Colui che si cimenta nello studio degli antichi testi gnostici, si può imbattere in una singolare inversione di ruoli, qualità, attribuzioni, che colpiscono in modo inesorabile protagonisti, comparse, e divinità dell'Antico Testamento. L'impressione che il poco accorto lettore potrebbe riceverne, è quella di essere innanzi ad un qualche gioco di specchi intento a rovesciare le verità in cui da sempre crede, oppure il passatempo di un narratore colto da improvvisa volontà di scandalizzare. Non di rado, specie nello gnosticismo di matrice barbelotiana, i nomi del Dio dell'Antico Testamento, del Dio che ha designato il popolo ebraico a popolo eletto, sono i nomi delle potenze che legano, inebriano, e asservano l'uomo. Potenze demoniache, che portano i nomi di Jaldabaoth, di Sabbaoth, e di Samael, le quali hanno forgiato le catene che imbrigliano gli uomini al dolore e all'ignoranza infinita. É utile dire immediatamente che non siamo innanzi ad una provocazione intellettuale, e neppure ad un deliro, bensì naturale conseguenza del modo in cui lo gnostico vive e legge ogni aspetto della Creazione. Per lo gnostico la Creazione è frutto di un Dio minore, cieco e arrogante, di un Demiurgo partorito da una fatalità, e che di errore in errore contamina ogni azione e manifestazione. L'uomo spirituale immagine e somiglianza del Dio prima di Dio, ingelosisce il Demiurgo, scatenandone l’odio, che si concretizza in una farsesca tragedia ambientata in un cosmo parodia dell'ordine superiore. Un cosmo dove lo Spirito è prigioniero e stordito nella, e dalla, carnalità per il diletto delle potenze che lo inganno sulla sua vera origine.
Natura di questo semplice lavoro non è un disquisizione sul simbolismo e la reale filosofia gnostica, per cui rimando ad altri testi sicuramente maggiormente soddisfacenti sotto tale profilo, ma bensì evidenziare il meccanismo psicologico e didattico dell'inversione gnostica che trova in Caino il suo campione.
Se il mondo è una prigione, se il mondo è fonte di corruzione e turbamento dello Spirito, ecco che non appare adesso più parto di un folle, il gioco di specchi che come un sisma investe il Dio, il serpente, gli attori e le comparse, dell'Antico Testamento. In quanto è lo stesso mondo il riflesso di una realtà ultracosmica, che camuffa la verità con il simulacro della verità, e ammanta l'ingiustizia dei panni della giustizia. Cosa sono le antiche scritture, se non il verbo dell'Avversario per eccellenza il Creatore del cielo, della terra e dell'uomo fisico, da cui emergono però anche dei brandelli di verità, per colui che saprà leggere attraverso la luce dell'intelletto? Tutto è rovesciato, per cui ne discende l'odio e la condanna per i servi del Demiurgo, e del Demiurgo stesso, e di conseguenza la predilezione, l'innalzamento a simbolo ed esempio per tutte le figure delle antiche scritture che si ribellano al Dio creatore, che sono da esso giudicate, emarginate, costrette a nascondersi. Essi altro non sono che eroi pneumatici (dotati di Spirito, e consapevoli nello Spirito) che coraggiosamente hanno cercato di rompere il perverso giogo a cui, assieme all'umanità intera, sono asserviti. A tale stutus di guida e simbolo è ovviamente asceso Ciano, tanto che da lui prese nome la comunità gnostica, del secondo secolo d.c ( cainiti) gruppo che propugnava una radicale contrapposizione fra i due testamenti. Utile per meglio comprendere la psicologia dell'inversione, leggiamo, fra parentesi alcuni chiarimenti, un brevissimo estratto da un testo gnostico: "Questo serpente ( principio di movimento, di sovversione alla stasi, di intelligenza ) universale ( presente ovunque ) è anche la Parola (Logos, Verbo) sapiente ( che porta la conoscenza che libera ) di Eva. Questo è il mistero ( riservato agli adepti, a coloro che sanno essere cosa unica con il simbolo, a vivere in loro il Mito ) dell'Eden: questo è il fiume ( la linea iniziatica, che porta la vita dove altrimenti vi sarebbe solamente la morte ) che scorre dall'Eden. Questo è anche il segno ( la Gnosi modifica intimamente l'uomo ) con cui è stato marchiato Caino ( il pneumatico ), il cui sacrificio non fu accettato dal dio del mondo, mentre egli accettò il sacrificio sanguinoso di Abele: perchè il signore di questo mondo si diletta del sangue.. ( è frutto di carnalità )".
