La Luce massonica rappresenta uno dei simboli più importanti della nostra Istituzione, forse il più importante: non a caso lo si ritrova al termine di tutte le iniziazioni al grado di apprendista. Purtroppo, nella mia ultraquarantennale appartenenza all’Ordine, ne ho sentito parlare solo occasionalmente, per cui ritengo utile richiamare l’attenzione su questo simbolo senz’altro meritevole di maggiore attenzione. La Luce è un elemento simbolico assai antico e rappresenta il fondamento di numerose religioni e filosofie. La più antica forma di culto della Luce viene fatta risalire al culto del dio solare Mitra della religione iranica, ma la si ritrova anche come contrapposizione Luce/Tenebre nella Genesi e nel messianismo religioso. Per Aristotele la Luce è l’etere quinto elemento, mentre per Platone è la manifestazione propria del Divino. Anche per i Padri della Chiesa assume un importante valore, poiché il Cristo mostra all’uomo la verità evangelica facendo dileguare le tenebre del peccato, per cui è detto fotoforo, cioè "portatore di luce". Per quanto simbolo massonico fondamentale e presente in tutte le ritualità, il significato che viene attribuito alla Luce non è univoco e in particolare si diversifica per ciò che riguarda i Rituali Emulation della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, rispetto ai Rituali simbolici di ispirazione illuministica francese, a cui fanno riferimento anche i nostri Rituali giustinianei. Per le logge inglesi la Luce è quella divina: il rito iniziatico è un rito di consacrazione che si ottiene per grazia di Dio e nel quale la Camera di riflessione e i viaggi sono del tutto assenti. L’evidente impostazione teistica (Divinità provvidenziale) dell’Emulation è dimostrata anche dagli Inni di apertura e chiusura dei lavori in onore dell’Eterno, dai numerosi riferimenti a Dio, dall’interpretazione in chiave divina di molti simboli. D’altronde, è assai probabile che "la religione nella quale tutti gli uomini convengono" che si ritrova negli Antichi doveri fosse nella mente di Anderson, pastore protestante, quella cristiana. Come premesso, l’iniziazione giustinianea si diversifica in maniera assai netta. Il rituale iniziatico, com’è a tutti noto, rappresenta un tipico "rito di passaggio", coerente con i riti adolescenziali e sciamanici, per cui il neofita subisce una morte simbolica nella Camera di riflessione e, attraverso viaggi che portano dalle tenebre dell’ignoranza nella terra, acqua, aria e fuoco, raggiunge la rinascita nella Luce. Poiché gli elementi primordiali simboleggiano filosoficamente la conoscenza è chiaro che la Luce massonica rappresenta la conoscenza incontrovertibile o, se preferite, la verità. Ecco, quindi, configurarsi una via soggettiva alla conoscenza, con un simbolismo esoterico non più dotato di un significato fisso, ma che necessita di un’interpretazione: l’ermeneutica simbolica acquista in questo modo le dimensioni di un vero e proprio metodo di ricerca. A questo punto la questione si complica. Il problema della conoscenza (gnoseologia per la filosofia) rappresenta uno dei cardini della cultura occidentale: non vi è Scuola filosofica, dai Presocratici a oggi, che non abbia proposto soluzioni, e queste a loro volta condizionano le risposte a tutti gli altri quesiti. Quale conoscenza, quindi, per i Massoni? Senza voler addentrarci in questo campo, minato per gli esperti e rovinoso per chi come me non è un filosofo, e anche per amore di semplicità, mi limiterò ad una visione estremamente elementare, accettando nel contempo le inevitabili e probabilmente giuste critiche che mi verranno rivolte. Sostanzialmente potremmo affermare che le principali vie della conoscenza sono quelle empiriche, quella razionale e per noi Massoni quella simbolica. Esaminiamole brevemente. Cominciamo da quella empirica. Le grandi conquiste della conoscenza scientifica avevano indotto la speranza che questa fosse in grado di fornirci quello che i ricercatori definiscono la spiegazione totale. Purtroppo, con l’indeterminazione di Heisemberg e la relatività di Einstein, si è dovuto prendere atto che le verità scientifiche sono essenzialmente settoriali, parziali e soggette a modificazioni, quando una nuova teoria le rimpiazza. Il sogno di positivisti e neopositivisti è, almeno per ora, andato deluso. La conoscenza razionale investe, invece, tutto il pensiero occidentale, dai filosofi ellenici a noi: in sintesi la conoscenza razionale è quella discorsiva che procede da premesse a conclusioni e poi da queste a conclusioni ulteriori. La ragione viene, quindi, considerata facoltà esclusivamente