Un'alba.
Sul cielo tersissimo di Roma,
sopra il sacro colle capitolino,
la visione di un'aquila;
e poi, portati dal suo volo trionfale,
due figure corruscanti di Guerrieri: i Dioscuri.
Un senso di grandezza, di resurrezione, di luce.
Ekatlos, la
Grande
Orma:
la
scena
e le quinte, in
Introduzione
alla
Magia,
vol. III.
© Akira
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autore.
Lo scioglimento
del Gruppo di UR, il disgregarsi del gruppo di
Ekatlo, la morte prematura di Arturo Reghini nel
1946, e l'esilio del suo Maestro ARA in Brasile
negli anni '30 del ventesimo secolo hanno
rappresentato, al tempo, un colpo pesantissimo
alle ragioni di una risorgenza neopagana in
terra italica.
Il lavoro di catena portato avanti dal Gruppo di
UR, mediante diverse tecniche operative,
sembrava essersi interrotto per sempre: eppure,
le braci ardevano ancora sotto la cenere, se è
vero che Julius Evola, tra gli animatori delle
Riviste Atanor, Ignis e membro anch'egli del
Gruppo di UR, ancora in piena dittatura
fascista, continuava a indirizzare i profani
interessati ad un cammino di operatività
personale - avente come fulcro la spiritualità
italica e pitagorica - verso Arturo Reghini.
Ed è proprio intorno alla figura di Evola, nel
secondo dopoguerra, che un rinnovato tentativo
di restaurare la prisca religio ed i mos
maiorum prende vita: come è noto a chi si è
addentrato nello studio della vita e dell'opera
del noto pensatore tradizionalista, la sua casa
di corso Vittorio Emanuele divenne nel corso
degli anni meta di visite continue di giovani,
animati da una sincera vocazione tradizionale;
tra di loro, ve ne fu uno che ebbe il coraggio -
o la temerarietà, direbbero altri - di proporre
al Barone di ripartire là dove il cammino del
Gruppo di UR si era interrotto: si chiamava
Franco Mazzi, e nel 1968 avrebbe fondato,
insieme ad un ristretto novero di persone, il
Gruppo dei Dioscuri.
Julius Evola appare dunque il trait d'union tra
la prima e la seconda esperienza di operatività
italica e romana: da egli solo, quantomeno in
principio, Mazzi attinse i fondamenti di
quell'operatività indispensabile ad avviare un
lavoro iniziatico individuale e collettivo.
Per far comprendere le peculiarità dei Dioscuri,
le ragioni del nome che imposero a sé stessi e,
seppur adombrate, le tecniche operative alle
quali hanno fatto ricorso, faremo appelli a
documenti e testimonianze, nonché ad un
recentissimo articolo pubblicato sulla Rivista
Elixir che rappresenta la riemersione pubblica,
dopo più di trent'anni, del gruppo dei Dioscuri,
e ne testimonia il proseguire ininterrotto dei
lavori.
LA NASCITA DEI DIOSCURI
In un suo scritto (1)
pubblicato su Elixir, Piero Fenili tratteggia da
par suo le origini dei Dioscuri, e mette in
evidenza la ratio del nomen prescelto: "venne
così a costituirsi il Gruppo dei Dioscuri, nel
senso di consacrato ai Dioscuri o posto sotto la
tutela di Essi. La scelta di questa
denominazione fu dovuta al dottor Placido
Procesi, medico di Evola e figura di spicco
negli ambienti esoterici romani. Felice
intuizione, come di fatto conferma Elysius,
[...] DIOSCURO: sacro difensore delle Curie.
Dioscuro e Quirino è la voce stessa. Dios-Curiae
cioè il Dio difensore delle Curie Arcane. I
Quirini e i Dioscuri avevano diritto al viatico
apollineo cioè al cibo urbico".
La storia dei Dioscuri può essere suddivisa in
periodi, che principiano con la pubblicazione di
quattro Fascicoli (2)
dalla fine degli anni '60 in poi, e che
delineano la dottrina fondamentale del Gruppo.
