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Il “Gran Cardinale”, come lo chiamarono fin da quando era ancora in vita, è uno snodo importantissimo dell'universo esoterico e iniziatico europeo e italiano, e ci chiarisce il punto di contatto tra Controriforma, o “Riforma Cattolica” [1], Riforma protestante (che ha un suo coté iniziatico rilevantissimo) e la prisca sapientia, l'esoterismo neoplatonico e occultistico rinascimentale. Sono gli anni, quelli del Concilio di Trento e del Sant'Uffizio, creato dallo zio di Alessandro Paolo III, nei quali nasce il teatro e il melodramma moderni [2], nasce la commedia dell'arte, e, quindi, potremmo dire che la tradizione simbolica e iniziatica delle arti sceniche e musicali, prima chiusa nei palazzi nobiliari, diviene azione di tutto un popolo, rivestimento mitico e sapienziale dei temi della Fede e, specificamente, della Fede dei Sapienti, che il popolo non conosce ma può percepire con i cinque sensi simultaneamente attivati dalla musica, dal teatro, dalle arti.

 I gesuiti, in particolare, stimolarono, anche nella loro architettura (si pensi alla facciata della Chiesa del Gesù) il teatro, naturalmente quello edificante ma non solo esso [3]. “Disordine per l'ordine”, era il motto della Festa barocca, quella situazione nella quale, in un corto circuito simbolico tra Papa, nobili, popolo, si ricreava una simbologia anche civile del Potere controriformistico che molto doveva alle tradizioni occultistiche rinascimentali.

 Alessandro, creato cardinale a solo quattordici anni dal nonno Paolo III, un Farnese allievo di Marsilio Ficino e di Pico della Mirandola alla corte di Lorenzo il Magnifico a Firenze, studia poi con Marcello Cervini, il futuro Papa Marcello II, il pontefice antinepotista e pauperista che morì poco dopo l'elezione al Soglio e che scambiava lettere con l'amico di Machiavelli, Piero Vettori, Annibal Caro, Pietro Bembo [4].

 Gli insegnò la storia il cardinale Bernardino Maffei, segretario di Paolo III e amico anch'egli del Bembo e uomo del Rinascimento, nella Chiesa tridentina, quanto altri mai, nonché dominus segreto di moltre trattative durante il Concilio tridentino, soprattutto quelle riguardanti i Cardinali del Nord Europa e della Gran Bretagna [5].

 Viene qui in mente una osservazione di Friedrich Nietzsche [6], che faceva notare come nella rivolta di frate Martino, teorico della peccaminosità naturale dell'uomo sulla spinta della lettera ai Romani di San Paolo, ci fosse la volontà del ritorno alla tristezza e alla miseria medievale mentre, paradossalmente, la civiltà umanistica e della libertas umana avanzavano con lo sfarzo e la bellezza delle arti cattoliche.

 Sarà Heinrich Heine, il poeta ebreo amico poi di Karl Marx, a parlare della Riforma luterana come del primo momento in cui il popolo tedesco si toglie di dosso “il simulacro della Croce” per tornare alla primitiva ferocia [7].

 E il cardinale Farnese si unisce poi, nella sua attività di Curia, alla esperta sapienza politica e letteraria di Niccolò Ardinghelli, cardinale di Firenze, diplomatico della Santa Sede con Carlo V e, soprattutto, sostenitore della restaurazione medicea nel capoluogo toscano [8].

 Il rapporto che maggiormente è significativo della cultura religiosa e simbolica di Alessandro Farnese è quello con i Gesuiti. Egli fece costruire, come è noto, la Chiesa del Gesù, ma spesso si dimentica di notare come Paolo III, il Pontefice che concede l'approvazione a Sant'Ignazio di Loyola e ai suoi seguaci-militari e che all'epoca risiedeva nel Palazzo San Marco, oggi Palazzo Venezia, accetta che Ignazio costruisca la prima Casa Professa proprio a metà tra il Palazzo del Papa e il Campidoglio, ed è il cardinale Edoardo Farnese, nipote di Alessandro, che fa porre la prima pietra della prima sede dell'Ordine dei Gesuiti a Roma.

