"Gran fe devia" Cantigas de Santa Maria secolo XIII |
Il nucleo essenziale di questi “Appunti” del Fr:. Francesco Indraccolo è stato esposto in una conferenza a beneficio dell’onlus “Agopuntura Senza Frontiere - Italia” il 18 marzo 2005, a Milano, presso la Scuola di Agopuntura “So-Wen”. Ogni diritto è riconosciuto © Francesco Indraccolo |
1. Ipotesi preistoriche verosimili
Per quanto grande e luminoso, il Sole non è stato il solo corpo celeste ad aver attratto l’attenzione dell’uomo primitivo che osservava la terra e il cielo per decifrare il grande “libro muto” della Natura, quasi sempre ostile, in cui gli toccava vivere. Sapere “se” il Sole sarebbe sorto anche l’indomani dev’esser stato letteralmente vitale per questa creatura forse ancora un po’ scimmiesca, debole e indifesa, ma dotata di una marcia in più nella capacità di osservare e intelligere, cioè “leggere dentro” i fenomeni, e quindi spinta dalla legge evolutiva (casuale o causale che sia) a diventare Homo sapiens sapiens. Ma, oltre alla comprensione dell’alternarsi di luce e tenebre nel cosiddetto “ritmo circadiano” (monotono alle latitudini più vicine all’Equatore, ma terrorizzante fino in epoca storica per le popolazioni dell’estremo Nord europeo che, d’inverno, il Sole non lo vedono per oltre due mesi), pur con la speranza di una nuova alba capace di fugare le paure e in parte i pericoli della notte, l’uomo primitivo aveva la necessità vitale di misurare il tempo e capire il ciclo delle stagioni, onde avvantaggiarsene per il soddisfacimento dei suoi bisogni primari. Per fare ciò, non basta l’astro diurno, con il suo moto apparente che va ogni giorno da Est a Ovest (passando al Sud, nell’emisfero boreale; mentre in quello australe passa al Nord). Anzi, ancor oggi, osservare direttamente il Sole senza protezione, è pericoloso e comunque inutile perché il suo bagliore copre i possibili punti di riferimento delle cosiddette “stelle fisse”. Eppure, già verso il 2000 a.C., i mitici costruttori di Stonehenge, in Inghilterra, avevano eretto un “calendario di pietra” (con 3 cerchi di megaliti e una collina “tallone” di puntamento) che consentiva di “catturare” in una feritoia il primo raggio del Sole nascente all’Equinozio di Primavera. Un altro calendario di pietra (che funzionerebbe ancor oggi anche da orologio, se fosse sempre aperto il “tappo” di piombo sistemato sulla sua cupola nel 735 d.C.), è il Pantheon di Roma, fatto costruire nel 27 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa (1), per dare una casa comune a tutti gli dèi della Roma imperiale, ma anche per consentire alle matrone delle genti patrizie di partorire sotto i raggi della Luna nel suo aspetto benevolo di Diana Lucina. Già perché il foro rotondo alla sommità del Pantheon consente ai fasci di luce del Sole e della Luna di penetrare all’interno della cupola (diametro di 43,3 metri, pari alla sua altezza da terra, per formare una sfera) e, in particolare sui cinque ordini di 28 cassettoni quadrati (come i giorni del mese lunare), che, contrassegnati da marmi policromi, funzionavano come le tacche di una meridiana. Solo che la meridiana “dice” le ore e le stagioni grazie all’ombra proiettata da un’asticella detta “gnomone”, mentre nel Pantheon è la luce stessa, solare o lunare, a marcare il tempo. É stata perciò la pallida, dolce e mutevole Luna, che è femminile in quasi tutte le culture (2) - tra l’altro, “si unisce” come una sposa a ogni Novilunio con il Sole e sembra “ingravidarsi” fino al Plenilunio - a dominare l’attenzione notturna dell’uomo e a fornirgli la prima, difficile e ambigua, raccolta dati indispensabile alla stesura di un calendario valido a scandire i momenti salienti della raccolta e della caccia, della migrazione e dello svernamento, delle maree e dello scioglimento dei ghiacci, degli amori e delle nascite (si ricordi che anche il ciclo mestruale è di 28 giorni), delle eclissi e, anche, dei culti e dei riti legati a questi avvenimenti “salienti” al pari di quelli collegati agli Equinozi e ai Solstizi del ciclo solare, più difficili da comprendere e determinare, che sono stati sicuramente “scoperti” nel corso di migliaia di anni. Gli Egizi, per esempio, prima di sviluppare un’astronomia solare e un calendario luni-solare, contavano 12 lune e poi aspettavano (magari per un mese, aggiungendo una 13/esima luna) di vedere la stella Sirio per stabilire il momento migliore della semina dopo la piena del Nilo. La Luna, quindi, considerata “complementare” al Sole – peraltro suo fratello e/o sposo in molte mitologie – è stata la base della formulazione sia pure rudimentale di una scienza astronomica, che con la sua possibilità di calcolo dei fenomeni celesti, presto o tardi correlati ad attività pratiche e utili all’uomo, è diventata anche “astrologia” in senso previsionale del futuro. Si può quindi ipotizzare che il primo risultato pratico dell’osservazione del cielo sia stato quello di un’astronomia rudimentale atta a formulare un calendario di base (da aggiustare in tempi lunghi, magari nel corso di generazioni, data l’incompatibilità dei numeri lunari e solari); il secondo risultato pratico dev’essere stato qualcosa di simile a un bollettino meteorologico; mentre il terzo risultato sarà stato qualcosa di mezzo tra un vaticinio e un oroscopo. Naturalmente, questo primo “responso” oroscopico sarà stato fatto a uso esclusivo del capo di una comunità e/o per tentare di “pre-vedere” qualche evento importante o gli sviluppi di una qualche scelta esiziale. Come si è passati dal primo risultato (calendario) al secondo (meteorologia) e al terzo (astrologia), che comporta un grado maggiore di imponderabilità rispetto ai primi due? La storia scritta, anche se intessuta di leggende o “accomodata” ad usum delphini, può fornire qualche risposta.