umana, valorizzata dalla maggioranza dei filosofi, da S. Agostino fino ad Hobbes che la considera facoltà suprema di conoscenza. La realtà si configura, inoltre, come governata da un principio intelligibile (il vero, il bene, l’idea, l’armonia). Ma questa ha, tuttavia, un singolare destino: è tormentata da problemi che non può evitare, perché posti dalla ragione stessa, ma che per essa sono insolubili perché oltrepassano ogni potere della ragione umana. Ecco, allora, nascere la conoscenza metafisica, che ha per oggetto il soprasensibile che si muove fuori dal campo dell’esperienza, ma che, attraverso l’uso della logica, intende affermare l’obiettività delle nostre rappresentazioni. Da ciò i grandi sistemi metafisici che, da Cartesio a Kant e Hegel, hanno dominato dal diciassettesimo secolo fino alla prima metà del secolo appena concluso. Il pensiero contemporaneo, però, tende a mettere in crisi la metafisica e con essa la conoscenza razionale; da un lato, Kirkegaard e successivamente Sartre valorizzano il richiamo all’insostituibile carattere individuale dell’esistenza, dall’altro, il sorgere di nuovi modelli di pensiero e il vigoroso affermarsi di nuove scienze come psicologia, antropologia, sociologia, linguistica modificano le convinzioni sul sapere. La nozione di conoscenza come sapere necessario fondato su "a priori" universali dello spirito umano e su nozioni assolute di spazio e tempo viene scossa fino alle fondamenta. Viene, di conseguenza, a riaffermarsi una visione di uomo esistenziale, come individuo singolo che abbraccia il concetto di libertà e che definisce la sua esistenza nella maniera con cui attua la sua libertà. Si tratta di un uomo che alla luce della psicoanalisi da un lato e della fenomenologia dall’altro è visto come un uomo incarnato, corporeo, con tutti gli aspetti minacciosi e oscuri che il legame con la corporeità e con l’inconscio comporta e che inutilmente il pensiero razionalistico crede di poter ignorare. Affrontiamo per ultimo il problema della conoscenza simbolica, che rappresenta uno dei modi originali della ricerca massonica. Anche in questo caso non si tratta di una visione univoca. Per i Rituali inglesi l’esoterismo simbolico rappresenta il tipo di insegnamento di matrice ellenica riservato ai discepoli che sono addentro alla Scuola. Il significato dei simboli è prefissato e viene puntigliosamente specificato al neofita dal M:.V:. Per ciò che riguarda la Massoneria simbolica di origine illuministica, a cui come già detto si ispirano i nostri rituali, qualcosa cambia. Si introduce il concetto dell’interpretazione del simbolo, per cui l’iniziato deve penetrare oltre l’apparenza per riempirlo di significati. Questo sistema, che prende il nome di ermeneutica, finisce per trasformarsi in un vero e proprio metodo di ricerca. Possiamo, comunque, affermare che a questo tipo di esoterismo simbolico possono senza problemi essere applicati sia la conoscenza empirica che razionale. Lo Scozzesismo introduce in Massoneria l’esoterismo occulto. Come tutti sanno, questo si basa sulla convinzione che il destino dell’uomo è governato da forze occulte e che coloro che riescono a mettersi in contatto con esse acquistano poteri particolari. In linea di massima questo scopo è raggiungibile grazie a gestualità rituali e formule magiche che prendono il nome di teurgia. I primi sistemi scozzesi praticavano questo tipo di esoterismo: nel sistema riformato di Willermoz si pratica lo spiritismo, mentre in Campania il principe di Sangro opera con l’alchimia. Quando la Massoneria scozzese si istituzionalizza, prima a Charleston nel 1804 e quindi a Parigi nel 1805 ad opera del marchese di Tilly, l’esoterismo si modifica: la teurgia cessa per essere sostituita da un’interpretazione simbolica in chiave astrologica, alchemica, cabalistica, ecc. Questo tipo di metodo interpretativo diventa di moda e si estende anche alla Massoneria simbolica, sia per fenomeni di travaso, sia per l’unificazione degli anni Venti del XX secolo, ma soprattutto perché la maggioranza degli AA. di simbologia massonica (Wirth, Bouchet, ecc.) opera in questa direzione e i loro libri vengono offerti agli apprendisti come libri di testo. Come si può vedere, l’interpretazione di un simbolo, apparentemente lineare e semplice, offre, invece, non poche problematiche. Come deve allora comportarsi il Massone contemporaneo? Mi siano a questo punto concesse alcune considerazioni, anche se prive di qualsiasi velleità conclusiva. La conoscenza scientifica non rappresenta certamente per noi la via migliore, considerando che non è in grado di rispondere a quella