Quindi il Serpente portatore di Luce, emissario del vero Dio ovunque presente, si manifesta nell'Eden, nella prigione costruita dal Dio delle Scritture, per potare il Verbo che salva, che rompe le catene dell'ignoranza. Il serpente viene accolto da Eva, la quale a sua volta insegna ad Adamo quanto appreso. Attraverso di loro, i primi ribelli, il verbo viene perpetuato e tramandato in tutta la creazione, benché riservato solamente a coloro che possono comprendere. Come conseguenza dello svelamento della verità suprema, abbiamo l'allontanamento dell'uomo dalla carnalità ( rappresentata dai sacrifici cruenti ) dalle basse emozioni di cui è pregna, dall'asservimento dell'uomo al rito, e dalla comunione dello stesso con lo Spirito.
Può forse lo gnostico, il pneumatico, lo spirituale accettare un Dio che pretende sangue dai suoi diletti? Che si riconosce in un popolo che come rito di iniziazione, di appartenenza e di riconoscimento, necessità di sangue versato dall'organo sessuale, attraverso la fredda pietra, fra urla e gemiti di un bimbo incosciente di quanto sta accadendo? Lo gnostico disgustato allontana da se questo calice, questa comunione di dolore e barbarie, e si rifugia nell'estasi filosofica, nella trascendenza dall'ordalia di carne e sangue. In una fratellanza spirituale, acquisibile solamente attraverso la più totale e completa ribellione: il rifiuto del sacrificio del sangue, e quanto esso esprime e simboleggia.
Leggiamo i passi della Genesi, che investano il rapporto fra Caino ed Abele, e fra essi e Dio:
Genesi 4:1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». Genesi 4:2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Genesi 4:3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; Genesi 4:4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, Genesi 4:5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Genesi 4:6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Genesi 4:7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». Genesi 4:8 Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Genesi 4:9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». Genesi 4:10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Genesi 4:11 Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Genesi 4:12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Genesi 4:13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! Genesi 4:14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». Genesi 4:15 Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Genesi 4:16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
Emerge come Caino è il primogenito di Adamo ed Eva, a lui va la proprietà delle terre, mentre al fratello minore il governo del bestiame. Caino lavora la terra, ne regola la produzione, vive dei frutti della stessa, in armonia e pace, mentre Abele trae il proprio sostentamento dal bestiame, che pascola sulle terre del fratello maggiore. Interessante, anche se viene ad altri demandata, una lettura in chiave sociologica e antropologica del racconto biblico. Che può essere interpretato come il tentativo di sovversione da parte di Abele dell'ordine dinastico, che lo vedeva secondo rispetto a Caino, mediante il sacrificio di sangue alla Divinità-Autorità, di cui è richiesto l'intervento. Una lettura in chiave religiosa, potrebbe suggerire il rifiuto alla circoncisione, simboleggiata dal sacrificio degli animali primogeniti, come purificazione e ammissione alla comunità, e la contemporanea presenza di un'altra realtà sociale e religiosa che trova fondamento in altri riti non legati alla carne e al sangue, e quindi di diversa elevazione spirituale. La narrazione della Genesi, può avvenire in chiave psicologica dove Caino ed Abele altro non rappresentano che i due aspetti della composita e conflittuale condizione dell'uomo. La Natura Superiore (Caino), legata alla metodica armonia, al rispetto dei cicli solari e lunari, e la Natura Inferiore (Abele) che si nutre degli aspetti della carnalità, entrano in conflitto. Attraverso la morte iniziatica, la prima trionfa sulla seconda, attirandosi però le ire delle potenze che lavorano affinché l'uomo rimanga legato a questo mondo. Ecco quindi che l'uomo gnostico, rinato da questa catartica prova è "diverso" fra i suoi simili, in quanto vive non attraverso i sensi materiali, ma attraverso il segno, il marchio della Gnosi, fuggiasco dalle cose di questo mondo, estraneo ed alieno alla comunità carnale, in perenne antagonismo verso l'ovvio e costante tributo di sensi che deve essere capitolato al Signore del Mondo. In tale ottica ecco come lo Spirito, rappresentato da Caino, ha primogenitura rispetto alla carne, rappresentata da Abele, e come sia bandito, osteggiato, ingiuriato in questo mondo, senza però giungere alla sua distruzione, in quanto da contenuto alla forma, animando la materia. Siamo forse innanzi ad un'identificazione in Caino della componente spirituale, nobile, elevata dell'animo umano, in Abele della natura carnale, e nel Dio li rappresentato degli agiti psicologici legati alle pulsioni e compulsioni che più ci legano ad una dimensione mondana? Lascio ad ognuno di noi la risposta a questo quesito.