 Ed è qui che si innesca la questione del rapporto tra la Riforma, la cultura e il progetto politico-sapienziale di Alessandro Farnese, e la gestione del Concilio di Trento [9].

 Per alcuni cardinali della commissione preparatoria del Concilio tridentino, si poteva trattare con la rivolta luterana, ma per cardinali anche molto influenti, come il Carafa, la questione della rivolta di Frà Martino da Wittenberg si sarebbe risolta solo con la conversione, anche forzosa, dei protestanti alla Chiesa di Roma.

 Carlo V era interessato alla composizione pacifica della tensione tra Roma e la Germania, ed infatti favorì l'opera politica e culturale di Erasmo da Rotterdam, ma Roma temeva per la propria sopravvivenza e lesse, nella rivolta di Martin Lutero, il dato politico (la separatezza della Germania dal contesto europeo) e il dato teologico e sapienziale, la radicalizzazione dell'uomo così come si trova come interprete legittimo della Scrittura.

 Un pericolo, per i padri tridentini, doppio: la penetrazione di pratiche esoteriche di origine infera nel soggettivismo non purificato dei riformati, e la liberazione della prisca sapientia dai suoi fondamenti biblici e evangelici, e anche questo accadrà, basti pensare alla presenza dei pastori protestanti nella rete dei Rosa+Croce [10].

 Il cardinale, il “gran Cardinale” Farnese è nel mezzo di questo mondo, tra la fusione dell'iniziazione rinascimentale con il Cattolicesimo Romano e la netta percezione del pericolo rappresentato dal neosoggettivismo della rivolta di Martin Lutero.

 Se la Riforma rifiuta, sostanzialmente, l'Immagine di Dio e dei Santi, quasi epigona dell'Islam, e infatti fu il gruppo ristretto di Martin Lutero a tradurre per la prima volta il Corano in tedesco, il Gran Cardinale Farnese vive nelle immagini, nell'arte, nel lusso che è, simbolicamente, l'immagine terrena della sovrabbondanza di grazie per i Giusti nell'aldilà.

 Nel 1568 fa costruire la Chiesa del Gesù, iniziata da Jacopo Barozzi detto il Vignola e conclusa da Giacomo Della Porta, mentre nel 1564, costruisce gli Horti Farnesiani, per la “Accademia dei Virtuosi”.

 Gli “Horti” sono, nel luogo, il Palatino, in cui tradizionalmente si ritiene che Romolo e Remo furono trovati dalla Lupa, il classico giardino iniziatico.

 E' da un lato l'immagine del Pardes, il Giardino Iniziale del Genesi, poi il Labirinto dove, come in una prova iniziatica, ci si sperde per poi ritrovarsi, simbolo empirico dell'Iniziazione spirituale, infine il Locus della Riunione delle Anime Affini, fuori dal profanum vulgus.

 Tre temi che attraversano tutta la tradizione dei giardini rinascimentali e poi settecenteschi [11].

 Poco prima il “Gran Cardinale” aveva fatto costruire la Chiesa del Gesù, che sigilla la stima e il forte legame che vi era tra il Gran Cardinale e la Compagnia fondata da Sant'Ignazio di Loyola, segno del nesso tra la Compagnia di Gesù e la tradizione sapienziale che, per esempio, si materializzerà con l'opera del gesuita Athanasius Kircher [12], figura straordinaria di sapiente antico in vesti cattoliche.

