É noto che in Italia la Massoneria tornò ad operare come Istituzione all'indomani dell'unificazione nazionale. Nelle logge che si stavano costituendo entrarono moltissimi garibaldini e mazziniani insieme a quei liberal-moderati che avevano ispirato la loro attività politica al pensiero di Cavour. Li spingeva il desiderio di proseguire in altro modo e con diversi mezzi quell'opera di rigenerazione della nazione italiana di cui l'unità politica doveva essere solo il primo passo.
Diversa la situazione romana. Grazie alle armi francesi, il potere temporale del papa appariva ancora ben saldo. A Roma agiva però da qualche anno un gruppo di uomini collegati al governo di Torino riuniti nel Comitato nazionale romano. Anche i democratici ricominciavano ad operare nella città con lo scopo di preparare una insurrezione popolare. Fu tra questi uomini che nacque il progetto di fondare anche a Roma una loggia cui fu dato il significativo nome di "Fabio Massimo". Il 7 dicembre 1861 essa fu costituita con dieci fratelli e poté prendere parte ai lavori della prima Assemblea Costituente massonica che si aprì a Torino il 26 dicembre dello stesso anno. La rappresentava il deputato livornese David Levi, che stava per essere nominato Gran Segretario Aggiunto, e che si era adoperato, tramite alcuni massoni livornesi, per favorire la nascita della loggia clandestina. La storia dei fratelli di questa loggia, dal 1861 al 1870, seguì le vicissitudini e gli accadimenti politici. Alcuni andarono in esilio, altri al confino. Vissuta in clandestinità per tanti anni, non arrivò a festeggiare il primo anniversario della "Breccia di Porta Pia". Dopo il 1870, e per alcuni anni, a Roma, al primitivo nucleo di massoni di impronta liberal-moderata, si sostituì un gruppo di stampo democratico, più dichiaratamente anticlericale, con simpatie repubblicane e socialiste, attivo nei circoli democratici e nelle società razionaliste. Si ritrovarono nella loggia "Roma e Costituente" che fu fondata nell'ottobre 1870 e rimase attiva fino al luglio 1874. Nella neonata officina romana confluirono esponenti di quel mondo democratico che aveva maturato una pregiudiziale repubblicana e un più acceso anticlericalismo. Era costituita da fratelli molto giovani, convinti di dover operare da Roma una radicale riforma, anche istituzionale. "Civiltà Cattolica" la rivista dei gesuiti che seguiva, con preoccupata attenzione, lo sviluppo della massoneria italiana, fu forse la prima ad evidenziare lo stretto legame che si era venuto a creare tra una parte del mondo massonico e le organizzazioni democratiche. Motivi economici impedirono al Grande Oriente un immediato trasferimento nella capitale. Il 10 febbraio 1871 però, il conte Luigi Pianciani, che fu sindaco della città nel 1873 e presidente di quel celebre Circolo romano, punto di incontro dei democratici della nuova capitale, fu nominato delegato del Grande Oriente d'Italia per Roma e provincia con il compito di promuovere la fondazione di logge nella città. La scelta era ben motivata. Deputato della repubblica romana nel 1849, in stretto contatto con tutti i gruppi della democrazia romana negli anni sessanta, Pianciani aveva svolto per Roma, da Spoleto dove abitava, una fondamentale opera di collegamento e di supporto. Nell'aprile 1871, per la prima volta, i massoni si mostrarono in pubblico con le loro insegne, durante i funerali del patriota romano Mattia Montecchi. Tra le tante associazioni presenti furono particolarmente notati. Il 20 settembre organizzarono la prima celebrazione della Breccia, con un grandioso corteo che da Piazza Navona si snodò fino a Porta Pia. Il 16 novembre 1871, il Grande Oriente d'Italia, con un anno di ritardo rispetto alle aspettative, trasferiva a Roma la sua sede, in una modesta abitazione di via del Governo Vecchio 111. A marzo del 1872, per la seconda volta, una cerimonia funebre offriva l'opportunità ai massoni romani di presentarsi ufficialmente in pubblico. Avvenne in occasione dei funerali di Giuseppe Mazzini. La prima Costituente romana, come allora veniva chiamata la Gran Loggia, si svolse al teatro Argentina dal 28 aprile 2 maggio 1872. La Valle del Tevere era rappresentata dal Capitolo Perseveranza e dalle logge "Ausonia", "Giunio Bruto", "Roma e Costituente" che poi, nell'estate dello stesso anno, confluirono nella "Roma e Costituente". La Costituente massonica del 1872 fu molto importante per le decisioni che prese. Proclamò la libertà dei Riti e l'indipendenza del Governo dell'Ordine dai Riti. Abolì il giuramento sostituendolo con la promessa su