"Allegria allegria" Cantigas de Santa Maria secolo XIII |
Il mondo zodiacale popola da sempre l'immaginario collettivo fornendo alle discussioni, spesso salottiere, abbondante materia che molti amano elevare al rango della riflessione dotta. Il documento che presentiamo ai nostri Ospiti, per la consultazione e lo studio, è opera d'ingegno del carissimo F:. M.D.A. ed è stato pubblicato su "IL LABORATORIO", n. 7 maggio-giugno 1993 Ogni diritto è riconosciuto © M.D.A. |
Il mondo zodiacale popola da sempre l'immaginario collettivo fornendo alle discussioni, spesso salottiere, abbondante materia che molti amano elevare al rango della riflessione dotta. Ragionando di stelle e del loro influsso sull'umanità, vengono in mente più le apposite rubriche dei rotocalchi che oli innumerevoli riferimenti bibliografici - a carattere scientifico o pseudo - messi a disposizione degli appassionati sull'argomento. Al di là dei sorrisi di sufficienza, è incontestabile la validità delle giustificazioni filosofiche e culturali legate ai significati del segno zodiacale, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Calandosi, poi, nell'oggetto della nostra ricerca, troviamo esatte corrispondenze che meritano di essere prese in considerazione. Il motivo conduttore sarà, dunque, di natura musicale senza impegnare l'attenzione su questioni di ordine etico, estetico o sociologico. Si tratta di un pretesto e nulla più dal quale far scaturire la libera trattazione, meglio se ironica, essendo convinti che anche in fatto di musica la Tuttologia (scienza fasulla del sapere enciclopedico) non serva ad alimentare se non l'inutile ed effimero universo della Grande Chiacchiera. E veniamo al cuore del problema. C'è chi considera la musica la più popolare tra le scienze dell'occulto. Cerchiamo allora di fare l'oroscopo ad alcuni grandi protagonisti. Certo, non per indovinare un futuro che hanno già vissuto, ma semplicemente per dimostrare la bontà del rinvio alle combinazioni astrologiche di taluni parametri compositivi e, perfino, comportamentali. Con l'aiuto delle stelle potremmo spiegare, per esempio, la nascita della dodecafonia. Pensiamo al felice incontro della musica con il segno della Vergine. Amold Schónberg, nella sua qualità di perfetto esponente di questo segno legato agli avari, non avrebbe potuto "inventare" un sistema così parsimonioso - per non dire taccagno - essendo basato sulla riutilizzazione della stessa serie dei dodici suoni della scala cromatica per ben quarantotto volte. Altro che crisi del linguaggio tonale maturata in epoca tardo-romantica! Continuando nella elencazione di alcuni principi legati alle combinazioni stellari, il segno della Vergine regola anche il meccanismo della dissonanza, vale a dire di quelle durezze colte fastidiosamente dall'orecchio allorquando si accosta soprattutto la musica del Novecento. Il ritrarsi del compositore in sé stesso, elevando barriere di incomunicabilità con il mondo esterno che orgogliosamente rifiutano, fa venire in mente l'immagine della lancia con la quale i nati sotto il se-no della Vergine, in perenne autodifesa, proteggono la propria intimità. L'urlo originario, caro alle avanguardie del primo Novecento (il cosiddetto Ur-schrei che guidò la mente creativa degli "espressionisti" tedeschi, pronti a distruggere la forma classica in nome di una barbarica purezza originaria), si riconnette cosi a giustificazioni meno trasgressive. Si urla e ci si dispera nel chiuso di una stanza incuranti se qualcuno potrà o meno ascoltare, pur nella segreta speranza del riscatto. Tali procedimenti compositivi possono anche rispecchiare lo stile di vita. Il segno della Vergine, oltre alla parsimonia e alla riservatezza, trasmette una buona dose di pignoleria. John Cage, considerato il padre delle avanguardie del secondo Novecento, ne è campione. Per nostra fortuna Cage era però provvisto di una buona dose di ironia. Invece di radunare il proprio pubblico in una normale sala da concerto, affittò addirittura una carrozza ferroviaria sulla quale compositore e fans presero posto autocostringendosi ad ascoltare ogni minimo dettaglio sonoro suggerito dallo sferragliamento del treno. Il compositore americano, recentemente scomparso, testimonia benissimo il gusto maniacale del dettaglio che riempie