 Ma il punto di convergenza più evidente tra la Prisca Philosophia del Gran Cardinale e l'Arte è il Palazzo Farnese a Caprarola, dove la sovrapposizione dei miti classici con la Rivelazione, in un continuum storico insieme naturale e necessario, è il segno che, nella Controriforma, proprio da parte del Cardinale che più protegge i Gesuiti, i “soldati” della Controriforma, si realizza la perfetta fusione tra antichità classica, con il suo specifico esoterismo della rinascita della Natura e nella Natura, e Rivelazione Cristiana, dove la Resurrezione di Gesù Cristo diviene il passaggio naturale per tutti i Fedeli [13].

 Nella Sala del Mappamondo del Palazzo Farnese a Caprarola si materializza al meglio questa fusione tra Prisca Philosophia e Rivelazione Cristiana, con la volta dedicata allo Zodiaco.

 Se vediamo il famosissimo Cenacolo di Leonardo da Vinci, per esempio, tutta l'Ultima Cena di Gesù Cristo è intessuta di segnali, di significati esoterici e misteriosofici.

 Il soffitto a cassettoni, per esempio, è composto da sei quadrati in orizzontale, sei in verticale e ancora altri sei in diagonale, ovvero il numero 666, simbolo della Bestia, del Nemico dell'Uomo, come lo chiama l'esoterismo coranico, ed è il numero della Bestia che, appunto, arriva sulla Terra, alla fine dei Tempi, per giocare il proprio ruolo nella battaglia finale tra Bene e Male.

 Gesù è posto al Centro ed è quindi il Sole, gli Apostoli sono riuniti in quattro gruppi di tre persone, e qui il simbolismo è quello delle Stagioni, e ogni Apostolo è il simbolo (anche Jung diceva che gli Apostoli “sono i più perfetti esempi di tipi psicologici di tutta la storia”) mentre Leonardo si raffigura in Giuda Taddeo, il simbolo del Toro, che era anche il  Segno uale era nato.

 Nel Piatto, recenti lavori di ripulitura hanno ritrovato una sorta di serpente che si morde la coda, che altro non può essere che Urobouros.

 Tradizionale figura nella Opera Alchemica, l'Uroboro è il simbolo della natura ciclica delle cose, il segno dell'Eterno Ritorno, e si tratta di un geroglifico egiziano ben noto al Padre Kircher.

 E' inutile aggiungere che esso si trova sia nel Palazzo Farnese a Caprarola che negli altri Palazzi di famiglia.

  Infine, Il Cardinale Farnese acquista la Farnesina, la precedente residenza del senese Agostino Chigi.

 In quella dimora si trovano dipinti di Raffaello Sanzio, del Sodoma, di Sebastiano del Piombo, di Giulio Romano. E qui la classicità irrompe, tra vari simboli ormai evidenti, nel panorama esoterico del Gran Cardinale [14].

 Amorini, nozze di Amore e Psiche, tutta la sequela degli Dei antichi, ritorna in un contesto nel quale, per i pittori che li mostrano e per il Farnese [15], è il vecchio che spiega il nuovo, non viceversa.

 E' il problema, sul quale si distingue il Medioevo dall'Umanesimo e dal Rinascimento, del ruolo specifico degli Antichi nella Sapienza Nuova [16]: per il Machiavelli, che è al centro della questione, gli Antichi non devono essere imitati, ma occorre conoscere sé stessi e il ciclo, sempre uguale, della Storia e della Politica tramite il confronto con gli Antichi.

 E' la chiave di lettura migliore per capire i Discorsi machiavelliani, che sono l'estrazione di modalità eterne della Politica (e della natura umana) in relazione agli exempla degli Antichi [17].

 E se, detto tra parentesi, gli exempla machiavelliani della Politica fossero come gli stilemi pittorici e iconografici della pittura di Raffaello, che copia i temi della residua Domus Aurea, o degli altri pittori che riprendono i temi classici e precristiani creando una continuità simbolica e culturale con il Messaggio di Cristo [18]?

 D'altra parte, e qui si va al contrasto di fondo con la Riforma di Martin Lutero, il cosiddetto “paganesimo dell'Umanesimo” non è altro che la riscoperta del Sacro nel Cuore più profondo dell'Uomo, quello che non cambia attraverso le epoche, l'Invariante della Storia, la ricerca di una Fede che vada più nel profondo non solo del sentire comune, ma che abbracci il pensiero.