2. Notizie storiche occidentali e cinesi
Fino alla “rivoluzione” eliocentrica, formulata dal polacco Niccolò Copernico poco prima della sua morte avvenuta il 24 maggio 1543 e tale da sgretolare la visione geocentrica del mondo antico, astronomia e astrologia sono state le due facce della stessa medaglia: ossia della curiosità umana verso i fenomeni celesti. Queste discipline, “gemelle diverse”, hanno avuto per oltre 30 secoli la stessa base di osservazione, annotazione, calcolo rudimentale e deduzione, e gli stessi cultori su un terreno indistinto fra Scienza, Religione e Mito, presso Sumeri, Egizi e altre civiltà remote, fino a che – in Occidente - non esplose l’enorme capacità di ricerca empirica e razionalizzazione dei Greci, a partire dal VII secolo a. C. con la Scuola Ionica di Talete di Mileto, matematico, astronomo e filosofo. In Cina, sempre nel VII secolo a.C. (o, al massimo, un secolo prima), il leggendario Imperatore Yao – secondo un frammento dello Shu Ching (“Classico della Storia”) pervenutoci con interpolazioni - affidò agli astronomi Hsi e Ho (che forse erano due, ma forse anche quattro o sei fratelli) il compito di risiedere “tra i Barbari Yü”, a Yang-Ku, “per ricevere come ospite il sole nascente al fine di regolare le attività dell’Est (la Primavera)”; di risiedere a Nanchino “al fine di regolare i lavori del Sud e di prestare attenzione al solstizio (d’estate)”; di risiedere a Ovest, a Mei-Ku e “dire addio al sole morente, al fine di regolare l’adempimento (autunnale) occidentale”; e di risiedere nella regione del Nord, a Yu-Yu “al fine di sorvegliare i lavori del Nord”. Ovviamente, i fratelli Hsi e Ho avevano l’incarico “in reverente accordo accordo con l’augusto cielo, di calcolare e descrivere il sole, la luna e le stelle, e gli indicatori celesti (Chhen) così da trasmettere rispettosamente le stagioni che il popolo deve osservare”. Come se non bastasse una tale antichità, alcune leggende cinesi posteriori attribuirono l’“invenzione” dell’astronomia e dell’astrologia al mitico Imperatore Fu-Hi, che sarebbe vissuto fra il 2953 e il 2838 a.C., o al successore Shen Nung, o al terzo Imperatore , quello “Giallo”, Huang Ti, nato nel 2704 a.C. Sarebbe stato il ministro di Huang Ti, Ta Nao, a codificare il Calendario cinese nella sua forma attuale nel 61/esimo anno di regno di Huang Ti. Questa leggenda confonde l’Imperatore Giallo con il quasi omonimo Shih Huang Ti, storicamente proclamatosi imperatore nel 221 a.C. Shih Huang Ti (che è quello fattosi seppellire con 6.000 guerrieri di terracotta a grandezza naturale), smantellò il sistema feudale vigente, aumentò le province dell’Impero dal tradizionale numero di nove (quante erano le sale del Ming T’hang, la dimora cosmologica degli antichi imperatori, con 12 aperture verso l’esterno) a 36 (multiplo, comunque, di 9) e fu l’uniformatore della scrittura, dei pesi e delle misure, con grandi riforme che sopravvissero al suo ricordo di sovrano dispotico, colpevole di aver fatto bruciare fra l’altro migliaia di libri antichi, eccetto quelli “utili” di agricoltura e medicina, come misura preventiva all’insorgere della dissidenza. D’altronde, uno dei massimi studiosi del Taoismo, Kristopher Schipper, ci ricorda nel suo libro “Le Corps Taoiste” che “il ciclo dei giorni e delle stagioni, dei secoli e delle ère, del ritmo cosmico è opera del Tao; da qui il carattere sacrale del calendario. Più che un semplice mezzo per contare i giorni, esso è una rivelazione divina la cui divulgazione, fino ad epoca recente, era la prerogativa del Figlio del Cielo, l’imperatore della Cina”. Questo riferimento al Tao situa la nascita (o la ri-codifica) ufficiale del calendario cinese durante i primi grandi regni della dinastia Han (206 a.C. – 221 d.C.), anche se i più antichi riferimenti al “Vecchio Maestro” poi identificato con Lao Tse (autore del Tao-te-king) risalgono al VI secolo a.C. In seguito, fra il 140-86 a.C., l’Imperatore Wou fissò il Confucianesimo come ideologia di stato, abolendo apparentemente ogni altra dottrina, ma conservando