La Pietra del Destino nel suo significato Esoterico Dopo la scomparsa della Scone Stone © Prof. G. Di Nardo (Il Culto della «Petra Genitrix») Ogni diritto è riconosciuto. La libera circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link attivo ) e dell'autore.
La notte di Natale del 1950, mentre nel massimo tempio della cristianità in Roma si era appena celebrata la chiusura della Porta Santa a conclusione dell'Anno Giubilare, del «mezzo secolo», nazionalisti scozzesi (almeno credesi) involarono dal Trono d'Incoronazione dei sovrani d'Inghilterra nella storica abbazia di Westminster in Londra la famosa Scone Stone detta anche «La Pietra del destino» o Lia Fail ch'era racchiusa nel ligneo seggio scolpito del Trono stesso. Avvenimento che non solo commosse l'Inghilterra tutta ma ebbe risonanza mondiale, benché, in genere, i commenti fossero improntati più a curiosità per il singolare cimelio in-volato - e ritenuto, nientemeno, il biblico Béthilo di Giacobbe (!) - che a comprensione dei motivi nazionali per i quali tanta venerazione circondasse la famosa reliquia, oggetto di leggenda più che di storia! In Italia, poi, certa stampa facilona (e perciò anche di facile fortuna) si abbandonò a velate ironie sull'importanza data dagli inglesi a siffatto avvenimento tacciandoli quasi di feticismo nell'attribuire alla Pietra stessa poteri magici e magnetici arcanamente emananti verso la persona del sovrano al momento che, sul quel seggio, veniva incoronato. Trattasi viceversa di un puro simbolo, ma di portata misteriosofica incommensurabile! Ne parlammo già in uno studio precedente (1).
Ma occorre esaminare anzitutto le fonti leggendarie circa la pretesa provenienza originaria dall'oriente del famoso Béthilo che, a detta degli archeologi, sarebbe viceversa una volgare pietra originaria dei monti scozzesi di Scone. Ciò che confermerebbe il suo assunto puramente simbolico! Anzitutto occorre osservare che il trono stesso presente nella Cappella di Edoardo III, il Confessore, fu costruito appunto - come la bronzea cattedra berniniana nell'abside di San Pietro in Roma - per contenere nel suo basamento, retto da quattro leoni (motivo tipico d'arte romanica), la pietra-seggio in un ligneo rivestimento scolpito. Detta Stone Scone, cioè la Pietra di Scone, dal villaggio omonimo scozzese di dove proveniva, è un blocco di pietra calcarea di 68 cm. per 42 e mezzo di lato; alto 28 cm. e del notevole peso di circa 230 chili; che servì fino al IX sec. per incoronare gli antichi re scozzesi, da quel Fergus Mac Erek che l'aveva portata in Scozia dall'Irlanda nel 498 della nostra era, depositandola nella Abbazia di Dunstaffnage presso Scone.