la vita di queste personalità sottoposte, per legge zodiacale salvo complicazioni di ascendente, alla dura contraddizione tra desiderio di slanci irrazionali e la loro negazione. C'è ora da domandarsi quale posto occupi l'amore tra i musicisti. Per questo dobbiamo puntare sull'entusiasmo dei Sagittari, ora disposti a descrivere la tormentata passionalità autobiografica in una Sinfonia fantastica, ora piegati, come Puccini, ad accettare e subire il vittimismo femminile della società piccolo-borghese di fine Ottocento, ora pronti, tra una "patetica", un'"appassionata" e qualche debolezza sofferta al "chiaro di luna", a barattare i sentimenti terreni con le impennate libertarie, con gli eroismi prometeici. L'allusione è a Beethoven che denuncia la vera provenienza dal Sagittario progredito di tipo superiore illustrato dai manuali di astrologia. Un compositore dotato di tali capacità dirompenti, apparterrà a un segno di fuoco, elemento che domina anche Debussy, nato sotto il Leone, pronto a lacerare banalità e luoghi comuni, ma quasi si direbbe in punta di penna esibendo la snobistica superiorità di quanti nutrono la più alta opinione di sé. All'ultimo segno di fuoco, l'Ariete, va riconosciuto il merito di possedere una grande laboriosità e una pertinacia invidiabile. E il segno tipico degli ostinati, degli irriducibili scommettitori che non accettano compromessi mettendo magari a dura prova la pazienza di chi li ascolta. Appartiene a questo segno il sublime Bach. Sublime davvero, né potremmo definire altrimenti. Tuttavia, Bach non avrebbe mai potuto contentarsi di scrivere soltanto qualche Preludio e Fuga. Tra i "cocciuti" nel regno delle note troviamo ancora Haydn, il padre della sinfonia, Giacomo Carissimi, il padre dell'oratorio, Bela Bartòk, riconosciuto capostipite dell'etnocomposizione. Venendo ai segni dell'aria, la cordata potrebbe essere aperta da Igor Stravinsky. Il compositore russo - autore di quella Sagra della Primavera che nel 1913 sconvolse il pubblico parigino - fu capace di trasferire all'interno del proprio mondo creativo tutta l'instabilità del doppio segno dei Gemelli, sempre disposti a cambiare rotta annunciando promesse non mantenute o mantenute in modo diametralmente opposto alle intenzioni. É come, insomma, promettere una cosa per poi realizzarne un'altra. É un segno difficile, che può prestarsi ad irritanti equivoci, grazie ai cambiamenti improvvisi di umore che potrebbero essere fraintesi per passiva influenzabilità. Lo scopo che si prefiggono queste personalità, protette dall'alato Mercurio, è invece quello di produrre sensazioni tali da ribadire il loro egocentrismo. Possiamo subito riconoscere la"gemellità" di quell'impareggiabile narcisista che fu Wagner. Il quale ne ebbe tanta coscienza da arrivare alle estreme conseguenze rovesciando il negativo in positivo. Riflettiamo, per esempio, alla predilezione di Wagner per le storie di eroi puri e incontaminati, all'idea stessa di amori non realizzati e, quindi comodamente eterni. Utilizzando Nietzsche che vide in Wagner l'incarnazione dell'ipocrisia, vediamo tutto ciò ricondursi non tanto alla sfera idealizzata delle mistiche redenzioni quanto al più basso e modesto indice della immaturità affettiva, ben nota alla tipologia gemellare, sempre pronta da una parte all'amicizia amorosa e, dall'altra, eternamente in fuga davanti alla realizzazione concreta del rapporto, di fronte a scelte la cui responsabilità non può essere declinata invocando il potere carismatico di un filtro magico. Se desideriamo andare a caccia di vere e proprie tempeste amorose non dobbiamo far altro che rivolgerci allo Scorpione, segno passionale per eccellenza, ben nutrito di sesso e gelosia. Nessuno meglio del creatore di Carmen - alludiamo naturalmente a Georges Bizet - esprime l'idea dell'amore scaturita da questi focosi e vulnerabili plutonici, che è poi l'esatto contrario di platonici, destinati a cadere vittime della loro esasperata possessività. Poteva mancare Mozart? I suoi natali sono legati al segno musicalissimo dell'Acquario. Segno dominato da Urano, indicato come rivoluzionario per eccellenza che ama gridare "Viva la libertà" sotto la spinta dell'estro creativo e nella facilità di invenzione. Come possiamo constatare tali connotati si attagliano