il sistema del vecchio calendario, utilissimo all’operosa burocrazia confuciana. Un’ardita ipotesi che attribuisce alla Cina le “invenzioni” del calendario luni-solare e dello Zodiaco a 12 segni è stata formulata da Gustave Schlegel nella sua ponderosa e illustratissima opera “Uranographie chinoise” (pubblicata nel 1875 e ristampata nel 1977). Secondo Schlegel, tali “invenzioni” risalirebbero a 19.000 anni fa e sarebbero state precedute, almeno altri 3.000 anni prima, dalla formulazione del calendario lunare. Dalla Cina queste idee si sarebbero sparse in altre terre e in Cina sarebbero poi tornate più o meno modificate, in epoca imprecisata, fino a essere di nuovo ritoccate nell’attuale calendario astrologico cinese. Quest’ipotesi, non suffragata da prove, ma solo da ragionamenti deduttivi sui nomi e sulla forma di migliaia di “asterismi” (costellazioni), è stata trascurata perfino troppo da tutti i sinologi. Tornando al Mediterraneo, non va dimenticato che nell’ ”armonia delle sfere”, teorizzata dalla Scuola Italica del greco Pitagora, nato nel 588 a. C. e iniziato ai misteri egizi e a quelli babilonesi, c’era già sia la base della matematica e della geometria moderne, sia i pre-postulati dell’astronomia scientifica e dell’astrologia misteriosofica. Persino l’astronomo greco di Alessandria Claudio Tolomeo, che nel II secolo d.C. sistematizzò la visione geocentrica dell’universo allora conosciuto (nella sua opera più famosa, l’“Almagesto”), fissò anche le regole dell’interpretazione oroscopica zodiacale che è quasi integralmente ancora in uso nel mondo occidentale così come lui l’aveva pubblicata nel suo “Tetrabiblos”. Senza rivangare il passato remoto, va detto che persino l’austriaco Giovanni Keplero (1571-1630), considerato uno dei padri della moderna astrofisica assieme al pisano Galileo Galilei (1564-1642) e, più tardi, al britannico Isacco Newton (1642-1727), redigeva oroscopi molto apprezzati che purtroppo vendeva per arrotondare il magro stipendio di insegnante di matematica e morale a Graz e, poi, i saltuari emolumenti che Rodolfo II gli erogava da Praga dopo averlo nominato matematico imperiale alla morte del suo maestro Tycho Brahe (1546-1601). Nella Cina imperiale, invece, gli astronomi e gli astrologi erano funzionari statali ben retribuiti, soprattutto ai massimi livelli, e, per questioni di segretezza e sicurezza relative a un sapere ritenuto “strategico”, non potevano avere contatti con il mondo esterno alla Corte. Attorno al 90 a.C., l’astronomo e astrologo di stato cinese Ssouma Chhien dedicò all’astronomia e, in parte, alle interpretazioni astrologiche, un importantissimo capitolo intitolato Thien Kuan (“Funzionari celesti”) del suo libro Shih Chi (“Memorie storiche”). In questo capitolo – scrive Joseph Needham, in “Scienza e civiltà in Cina” – l’Autore “dapprima passa in rassegna le stelle e le costellazioni dei cinque ‘Palazzi’ (Circumpolare, Orientale, Meridionale, Occidentale e Settentrionale), riserva un’elaborata discussione ai movimenti planetari, retrogradazioni comprese, si occupa delle associazioni astrologiche degli hsiu con specifiche regioni terrestri e dell’interpretazione di insoliti aspetti del sole e della luna, di comete e meteore, nubi e vapori (aurore incluse), terremoti e presagi per il raccolto, chiudendo il capitolo con le sue riflessioni di storico”. Needham sottolinea inoltre che in Cina “non vi è mai stata un’epoca nella quale i governanti non abbiano osservato con attenzione la volta celeste e rievoca i grandi progressi che sono stati compiuti”, citando fra l’altro “il numero di eclissi registrate…, di eccezionali piogge di meteore e dei corrispondenti eventi che esse avevano annunciato o accompagnato”. In Cina – ci ricorda Needham – la carica di astrologo imperiale era importante ed ereditaria…Egli si occupa delle stelle in cielo, tenendo conto dei cambiamenti e movimenti dei pianeti (Chhen), del sole e della luna, onde esaminare gli spostamenti del mondo terrestre, al fine di distinguere (pronosticare) la buona e la cattiva sorte…”.