Alla luce di quanto detto, siamo innanzi ad una volontà degli gnostici di esegesi del testo originale? Ad un'allegoria? Ad una pretesa di mostrare l'errore del Demiurgo e dell'estensore del verbo del Demiurgo? Sicuramente queste triplici inflessioni possono essere presenti nelle varie scuole gnostiche, che si sono cimentate in tali sottili inversioni, ma non dobbiamo dimenticarne una quarta che per importanza sopravanza le precedenti. Essa è rappresentata dall'anelito salvifico, che trova viatico nella sola conoscenza, e che rende lo gnostico degno di tale essere tale. Un ardente desidero che non può non concretizzarsi in una rivolta verso le cose di questo mondo, verso le convenienze, e incarnarsi in un doloroso processo di autocoscienza ed abiura di quei comportamenti che ci rendono più simili ad animali, piuttosto che a figli di un Dio di puro Spirito.
Il sacrificio animale quale allegoria del ciclo della vita e della morte, dell'esplosione emotiva e sensoriale, del potere inebriante e oscurante della carne, ma anche del coito sessuale. Della cecità che anima il gesto di distruggere, di togliere, di sprecare la vita in virtù di un comandamento, di un impulso cieco e non ragionato, che ottenebra la mente dell'uomo, costringendolo ad un barbarico scempio. Il sacrifico è l'olocausto che ogni giorno l'uomo impone a se stesso, al proprio corpo, alla propria mente, e alla propria anima. Attraverso la corruzione della carne, i bassi pensieri, le superstizioni e il cattivo uso delle facoltà intellettive, ed infine l'avvelenamento emozionale dell'anima.
Non è impossibile ravvisare nel racconto biblico di Caino, una similitudine di messaggio con le parole che compongono i seguenti passi del Vangelo di Matteo:
Matteo 10:34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Matteo 10:35 Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: Matteo 10:36 e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Dove il Cristo, il portatore del verbo del Dio prima di Dio, restauratore della comunione fra la vera fonte e i suoi figli dispersi, indica proprio in ciò che più ci lega a questo mondo, come risieda il veleno del mondo, e la causa di separazione da Dio.
Prima di concludere, un'ultima riflessione legata al luogo dove Caino va ad abitare, dopo l'abbandono della propria terra. Egli prende dimora a Nod, nelle terre di oriente, dove quindi sorge il Sole. Ecco quindi un Caino legato al culto solare, e portatore di una verità, di un segno che assume il valore di un simbolo di conoscenza, acquisibile solamente attraverso la ribellione, e la morte interiore: le Porte dell'Eterno Oriente si aprono, donando la Luce a colui che ha dominato la propria natura inferiore, e viene ammesso ai riti del fuoco.
Il documento che precede è opera d'ingegno di Filippo Goti. Il Contenuto obbliga soltanto l'Autore e non riflette di necessità la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è riconosciuto. © Filippo Goti
La libera circolazione del documento è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link attivo) e dell'autore. |
COMMENTA QUESTO DOCUMENTO |