Discipline “gemelle… diverse” dalle alterne fortune
Dalla preistoria fino alla “rivoluzione” eliocentrica, formulata dal polacco Niccolò Copernico poco prima della sua morte avvenuta il 24 maggio 1543 e tale da sgretolare la visione geocentrica del mondo antico, astronomia e astrologia sono state le due facce della stessa medaglia: ossia della curiosità umana verso i fenomeni celesti. L’astronomia, assurta quasi al rango di scienza sia pure empirica nel mondo greco-romano, languì ignominiosamente in Europa per tutto il Medio Evo e risalì la china soltanto a partire dal Rinascimento, grazie a tutto il sapere greco filtrato e arricchito dalla cultura dell’Islam. L’astrologia, sopravvissuta finora nei suoi aspetti divinatori e superstiziosi, è in declino forse irreparabile a partire dal XVI secolo con il progressivo affermarsi del sistema copernicano e delle scoperte scientifiche. Queste discipline gemelle hanno avuto per quasi 45 secoli la stessa base di osservazione, annotazione, calcolo rudimentale e deduzione e gli stessi cultori su un terreno indistinto fra Scienza, Religione e Mito, presso Sumeri, Egizi, Cinesi e altre civiltà remote, fino a che non esplose l’enorme capacità di ricerca e razionalizzazione dei Greci, che sono stati i padri della Cosmologia quanto della Filosofia, cioè dell’amore per la Sapienza in tutti i campi. Non va dimenticato però che nell’ ”armonia delle sfere”, teorizzata dalla Scuola italica del greco Pitagora, nato nel 588 a. C. e iniziato ai misteri egizi e a quelli babilonesi, c’era già sia la base della matematica e della geometria moderne, sia i pre-postulati dell’astronomia scientifica e di quella misteriosofica, e che persino l’astronomo greco di Alessandria Claudio Tolomeo, nel II secolo della nostra era, sistematizzò la visione geocentrica dell’universo allora conosciuto, nella sua opera più famosa, l’ “Almagesto”, ma fissò anche le regole dell’interpretazione oroscopica zodiacale che è quasi integralmente ancora in uso così come lui l’aveva pubblicata nel suo “Tetrabiblos”. Senza rivangare il passato remoto, va detto che persino l’austriaco Giovanni Keplero (1571-1630), considerato uno dei padri della moderna astrofisica assieme al pisano Galileo Galilei (1564-1642) e, un secolo più tardi, al britannico Isacco Newton (1642-1727), redigeva oroscopi molto apprezzati che purtroppo vendeva - e quello del mercimonio è stato sempre il maggior vizio dell’astrologia per il quale ogni condanna non sarà mai abbastanza - per arrotondare il magro stipendio di insegnante di matematica e morale a Graz e, poi, i saltuari emolumenti che Rodolfo II gli erogava da Praga dopo averlo nominato matematico imperiale alla morte del suo maestro Tycho Brahe (1546-1601).
La comune base di “logia” e “nomia” Per fare studi o discorsi (“logìa”) sugli “astri” (i punti o gli oggetti “cosparsi” nel cielo a dardeggiare) e per cercare di scoprire le leggi (“nomìa”) dei movimenti (apparenti) dei fenomeni celesti - sia quelli mobili (i pianeti propriamente detti, dal greco “planetés” = “erranti”, ma anche i “luminari” Sole e Luna o le comete) sia le stelle “fisse” - gli esseri umani, prima ancora di pensare lontanamente a definirsi astronomi o astrologi, hanno dovuto per millenni osservare il cielo a occhio nudo fino a che Galileo non ha inventato il cannocchiale nel 1609. La curiosità è stata la molla di questa osservazione, ma anche il terrore dell’ignoto o della furia degli elementi meteorologici e la necessità di conoscere i cicli stagionali legati alla caccia e alla raccolta o alla pastorizia e all’agricoltura e, quindi, alle possibilità di sopravvivenza dei gruppi sociali primordiali (tribù nomadi o primi agglomerati stanziali) hanno giocato un ruolo sempre più importante nello sviluppo umano della capacità di comprensione e previsione degli eventi ritenuti collegati al mutare del cielo. Ma, per gli astronomi, la capacità di previsione si limitava al sapere in anticipo la data di un’eclisse, di una fase lunare o dell’apparizione di una cometa, mentre gli astrologi - basandosi sugli stessi identici dati astronomici - avevano elaborato