3. Obiettivi diversi dalla comune base di “logìa” e “nomìa”Per fare studi o discorsi (“logìa”) sugli “astri” (cioè i punti o gli oggetti “cosparsi” nel cielo a “dardeggiare”) e per cercare di scoprire le leggi (“nomìa”) dei movimenti (apparenti) dei corpi celesti – sia quelli mobili (i pianeti propriamente detti, dal greco planetés = “erranti”, ma anche i “luminari” Sole e Luna o le comete) sia le cosiddette “stelle fisse” - gli esseri umani, ben prima di definirsi astronomi o astrologi, hanno dovuto per millenni osservare il cielo a occhio nudo fino a che Galileo non ha inventato il cannocchiale nel 1609. La molla di questa osservazione è stata la curiosità umana, non disgiunta dalla paura dell’ignoto o dall’ansia di sapere (anche a fini pratici e di supremazia). Lo stesso scrutatore del cielo era contemporaneamente uno scienziato (secondo i canoni della sua epoca), un indovino e, molto spesso, un iniziato a qualche gerarchia misterica che custodiva gelosamente tutta la Sapienza, sacra e profana (tradizionale e scientifica) acquisita nei secoli. Ma, per gli astronomi, l’obiettivo del sapere era una capacità di previsione limitata ai fenomeni celesti, come l’ora di un’eclisse, di una fase lunare o dell’apparizione di una cometa, mentre gli astrologi – basandosi sugli stessi dati astronomici – hanno elaborato nell’arco di secoli, in Oriente e in Occidente, un sistema di significati analogici, legati ai pianeti e ai segni dello Zodiaco, per trarre pronostici sugli accadimenti naturali e sui destini umani. Non va dimenticato che la chiave del pensiero analogico è la similitudine (di forma, di colore, di funzione, ecc.), così cara ai sommi poeti dell’antichità, ai creatori dei miti, ai cultori della magia “simpatica” di ogni tempo e paese. L’analogia si regge sul semplicissimo avverbio-congiunzione “come”, base di ogni equivalenza o somiglianza (vera o presunta) fra cose, persone e fenomeni. Un esempio di analogia “ermetica” (tratto dalla “Tavola di smeraldo”, attribuita a Ermete Trismegisto), dichiara che “ciò che è in alto è come ciò che è in basso” e viceversa. Come abbiamo già visto nel primo paragrafo, fin dall’epoca delle caverne (3), gli esseri umani hanno vissuto con terrore il tramonto del Sole e hanno tremato e pregato (sviluppando così una rudimentale forma di astrolatria) aspettando il suo risorgere, all’alba, dal regno delle tenebre. Ma prima di capire il “ritmo circadiano” (giorno-notte), con le ore di luce e di tenebre uguali soltanto agli Equinozi di primavera e di autunno (21 marzo e 22 settembre), ma enormemente diverse ai Solstizi d’estate (21 giugno) o d’inverno (22 dicembre), devono essere trascorsi millenni di rilevazioni rudimentali tramandate con difficoltà.
4. Guardare il cielo con la faccia al SudAl contrario di quanto indicano i moderni atlanti, per osservare i fenomeni celesti bisogna mettersi con la nuca al Nord e con la faccia a Sud, sull’orizzonte (parallelo) di qualsiasi località al di sopra dell’equatore. E non si dimentichi che Roma, Atene e Pechino sono quasi alla stessa latitudine. Tra l’altro, l’osservazione del cielo con la faccia a Sud è prescritta in tutti i trattati astronomici cinesi. In questa posizione, si può abbracciare con lo sguardo, da sinistra verso destra, in senso orario, tutto ciò che “sembra” muoversi da Est a Ovest, raggiungendo il punto più alto (Zenit) al Sud, anche se oggi sappiamo benissimo che è la Terra a muoversi in senso antiorario nel suo moto di rotazione di 24 ore sull’asse dei poli. Qualsiasi cosa appaia a oriente, alla nostra sinistra, sull’orizzonte sembrerà muoversi alla velocità di un grado ogni 4 minuti (mentre questa è la velocità di rotazione della Terra), per “ascendere” nel cielo: ed è da qui che viene il termine astrologico di ascendente, ritenuto importantissimo per capire la personalità di un individuo. Se si tratta del Sole che sorge o tramonta, l’astro sarà sempre preceduto o seguito da Mercurio (a un massimo di 28 gradi di elongazione o distanza) e da Venere (a un massimo di 45 gradi). Per gli astrologi del mondo greco-romano, questi due pianeti legati al dio dell’intelligenza e alla dea della bellezza e dell’amore, cambiavano totalmente di significato quando era visibili al mattino o alla sera (si pensi al Mercurio messaggero degli dèi, ladro o psicopompo e all’Afrodite casta o sensuale), con corrispondenze diversissime nei rituali religiosi o magici o nelle previsioni oroscopiche. Entrambi i pianeti potevano assumere aspetti astrologici “fausti” o “infausti”, ed erano considerati particolarmente sfavorevoli soprattutto quando “apparivano” muoversi all’indietro (moto retrogrado), a causa dei malcompresi “epicicli” che hanno fatto impazzire generazioni di astronomi geocentrici. Tanto che il discepolo di Platone, Eraclide di Eraclea, ipotizzò per primo che almeno questi due pianeti ruotassero attorno al Sole e non attorno alla Terra. Non dobbiamo sorridere di queste attribuzioni di significati in quanto, ancor oggi, la saggezza popolare insegna a fare previsioni meteorologiche basandosi sul colore del cielo (“rosso di sera…”, ecc. ), oppure si parla comunemente di “nati sotto una cattiva o una buona stella “ o di caratteri psicologici solari, lunatici, marziali, gioviali.