Si vuole che, in origine, fosse stata recata in Irlanda dal leggendario Simeone la Volpe, che, conquistata l'Isola verde o Eire nell'anno della Creazione 3270 vi si sarebbe fatto incoronare Re sul Monte di Tare, servendosene da seggio secondo l'uso biblico. A sua volta, questi l'avrebbe involata dal celebre santuario iberico di Sant'Jago di Compostela (che fu costruito su un colle ai piedi del Monte Pedroso nella provincia di La Coruna per conservare la tomba dell'Apostolo Giacomo). Ma non è tutto! Come avvertimmo, ritenuto per il Béthilo di Giacobbe, essa sarebbe venuta in possesso di un Faraone egizio - l'inseguitore degli Ebrei perito col suo esercito nel passaggio del Mar Rosso - che l'avrebbe data in dote a sua figlia Scoli quand'essa andò in sposa a Gathelus, figlio di Cecrope, Re di Atene che l'avrebbe trasferita in Spagna, depositandola nel celebre santuario da lui fondato! Fantasie? Fino ad un certo punto! Fantastici i particolari. Ma, esotericamente, la leggenda stessa adombra il significato storico del passaggio dall'oriente all'occidente del primitivo cristianesimo giudaizzante (gnostico). Giacché, indubbiamente, quella pietra adombra un significato altissimo finora sfuggito ai più: essa è, in copia, la biblica ARCA DELL'ALLEANZA! Lo desumiamo da un particolare pur reso noto senza afferrarne l'importanza. Essa reca ai lati, infissi quattro anelli che servivano certamente per infilarvi due stanghe adatte per trasportarla (2). E ciò corrisponde perfettamente alle descrizioni bibliche dell'Arca medesima, siccome YHWH, il Dio d'Israele, comandò di costruire dettando la sua Legge della Pietra, da mezzo il «fuoco» del Sinai! Qualora s'interpretino esotericamente i passi biblici che la riguardano sarà facile dedurre che l'Arca consisté originariamente in un vuoto sarcofago gravato da una Lapide, oppure da una pietra parallelepipeda trasportabile nel suddetto modo, il cui simbolismo era dettato dalla Pietra stessa qual sede della «Shekinah» o della Presenza Divina, come ci avverte il simbolo originario del Béthilo di Giacobbe che più sotto esamineremo, tenendo presente che la Pietra del Destino di Westminster era precisamente ritenuta il Béthilo di Giacobbe! Di conseguenza, la Pietra d'Incoronazione che nel 1291 Edoardo I d'Inghilterra rapì agli scozzesi dalla Abbazia di Scone - per rivendicata affermazione unitaria di signoria su quel territorio - facendola trasportare nella Abbazia londinese di Westminster e rinchiudere da Master Walter, pittore di Corte, nel sedile del regale seggio di quercia (altra dedicazione simbolica che si accoppia esotericamente alla Pietra: Si-Lex; I-Lex) ad uso di Trono per l'incoronazione dei sovrani inglesi, simboleggia, in copia, la stessa Pietra d'Unzione dei Re d'Israele sulla quale furono incoronati Davide, Salomone, ecc. É dunque ben giustificabile il suo collegamento con le sorti del Trono inglese!
Anche la basilica Lateranense, secondo una nota leggenda, occulterebbe sotto la Confessione (3) l'Arca dell'Alleanza che, nel famoso rilievo del fornice sotto l'Arco di Tito, è simboleggiata semplicemente dalla Tavola d'Oro dell'Altare, con le trombe del Giubileo. E gli altari cristiani, in origine, erano composti dalla sola lapide-mensa o Cartibulum come si può vedere in San Vitale di Ravenna e nella stessa basilica Lateranense (da later = plinto o mattone, cioè pietra formata o squadrata) sia come reliquia della Tavola dell'Ultima Cena (istituzione dell'Eucaristia), sia come pietra lapide issata nel chiostro (4), su quattro colonnine, che vuolsi trasportata dalla Terra Santa e ritenuta quale misura del corpo di Cristo, mentre, esotericamente, cioè secondo la prassi iniziatica del cristianesimo paolino, essa simboleggia, come vedremo, nella lapide del Suo sepolcro, il Cristo stesso, risorto! Ma ben più lontano occorre riportarci, e cioè al Sasso Tarpeio (di poi Giove Lapide e all'Arx Capitolina ove fu l'Ara della «Petra Genitrix» in Roma preistorica e Saturnia il Saxo Quadrato, dapprima dedicato alla Juno Caprotina di Lanuvium di poi identificata nella Juno Sospita, nella Juno Moneta o Ammonitrice, nella Virgo Caelestis ed infine nella Vergine-Madre dell'Ara Coeli, ed alla Rupe del Cermalus (Roma Quadrata sul Palatino) ove fu la primitiva Ara Massima di Ercole, da noi (5) riconosciuta nel 1930, già descritta da Virgilio (Eneide) Properzio, ecc. col suo sottoposto loculo preistorico, gravato dalla lapide (pietra scissa ad arte) e sormontata dal Béthilo lingaico a simboleggiare la violazione della Vergine Pietra da parte del Piri-apo o Fuoco motore primo (lo Spirito solare, l'IO, captato nella pietra fessa matrice).