un sistema di significati analogici, legati ai pianeti e ai segni dello Zodiaco, per trarre pronostici sugli accadimenti naturali e sui destini umani. Le due figure non erano differenziate come oggi, ma lo stesso scrutatore del cielo era contemporaneamente uno scienziato (secondo i canoni della sua epoca), un indovino e, a volte, un grande iniziato della sua gerarchia religiosa, che custodiva gelosamente tutta la Sapienza, sacra e profana (scientifica e tradizionale) acquisita nei secoli. Fin dall’epoca delle caverne, gli esseri umani hanno vissuto con terrore il tramonto del Sole e hanno tremato e pregato (sviluppando così una rudimentale forma di astrolatria) aspettando il suo risorgere all’alba dal regno delle tenebre. Ma prima di afferrare il ritmo circadiano, cioè l’alternarsi del giorno e della notte, con le ore di luce e di tenebre uguali soltanto agli equinozi di primavera e di autunno (21-22 marzo e 22-23 settembre), ma enormemente diverse al solstizio d’estate (21-22 giugno) o d’inverno (21-22 dicembre), sono stati necessari millenni di annotazioni rudimentali tramandate con difficoltà di padre in figlio o da maestro a discepolo. Al Sole, fin dalla preistoria, sono stati attribuiti i significati simbolico-analogici di vitalità, calore, luminosità, impulso, possanza, ecc., che perdurano ancora nelle interpretazioni oroscopiche: in un tema zodiacale di nascita, il punto in cui si trova il Sole indica ancora il carattere e la natura costitutiva (fisica, animica e spirituale) del soggetto. E non a caso, le caverne abitate dai nostri antenati del paleolitico nell’emisfero nord del pianeta sono tutte orientate verso sud, per avere il massimo di luce e calore in ogni stagione, dal sorgere del sole a oriente fino al suo tramonto a occidente. Naturalmente, nella parte più nascosta della caverna, di solito a nord o a nord-est, sono stati ritrovati degli spazi cultuali, forse per pregare il Sole di rinascere l’indomani.
Guardare il cielo con la faccia al Sud Al contrario di quanto indicano i moderni atlanti geografici o astronomici, per osservare i fenomeni celesti occorre mettersi con la nuca al nord, sull’orizzonte (parallelo) di qualsiasi località al di sopra dell’equatore, e abbracciare con lo sguardo da sinistra verso destra, in senso orario, tutto ciò che “sembra” muoversi da est a ovest, raggiungendo il punto più alto (zenit) al sud. Perfino i bambini delle elementari sanno oggi che è la Terra a muoversi in senso antiorario nel suo moto di rotazione di 24 ore sull’asse dei poli, ma ci sono voluti millenni per capirlo, strumenti di misurazione sempre più perfezionati e gli sforzi dei più brillanti ingegni della storia dell’umanità. Qualsiasi cosa appaia a oriente, alla nostra sinistra sull’orizzonte (alla velocità di un grado ogni 4 minuti), sia esso il Sole, la Luna, un pianeta o anche qualche lontanissima stella, sembra “ascendere” nel cielo ed è da qui che viene il termine astrologico dell’Ascendente, ritenuto importantissimo per capire la personalità di un individuo. Se si tratta del Sole che sorge o tramonta, l’astro sarà sempre preceduto o seguito da Mercurio (a un massimo di 28 gradi di elongazione o distanza) e da Venere (a un massimo di 45 gradi) e, per gli antichi, era importante la Venere visibile al mattino (Lucifero o Afrodite diurna) o quella della sera (Èspero o Afrodite notturna) a cui davano una serie di significati diametralmente opposti nei rituali religiosi o magici o nelle previsioni zodiacali. I significati analogici di Mercurio erano quelli di intelligenza (anche furbizia), adattabilità e capacità di mediazione (per esempio fra terra e cielo, come il dio greco-romano Hermes-Mercurio). Mentre gli attributi di Venere erano, ovviamente quelli della bellezza, dell'estetica, dell'amore e della sensualità. Entrambi i pianeti potevano assumere aspetti astrologici “fausti” o “infausti”, ed erano considerati particolarmente sfavorevoli soprattutto quando “apparivano” muoversi all’indietro (moto retrogrado), a causa dei malcompresi “epicicli” che hanno fatto impazzire generazioni di astronomi geocentrici. Tanto che