5. La comprensione delle stagioni e delle fasi lunariÉ stato assai più difficile comprendere il corso annuo del Sole nelle 12 Costellazioni principali (alcune lunghe da 22 a 45 gradi), che poi hanno ceduto il passo ai 12 segni simbolici dello Zodiaco (ciascuno di 30 gradi), rappresentato geometricamente come un cerchio di 360 gradi. Parimenti difficile è stato il comprendere l’esatto inizio delle quattro stagioni, che hanno differenze enormi nella fascia temperata del nostro pianeta a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre. Per capire che l’inizio della Primavera avviene estattamente a una certa ora del 21-22 marzo, si è dovuto immaginare un immenso cerchio – l’eclittica- su cui il Sole appare muoversi in senso antiorario durante tutto l’anno alla velocità di circa un grado al giorno (per 365,25 giorni l’anno), mentre ora sappiamo che è la Terra a muoversi attorno al Sole in senso opposto. Ma per arrivare a comprendere che il momento della Primavera è esattamente quello in cui il Sole sembra trovarsi nel “Punto Gamma” ossia all’incrocio dell’eclittica con l’equatore celeste (estensione di quello terrestre), ci sono volute misurazioni di millenni e strumenti sempre più raffinati e precisi (dalla feritoia di Stonehenge ai telescopi). E ora sappiamo tutti che quando il Sole appare nel Punto Gamma, in realtà, è la Terra a trovarsi dalla parte opposta (a 180 gradi) nel segno della Bilancia. Si ricordi che nel già citato Pantheon di Roma, bastava un’occhiata sulla volta a cupola per sapere con matematica precisione l’ora solare in ogni stagione, la fase lunare di plenilunio notturno (quindi serviva anche da calendario lunare), e i solstizi d’estate e d’inverno, ai punti dello Zenit massimo o minimo e, quindi, serviva da perfetto calendario solare e luni-solare. A proposito di calendario lunare, le difficoltà di determinare il mese lunare, di circa 28 giorni, e l’anno lunare, composto da 12 lunazioni e un terzo, devono essere state di gran lunga più complicate di quelle necessarie a capire il moto apparente del sole, eppure i primi calendari sono stati lunari o luni-solari con 37 lunazioni (mesi lunari) ogni 36 mesi solari.. Infatti, è assai agevole veder sorgere, sempre a Est, la Luna piena esattamente nel momento del tramonto del Sole a Ovest (nella fase di plenilunio, i due luminari si trovano a 180 gradi di distanza sul cerchio zodiacale); ma le difficoltà cominciano sin dal giorno dopo, quando il nostro satellite sembrerà già più “piccolo” e, nell’arco di 14 giorni, ritarderà il suo sorgere di circa 52 minuti al giorno fino a diventare una falce (luna calante) e poi “sparire” per quasi due sere, al Novilunio, “inghiottito” dal Sole, e di nuovo diventare crescente, al cosiddetto “primo quarto”.