l'onore. A metà del 1873 il Grande Oriente cambiò sede trasferendosi, sempre in affitto, al primo piano dei Palazzo Quirini in via della Valle, dove a marzo del 1875, fu inaugurato il nuovo tempio massonico. L'Istituzione massonica, dopo i primi difficili anni, cominciava lentamente ad assumere una fisionomia più rispondente ai dettami dell'Ordine. Il 23 ottobre 1873 veniva rifondata a Roma la loggia "Universo" di Rito scozzese antico e accettato, che era stata costituita a Firenze dal Gran Maestro Ludovico Frapolli il 17 luglio 1867 con l'impegno di un immediato trasferimento nella città papale. Fervevano allora i preparativi per la spedizione garibaldina dell'autunno che invece si concluse tristemente a Mentana. Il suo primo Maestro venerabile fu Giuseppe Petroni, il più noto prigioniero politico dello Stato pontificio, che era stato rinchiuso prima nel forte di Paliano, poi nel carcere di San Michele dal 1853 al 21 settembre 1870. Per rimanere coerente ai suoi principi non aveva voluto accettare la grazia che pure gli fu offerta più volte. L'inizio degli anni settanta segnò forse il momento di maggiore partecipazione di molti massoni alle vicende dell'estrema sinistra. L'eccessivo attivismo politico di quanti non facevano distinzione tra il lavoro di loggia e quello profano portò nella primavera 1874 ad una spaccatura tra le due anime presenti nel Grande Oriente romano: quella democratica e quella moderata. La maggioranza rappresentata dai fratelli più moderati prevalse. Seguì l'espulsione di molti democratici raccolti nel rito simbolico. 4 luglio 1874 veniva demolita la loggia "Roma e Costituente" i cui fratelli fondarono la "Tito Vezio" sulle stesse posizioni di estremismo, e per questo, demolita a sua volta nel 1880. Gli anni settanta non furono facili per i massoni romani, alle prese con seri problemi organizzativi ed economici. Furono anni di crisi e di assestamento, superati con l'elezione alla gran maestranza di Giuseppe Petroni che aveva accanto a sé, come Gran tesoriere, Adriano Lemmi, destinato a segnare con la sua impronta l'istituzione. Lo sbandamento fu superato con l'accantonamento di un troppo dichiarato interesse politico cui si sostituì un ritrovato interesse per i lavori rituali e lo studio tradizionale. La fioritura iniziatica è documentata dal gran numero di rituali, catechismi e libretti di istruzione. Nel marzo 1877 nasceva a Roma la loggia "Propaganda massonica" per volontà del Gran Maestro Giuseppe Mazzoni che ne era anche il Venerabile. Fu creata con lo scopo primario di aggregare "come fratelli liberi, tutti i massoni del mondo". Qui furono iniziati personaggi come Ruggero Leoncavallo e Arturo Labriola. Dai verbali della Giunta risulterebbe che le iniziazioni venivano fatte durante lo svolgimento delle Giunte. Il 4 aprile 1881, dalla loggia "Universo" nasceva la "Rienzi", anch'essa di Rito scozzese antico e accettato. Suo primo maestro venerabile fu Raffaele Petroni, figlio di Giuseppe e anche lui avvocato, destinato a morire pochi anni dopo in modo abbastanza misterioso. Fu nella "Rienzi" che, nello stesso 1881, fu iniziato lo scultore Ettore Ferrari, destinato a segnare della sua impronta l'Istituzione per lunghi anni. Fu quello un anno particolarmente delicato per i rapporti tra clericali e anticiericali. La situazione era aggravata dalla linea seguita dai governi che, mentre puntavano ad un indebolimento economico della chiesa, fecero in modo che essa non perdesse mai la sua funzione, necessaria ai fini della conservazione sociale. Fu in questo contesto che a luglio 1881 la traslazione del feretro di Pio IX da S. Pietro a S. Lorenzo fuori le mura diede vita ad una indegna gazzarra tra le opposte fazioni. Si cercò perfino di spingere il carro funebre nel Tevere. Nei giorni successivi i maggiorenti della massoneria romana davano vita ad una serie di circoli anticiericali nei vari rioni cittadini. Ernesto Nathan definiva il clericale "il partigiano della politica della Chiesa [...] Il clericale rivolge ogni sua energia a dominare in terra, e dal dominio trarre profitto[ ...]". Nathan combatté tutta la vita il clericale, non il cattolico che invece rispettava. "Cattolico è il credente nella forma religiosa [...] la fede [...] e chi quella fede professa, sono rispettabili e da rispettarsi[ ...]". Nathan, che fu Gran Maestro, ribadì più volte che "gli atti dell'associazione ch'io oggi rappresento, non si rivolgono contro alla religione [...] dinanzi ad essa, alla fede che consola, purifica, innalza, c'inchiniamo riverenti, qualunque ne sia la materiale veste".