il discepolo di Platone, Eraclide di Eraclea, ipotizzò per primo che almeno questi due pianeti ruotassero attorno al Sole e non attorno alla Terra. Oggi, con l’eliocentrismo ben chiaro a tutti e con la consapevolezza che le orbite non sono affatto circolari ma ellittiche, le fasi di Mercurio e Venere sono quasi una banalità dovuta alle particolarità delle orbite di questi due pianeti più vicini al Sole, così come sono osservati dalla Terra, interessanti per gli astronomi soltanto come verifica delle interferenze gravitazionali nel sistema solare, ma sono ancora importantissimi per gli astrologi. Non dobbiamo sorridere più di tanto di queste attribuzioni di significati, soprattutto considerando che ancor oggi la saggezza popolare insegna a fare previsioni meteorologiche basandosi sul colore del cielo (“rosso di sera…”, ecc. ), o che si parla comunemente di “nati sotto una cattiva o una buona stella “ o di caratteri psicologici solari, lunatici, marziali, gioviali.
La comprensione delle stagioni e delle fasi lunari Se può essere considerato abbastanza facile (ma non lo è affatto) capire il moto apparente diurno del Sole e avere la “certezza” del suo risorgere ogni mattina, è assai più difficile comprendere il corso annuo del Sole nelle 12 Costellazioni principali (alcune lunghe da 22 a 45 gradi), che poi hanno ceduto il passo ai 12 segni simbolici dello Zodiaco (ciascuno di 30 gradi), rappresentato geometricamente come un cerchio di 360 gradi. Parimenti difficile è stato il comprendere l’esatto inizio delle quattro stagioni, che hanno differenze enormi nella fascia temperata del nostro pianeta a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre. Per capire che l’inizio della Primavera avviene estattamente a una certa ora del 21-22 marzo, si è dovuto immaginare un immenso cerchio - l’eclittica- su cui il Sole appare muoversi in senso antiorario durante tutto l’anno alla velocità di circa un grado al giorno (per circa 365 giorni e un quarto l’anno), mentre ora sappiamo che è la Terra a muoversi attorno al Sole in senso opposto. Ma per arrivare a comprendere che il momento della Primavera è esattamente quello in cui il Sole sembra trovarsi nel “Punto Gamma” ossia all’incrocio dell’eclittica con l’equatore celeste (estensione di quello terrestre), ci sono volute misurazioni di millenni e strumenti sempre pià raffinati e precisi . All’inizio sarà bastato uno spacco fra i monti e un enorme sasso che facesse da punto di osservazione, poi sono stati impiegati megaliti di puntamento e colline di allineamento come a Stonehenge fino ad arrivare agli osservatori con muri di pietra e meccanismi sempre più complicati fino alla scoperta del cannocchiale, ma, con il passare del tempo e con la pratica, l’orientamento delle ziggurat babilonesi, delle piramidi egizie, dei templi di ogni civiltà o delle città romane è diventato un gioco da ragazzi e ha risposto sempre a tutta una serie di precisi significati astrologici attribuiti dagli esseri umani ai punti astronomici e alle stazioni apparenti del Sole, della Luna e delle stelle. Si pensi al Pantheon di Roma che, oltre a essere stato un tempio dedicato a tutti gli dei, ma in particolare a Diana Lucina (una delle personificazioni “buone” della triplice Luna-Ecate), e frequentato dalle più nobili matrone romane al momento del parto, era un immenso orologio di pietra dalle soluzioni architettoniche arditissime, capace di servire da gnomone negativo (con la luce che vi entrava dal soffitto) per determinare con matematica precisione l’ora solare in ogni stagione, la fase lunare di plenilunio notturno (quindi serviva anche da calendario lunare), e i solstizi d’estate e d’inverno, ai punti del massimo zenit e del minimo e, quindi, serviva da perfetto calendario solare e luni-solare. A proposito di calendario lunare, le difficoltà di determinare il mese lunare, di circa 28 giorni, e l’anno lunare, composto da 12 lunazioni e un terzo, devono essere state di gran lunga più complicate di quelle necessarie a capire il moto apparente del sole, eppure i primi calendari sono stati lunari o luni-solari con 37 lunazioni