6. Luna-Sole e Yin-Yang A ognuna di queste quattro fasi lunari di 7 giorni (determinate dalla vicinanza o distanza fra Sole e Luna), gli antichi astronomi e astrologi d’Oriente e d’Occidente attribuivano significati analogici diversi e da esse traevano indicazioni per tutte le attività umane e per gli aspetti psicologici. Quasi dappertutto e in ogni tempo, la Luna è stata comunque considerata legata al principio femminile, alla sensibilità, al sentimento, al sogno, alla fantasia ecc. Mentre, al Sole, fin dalla preistoria e ovunque, sono stati attribuiti i significati simbolico-analogici di luminosità, calore, vitalità, impulso, possanza, ecc., che perdurano ancora nelle interpretazioni oroscopiche. In un tema zodiacale di nascita, il punto in cui si trova il Sole indica ancora il carattere e la natura costitutiva (fisica, psicologica e intellettuale) del soggetto. Le qualità attribuite in Occidente alla Luna e al Sole, opposte e complementari, sono assai simili ai sia pure inafferabili concetti cinesi dello “Yin” e dello “Yang”: oscuro, freddo, interiore, negativo e femminile il primo, quanto è luminoso, caldo, esteriore, positivo e maschile il secondo. Si potrebbe continuare all’infinito con questi dualismi, ma Marcel Granet, nella sua opera “La pensée chinoise”, ci avverte: lo Yin e lo Yang “sono sia forze sia sostanze”; ma aggiunge che: sono qualità “che si alternano, senza essere in opposizione fra loro”. E, “tutt’e due assieme ‘sono’ il Tao”, che per definizione è inafferrabile, indescrivibile, ecc. Nei più antichi testi cinesi, lo Yang era raffigurato con un cerchietto chiaro (quasi come il simbolo occidentale del Sole, cioè un cerchio, a volte con un punto al centro), prima di essere simboleggiato con una linea intera, come ci è noto dalla grande diffusione avuta in Occidente dall’ I Ching, il “Libro dei Mutamenti” (redatto attorno al VI secolo a.C. o due secoli dopo), caposaldo della filosofia e dell’arte divinatoria cinese. Lo Yin era raffigurato con un cerchietto scuro (come il Novilunio sui nostri calendari), prima di essere simboleggiato da una linea spezzata nell’ I Ching. Lo Yin e lo Yang, nelle loro “generazioni”, “permutazioni” e “moltiplicazioni”, in un alternarsi dagli sviluppi dialettici continui quanto difficili da cogliere appieno, danno vita a 4 digrammi (assimilabili ai 4 punti cardinali), a 8 trigrammi (gli 8 venti, oppure padre, madre, 3 figli maschi e 3 femmine) e ai 64 esagrammi (assimilabili ai 10.000 “esseri” o accadimenti). Non è qui il caso di approfondire l’arte oracolare dell’ I Ching, che ci porterebbe fuori tema; ma una sessantina d’anni fa era presente in molte case italiane un libretto dal titolo “L’oracolo di Napoleone”, con 32 segni di cinque righe composte da uno o due pallini, mentre alla Bibliothèque Nationale di Parigi, esiste il manoscritto n. 14.778 (“Dictionnaire de Geomancie des Rose-Croix”) contenente uno schema geomantico (divinazione fatta con il lancio di pietruzze in un cerchio) a 16 segni di quattro righe composte da uno o due pallini. Per rispetto alla millenaria cultura cinese, si deve pensare che queste due forme divinatorie fossero copiate dall’ I Ching e adattate alla nostra mentalità, ma chissà che lo spirito non soffi dove, come e quando vuole.
7. Gli altri pianeti Abbiamo esaminato ampiamente i due luminari, accennando a due dei cinque pianeti visibili a occhio nudo, Mercurio e Venere, che in Cina sono assimilati rispettivamente agli elementi Acqua (d’altronde il Mercurio, Hydrargirium, ci ricorda l’acqua) e Metallo (in particolare, il rame o Cuprum, che ci ricorda la patria della “ciprigna” Venere). Per gli altri pianeti, basti dire che:
Non è chiaro dalle fonti cinesi disponibili quando i 5 pianeti siano diventati “Elementi” o “Movimenti” che cambiano, a turno, la qualità di 5 anni dei 12 animali sacri dello Zodiaco cinese nel ciclo di 60 anni. Alcuni Autori, moderni, li raffigurano collocati come un pentagono o una stella a cinque punte nel cerchio zodiacale di 360 gradi, ma questo schema diverge dalla antica disposizione astronomica cinese dei 4 punti cardinali più, al centro, la Ming T’hang (palazzo reale) in cui l’imperatore si collocava come un asse (forse di Legno) polare fra la Terra (quadrata) e il Cielo (rotondo) per mantenere ordine ed equilibrio.
8. Ed ecco il confronto fra astrologia mediterranea e cinese A un primo e rapido confronto, l’astrologia mediterranea e quella cinese hanno ben poco in comune, soprattutto oggi, a parte il fatto di essere entrambe nate e, quindi, segnate da una visione geocentrica (con la terra al centro dell’universo), anziché eliocentrica (sole al centro). L’astrologia mediterranea, che si può definire in senso lato occidentale, si basa quasi del tutto sul Sole e sul calendario solare, anche se tiene conto della Luna, come “secondo Luminare”, e degli altri 5 pianeti visibili a occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), oltre che degli altri 3 pianeti remoti (Urano, Nettuno e Plutone, di recente “declassato” dagli astronomi). L’astrologia occidentale s’incardina – è proprio il caso di usare questo termine - anche su 4 Elementi (Fuoco, Acqua, Aria e Terra), corrispondenti ai 4 punti cardinali (rispettivamente: Est, Nord, Ovest e Sud) e sui 12 segni zodiacali (ossia sulle 12 costellazioni visibili sull’eclittica di 360°, note da oltre 3.000 anni e rese di 30° per semplificare) , in cui il Sole sembra muoversi nel corso dell’anno, che rappresentano la triplice qualità dei 4 Elementi sul piano fisico, psicologico e intellettuale.