Una sintesi efficace è proposta su di un Forum
loro intitolato, ed è resa disponibile dai
Dioscuri stessi, riapparsi sulla scena pubblica
dopo un silenzio più che trentennale; ne riporto
un breve estratto: "Franco Mazzi, Paolo
Pisaneschi, Placido Procesi, Piero Fenili ed
altri, diedero inizio all'iniziativa pubblicando
quello che sarà successivamente definito il
numero zero dei Fascicoli dei Dioscuri, ovvero
una bibliografia commentata, di indirizzo
tradizionale. Furono pubblicati, nei quattro
anni successivi , i quattro Fascicoli dei
Dioscuri, degli scritti brevi ed agili a
contenuto meta ideologico, nei quali si
indicavano principi e finalità. Al Gruppo romano
si aggiunsero dei gruppi periferici legati
all'iniziativa, a Napoli e Messina. Quando
Franco Mazzi, da sempre considerato all'interno
dei Dioscuri Primus inter Pares, diede una
sterzata operativa all'iniziativa, con la
volontà di riprendere le attività rituali
secondo uno schema ispirato al Gruppo di Ur,
Procesi e Fenili, si dissociarono. Con questo
passaggio finisce quello che possiamo definire i
primo periodo dei Dioscuri, se proprio ci
dobbiamo attenere alla domanda che vorrebbe
identificare tre periodi. Il secondo è quello
della fondazione del Tempio, della riaccensione
del fuoco e delle attività rituali. A causa dei
motivi che sono stati accennati nel Forum, ma
anche per una diversa opinione sull'impostazione
dottrinaria da dare al Gruppo, i Dioscuri romani
si divisero. Franco Mazzi con alcuni continuò
senza modificare né interrompere le attività
rituali fino a quel punto svolte. In poco tempo
il Gruppo potè di nuovo contare su un assetto
simile a quello precedente. Il fatto che Fenili
segnali che il Gruppo sia stato operativo fino
al 1978, che Abraxa collochi l'attività,
attraverso la propria adesione, fino al 1987,
che altri arrivino fino al 2000 ed alla
conferenza di Franco Mazzi, è il segno che
all'esterno nessuno abbia avuto modo di seguire
o di essere informato costantemente sulle azioni
del Gruppo, a causa della consegna del silenzio,
alla quale, come si è avuto modo di osservare,
si è attenuta la maggioranza dei confratelli".
Nel Fascicolo
intitolato "La Maschera del Nume" i Dioscuri
rammentano le radici profonde del loro stare
insieme: "un piccolo gruppo di persone
accettò il compito arduo, superiore forse alla
singole possibilità, ma improcrastinabile, di
riaccendere visibilmente il Fuoco di Vesta e di
custodirlo in Roma. Da oltre trenta secoli il
Centro del mondo è in Roma, una Roma intesa non
come capitale di un impero, sede di un
particolare potere religioso, o come informe
megalopoli moderna, bensì quale preciso punto
focale di quella geografia sacra che gli antichi
conobbero e che non ha nulla da spartire con
quella moderna con la quale ha in comune solo il
nome. Luogo di forza massimo, punto d'incontro
tra Cielo e Terra, Porta attraverso cui passano
e hanno modo quindi di manifestarsi influenze
spirituali, in Roma si incentra ogni inizio ed
ogni fine..."
Nel Fascicolo intitolato "Rivoluzione
tradizionale e Sovversione" essi rimarcano
piuttosto le ragioni della loro nascita: "l'uomo
della Tradizione ben sa che la scena della
storia non è che un particolare luogo di scontro
di due potenze trascendenti, una luminosa e
l'altra oscura (i Deva e gli Asura della
tradizione indù), per cui i rappresentanti umani
delle correnti storiche sovversive non devono
essere pensati tanto come realmente "agenti",
quanto piuttosto come in qualche modo "agiti" da
parte delle forze oscure che se ne servono".
Tale non può non essere la corretta impostazione
dell'esame degli accadimenti storici, se
veramente ci si vuole chiamare, senza usare
mezzi termini, uomini della Tradizione.
Riconosciuta la reale, effettiva esistenza del
"non umano", occorre ricercarne le presenze
dietro le quinte delle vicende umane, senza con
ciò abbandonarsi ad una sorta di fantastoria, ma
affidandosi piuttosto alla guida di infallibili
princìpi spirituali che consentano di
individuare con chiarezza il senso ultimo dei
multiformi eventi storici. Si acquisterà allora,
evitando ogni pericoloso irrigidimento, la
facoltà di percepire l'azione della sovversione,
ovunque essa si manifesti, seguendo freddamente
le contorte evoluzioni nel tempo e nello spazio.
Tale facoltà è assolutamente necessaria a chi
milita sul fronte della Tradizione, in quanto
gli consentirà, oltre che riconoscere le manovre
del nemico nel suo campo, anche di smascherare
ogni infiltrazione sovversiva all'interno delle
proprie schiere, che soltanto passando
inosservata può esercitare la sua azione
nefasta. L'uomo della Tradizione possiede, a
guisa di confuciano "Asse che non vacilla", un
sicuro criterio di verità, che gli consente di
individuare la natura, luminosa od oscura, delle
forze in giuoco, a seconda che a detto Asse si
adeguino oppure lo avversino. Tale criterio,
tale "crivello" di verità, è la divina
trascendenza dello Spirito sull'Uomo e la
conseguente preminenza dell'Uomo sulla specie.