ogni 36 mesi solari (o con sette mesi lunari in più ogni 19 anni solari). É assai agevole infatti veder sorgere, sempre a oriente, la Luna quando è piena esattamente nel momento del tramonto del Sole a occidente (nella fase di plenilunio, i due luminari sembrano “in opposizione”, trovandosi a 180 gradi di distanza sul cerchio zodiacale); ma le difficoltà cominciano sin dal giorno dopo, quando il nostro satellite sembrerà già più “piccolo” e, nell’arco di 14 giorni fino al novilunio, ritarderà il suo sorgere di circa 52 minuti fino a diventare una falce (luna calante) e poi “sparire” per quasi due sere “inghiottita” dal Sole, come pensavano gli antichi, che a ogni fase - soprattutto al primo quarto di luna crescente - attribuivano significati astrologicamente determinanti. Non a caso nella cultura assiro-babilonese, la Luna era l’astro più importante e veniva identificata con il più potente fra gli dei, Sin, di sesso maschile, mentre il Sole era la dea Shamash. E non a caso i due più antichi calendari ancor oggi in vigore sono luni-solari, come quello ebraico e quello cinese usato in tutto l’estremo oriente. Quasi dappertutto e in ogni tempo, la Luna è stata comunque considerata simbolo del principio femminile, di sensibilità, sentimento, sogno, mobilità (anche umorale), fantasia, capacità di gestazione, propensione alla poesia, ecc.
La complicazione della Precessione degli equinozi… Le stesse difficoltà di osservazione, calcolo, comprensione e previsione sono state via via superate dal pensiero umano per le eclissi di Sole e Luna (così importanti per le maree e per le piene alluvionali) e per i movimenti apparenti dei pianeti Marte (simbolo di forza e combattività), Giove (giustizia ed espansività) e Saturno (rigore e tetraggine), ma restava e resta tuttora un altro problema... Nella visione tolemaica, fatta propria dalla Scolastica e durata 13 secoli, la Terra, immobile, era sormontata dalle sette “sfere” planetarie in presunta rotazione e chiusa, bloccata, dalla calotta della volta stellata, oltre la quale c’era l’inconoscibile e insondabile “Primum mobile”, la Causa Prima di ogni movimento e la fonte delle leggi cosmiche che erano pur sempre intessute di corrispondenze tra Terra e Cielo, quasi del tutto misteriose. Ma proprio Tolomeo si era accorto di un inspiegabile movimento persino delle “stelle fisse”, dovuto al movimento “a trottola” (nutazione, un tempo detta “trepidazione”) dell’asse terrestre che provoca la cosiddetta “Precessione degli equinozi”. La precessione comporta uno spostamento a ritroso del Punto Gamma di un grado ogni 72 anni e di un intero segno zodiacale ogni 2.160 anni (il grande giro completo dei 360 gradi zodiacali avviene in 25.920 anni), rendendo così inservibili dopo qualche secolo le tavole astronomiche redatte pur con tanta fatica. Tolomeo, attorno al 140 d.C., fu costretto a correggere le tavole delle stelle fisse redatte dei suoi illustri predecessori Eudosso (390-337 a.C.), Aristarco (quest’ultimo, nato a Samo, la patria di Pitagora, il 310 a. C, è stato fra l’altro il predecessore in assoluto della teoria eliocentrica) e Ipparco (vissuto attorno al 140 a.C.), ma non fu in grado di superare lo scoglio maggiore alla credibilità degli astrologi, ovvero lo “scollamento” progressivo dei segni zodiacali dalle costellazioni. I detrattori dell’astrologia sostengono oggi che, quando il Sole “appare trovarsi” nel Punto gamma, questo coincide con gli ultimi gradi dei Pesci o forse è già entrato in Acquario, cioè non è più nella costellazione di Ariete come avveniva 2.160 anni fa, al tempo in cui i Greci hanno fissato gli schemi dell’astrologia classica. Gli astrologi rispondono però che “quel” momento è “pur sempre il grado iniziale del simbolico segno dell’Ariete” e che “il Sole nel Punto Gamma coincide sempre con l’inizio della Primavera e con tutti i fenomeni naturali, animali e umani legati a questa splendida stagione”. Le costellazioni delle “stelle fisse” - dichiarano gli astrologi - non c’entrano quindi affatto con il moto dei pianeti che servono a determinare un oroscopo, né oggi, né al tempo di Tolomeo.