L'ospite interessato può consultare si Ernesto Nathan la sezione dedicata: Ernesto Nathan Nel 1882 si svolsero le prime elezioni politiche a suffragio allargato. I massoni che si erano impegnati a favore della legge, si sentirono vincolati a propagandare il più possibile la novità tra quanti avevano acquistato questo nuovo diritto. Il 1 settembre 1882 il Gran Maestro Giuseppe Petroni diramava a tutte le officine della comunione una circolare con la presentazione del programma massonico per le elezioni politiche. Si raccomandava di costituire comitati elettorali e di appoggiare i candidati che garantissero una linea politica progressista: "che propugnino il discentramento amministrativo ...che mantengano l'abolizione completa del macinato... che suggeriscano e promuovano l'istituzione delle Camere sindacali operaie ed agricole destinate a tutelare gli interessi dei lavoratori. Che sollecitino i risultati della inchiesta agraria... che caldeggino l'abolizione totale delle Papali Guarentigie... Liberare la giustizia dalle pressioni e dalle lusinghe... promuovere la gratuita e la verace obbligatorietà dell'istruzione primaria… sostituzione graduale dell'esercito permanente nella nazione armata". Questo in estrema sintesi il programma pubblicato sulla «Rivista della massoneria italiana». È questa la linea nella quale si riconoscono politicamente molti fratelli della dirigenza del Grande Oriente. Se gli anni della gran maestranza Petroni furono di assestamento e riorganizzazione interna, la gran maestranza Lemmi coincise con l'avvio di una nuova fondamentale fase nella vita dell'Istituzione. La R:. L:. "Goffredo Mameli" nacque in un momento in cui, dopo essersi rafforzata all'interno, cominciava l'espansione dell'Istituzione. Tutti i fratelli che la fondarono provenivano dalla "Rienzi". Lo scopo era quello di lavorare e operare eventuali filiazioni nei nuovi quartieri della capitale, nati dopo il 1870. Rafforzatasi finalmente la struttura, si poteva pensare all'espansione. Con questo programma, i fratelli che l'avrebbero costituita cominciarono ad aggregarsi nel 1891. L'anno dopo fu costituita l'Officina che divenne operante nel 1893 a via Palermo, nel quartiere Esquilino. Il patriota genovese morto a Roma, nel 1849, in difesa della repubblica, Goffredo Mameli, diede il nome alla loggia che si insedia in un quartiere progettato dopo il 1870. Un quartiere sorto fuori dalle mura Aureliane. Forse il più "architettonicamente piemontese" di Roma, allora abitato da italiani di tutte le regioni trasferitisi a Roma al seguito della Capitale. La loggia "Goffredo Mameli" si collocò subito tra le logge "progressiste" del Grande Oriente, come era prevedibile, data la sua gemmazione dalla "Universo" e dalla "Rienzi". La troviamo presente alla Conferenza massonica di Milano, organizzata per il 20 settembre del 1894, il cui programma si incentrò su questioni legate alle riforme sociali e all'azione anticlericale. Il congresso si risolse in una grande manifestazione unitaria nella quale si votò un ordine del giorno che auspicava la completa laicità dello Stato. L'anno dopo, nel 1895, fu attiva nella preparazione delle celebrazioni del 25° anniversario del 20 settembre cui si volle dare particolare solennità. Fu in quella occasione che fu inaugurato il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, mentre il Parlamento votava per la trasformazione della giornata in festa nazionale. Le vicende del mondo greco, in lotta per la propria indipendenza contro l'impero ottomano, erano seguite con grande attenzione dagli ambienti della democrazia romana. Nel 1896-97 fu organizzata, in occasione della guerra tra Grecia e Turchia, scoppiata a sostegno di una insurrezione a Creta, una spedizione garibaldina in Grecia. Fu preparata a casa dello scultore repubblicano Ettore Ferrari. Fu finanziata da Ernesto Nathan, diventato da poco Gran Maestro. Fu difesa alla Camera dal massone Giovanni Bovio.