Occorre affermare categoricamente che l'Uomo ha
una potenzialità divina, in quanto è una
particolare manifestazione, su un determinato
piano di esistenza (quello soggetto alle
condizioni dello spazio e del tempo)
dell'Assoluto metafisico. Pertanto, l'uomo è
potenzialmente suscettibile di una realizzazione
trascendente, così come sussiste, ora e da
sempre, "archetipicamente" conformato..."
L'OPERATIVITA' DEI
DIOSCURI
Le notizie di cui disponiamo in merito
all'operatività praticata dai Dioscuri, sono
frammentarie: si può affermare che la base di
partenza fossero le pratiche del Gruppo di UR,
ma nel corso degli anni il Gruppo quelle
pratiche sembra averle assimilate e ampliate,
con particolare riguardo all'operatività romana
ed etrusca, sino a dare vita ad un proprio
corpus magico del tutto peculiare.
Quel che appare certo, è che la cerimonia di
iniziazione al Gruppo è preceduta dall'Abiura,
atto preliminare mediante il quale l'impetrante
impone a se stesso una cesura netta con il suo
passato religioso.
Scrive (3) un
appartenente al Gruppo, il cui nome iniziatico è
Lux Perennis: "Non conosciamo nessuno
scritto, nessuno, che possa descrivere
l'esperienza magica individuale e di gruppo, e
pertanto, invitiamo coloro i quali sentono
vibrare dentro di sé qualcosa che non si placa
con le letture o con le semplici esperienze o
pratiche di ordine psichico, a percorrere per
intero la via romana agli Dei, che è conoscenza
di sé, che si riflette nell'azione di catena,
che si svolge all'interno della guerra che Forze
di Luce combattono contro orde distruttrici,
guerra che vede gli arya e Roma depositari di
un'investitura celeste".
Qualche informazione di maggiore rilievo ci
viene data da Piero Fenili, il quale afferma che
negli anni '70 all'interno del Gruppo fiorì una
corrente dedita in particolare alle pratiche
rinvenienti dal Gruppo di UR: concentrazione e
silenzio - pratiche sul fuoco visibile -
pratiche sul fuoco invisibile - pratiche sul
pensiero cosciente - osservazione diuturna dei
precetti insiti nei Versi Aurei e recita dei
medesimi al mattino, ascesa e discesa del Sole
di Mezzanotte e via seguitando.
Appare evidente che al centro del lavoro di
catena dei Dioscuri vi sia il perfezionamento
interiore, e l'ascenso dell'iniziato: e
tuttavia, la finalità che il Gruppo si prefigge,
è illustrata con estrema lucidità: "le
antiche Tradizioni dei popoli liberi sono state
attaccate (4),
utilizzando gli ipnotizzati arii invincibili in
battaglia, al fine di essere distrutte e
dimenticate. Esse costituiscono il centro della
resistenza umana e divina alla terribile potenza
del demone tiranno e predatore.
La centralità magica di Roma e dei suoi Numi ci
indica ineluttabilmente una strada, che porta
inevitabilmente al mondo rituale quale vertice
di un'azione a difesa del bello e dell'armonico:
le foreste, i monti, i laghi, i fiumi ed i mari,
mondi energetici che costituiscono le maggiori
riserve di nutrimento del demone distruttore.
Questo è il centro di quanto accaduto negli
ultimi millenni. Tutto il resto è avvenuto come
contorno e quale riflesso dei due fronti
schierati: l'esercito del demone, i fuochi degli
Dei. Le altre rappresentazioni della realtà sono
una proiezione del demone, compresi i
tradizionalismi ecumenici e le presunzioni sulla
conoscenza universale ed unitaria. Chiunque
avverta come reale l'ombra incombente quale
principio di distruzione, a questo punto conosce
la propria strada.
Senza riti non c'è vita, senza vita non c'è
vittoria".
IL RITORNO DEI DIOSCURI
SULLA SCENA PUBBLICA
Nelle prime due parti del presente lavoro si è
tentato di lumeggiare la storia e le peculiarità
di quest'ordine operativo basato sulla prisca
religio: aggiungo che negli ultimi quarant'anni
altri movimenti hanno dato vita alla pratica del
culto pubblico ai numi romani
(5).
La differenza con il Gruppo dei Dioscuri emerge
tuttavia prepotente, poiché ad un'operatività
collettiva essi associano un'operatività
personale, ed evitano i culti pubblici,
prediligendo semmai una riservatezza totale in
ordine alle loro pratiche e al Gruppo stesso.
Non per caso essi così hanno giustificato la
loro recente riemersione: "Fosse dipeso da
noi, ce ne saremmo rimasti nel le nostre
cittadelle inaccessibili finanche sul piano
geografico (6).