… e quella dei pianeti invisibili a occhio nudo o “inesistenti” Un’altra serie di gravi colpi alla credibilità dell’astrologia è stata data negli ultimi 220 anni, grazie agli strumenti ottici, dalla scoperta dei tre pianeti “trans-saturniani”, che hanno aumentato dai classici sette a dieci il numero dei pianeti su cui si può basare un oroscopo. Stiamo parlando di: Urano (scoperto nel 1781 dal britannico di Hannover William Friedrich Herschel), Nettuno (1846, scoperto dal tedesco Galle) e Plutone (1930, scoperto dall’astronomo americano Charles Tombaugh sulla base dei calcoli fatti 14 anni prima dal connazionale Percival Lowell) che si sono aggiunti al settenario classico di Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Ma se i detrattori speravano di vedere sparire l’astrologia dal panorama socio-culturale contemporaneo si sono sbagliati di grosso perché gli oroscopi impazzano e il fatturato di astrologi (al pari di quello di maghi, fattucchieri e ciarlatani di ogni genere) è in costante aumento. Gli studiosi - venali o no - di astrologia si sono limitati a inglobare i tre nuovi pianeti nello schema classico, dando a Urano un’attribuzione analoga a quella della proverbiale intelligenza di Mercurio, “ma - dicono - a un’ottava superiore, che coincide con le grandi scoperte scientifiche dell’umanità, soprattutto con l’elettricità”. La stessa operazione è stata fatta con Nettuno, ritenuto “analogo a Giove con un’esaltazione delle sue componenti acquee, mistiche, medianiche, irrazionali e morbose insieme”, e con Plutone, collegato a Marte, “ma dotato in più di componenti innovative, metafisiche, subdole e diaboliche…”. Gli astronomi criticano inoltre ferocemente gli astrologi per essersi inventato un “pianetino inesistente”, di nome Lilith, che si muoverebbe attorno alla Terra al ritmo di 3 gradi e due secondi al giorno in senso sempre retrogrado, al quale vengono attribuiti significati lunari-venusiani fra i più perversi, legati alla sessualità.
12 segni zodiacali e 7 e più pianeti La visione astrologica del cosmo, che forse è stata la molla del progresso scientifico e ha bisogno come il pane dei calcoli degli astronomi e delle effemeridi (tavole astronomiche) per determinare la posizione di ogni corpo celeste - vero o presunto, antico e nuovo - si allontana perciò sempre più progressivamente dalla scienza, non solo astronomica. Il fatto è che fra i cultori degli oroscopi è mancato sia l’ingegno sia la capacità di ricerca (interiore, è ovvio) di coloro che in campo scientifico hanno fatto la rivoluzione eliocentrica copernicana. In campo esteriore e statistico, per la verità, va citato uno studio del francese Michel Gauquelin (“Les hommes et les astres”, Editions De Noel, Paris, 1960), il quale ha dimostrato che nei temi natali di circa 5.000 persone certi pianeti e certi segni zodiacali hanno avuto un ruolo di primo piano nella scelta della professione e nella carriera (p. es.: molti militari hanno Marte in evidenza, così come per i religiosi è Saturno a essere importante, ecc.). Ma tornando ai secoli XVI e XVII, Copernico, Keplero e Newton, certamente versati in astrologia, numerologia e alchimia quanto e forse più che in astronomia, matematica e geometria, non hanno tracciato gli elementi idonei a far compiere all’interpretazione simbolica zodiacale quel balzo in avanti che oggi servirebbe all’astrologia per non essere relegata nel regno della fantasia e della ciarlataneria. Soltanto lo psicologo Carl Gustav Jung (seguendo le orme di Sigmund Freud) si è occupato a fondo dei significati astrologici per analizzare il mondo dell’inconscio, gli archetipi, i simboli e i miti che gli uomini proiettano da sempre