perfettamente al ritratto artistico di Mozart, a condizione che tutto si svolga nello spazio trasparente e ambiguo dell'Acquario, rafforzato dalla problematicità imposta dall'influsso di Urano. Il viaggio planetario che stiamo percorrendo incontra necessariamente Gustav Mahler, lunare Cancro che, seguendo il tracciato del proprio segno/destino, scandisce a ritroso un cammino nella ricerca proustiana del tempo perduto. Ecco allora apparire l'infanzia fatata piena di richiami alla leggenda del Corno magico del fanciullo di Arnim e Brentano. Ed ecco l'abbraccio mortale con la madre-forma posseduta in uno stremato interminabile rapporto edipico. All'appello zodiacale mancano i protetti di Venere: il prudente Toro, il cui calore privo di violenza e ricchissimo di sfumature, è ben rappresentato dal Romanticismo di Brahms. Il quale ebbe sempre ben presente la compostezza dello stile classico. Passiamo quindi alla notevole, estrosa e comunicativa Bilancia. La Bilancia oscilla, barcamenandosi, dal gusto un pò chic del salotto-bene tipico di Franz Liszt, allo stile di Verdi che, per sviluppare la propria personalità artistica, incarna sé stesso, di volta in volta, in figure considerate magari reiette o, comunque, fuori dalla morale comune. Puttane, gobbi, zingare si alternano nella affannosa ricerca di un equilibrio che dalle passioni ancora di stampo belliniano, quali emergono in Oberto, conte di San Bonifacio (il primo melodramma di Verdi), conducono al sorridente distacco della maturità. Raggiunta la vecchiaia l'uomo Verdi assiste da saggio allo scorrere delle vicende umane per concludere, in stile di fuga beffarda, che 1utto nel mondo è burla". Indicando il Capricomo, viene da domandarsi se questo segno, teso a dominare i rari impulsi emotivi, schiacciato com'è dalla sfiducia, possa lasciarsi tentare dall'avventura musicale. Eppure è accaduto. Quando si tratta di dare immortalità alla ferrea ambizione, tutta capricorniana di una serva che vuol diventar padrona, anche il saturnino Pergolesi riesce a trovare accenti geniali. Musicalissimi sono considerati i Pesci, sotto il cui influsso troviamo compositori di tutte le razze e di tutti i tempi tanto da consentire di scrivere una piccola storia della musica. Cominciamo da Chopin, così timoroso della realtà, da chiudersi nel cerchio magico del suo pianoforte, senza il quale la sua arte avrebbe ben poco senso. C'è qualcosa di triste, di nostalgico per non dire di angoscioso nei musicisti caduti sotto il segno dei Pesci. Pensiamo a Mussorgskij che ha incarnato perfettamente lo spirito lamentoso di chi si sente sempre un Innocente, profetico e incompreso. Altrove i Pesci curioseggiano nella ricerca di qualche barlume di esotismo da spacciare per novità, abili mercanti di note (con tutto il rispetto per chi sa vendere bene la propria merce) quali furono Ravel e Riniskj-Korsakov. In una luce diversa dobbiamo collocare la dolorosa follia di Hugo Wolf che espresse in un mirabile ciclo di Lieder, rispolverando la memoria di Schubert a quasi cent'anni di distanza, la crisi irreversibile del proprio stato esistenziale, inserita nel più vasto e complesso quadro del tramonto di un'epoca che vedrà la nascita della psicanalisi e lo scoppio della prima guerra mondiale. In un clima di maggior serenità, legato al segno dei Pesci, troviamo ancora l'estrosa fantasia di Vivaldi, quella più densa e teatrale di Haendel per arrivare alla genialità di Rossini che salvò abilmente capre e cavoli, vale a dire tradizione e innovazione in quanto garanti di non farlo sentire un pesce fuor d'acqua. Questa carrellata potrebbe durare a lungo con altri esempi più o meno calzanti. Ma non è il caso qui di impostare un tentativo di astromusicologia, impresa assurda e impossibile o, comunque, fuori dalle mie competenze. Ho solo voluto dare una piega meno seriosa all'oggetto delle mie ricerche quotidiane ponendo, nel contempo, il quesito - al di là dell'applicazione diretta del segno zodiacale a questo o a quell'artista - se dobbiamo prestar fede al mondo dell'astrologia, mondo nel quale credevano fermamente gli uomini del Medioevo e gli stessi umanisti così apparentemente votati alla laicità del pensiero culturale. ________________________________________
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