
tempo psicologico da cui sorgono ansie e
preoccupazioni; e la vita eterna, come
consapevolezza dell’attimo e della natura
trascendente dell’Essere.
Il cammino spirituale è quindi essenzialmente questo
risveglio alla realtà attraverso l’integrazione
dell’io nel Sé. E finché non ci sveglieremo dal
sogno dell’ego le cose non cambieranno.
Che i campi morfogenetici esistano davvero come
Sheldrake immagina o ci siano spiegazioni diverse,
questo discorso ha comunque un senso. Assomiglia al
concetto di inconscio collettivo di Jung, e sotto
molti aspetti, alla Filosofia Orientale che
considera il Brahman substrato atemporale e
immutabile della realtà e l’ego una momentanea
illusione. Per la Filosofia Perenne la materia è
Maya, un’illusione, mentre lo Spirito è la vera
realtà oltre lo spazio e il tempo.
Un cambiamento interiore autentico implica quindi un
diverso contatto con l’essenza creativa. Il
risveglio individuale alla pienezza del Sé mette
fine alla prospettiva egocentrica e permette di
uscire dai vecchi schemi che ci imprigionano; ed è
anche l’unico modo con cui poter eventualmente
aiutare l’umanità in crisi.
Gli stati di trasparenza dell’io
Esporrò ora brevemente un’idea sulla relazione
tra gli stati di trasparenza dell’io e il
manifestarsi di eventi sincronici. Per trasparenza
mentale intendo l’osservazione libera dalla
divisione tra centro osservante e cosa osservata,
intendo il sentire non-duale, l’attenzione senza
alternative e pregiudizi di cui ci parla
Krishnamurti.
Quando siamo a contatto con il Sé, percepiamo la
coerenza significativa del destino, troviamo buona
fortuna in mezzo alle difficoltà e scopriamo una
nuova possibilità di fluire in armonia con gli alti
e bassi della vita, con autenticità e passione, in
serena spontaneità, senza nevrosi e inutili
proiezioni.
Mi pare che agli stati di trasparenza dell’io e di
consapevolezza non divisa corrispondano campi
morfici peculiari di forma mandalica, che creano
quelle che appaiono come le più improbabili
coincidenze significative e le inaspettate
circostanze che tessono la magia del quotidiano.
Riconosciuto e dissolto il conflitto interiore con
l’intuizione dell’interdipendenza degli opposti,
siamo in armonia con la vita nel qui e ora e siamo
liberi dal passato che imprigiona gli individui
inconsapevoli. Sentiamo cariche di senso anche le
banali circostanze di ogni giorno e viviamo in presa
diretta con l’attimo, senza lasciare spazio al
pensiero condizionato. L’effetto di questo stato non
diviso della coscienza sugli eventi ha poco a che
vedere con il pensiero positivo e il pensiero
creativo promosso dalla cultura New Age.
Osservando i fenomeni con una prospettiva egoica e
narcisista la realtà è sempre percepita in modo
distorto. Non si tratta infatti di far accadere
quello che vuole il nostro io, ma di svegliarci alla
realtà. Non vediamo che il corpo, la mente e
l’energia sono all’interno della consapevolezza,
senza la quale non esisterebbero? Non ci accorgiamo
che una cosa semplice come la respirazione è la
connessione con l’energia che anima ogni cellula…
Questo non è un concetto è un fatto. Ma pochi
davvero osservano consapevolmente, perché queste non
son cose che interessano all’ego che vuol esser
grande.
Quando la consapevolezza è libera dalle distorsioni
del pensiero ciò che accade è espressione di un
mandala armonico che risponde al progetto
dell’anima, espressione della nostra vera natura.
Quando si vive in questa consapevolezza, si riscopre
la naturale armonia della vita al di là dei
movimenti di superficie.
L’io che cerca di cambiare la realtà con “pensieri
positivi”, rimarrà sempre frustrato e prigioniero
nella dimensione del desiderio. La libertà interiore
è un prerequisito del risveglio. Coloro che
riconoscono la natura del Sé, notano che il mondo
esteriore ne è magicamente influenzato con
l’armonico realizzarsi degli eventi
positivi-negativi che conducono
all’autorealizzazione e alla pienezza del Sé. Così
Liberazione e Realizzazione vengono assieme.
La scienza sembra confermare alcuni assunti che la
filosofia greca e orientale ha proposto da millenni.
Max Planck, Nobel della fisica, arrivò ad affermare:
“Non esistono leggi fisiche, non sono mai esistite e
mai esisteranno”. In sintesi non esisterebbero
verità, ma solo possibilità, le quali si possono
attualizzare o meno con la collaborazione della
coscienza che percepisce.
Russell Targ sostenne che viviamo in
universo olografico e non-locale. Quindi ogni
piccola parte riproduce il tutto, un micro-sistema
riproduce un macro-sistema e ogni sistema è connesso
agli altri attraverso il proprio campo
informazionale.
Il neuroscienziato Karl Pribram scoprì che il
cervello umano è molto di più che un computer
biologico e che le sue funzioni sono di tipo
olografico.
L’epigenetica dimostra definitivamente che la
coscienza influenza il DNA e la realtà, non tanto
attraverso il pensiero consapevole, quanto
attraverso le emozioni e le verità radicate
nell’inconscio e nelle memorie cellulari.
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