 Se questo non fosse, avremmo assistito a ben altri sviluppi del Rinascimento [19].

 La Casa Farnesina, a Trastevere, è esteticamente assimilabile alla Villa dei Misteri di Pompei, mentre la Villa Farnesina alla Lungara è ornata con il tema, lo abbiamo già notato, di “Amore e Psiche”, oltre alle altre storia della mitologia classica: “Dedalo e Icaro”, “Giunone”, “Zefiro e Flora”, e varie altre.

 L'Amore, nel mito tratto da Apuleio, è un tema cosmico e divino, non solo erotico nel senso del Visibile, e l'accettazione dell'Amore come elemento universale è, sempre per l'autore latino, l'inizio della Salvezza.

 “Amore e Psiche” è quindi il mito che rappresenta il destino dell'anima che, per aver commesso il peccato di hubris, deve errare per il mondo insoddisfatta [20].

 E, peraltro, alcuni studiosi sostengono che la pianta pentagonale del Palazzo Farnese di Caprarola sia ispirata al pentagramma planetario di Venere [21].

 La struttura a cinque Grazie che caratterizza l'immagine di Venere, anche nel Palazzo Farnese a Caprarola, fa sì che Venere sia in realtà l'Afrodite Urania citata da Platone nel Timeo [22].

 Nella stanza della “Cosmografia”, a Caprarola, vi è il mito di Fetonte, con riferimenti alle Costellazioni.

 Fetonte, lo ricordiamo, è il figlio di Zeus chiede al Padre di guidare il carro del Sole, Giove non può negarglielo per una precedente promessa, ma la guida di Fetonte è improvvida e l'intervento finale del Padre Zeus evita che la Terra bruci.

 Zeus fulima Fetonte che cade nell'Eridano e viene trasformato in costellazione.

 La Vergine Urania perpetua l'ordine planetario messo in pericolo da Fetonte.

 Sempre a Palazzo Farnese a Caprarola, nella “sala del Mappamondo”, vi è dipinta la sfera celeste con lo Zodiaco e le trentasei costellazioni tolemaiche, e questo è l'indice della “filosofia del dominio” farnesiana: chi vuole dominare il mondo, deve comandare i cicli naturali e conoscere il “sostrato” del mondo, ovvero le costellazioni e le posizioni degli astri.

  Chi comanda lo spazio deve signoreggiare il tempo, per parafrasare De Santillana.

 La famiglia dei Farnese ha una lunga gestazione storica: si tratta di una gens orvietana e di fede guelfa, e il nome compare per la prima volta nei documenti il 1315, quando vengono citati dei domini de Farneto e, pur fornita di mezzi e feudi, la famiglia orvietana esercita soprattutto il mestiere delle armi, anche come mercenari.

 Rimanendo fedeli alla Chiesa di Roma durante la cattività avignonese, essi ottennero il riconoscimento nobiliare sui feudi che già possedevano, ed è da questa fase che eserciteranno il ruolo di banchieri della Sede di Pietro.

 Ma è nel Palazzo Farnese di Roma, attuale sede della Ambasciata di Francia, che si trova una opera d'arte esoterica e significativa che ci interessa studiare in questa fase.

 Si tratta dell'”Ercole Farnese” [23].

 E' con ogni probabilità una copia tarda dell'Ercole di Lisippo, lo “scultore di corte” di Alessandro Magno.

 Ercole, la figura moderna del “Primo Sorvegliante” nelle Logge Massoniche, è il prototipo dell'Iniziato, poiché rifiuta il lavoro facile e leggero e il vivere allegramente per cominciare un lavoro, simbolico, faticoso e impervio.