E ancora, occorre forse ricordare che sull'Aventino, la primitiva Dea Bona era simboleggiata da un'Ara delimitata nel «nativo sasso» (Ovidio) così com'era il Volcanale nell'Area del Comizio (Foro Romano) sacro alle più antiche e prodigiose leggende della romulea fondazione di Roma, presso quell'occulto e nefasto luogo del Lapis Niger consistente in una lastra di marmo nero sovrastante un sacello già votato ai crudeli sacrifici al saturnio Dio-Silex (= Sileno) dove era la fossa sacrale, guardata da due leoni di pietra e dal cippo piramidale - riesumato da Giacomo Boni - con la legge d'interdizione (Tabù), inscrittavi in caratteri arcaicissimi, che tanti fiumi d'inchiostro ha fatto versare ai filologi senza che si pensasse mai alla legge-simbolo espresso dal Béthilo di Giacobbe che per noi ne spiega perfettamente il significato!
Non fu forse Numa Pompilio, su affermazione di Plutarco, unto Re sopra una Pietra? Nello stesso Chiostro Lateranense, ove figura la Pietra-Cristo citata si conserva ancora il cosmatesco seggio episcopale in pietra, (la cui struttura richiama singolarmente quello dei sovrani inglesi in Westminster) ove venivano insediati i Papi quali Vescovi di Roma (già al centro dell'abside della antica Basilica, oggi sostituito da una sontuosa cattedra di recente fattura).
Sella stercoraria (la seggetta), era chiamato veramente lo scanno o faldistorio sul quale il Papa sedeva al momento della presa episcopale di possesso della basilica Lateranense. Cencio (Mabillon, Mus. Ital, II, 211) dava di quest'uso la seguente spiegazione: «Ducitur a cardinalibus ad sede lapideam, quae sedes dicitur stercoraria, quae est ante porticum basilicae Salvatoris patriarcatus Lateranensis: et in ea eumdemelectum... ponunt ut vere dicatur: «Suscitat de pulvere ege- poiché nella cappella di San Silvestro della stessa Basilica, num, et de stercore erigit pauperem, ut sedeat cum principibus, et solium gloriae teneat».
Ma tre erano i seggi rituali durante la cerimonia, il Papa sedeva su altri due seggi di porfido scissi, cioè, spaccati nel mezzo (!). Dall'uno riceveva le Chiavi della Basilica, dall'altro le restituiva al Priore (Mabill. Iter. Ital., I, 57). Costume bizzarro, come lo definì il Gregorovius (durato fino al XV sec.) che lo collegò alla leggenda della Papessa Giovanna (6) ma che per noi ha l'altissimo significato esoterico della consegna simbolica - adombrata nelle Chiavi di Pietro - della Legge della PIETRA SCISSA (Pe-Tre = Pi-scis) cioè delle Tavole di Mosé depositate nell'Arca dell'Alleanza secondo l'ampia documentazione.