Tra i volontari c'era un giovane fratello della "Mameli", Romolo Garroni, che lasciò la vita combattendo a Domokos con i garibaldini.
Nel 1898 Nunzio Nasi riuscì a fondare la prima loggia romana di Rito simbolico italiano, la R:.L:. "Roma"; ricostituì nella capitale la Gran Loggia del rito simbolico e ne venne eletto presidente (1999-1902). Siciliano, Nasi fu un uomo politico di primo piano, ministro della Pubblica istruzione, caduto in disgrazia per motivi ancora non chiariti del tutto. Anche l'istituzione si comportò in maniera quanto meno strana nei suoi confronti come si può rilevare scorrendo i verbali della Giunta. Nel 1898 la R:. L:. "Goffredo Mameli" si era tanto sviluppata da poter, a sua volta, operare la sua prima filiazione. Nasceva la R:. L:. "Lira e Spada" nello stesso quartiere Esquilino, che, nel nome stesso riproponeva il collegamento con la loggia da cui originava. Agli albori del nuovo secolo, i fratelli dell'Esquilino, davano vita ad una nuova loggia che nel nome "Regola" aveva già la sua zona di appartenenza. Due anni dopo, nel 1902, ancora dalla "Mameli" nasceva una nuova loggia, questa volta fuori dalla città, la "Mentana", a significare, ancora, la grande capacità propulsiva dell'Officina. I documenti conservati nell'Archivio storico del Grande Oriente e le pubblicazioni massoniche, documentano la vivacità e l'impegno sociale dei fratelli della "Mameli" cui si aggiunge un interesse, mai venuto meno nel tempo, per la cultura, intesa nel senso più ampio del termine. La R:. L:. " Mameli" è infatti tra quelle, e purtroppo sono troppo poche, che hanno saputo preservare il grande patrimonio rappresentato dalle carte di loggia. È questo il solo modo per conservare la memoria storica del proprio passato, che spesso può diventare poi la guida per il futuro. La pubblicazione che ha visto la luce alla fine di dicembre del 1993, per ricordare i cento anni di vita della loggia, è particolarmente interessante proprio per quello che ci racconta della vita interna dell'Officina. Uno sguardo all'elenco delle conferenze e dei discorsi svolti nelle tenute di loggia ci indica l'ampiezza degli interessi dei fratelli che, partendo dalle conferenze di istruzione massonica, e di approfondimento di particolari tematiche, si allargano alle classiche questioni dei rapporti Stato-Chiesa e ai problemi di politica nazionale ed internazionale. L'avvento del regime fascista ebbe, come tutti sanno, conseguenze molto gravi per i massoni italiani. A novembre del 1925, il Gran Maestro del G:.O:.I:. Domizio Torrigiani fu costretto a sciogliere le logge per evitarne la chiusura da parte delle autorità. Dopo tre anni di opposizione al nuovo regime, Torrigiani con la sua decisione, precedeva di poche ore l'approvazione della legge sulle associazioni voluta da Mussolini in funzione dichiaratamente antimassonica. All'ordine di demolizione delle logge, alcune obbedirono solo formalmente, restando operanti come entità spirituali. Altre continuarono a lavorare dandosi la struttura di piccoli gruppi clandestini con pochissimi e fidati affiliati. Le vicende di questi gruppi sono ancora in gran parte affidate ai ricordi dei sopravvissuti e a qualche libro di memorie poco conosciuto. A Roma rimase sicuramente attiva la loggia "Goffredo Mameli", ridotta ad una dozzina di componenti. Si alternarono a reggerne le sorti, come Maestro Venerabile, il pubblicista e conferenziere Guido Francocci, funzionario del ministero della Pubblica istruzione, e il chimico di fama internazionale