spiegazione totale a cui ogni Massone ambisce. D’altronde, nelle logge in cui ho avuto occasione di lavorare non si respirava un’atmosfera positivistica. Nondimeno, sarà opportuno non perdere di vista che le verità di scienza, per quanto settoriali e parziali, non possono essere trascurate nella costruzione di un qualsiasi sistema intellettuale. La via razionale, da una banale analisi dei nostri rituali, sembra la più congeniale, poiché in linea di massima la nostra Massoneria considera la ragione come la filosofia greca e cioè come amore di ricerca del sapere. Dice, infatti, il rituale che i principi della L:.M:. sono fondati sulla ragione, la morale è una legge naturale universale ed eterna e il vizio va combattuto con la forza della ragione. D’altronde, il sovrapporsi del compasso sulla squadra simboleggia il progressivo prevalere dell’intelletto e quindi della ragione sulla materia. Certo, abbiamo già visto che oggi le scienze dello spirito tendono a demolire il sapere razionale e le categorie metafisiche; ciò non toglie che il concetto di ragione oggettiva è ancora capace di determinare la razionalità intrinseca necessaria per individuare i fini da perseguire e realizzare il lavoro simbolico sulla pietra grezza. D’altronde, il sapere razionale rappresenta il maggiore mezzo che il Massone ha a disposizione per realizzare uno dei suoi principali fini, e cioè la lotta alla superstizione. Con la conoscenza esoterica occulta entriamo nel campo dell’irrazionale. Inutile nasconderci: questo è un campo minato e pieno di insidie. Le proposizioni simboliche occulte, rifiutando la verifica empirica da un lato e quella della logica e della coerenza razionale dall’altro, rischiano di rappresentare un contenitore di grande suggestione e attrazione, ma una volta rotto il guscio si rivelano povere di contenuto. Altro rischio è rappresentato da un’interpretazione esoterica così elevata che, data la sua natura soggettiva, possa essere iniziaticamente talmente complessa da essere comprensibile soltanto a colui che l’ha formulata. Sull’altro versante, però, sarebbe un grave errore dimenticare la quota di irrazionale presente nella natura umana e compresa nell’ampia e complessa dimensione del sentimentale, che pesa in maniera tutt’altro che trascurabile. Ecco, quindi, affermarsi il bisogno di interiorità, che può manifestarsi sotto forma di elevazione mistica, spiritualità, meditazione più o meno trascendentale che circoscrivono la sfera della esistenzialità individuale. D’altronde, l’interpretazione occulta della nostra simbologia fa parte del metodo ermeneutico tuttora in uso presso il nostro G:.O:. e una radicata tradizione in questa direzione la rende non solo lecita, ma abbastanza diffusa e radicata. E allora quale può essere l’atteggiamento del Massone contemporaneo di fronte a così vaste e complesse opzioni conoscitive, responsabili fra l’altro di una babele linguistica non indifferente, presente in quasi tutte le Officine? Non credo che allo stato attuale una risposta soddisfacente sia possibile. Mi siano, a questo punto, concesse alcune opinioni personali. Ritengo che il singolo Massone debba scegliere l’opzione conoscitiva che più gli è congeniale. Egli deve, tuttavia, essere perfettamente consapevole del tipo di scelta perseguito con tutti i vantaggi, ma anche tutti i limiti. Non deve, inoltre, perdere di vista che la sua verità, ben lungi dall’essere assoluta e incontrovertibile, è relativa e che quella del Fratello, anche se del tutto alternativa, ha diritto di domicilio e potrebbe essere complessivamente migliore. Gadamer, filosofo contemporaneo di indirizzo ermeneutico, dichiara che domandare è ricercare. Se il richiamo al simbolo "Luce" riesce ad indurre alla domanda e alla ricerca, penso che avremo assolto ad uno dei doveri preponderanti del nostro essere di iniziati Massoni. Bibliografia Adorno F., Gregory T., Viera V., Storia della filosofia, Milano Stampa, 1999. Dictionnaire Universel de la Franc-Maçonnerie, Ed. Navarre, 1974. Kant E., Il problema della conoscenza, Le Monnier, 1964. Le Forrestier R., La Franc-Maçonnerie templiére et occultiste aux XVIII et XIX siecles, Ed. Aubier-Montaigne-Paria, 1970. Rituali della Gran Loggia Unita d’Inghilterra dei Muratori Franchi e Accettati. Sclick M., Teoria generale della conoscenza, Franco Angeli Libri, 1986.
Il documento che precede è opera d'ingegno del carissimo F:. Claudio Modiano, dell'Università di Firenze ed è tratto dal n.3 di Hiram anno 2000. Ogni diritto è riconosciuto. La libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link) e dell'autore. © Claudio Modiano |
|