Non consegnò forse il Cristo, quale «Verbo incarnato» e «Pietra Angolare del Tempio» le «Chiavi» a Simone denominato PIETRO = Kephàs, cioè roccia? (Petre = Are = Era in latino e greco). Questa suprema legge della «Pietra-Chiave del Verbo» noi abbiamo sceverata nel libro in questione, dandone qui un saggio e rimandando il colto lettore all'attenta compulsazione del testo stesso. Ciò per stabilire che codesto culto della Petra Genitrix (o Giove Silex o Lapis Manalis) fu di antichissima origine tirrena (quanto a dire, italica). Essa ebbe il suo massimo santuario fra il Palatino, il Gianicolo, il Quirinale ed il Campidoglio; esportato dagli Aurunci-Cabiri (Virgilio) nell'Eurasia in epoche preistoriche e ritornato nell'Occidente e in Roma (di dov'era partito) con il cristianesimo giudaizzante, e, nel suo simbolismo esoterico, con le Crociate. Orbene, Mastro Walter quella «Chiave» scolpi sul seggio dell'Incoronazione di Westminster e proprio sul pannello apribile del sedile dove era incassata la Pietra del Destino come noi ed ognuno potemmo e potrà constatare dalle fotografie rese di pubblica ragione assieme alla notizia della scomparsa della «Lia Fail»! É concepibile quindi l'accorato messaggio alla Radio del Sovrano alla intera nazione inglese perché venisse ricercata la fatidica pietra... e per il «Reame»! La restituiranno gli Scozzesi o, per loro, gl'ignoti rapitori che per unica indicazione hanno lasciate alcune iniziali incise sul vecchio e tarlato legno del seggio: «J.F.S.» che si vorrebbe leggere Justice For Scotland ma che noi, tenendo presenti alcune circostanze, specie «la notte di Natale 1950» volutamente scelta, pel rapimento, riterremo più attinente interpretare: Joannita Fraternitas Scozzese! Pura, ma non trascurabile, ipotesi! Dobbiamo infatti pensare all'altra versione della Leggenda che vorrebbe la «Pietra del Destino» importata laggiù da San Colombano il celebre Abate irlandese venuto coi suoi monaci in Italia per fondare la famosissima Abbazia lombarda di Bobbio - se non addirittura forse da San Patrizio, l'evangelizzatore dell'Irlanda! Non già, materialmente ma simbolicamente importata, se è vero che il preteso Béthilo di Giacobbe detta La Pietra del Destino o Stone Scone non sarebbe che un volgare masso di pietra locale forse copia di Ara celtica cioè druidica o dolmenica issata sulla Montagna irlandese di Tara (7). Termine quest'ultimo che significa in ebraico PORTA, confermandoci il significato esoterico dato da Giacobbe alla famosa Pietra d'Unzione: Casa di Dio e Porta dei Cieli per lo Scalèo, richiamato anche in Dante, nel canto di Pier Damiano!
Ma è tempo di entrare nel merito della nostra ricognizione biblica sulle Pietre Rituali (8). «Quale importanza avessero le pietre rituali presso gli Ebrei (Béthili) - in perfetto contrasto col rigido monoteismo e l'assoluta ripugnanza nel definire tangibilmente la personalità del loro DIO (e quindi di dargli comunque forma o sostanza a mezzo di immagini o simboli che esulino dalla pura definizione verbale) ce lo dice il fatto che, nell'atrio di ogni Sinagoga, accanto al rituale craterico Lavabo è murata una pietra proveniente dal famoso Tempio di Gerusalemme distrutto insipientemente dai Legionari di Tito (70 d. C.); mentre, nella prassi biblica (che esamineremo partitamente), il ritualismo della Pietra - sintetizzato dal Bèthilo di Giacobbe - svela l'origine misteriosofica del culto di YHWH quale ci è stato tramandato dal commento talmudico della TORA' (tradizione mosaica orale).
É nota la visione di Giacobbe, sulla quale già dissertammo nel corso di questo studio. Lo scalèo dantesco (Par. Canto XXI) è diretta reminiscenza della Scala vista da Giacobbe in sogno a Luza, imperniandosi su d'esso gran parte dell'esoterismo biblico secondo Pier Damiano per tramite di Dante. Risvegliandosi, il Patriarca ritenne quel luogo «terribile»! E lo appellò Beth-El, che equivale a dimora di Dio o del Logos (= EL). Ma in effetti la vera «Casa di Dio» era la Pietra sulla quale aveva appoggiato il capo per riposare (Béthilo), quale concetto astratto del Tempio; tanto, che Giacobbe innalzerà lo stesso Béthilo-Stele quale monumento, a perpetuare il ricordo della RIVELAZIONE. E lo santificherà versandovi sopra dell'Olio (Genesi - XXVIII - 17, 18) come già si usava ungere la «còs-tarpeia», il simulacro aniconico di Saturno presso gli antichi latini. Giacché, quella pietra riuniva in I-UNO il principio, divino del PE-TRE; pietra angolare del tempio della Scienza! e di J-AN (o Giano) Porta del Cielo!