Gino Testi. Francocci fu l'anima della "Mameli" di quegli anni. Nei primi anni venti ne fu oratore. Nel dopoguerra fu insignito del titolo di Ven. On. ad vitam. Nel 1950 scrisse un libro nel quale narrò le peripezie di quegli anni difficili. Gino Testi, grande studioso di alchimia, fu membro del Supremo Consiglio del R:. S:. A:. A:.. Non si sciolse neanche la loggia "Lira e Spada", come documentò un "fratello" nel 1949. Durante l'occupazione nazista, i fratelli della "Mameli" tennero a Roma riunioni clandestine nella cantina del Villino Francocci, in via Brennero 6, in quella che allora era chiamata città giardino Aniene e diventerà poi il quartiere di Montesacro. Durante le riunioni, a molte delle quali presenziò Domenico Maiocco, che stava cercando di riorganizzare le fila della massoneria italiana, la figlia di Francocci teneva d'occhio l'esterno, fingendosi occupata a lavorare a maglia insieme ad altre donne, in giardino. Frequentavano il Villino Francocci, Vincenzo Nitti, pastore evangelico, cugino di Francesco Saverio Nitti e membro del gruppo di "Giustizia e Libertà"; Enrico Marulli; Bruno Sbriccoli che nel 1961 compì i cinquanta anni di loggia. Oggi una lapide, dettata da Guido Sartorelli, ricorda quei momenti. Un altro centro clandestino funzionò a Roma in via Brofferio, nella casa di Umberto Cipollone, che fece poi parte della Consulta Nazionale. Queste due sedi furono luogo di incontro dei maggiori esponenti della Massoneria durante il fascismo e poi, dal luglio 1943 alla fine del 1945 ospitarono le riunioni del rinato Grande Oriente. Nel 1943, durante l'occupazione nazista, fu costituito un Supremo Consiglio presieduto da Cancellieri, con Luogotenente Signorelli e Maiocco, Gran Maestro dell'Ordine. Il gruppo Cancellieri-Maiocco ebbe il merito storico di aver ricostituita la famiglia massonica italiana che assunse il nome di Massoneria Unificata. Per loro conto il maestro venerabile della "Marne” Francocci, risvegliò ventuno logge, quasi tutte provenienti da Palazzo Giustiniani, che si riunivano, saltuariamente, nel tranquillo villino di Montesacro. Nel 1944 un altro gruppo di fratelli, si riunì intorno ad un Comitato di Gran Maestranza composto da Cipollone, Laj e Varcasia, che si dichiararono legittimi successori di Torrigiani e Meoni. Nel novembre del 1945 le due organizzazioni decisero di fondersi. In quel momento Guido Francocci era Gran Segretario della "Unificata". Divenne subito dopo Gran Segretario del nuovo Grande Oriente (Gran Loggia Nazionale) che elesse Guido Laj Gran Maestro. Nell'Assemblea Costituente che si svolse a Roma dal 18 al 21 marzo 1949, Guido Francocci fu eletto Gran maestro Aggiunto mentre il supremo maglietto veniva raccolto dall'avvocato Ugo Lenzi. Il 2 giugno 1949, dopo oltre quaranta anni di attesa, veniva inaugurato a Roma, all'Aventino, il monumento a Giuseppe Mazzini, opera dello scultore Ettore Ferrari. Il Gran Maestro Guido Laj era in quel momento anche vice sindaco di Roma. Il corteo massonico sfilò davanti al capo dello Stato Einaudi e al capo del governo De Gasperi. La Comunione italiana aveva ripreso la sua strada, sempre piena di asperità, ma anche di un entusiasmo e di motivazioni profonde.
Il documento è opera di ingegno della Professoressa Anna Maria Isastia, ed è stato pubblicato sul bollettino del Collegio dei MM:.VV:. del Lazio. Ogni diritto è riconosciuto. La circolazione in rete è subordinata alla citazione della fonte (completa di Link attivo) e dell'Autore. © Anna Maria Isastia |