L’astrologia cinese, praticata in quasi tutto il Sud-Est asiatico, si basa invece sulla Luna, vista anche nel suo moto apparente mensile in 28 “case”, su cinque Elementi (Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua) e su uno Zodiaco simbolico di 12 “animali sacri” (4), che hanno influsso su un anno di 12 Lune (ma ogni tre anni occorre aggiungere una tredicesima lunazione per “pareggiare” i conti con i mesi solari) e, astronomicamente, sono legati al moto apparente del pianeta Giove, che compie il giro completo dello Zodiaco in 12 anni. L’astrologia cinese dà anche importanza a un ciclo di 60 anni (i 12 animali per i 5 Elementi), numero che si ritrova peraltro nel diversissimo calendario Maya, o a un grande ciclo di 120 anni (i 12 animali per i 5 Elementi nella loro duplice componente “Yang” (positivo, maschile, luminoso, ecc.) e “Yin” (negativo, femminile, oscuro, ecc.) che formano i “Dieci Rami Celesti”), con connotazioni interpretative assai complicate. A titolo esemplificativo, va detto che quest’anno, il 17 febbraio (cioè al Novilunio di Pesci) (5), il mondo estremo-orientale festeggia il Capodanno cinese dell’anno del “Maiale (o Cinghiale) di Metallo” (legato a Giove nel segno del Sagittario), che è l’anno 4704 da quando il leggendario Imperatore Huang-Ti avrebbe fissato i capisaldi pratici e simbolico-mitologici di un calendario che si perdeva nella notte dei tempi. Per tutto quest’anno, le nascite in Cina e dintorni avranno una vera esplosione demografica perché – stando agli astrologi di tutta l’area – il Maiale di Metallo porta abbondanza, intelligenza unita a buon senso e tanta ma tanta fortuna. Altro esempio: nel 1966, anno del “Cavallo di Fuoco” (Giove in Cancro), che nell’astrologia cinese è legato a una psiche incerta, irrequieta e facile ad adombrarsi, si registrò nell’area un altissimo numero di aborti perché molte donne non ritennero prudente mettere al mondo figli così “pericolosi”. Le attuali differenze fra astrologia mediterranea e cinese sono così schematizzabili:
Va detto anche che, se potessimo tornare indietro di 23 secoli – cioè circa due secoli prima del 45 a.C., quando Giulio Cesare, avvalendosi di pieni poteri e della sapienza astronomica greca, egizia, caldea e orientale, adottò per Roma e per l’Orbe allora conosciuto il calendario solare “Giuliano” - il confronto fra le due astrologie mostrerebbe maggiori somiglianze. Infatti, sul finire del III secolo a.C., in tutto il bacino del Mediterraneo - comprese la Roma repubblicana, la bellicosa Cartagine, l’Egitto già vinto dai Macedoni, la dotta Grecia e il Vicino Oriente fino alla Penisola Arabica – si usavano calendari luni-solari assai simili tra loro (e simili a quello cinese), basati sul ciclo lunare di 28 giorni al mese che venivano “corretti” ogni 24 o 36 mesi solari con l’aggiunta di una lunazione “intercalare”. I Romani mettevano questo mese in più ogni due anni e lo chiamavano “Mercedonius”, gli Ebrei lo aggiungevano ogni tre anni e lo chiamavano “Adar secondo” per “pareggiare” l’anno lunare di 336 giorni (12 mesi per 28) con l’anno solare di 365,25 e la vita della comunità (soprattutto agraria e cultuale) alla realtà delle stagioni.
9. Analogie fra i due zodiaci Ci siamo fin qui occupati di fenomeni astronomici ritenuti significanti in astrologia, ma ora, per completezza d’informazione rispetto ai Pianeti, concludiamo elencando brevemente le analogie e le differenze fra i significati attribuiti alle qualità umane dallo zodiaco occidentale (basato sul Sole) e da quello cinese (basato su Giove):
1. Il Pantheon primitivo era rettangolare e aveva la facciata rivolta a Sud, ma l’imperatore Adriano, che lo fece restaurare fra il 118 e il 125 d.C., ordinò di spostarne l’ingresso a Nord verso l’attuale Piazza della Rotonda. La struttura che reggeva la cupola era un colossale “semi-cubo” sormontato dalla grande semisfera ricoperta all’esterno di bronzo dorato (insomma, un quadrato a raffigurare la Terra e un cerchio in alto a fare da Cielo, con un evidente parallelismo al simbolismo cinese).Secondo cronache un po’ leggendarie, non ostante il grande foro sulla sommità della cupola, sul pavimento del Pantheon “non pioveva mai”, neanche quando diluviava su tutta Roma. Ciò potrebbe essere attribuito alla perizia architettonica dei costruttori nel creare una specie di “effetto camino” per la corrente d’aria ascensionale che si sviluppava al suo interno, e tale da impedire l’ingresso della pioggia, oppure all’abilità sacrale di coloro che erano preposti a questo tempio nel “tenere fuori i profani e gli intrusi”. 