Presso quasi tutti i popoli preistorici e protostorici, gli spiazzi circolari (Gal-gal) attorno le pietre sacre servivano per tenere le assemblee anfizioniche dei Geronti. Da questo uso nacque l'Acus-Rà o Agora, cioè la piazza delle riunioni, il cui centro era segnato dal conico Omphalos, fulcro ideale dell'Urbe e dell'Orbe, come l'Umbilicus Mundi, al centro del Comizio, nel Foro Romano (Cós-mitium) che serviva altresì da gnomone solare (AK-ORA). L'uso dei Capi, Magistrati e Sacerdoti di salire sopra una pietra o di mettersi presso ad essa per concionare è molto antico. Basterebbe ricordare nel Foro Romano la Tribuna dei Rostri, di dove, da Romolo in poi, tutti i condottieri romani tennero le loro allocuzioni. Vi si trattavano altresì gli affari di Stato e vi si ricevevano gli Ambasciatori. Essa sorgeva fra l'Omphalos (Umbilicus Mundi) e il Miliariunr Aureum, al centro del Comizio, sull'Area sacra a Vulcano (ove Giacomo Boni ne ritrovò l'Ara preistorica ricavata nella viva roccia).
Ci appare perciò strano di come gli ermetisti moderni, nello studiare le documentazioni esoteriche scritte o iconografiche pervenuteci dalla più alta antichità, non si siano accorti che esse vertono unicamente su questo mistero centrale della PIETRA (e cioè del PE-TRE), e non abbiano creduto di approfondirlo tenendo presenti testi, opere d'arte e monumenti archeologici ove l'esoterismo della pietra è sempre in primo piano! (9). Una scorsa nei testi biblici è quanto mai istruttiva in proposito, sebbene tale esoterismo sia alle origini di tutti i culti del mondo ed abbia la sua più chiara impostazione scientifica nel Cristianesimo primitivo e negli Evangeli. Potremo quindi affermare che il ritualismo cattolico è oggi il solo depositario delle due tradizioni: Essoterica ed Esoterica quale erede genuino delle antiche Misteriosofie d'origine tirreno-mediterranea. Tenteremo qui di dare una sommaria classificazione, sia pure convenzionale, a tale prassi esoterica, enumerando i vari usi a cui furono adibite le Sacre Pietre presso gli Ebrei e gli altri popoli.
PIETRE COMMEMORATIVE Abimelec, innalzato alla dignità reale, fu unto, cioè, consacrato, presso la Quercia e la «pietra immane» (Agla) che si ergeva a Sichem (Giudici - Cap. IX, 6); la stessa gran pietra (Si-lex) che da Giosuè (XXIV, 26) era stata elevata sotto la sacra Quercia (I-Lex) nel Luogo Santo. Quando Adonia fu prescelto, con la assistenza di Abiatar, per essere assunto al trono, furono adunati i fratelli e gli amici al fonte di El-Roghel, presso la pietra di Zoheleth (III Re, Cap. 1, 9), quanto a dire presso la pietra angolare! E la Pietra angolare fu l'ipostasi del Cristo.