Prima il ricordo di Fenili, e poi la lettera di
Abraxa apparsa su questo Forum, ci hanno
costretti a ricomparire in pubblico, seppur in
forma anonima ed impersonale. Sono apparse
troppe notizie, la maggior parte delle quali
false o vere a metà, quasi sempre
decontestualizzate, nonché prive del contorno
che ne giustifica la sostanza. Intendiamoci,
nessuno è costretto a condividere a tutti costi
la nostra strada, e non sarà la nostra versione
di alcuni, per fortuna pochi, dei fatti
conosciuti a determinare necessariamente
l'opinione che desideriamo. Ognuno continui a
pensarla come crede, a patto che il presupposto
dell'opinione sia la verità, la maggior virtù
cavalleresca, come Merlino ricorda ad Artù.
L'articolo di Piero Fenili non è stato
concordato con noi, è una sua iniziativa.
Peraltro va precisato che noi non abbiamo nessun
rapporto, in quanto Gruppo, con Fenili. Alcuni
nostri confratelli anziani hanno continuato ad
incontrarlo cordialmente in questi anni e
tuttora beneficiano spesso della sua cortese
ospitalità e delle sue riflessioni sul nostro
mondo, delle quali chi conosce Fenili immaginerà
la vastità è l'arguzia. Per quanto possa essere
stato ispirato da buoni sentimenti, il suo
ricordo contiene delle imprecisioni, forse
dovute alla brevità dello scritto, che andavano
rettificate. La figura di Franco Mazzi appare
diversa da quella che fu. La definizione di
sciamano è riduttiva, ed il profilo psichico
descritto non corrisponde alla realtà. Franco
Mazzi era ben altro che la descrizione del suo
amico Fenili, che pur mette in luce alcune sue
qualità profonde ed il rapporto speciale e
profondo che ebbe con Evola, notizia che fino ad
allora era rimasta a conoscenza soltanto dei
pochi che la vissero, e Fenili era uno di
questi. Questi sono stati i motivi decisivi alla
nostra riemersione. Chiarito quanto c'era da
precisare, torneremo nel silenzio ed
abbandoneremo ogni forma di presenza pubblica,
seppur virtuale. Si parla solo quando il
silenzio diventa inefficace, ma poi si torna al
silenzio, la prima e fondamentale espressione di
sapienza".
Eppure un'ultima recentissima comunicazione di
questo Gruppo si è avuta sull'ultimo numero
della rivista Elixir
(7), quale compendio finale: "è la rinascita
visibile di Roma che deve costituire l'orizzonte
ineluttabile...gli spiriti degli antenati e
degli eroi dai mondi invisibili tessono la loro
tela di protezione per chi vorrà muover guerra
al mondo delle ombre...gli Dei della mente e del
cuore del padre celeste, attendono che uomini
dal sangue stellare cantino le loro canzoni..."
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
In conclusione a quanto scritto, ritengo risulti
evidente il filo invisibile che lega il Gruppo
di UR ai Dioscuri, e la lezione del silenzio che
la loro storia ci insegna; del pari sono
convinto che risulti chiaro il motivo per un
utilizzo di un Rituale Italico, con i risultati
operativi ben noti.
Nel Rituale Italico è riportato questo
frammento: "L'avvenire
(8) è in noi;
"l'avvenire è nel nostro dolore! Nell'obbrobrio
e nel silenzio, solitari, estranei a tutti, noi
dobbiamo lavorare fino alla fine, dobbiamo
nascondere sotto la cenere le ultime faville,
perché le future generazioni trovino di che
riaccendere le faci. Esse cominceranno dove noi
abbiamo smesso...
Un giorno o "l'altro gli uomini disseppelliranno
le sacre ossa... Scopriranno nelle nostre tombe
le pagine ingiallite dei nostri volumi, e di
nuovo, come fanciulli, compiteranno gli antichi
racconti di Virgilio e la saggezza di Seneca.
Allora Roma resusciterà, e noi con essa.."
1. Fenili, IL
GRUPPO DEI DIOSCURI COME TENTATIVO DI RIPRESA
DELL'ESPERIENZA DEL GRUPPO DI UR, in Elixir –
Scritti della Tradizione Iniziatica e Arcana.
2. Rivoluzione
tradizionale e Sovversione, Impeto della vera
cultura, Le Due Razze, Phersu-Maschera del Nume,
ai quali aggiungerei senz'altro il più recente
Pagus.
3. Lux Perennis, La
conoscenza dei Dioscuri.
4. Lux Perennis,
Note sulla lotta contro il Demone.
5. Ad esempio il
Movimento Tradizionale Romano.
6. Gruppo dei
Dioscuri, Questionario.
7. Gruppo dei
Dioscuri, La Tradizione vive oltre ogni
distruzione, in Elixir n. 11.
8.
Liberamente tratto da D. Merezkowskij,
La Morte degli Dei
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