Gli
escrementi trionfano nel "curioso" e
nell'"osceno" di tanti monumenti
religiosi e civili nel Medioevo,
come nelle sculture ignee qui
riprodotte del 1531 della chiesa di
Sainte-Materne a Walcourt.
L'immagine di lato riportata
riflette una tesi sostenuta dai
bestiari dell'epoca: "cosa importa
se l'ibis mangia escrementi o
cadaveri? Esso possiede l'arte di
somministrarsi, con il becco, un
clistere purificante.
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Nella Bibbia YHWH dice ad Ezechiele: «tu
mangerai il pane d'orzo e lo cuocerai con gli
escrementi che escono dall'uomo» (Ezech. IV-12).
Successivamente YHWH sostituisce lo sterco
dell'uomo con quello di vacca: «Poi (YHWH) mi
disse: ecco ora ti concedo di usare lo sterco di
vacca e ti preparerai il pane con esso» (Ezech.
IV-15). Queste prescrizioni del Signore biblico
possono sembrare strane, oltre che ripugnanti,
all'uomo osservante del nostro tempo. L'uomo
arcaico invece deve aver trovato cosa del tutto
normale utilizzare il proprio sterco per le
necessità del suo vivere. Di certo l'uomo
biblico non doveva avere eccessivi problemi per
quanto attiene ai rifiuti biologici se YHWH gli
prescriveva di utilizzare «gli escrementi che
escono dall'uomo» addirittura in relazione alla
preparazione del pane. D'altra parte, nel
contesto delle culture agricole, cui le
prescrizioni bibliche certamente si riferiscono,
lo sterco dell'uomo e dell'animale non era
considerato un elemento spregevole. Sparso per i
campi aumentava miracolosamente la fecondità
della terra, che così nutrita prorompeva in erbe
e frutti più abbondanti. Doveva possedere quindi
potenti elementi in relazione alla fertilità,
alla prosperità della vita. Indubbiamente i
rifiuti biologici partecipavano assieme a YHWH
alla fondamentale funzione della creazione e
della crescita di tutte le cose che traggono
vita dalla terra. Anche l'uomo che è fatto di
terra beneficiava di questi preziosi elementi
vitali contenuti nei rifiuti. Si vedrà, a questo
proposito, come l'uomo abbia elaborato una
vigorosa farmacopea stercoraria.
Di questi antichi misteriosi valori ormai
dimenticati, a noi oggi illuminati dalla
psicanalisi rimane soltanto una strana inconscia
equazione che accosta le feci a qualcosa di
vagamente prezioso come il denaro e la
ricchezza. San Filippo Neri con una bella
intuizione freudiana diceva che il denaro è lo
sterco del diavolo.
Utilizzando le crude parole del testo sacro, che
peraltro garantiscono la chiarezza dei concetti,
formuliamo una esegesi certamente degna della
nostra riflessione, dal momento che ogni
indicazione della divina scrittura coinvolge, al
di là di ogni cultura, significati sacrali utili
alla vita interiore dell'uomo.
«Cuocerai (il pane) con gli escrementi» (Ezech.
IV-12). Si trattava quindi di un fuoco
alimentato dallo sterco. Il fuoco è un elemento
che scalda e trasforma le cose; alimentato da
elementi stercorari sembra trasmettere al pane,
nella fase di cottura, un'aggiunta di energie
vitali. L'uomo che si nutrirà di pane cotto con
il fuoco di sterco, ne trarrà maggiori energie e
longevità.
Il ragionamento doveva essere pacificamente
accettato dall'antichità religiosa se i
persiani, seguaci di Zoroastro, coprivano le
tombe con la cenere del fuoco di sterco
chiamandola "polvere d'oro". I residui vitali
contenuti nella polvere d'oro, filtrando
attraverso la terra, raggiungevano il defunto
conferendo energie vitali per la vita
nell'aldilà. L'accostamento dello sterco
all'oro, metallo solare, oltre che richiamare
l'idea della preziosità, recupera nel contempo,
per i devoti di Zoroastro, i valori del calore e
della vita necessari all'eternità del defunto.
A proposito dei significati sacrali della
cottura degli alimenti con fuoco di sterco,
voglio ricordare una pratica cultuale della
tribù dei Dorzc nell'altopiano etiopico
(1).
Il sacerdote etiope durante il rito, dopo aver
bruciata la vittima, mangia, tra l'altro, anche
parte dell'intestino dell'animale senza averlo
preventivamente liberato dagli escrementi. Si sa
che l'animale sacrificato alla divinità resta
consacrato ad essa, nel senso che la vittima
offerta entra in rapporto reale con la divinità
stessa. Questo rapporto anzi è evidente agli
occhi di tutti, dal momento che la divinità se
ne appropria mediante la fiamma, consumando
veramente - come attraverso una bocca di fuoco -
parte della vittima stessa. L'animale ucciso,
prima è visibile a tutti sull'altare, poi viene
in gran parte divorato dal fuoco scomparendo
nella sfera invisibile del dio. Per i fedeli il
dio ha veramente mangiato l'animale. Il
sacerdote e i fedeli, mangiando anch'essi parte
della vittima sacrificata, entrano nel contempo
in comunione con lo stesso dio cui il sacrificio
è stato dedicato. In particolare, mangiando le
interiora dell'animale cariche degli elementi
vitali presenti negli escrementi entrano in
comunione con le "zone interiori" della divinità
cui la vittima consacrata corrisponde.