PIETRE O ARE PER SACRIFICI Le pietre adoperate dagli Ebrei come tavole sacrali dovevano essere grezze. «Se mi farai un altare di pietre - avverte il Signore impartendo le sue disposizioni in proposito a Mosè - non fabbricarlo di pietre scalpellate perché quando vi avrai fatto passare sopra lo scalpello, lo avrai contaminato (Esodo - Cap. XX, 25). L'altare del tempio di Gerusalemme, innalzato dopo il ritorno degli Ebrei dalla cattività di Babilonia, era di sasso grezzo. (I Esdra - Cap. III, 3). Parimenti, quello ricostruito da Giuda Maccabeo dopo la profanazione di Antioco Epifane (I dei Macc. - Cap. IV, 46, 47). Mosè scendendo dal Sinai con le tavole della Legge (due Béthili riuniti a forma di libro) innalza un altare alle falde della montagna ardente e lo attornia di dodici pietre, simboleggianti le dodici tribù di Israele come farà poi Giosuè sul Giordano (Esodo - Cap. XXIV, 4) ed Elia (III Re, XVIII, 31). Di solito queste pietre da sacrifici a forma di plinto eubico venivano elevate accanto al Pilastro-obelisco (Acus-Sin) come a Bethel e Maspa, ove ne furono impostate due, l'una da Giacobbe quando ritornò dalla casa di Sichem (Genesi - Cap. XXXV-7, 14) e l'altra da Samuele (I dei Re - Cap. VII, 12) detta Pietra del soccorso, presso Bethchar (= Il carro di pietra).
PIETRE DELLA TESTIMONIANZA L'uso di recarsi presso i sacri Béthili a testimoniare di un giuramento o di un sacrificio compiuto col depositarvi alla base una pietra, equivale all'altro uso di giurare l'osservanza dei patti stipulati sul Béthilo stesso. Giacobbe, dopo di aver ratificato la pace e l'alleanza contratta col suocero Laban consacrando un Béthilo, dice ai suoi fratelli: «Raccoglietemi delle pietre». Ed avendone messe assieme molte, ne fecero un luogo alto. Laban chiamò quel cumulo: il mucchio della testimonianza, e Giacobbe, il mucchio di pietre della testimonianza = Hebal (Genesi - Cap. XXXI, 47). La gran Pietra eretta da Giosuè di cui parlammo, doveva testimoniare che le Leggi da lui promulgate in Sichem erano conformi alla parola del Signore: «Ecco, questa pietra sarà per testimonianza fra noi, imperocché ella ha udite tutte le parole che il Signore ci ha dette! (Giosuè - Cap. XXIV - 26, 27). Le pietre dovevano esser bianche (H-ebal = Albe). (Deut. - Cap. XXVII - 4, 6).
PIETRE SEPOLCRALI Morendo in viaggio, Rachele, da Bethel a Ephrata, la sua salma fu sepolta a Bethlemme. Il Giacobbe, sulla sua tomba depose una pietra (Genesi - Cap. XXXV 19, 20). Alcuni glossatori ebrei del Pentateuco asserirebbero che nel luogo in cui fu deposta l'Arca dell'Alleanza v'era la pietra sepolcrale di Abele, masso enorme, rizzato da mano d'uomo. Talvolta si ammucchiavano pietre (mora) sulle tombe degli individui reietti per «dannata memoria» come per Hai (Giosuè - Cap. VIII-29): Assalonne (II dei Re - Cap. XVIII - 17) Achan nella valle di Achor (Giosuè - Cap. VII, 26), ecc. Ancora oggi gli Ebrei depongono una pietra sopra una tomba ogni qualvolta la visitano.
PIETRE TERMINALI - (PISCHI) Queste pietre erano ritenute sacre perché servivano a determinare i limiti i confini delle proprietà (confronta i Landmark massonici). Il loro uso era codificato dalla stessa legge divina: «Maledetto sia chi muove i termini del suo prossimo. E tutto il popolo dice: Amen! a (Deuter. - Cap. XXVII, 17). Nella Bibbia sono indicate altresì varie pietre terminali con diversi significati, ma tutte adombranti una Legge o un monito (Lex Sacra - interdizione - asilo - tabù - ecc.). Certamente la più celebre, e la più richiamata nella Bibbia con le più varie allegorie esoteriche è la Rupe nel deserto di dove Mosé (10) battendovi contro la sua Verga (ipostasi di IOD-DIO) fece scaturire le acque. Altrettanto importante quella sulla quale fu arso il Carro che trasportava l'Arca nel campo di Giosuè in Betsames (I dei Re - Cap. VI, 14). Comunque le pietre Angolari o fondamentali (Geremia - Cap. LI - 25, 26, cfr. Epistola I di Pietro - Cap. II, 6, 8) e quante altre vengono richiamate nella Bibbia rispondono sempre esotericamente al Béthilo di Giacobbe. Nella Moschea dell'Al-Haram al Scharib in Gerusalemme detta dal suo fondatore Moschea di Omar (costruita nel témenos della Sacra roccia del Moriah) elevata sul posto del gran tempio salomonico già distrutto da Tito nell'anno 70 d. C. si venera la roccia nera cioè il blocco di lava dove, dormendo, Maometto fu trasportato dall'Angelo; ritenuto già altare di David. I Crociati lo avevano consacrato al Cristo, ma fu ritenuto altresì il Béthilo di Giacobbe, in contrasto con la versione inglese della Lia Fail.