2. La Luna, a parte la cultura assiro-babilonese che la considerava l’astro più importante e la identificava con il più potente fra gli dèi, Sin, di sesso maschile (mentre il Sole era la dea Shamash), è sempre stata quasi ovunque il simbolo del principio femminile, di sensibilità, sentimento, sogno, mobilità (anche umorale), fantasia, capacità di gestazione, propensione alla poesia, ecc. 3. Non a caso, le caverne abitate dai nostri antenati del paleolitico nell’emisfero nord del pianeta erano tutte orientate verso Sud, per avere il massimo di luce e calore in ogni stagione, dal sorgere del Sole a oriente fino al suo tramonto a occidente. Naturalmente, nella parte più nascosta della caverna, di solito a nord o a nord-est, sono stati ritrovati degli spazi cultuali, forse per pregare il Sole di rinascere l’indomani. 4. Secondo leggende relativamente recenti era stato “ ’Dio’ a convocare improvvisamente tutti gli animali, promettendo loro una ricompensa per il disturbo” e ne arrivarono 12, primo fra tutti il Topo (“solerte e indaffarato”), seguito dal Bufalo (“lento ma previdente”), poi dalla Tigre, ecc. Secondo leggende che risalgono al secondo secolo della nostra èra, era stato il Buddha a convocare gli animali, mentre i più antichi testi confuciani o taoisti non spiegano “chi” abbia convocato gli animali, i quali appaiono già tipizzati con i loro pregi e difetti analogici. D’altronde, in Cina, fino all’arrivo del gesuita Matteo Ricci (Li Matò, secondo la traslitterazione fonetica cinese, 1552-1610) non esisteva il concetto di “Dio creatore” né teorie cosmogoniche o teogoniche. Ci si limitava alla scoperta del mutevole esistente e a una semplice cosmologia derivata dalle osservazioni astronomiche, sempre improntate ai concetti di ordinato cambiamento ed equilibrio. Dalla mitologia cinese traspaiono, tuttavia, inquietanti indizi di tempi in cui a causa dell’ira del mostro-vento Kong-kong, “il cielo era stato fatto a pezzi” ed era “seguito un diluvio” (cfr. “La pensée chinoise” di Marcel Granet). Toccò allora alla mitica Niu-koua (moglie del primo imperatore Fo-hi), “fondere le pietre dai cinque colori per riparare l’azzurro Cielo” , “raddrizzare i quattro Poli”, “asciugare le acque licenziose” e, insomma ripristinare l’ordine e “chiudere” la Terra in una specie di gabbia assai simile alla sfera geocentrica tanto cara alla Scolastica con l’unica eccezione che, al di là dei “nove cieli”, non si faceva menzione di un “primo motore immobile”. 5. A riprova dell’attualità dei calendari luni-solari, pressoché simili per miliardi di esseri umani, va aggiunto che il giorno 17 febbraio 2007, si conclude il primo mese (Muharram) del Calendario Islamico che ha celebrato da un mese lunare il suo Capodanno dell’anno 1428 dall’Egira.
________________________________________ BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE• CAPONE, Federico: “Piccolo Manuale di Astrologia”, Centro Italiano di Astrologia, Milano 1972. • CARUS, Paul: “Chinese astrology”, Open Court Paperback, La Salle (Illinois) 1974 (ristampa sintetizzata della versione originale del 1907 intitolata “Chinese Thought”). • CENTINI, Massimo: “L’esoterismo e i suoi simboli”, De Vecchi Editore, (DVE ITALIA spa), Milano 2000. • GRANET, Marcel: “La pensée chinoise”, Albin Michel, Paris 1968. • HINKELBEIN, Albert: “Le origini dell’universo”, Rizzoli Editore, Milano 1972. • HINOSTROZA, Rodolfo: “El sistema astrologico - Teoria y practica”, Barral Editores, Barcelona 1972. • MAITAN, Maria: “Fatevi il vostro oroscopo”, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1968. • MANILIUS, Marcus: “Les Astrologiques ou la Science sacrée du Ciel”, a cura di D’Alexandre-Guy Fingré, Bibliotheca Hermetica S.G.P.P. Denoël, Paris 1970. • MIGLIAVACCA, Renato: “Storia dell’astronomia”, Mursia Editore, Milano 1976. • NEEDHAM, Joseph: “Scienza e civiltà in Cina”, Einaudi, Torino 1986 (ma sono solo tre volumi degli originali 12, pubblicati dalla Cambridge University Press nel 1959. • SCHIPPER Kristopher: “Le Corps taoiste”, Fayard, Paris 1982 (esiste la versione inglese pubblicata nel 1993 dalla University of California Press. • SCHLEGEL Gustave: “Uranographie chinoise”, So-Wen, Milano 1977 (ristampa dell’opera pubblicata a L’Aia nel 1875). • SEMENTOVSKY-KURILO, Nicola: “Astrologia – Trattato completo teorico-pratico”, Hoepli, Milano 1972. • TOLOMEO, Claudio: “Le previsioni astrologiche - Tetrabiblos”, a cura di Simonetta Feraboli, Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori Editore, 1985. • WALDNER, Francesco: “Astrologia cinese”, Federico Elmo, Milano 1975. ________________________________________
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