  Ercole lotta contro gli inganni del mondo visibile,

 Ercole (come i cardinal Farnese, peraltro) opera una azione di solve (il contrario di coagula) di forze profonde e invisibili, che devono essere “fissate” e si tratta delle “acque profonde” (ne parla anche Jung) che Ercole trae al Visibile, rendendole ordinate e utili.

 E' quindi la figurazione di Marte, il fondamento della “vita romana” [24].

 Non è quindi affatto un caso che la figura di Ares-Marte-Ercole appaia nella collezione Farnese, una famiglia che viene dalla Tuscia ( e ricordiamo che, per alcuni, Vaticano deriva dalla funzione etrusca di Mons Vaticinuum) rappresnta la storia profonda e antica della Romanità e tende a ricostruirla, dopo la frattura della Riforma, come tema dell'unità di fatto tra esoterismo antico e religione “dei moderni”, il Cristianesimo.

 


 


 [1]  v. Hubert Jedin, Storia della Chiesa, Milano, Jaca Book, 1975

 [2]  v. Paolo Zenoni, Mercanti e Sacerdoti, breve storia del teatro e della festa, Milano, Apogeo, Feltrinelli, 2011

 [3]  v. A, Battistini, Galileo e i gesuiti, miti letterari e retorica della scienza, Milano, Vita e Pensiero, 2000

 [4]  v. Chiara Quaranta, Papa Marcello II Cervini, riforma della Chiesa, Concilio, Inquisizione, Bologna, Il Mulino, 2010

 [5]  Sforza Pallavicino, Istoria del Concilio di Trento, scritta da P. Sforza Pallavicino, Roma, Collegio Urbano di Propaganda Fide, 1833

 [6]  v. E. Ballabio, Lutero e Nietsche, Roma, Sovera, 2005

 [7]  v. Heinrich Heine, La Germania, Roma, Bulzoni 1979

 [8]  v. Enciclopedia Treccani: Dizionario Biografico.

 [9]  v. Giuseppe O. Longo, Il gesuita che disegnò la Cina, la vita e le opere di Martino Martini, Milano, Springer, 2010

 [10] V Roberto Bordoli, L'Illuminismo di Dio, alle origini della mentalità liberale, Firenze, Olschki, 2004

 [11] v. Gian Mario Cazzaniga, La Massoneria, Annali della Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 2006

 [12] v. Anna Maria Partini, Athanasius Kircher e l'Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 2004

 [13] Jan Seznec, La Sopravvivenza degli antichi dei: saggio sul ruolo della Tradizione mitologica nella cultura e nell'arte rinascimentale, Torino, Bollati Boringhieri, 1990

 [14] v. Stefano Zuffi, Alessandra Novellone, Arte & Zodiaco: storia, misteri e interpretazione dei segni zodiacali nei secoli, Sassi, 2009

 [15] John Sheraman, Studi su Raffaello, Milano, Mondadori Electa, 2007

 [16] v. Michele Ciliberto, Pensare per Contrari: disincanto e utopia nel Rinascimento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2005

 [17] v. Francesco Bausi, i “Discorsio” di Niccolò Machiavelli, genesi e struttura, Firenze, Sansoni, 1985

 [18] Su questi temi v. Marshall McLuhan, La luce e il mezzo, riflessioni sulla religione, Roma, Armando Editore, 2002

 [19] Giancarlo Pani, Paolo, Agostino, Lutero, alle origini del mondo moderno, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005

 [20] V. James Hillman, Loose Ends, primary papers in archetiphal psychology, Spring Publications, 1975

 [21] G. De Santillana, Fato Antico e Fato Moderno, Milano, Adelphi, 1985

 [22] Edgar Wind, Misteri pagani nel Rinascimento, Milano, Adelphi, 1971

 [23] v. Francesca Romana Liserre, Grotte e Ninfei nel '500, il modello dei giardini di Caprarola, Roma Gangemi Editore, 2004

 [24] v. Giandomenico Casalino, Il nome segreto di Roma, Roma, Edizioni Mediterranee, 2003

 

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