I nomi di città che hanno per radicale l'etimo BETH (incominciando da Bethlemme ove nacque Gesù) presuppongono la presenza di un simulacro betilico attestante la rituale ipostasi divina nel simbolo della Pietra (11). Inoltre, il titolo di Pietra veniva concesso ai Re e Principi di più preclara fama. Giuseppe fu chiamato La Pietra d'Israele (Genesi - Cap. XLIX, 24). E furono appellate pietre i pesi e le misure che servivano per le operazioni commerciali (Levitico - Cap. XIX, 36). Ciò per non parlare di altri appellativi biblici di significato allegorico, come, pietra d'inciampo, pietra dello scandalo, pietra del deserto, ecc. (Isaia - Cap. VIII, 14; Cap. XVI, 1). Tralignato, il simbolo, nel Cristianesimo primitivo (Catacombe) giudaizzante e gnostico, non solo esso affiora in tutte le composizioni iconografiche e le architetture templarie romaniche e bizantine, ma, nel medioevo acquista il significato sincretico di Chiave dei Grandi Misteri per antonomasia, adottata da tutte le consorterie gnostiche fino ai nostri giorni! Ce ne fanno fede le sette templare e rosacruciane come quelle dei «Compagnoni» e dei danteschi «Fedeli d'Amore» (12), i capolavori d'arte sacra rinascimentale, fino alla Riforma (quando l'intransigenza del Dogma fu riaffermato dal «Soglio di Pietro» per tagliar corto ad ogni discussione). In tutti i libri di Magia, Alchimia e Qabalah la «Grande Opera» s'identifica con il mistero della «Pietra Filosofale» della quale si parla verosimilmente nelle profezie di Zaccaria (Cap. III, 9) come ipostasi del Messia (Verbo), ed in altro passo (Cap. IV, 7, lo) ove si accenna alla «Pietra Primaria» che, dal Signore impostata - quasi gran monte - nella pianura dinnanzi a Zorobabel (= Porta del Dio-Sole) s'identifica con la PIETRA DI PIOMBO (ipostasi di Saturno!). La stessa, sotto il nome di Abenboen o Boèn (la pietra caduta dal cielo) è accennata, in Giosuè (Cap. XVIII, 18, 19, cfr. Cap. XV) esotericamente richiamata anche in Beth-Hagla «verso la punta del mare salato». Eliphas Levi riteneva che questo termine di AGLA (mito di Agla-uro) riassumesse tutti i misteri della «Grande Opera» (Storia della Magia). E noi ne concordiamo. E lo dimostreremo.