Anche nella Bibbia c'è qualcosa di analogo con i
sacrifici dei Dorze. YHWH ordina che tutto
l'animale, vitello, toro e giovenca, sia
sacrificato in olocausto, ossia interamente
bruciato, in offerta alla divinità. Il testo
biblico precisa che devono essere bruciati non
solo la carne, la pelle e il sangue, ma anche le
interiora con lo sterco in esse contenuto (Num.
19,5; Levit 16, 27). Attraverso la divina bocca
di fuoco l'animale letteralmente scompare
divorato dall'invisibile.
Le sante ceneri delle ossa, degli zoccoli, dello
sterco, ossia dei rifiuti del pasto divino
restano ai fedeli che le utilizzano a scopi
rituali mescolandole all'acqua di purificazione.
L'acqua con la cenere delle ossa, degli
escrementi, dei peli e tutto il resto viene
asperso sui fedeli o anche bevuta ai fini di
ottenere guarigioni, trasformazioni interiori,
purità mentale.
Questa tradizione biblica precristiana relativa
ai sacri escrementi è rimasta in forma meno
cruda nella devozione del nascente
cristianesimo. Nel Vangelo dell'infanzia di Gesù
(2) si racconta come l'acqua che era servita
alla madre per lavare il piccolo Gesù ed i suoi
panni sporchi, se bevuta dai fedeli poteva fare
miracoli, guarire dalla lebbra, allontanare i
demoni, offrendo con questo un ennesimo esempio
di come la medicina si confonda spesso con la
religione.
Ma anche nei secoli che seguiranno le sante
reliquie, non di rado ripugnanti, come le
secrezioni, gli umori, sezioni d'intestino, peli
di uomini santi, venivano offerte alla
venerazione dei fedeli che le utilizzavano ai
fini terapeutici con risultati miracolosi.
La medicina del 1500 era ancora quella di
Ippocrate e Galeno; e Lutero - forse informato
dal figlio Paolo che era medico - si stupiva
come Dio avesse messo nello sterco tanta forza
risanatrice. Per inciso: l'escremento di maiale
fermava l'emorragia; quello di cavallo mescolato
al vino faceva bene alla tosse; quello dell'uomo
applicato alle ferite, le guariva; fumigazioni
di cavallo espellevano il feto morto; lo sterco
di pavone curava l'epilessia, quello di falco
mescolato al vino curava la sterilità della
donna, così come lo sterco di toro.
L'antichità biblica, i cristiani d'occidente e i
non cristiani d'oriente possedevano tutta
un'arte farmaceutica fondata sugli escrementi e
ne era consentito l'uso a scopo devozionale.
L'argomento richiederebbe un discorso a parte,
ma qualche esempio può essere utile per
concludere questa breve esposizione. Viaggiatori
del secolo scorso narrano come fedeli di fede
buddista riservassero tanta devozione alla
persona del Dalay Lama, oceano di saggezza e
capo religioso del Tibet, da raccogliere con
sollecitudine i suoi escrementi giornalieri per
farne delle pillole. In un contesto cerimoniale
fatto di invocazioni, preghiere e musica si
fabbricavano queste sante compresse o anche
polveri da inalare o da mescolare ai cibi. Le
compresse fatte dello sterco dell'autorità
religiosa con aggiunta di farina di grano, acqua
pura e profumata ed un colorante rosso
(3), venivano poi deposte in un vaso avvolto
di un tessuto di seta pronte
Il testo indiano Bahagavad Gita, in alcuni passi
(3-10) relativi alla vacca santa, la "grande
madre" accenna all'utilizzazione, tra l'altro,
della sua urina finti purificatori e
terapeutici. Il sacro testo del persiano
Zend-Avesta ordina alla donna che ha abortito di
bere tre tazze di "gomez". Il "gomez" è urina di
vacca mescolata a cenere, che, purificando il
ventre della donna visitato dalla morte, ridava
allo stesso l'abituale vitalità. «Per tre notti
- prosegue il sacro testo - la donna che ha
abortito laverà con "gomez" i nove orifizi del
suo corpo e sarà rinnovata». Sempre in Persia,
per allontanare il male da un ambiente si
aspergeva accuratamente la casa con urina, così
come la religione cristiana fa con l'acqua
santa, mentre veniva pronunciata la formula:
«Distrutto sia il demone Ahriman le cui opere
siano maledette» (Kharda-Avesta).
Sull'Avesta è possibile consultare l'ampia
sezione
L'Avesta
Per tornare in occidente, concluderò con il
ricordare che in epoca carolingia iniziò tra i
teologi cristiani, così detti, "stercoraristi",
una grande disputa che durò quasi due secoli. Il
monaco Pascasio Radlberto in un trattato
teologico dell’831 aveva infatti aperto la
discussione ponendo il problema se il corpo
incorruttibile e immortale di Cristo,
identificato con il pane sacramentale, restasse
o meno intatto durante la digestione del devoto.
Note
1 - Dan Sperber "Teoria del
simbolismo" Ed. Einaudi.
2 - Si tratta di un apocrifo del II sec.
accettato come vero da Eusebio di Cesarea,
Atanasio, Grisostomo ed altri padri della
chiesa. Ora gli apocrifi sono studiati con
attenzione.
3 - Il rosso nel buddismo tibetano
corrisponde, a differenza della corrente
riformata di Tsong Khapa che ha il berretto
giallo, al colore sacro della corrente
conservatrice dei, così detti, "berretti rossi"
per essere utilizzate in caso di malattia.
Il documento è opera d'ingegno di M. Bacchiega
ed è tratto da "Abstracta" n.7 Agosto-Settembre
1986, a cui si rimanda per gli approfondimenti.
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