Nell'Apocalisse, è il Verbo stesso che s'adombra nella Pietra! Comunque, negli Evangeli non vi è dubbio sul significato esoterico della Pietra-Verbo in Figura del Cristo! Oltre alla riferita similitudine della «pietra angolare» (Matteo - Cap. XXI, 42; Marco - Cap. XII, 10; Luca - Cap. XX, 17) e alla sottile quanto vana tentazione di Satana per strappare a Gesù il segreto della sua identità col Cristo Cosmico = P''' (Matteo - Cap. IV, 6; Luca - Cap. IV, 11) vi è il simbolismo della lapide sepolcrale (che si venera nella Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme) e del vuoto sarcofago, nel giorno della Sua resurrezione visitato per primo da... Pietro, per la constatazione) simbolismo che sarà reso evidente al colto lettore, qualora tenendo presenti questi nostri prolegomeni vorrà fra loro confrontare i passi in proposito dei quattro Evangeli (Matteo - Cap. XXVII, 6o, 66; Cap. XXVIII, I, 2; Marco - Cap. XVI, 3, 4; Luca - Cap. XXIII, 53; Cap. XXIV 4; Giovanni - Cap. XIX, I, 6, 1; Cap. XX, 2) specie quello, trasparentissimo, di Matteo (Cap. XXVIII, 2). Dovrà allora constatare con noi, la identità del Sepolcro di Cristo con l'Arca dell'Alleanza e del Cristo, col Béthilo di Giacobbe. Pico della Mirandola fu nel giusto affermando che la Qabalah era la miglior conferma della divinità del Cristo.
1- Lia Fail, la pietra del destino nella Rassegna "La Fenice" di Napoli, n. 1 - febbraio 1949. Lo studio è presente in archivio. 2 - Esodo, XXV, 12; Deut., XXI, z6; III dei Re, VIII, 9 e 21. Nell'opera di E. Levi, «La Chiave dei Grandi Misteri» il simbolismo dell'Arca è sintetizzato in un disegno esoterico a pag. 210 (Edit. ATANOR - Roma - Todi). 3 - Dove è oggi il Ciborio di GIOVANNI DI STEFANO (1369). 4 - Cfr. nostro studio «Misure Medioevali Romane» in i Capitolium», luglio 1926, pag. 209 e segg. 5 - Cfr. «La Roma Preistorica sul Palatino» (Albano Laz., 1934-35), con documentazione fotografica sugli scavi del 1907 e sull'Arca da noi identificata nel suo vero significato. 6 - F. Gregorovius, Storia della Città di Roma nel Medioevo, Vol. I (Soc. Edit. Naz. Roma, 1900), V, cap. III, 777. Circa la Sedia Stercoraria, dev'esservi qualche attinenza con l'antichissimo culto paleolatino del Dio Sterculio e ritualismo magico-agrario delle favisse templarie (nel Tempio di Vesta, in quello di Saturno, alla Porta Stercoraria, Carmentale, ecc.), simbolicamente trasfigurato in allegoria. 7 - Cfr. R. GUENON, Il Re del Mondo, Edit. A. Fidi, Milano 1927. 8 - Dal volume «Alchimia e Cabala alla luce della Scienza» di G. Di NARDO - Casa Editrice «Arte della Stampa» - Napoli - dic. 1950. 9 - Vedi: Rime per la «Donna Pietra» di Dante, ne Le opere di Dante - Testo critico (Bemporad - Firenze 1921) - C. CIII pag. 103, 109. 10 - Vedi: I Epist. di Paolo ai Corinti: «E tutti bevettero la stessa bevanda spirituale (or bevevano della pietra spirituale che li accompagnava: e quella pietra era Cristo) » - (Cap. X-4): «Or queste cose tutte (i prodigi) accadevano loro in figura: e sono state scritte per avvertimento di noi, ai quali è venuta la fine dei secoli (ibd. II)». A sua volta, Pietro dinanzi al Sinedrio «ripieno di Spirito Santo disse loro: Egli (Cristo) è la pietra che è stata da voi, edificatori, sprezzata ed è divenuta la pietra angolare» (Atti degli Apost., Cap. IV-1). (Ebr. Zohé = angolo, da cui, la pietra di Zoheleth - III dei Re - Cap. I, 9; Zaccaria, Cap. XII, 3; determinante il Corno dell'Altare). 11 - Iconografie gnostiche del cristianesimo primitivo associano costantemente il Béthilo alla figura del Cristo. Analogo riscontro si ha per il Budda nell'arte induista. 12 - Consulta la significativa opera di LUIGI VALLI, «Il Lingnaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore» (Optima - Roma 1928). | ||