al di fuori di sé. In particolare, questa proiezione di qualità, vizi e virtù dei singoli uomini e dei loro aggregati sociali sulla volta celeste è stata fatta sia nei confronti dei pianeti, presi a prestito dal Pantheon greco-romano, sia nei confronti delle stelle fisse (se ne conoscevano in tutto poco più di mille) della fascia dell’eclittica, trasformata in Zodiaco, un zoo-bestiario di “animali viventi” in senso simbolico e analogico. Non va dimenticato che la chiave del pensiero analogico è la similitudine (di forma, di colore, di funzione, ecc.) così cara ai sommi poeti dell’antichità, ai cantori dei miti, ai cultori della magia simpatica di ogni tempo e paese. L’analogia si appoggia sul semplicissimo avverbio-congiungione “come”, base di ogni equivalenza o somiglianza. Un esempio di analogia in astrologia: “come” il Sole sorge a Est, per dare inizio al giorno, e “passa” nel Punto Gamma per dare inizio all’anno degli antichi, “così” il Sole è forza vitale ed ignea, mentre il segno dell’Ariete, inizio di Primavera è legato all’elemento archetipo del Fuoco. D’altronde, non a caso, la “Tavola di smeraldo”, il brevissimo testo ermetico più noto della Tradizione occidentale, attribuito all’enigmatico Ermete Trismegisto, dichiara che “ciò che è in alto è come ciò che è in basso” e viceversa, ma allude anche a un’arcana “Forza forte di ogni forza”, spiegando che: “il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento (Aria-Mercurio) l’ha portata nel suo grembo e la Terra è la sua nutrice”. Per completezza d’informazione rispetto ai pochi dati già forniti per i pianeti, ecco in sintesi i principali attributi analogici dei 12 segni zodiacali:
• 1. Ariete (21-marzo - 21 aprile): primo segno dello Zodiaco, “cardinale” (cioè situato nel punto cardinale Est, oriente) che connota l’inizio della Primavera nel Punto Gamma. Legato all’elemento Fuoco (Fuoco primo) nei suoi aspetti primordiale e fisico, dotato d’irruenza e capacità impulsatrice. É considerato domicilio diurno (ubicazione positiva e favorevole) di Marte (forza, combattività, comando) e sede di “esaltazione” del Sole e delle sue qualità. Alcuni astrologi moderni lo considerano anche domicilio diurno di Plutone. • 2. Toro (22 aprile - 21 maggio): secondo segno zodiacale, “fisso” (la stagione primaverile è qui stabile). Legato all’elemento Terra (Terra prima) nei suo aspetti di concretezza e solidità, dotato di perseveranza. É domicilio notturno (ubicazione negativa) di Venere (bellezza e sensualità) ed “esaltazione” della Luna. • 3. Gemelli (22 maggio-21 giugno): terzo segno zodiacale, “mutevole” (la stagione già volge all’estate). Legato all’elemento Aria (Aria prima) nei suoi aspetti di intelligenza, adattabilità e capacità di mediazione. É domicilio diurno (ubicazione positiva) di Mercurio (intelligenza). • 4. Cancro (22 giugno - 21 luglio): quarto segno zodiacale, “cardinale” (situato a Nord) che connota l’inizio dell’estate. Legato all’elemento Acqua (Acqua prima) nei suoi aspetti di sensibilità, sentimento e sogno. É domicilio (ubicazione negativa, ma favorevole) della Luna ed “esaltazione” di Giove. • 5. Leone (22 luglio - 22 agosto): quinto segno zodiacale, “fisso” (l’estate è stabile). Legato all’elemento Fuoco (Fuoco secondo) nei suoi aspetti animici e psicologici, dotato di capacità di dominio e imperio. É domicilio (positivo e favorevole) del Sole (vitalità) e (per alcuni moderni) è l’ “esaltazione” di Nettuno e Plutone. • 6. Vergine (23 agosto - 22 settembre): sesto segno zodiacale, “mutevole” (la stagione già volge all’autunno). Legato all’elemento Terra (Terra seconda), nei suoi aspetti introspettivi ma sentimentali e concreti al tempo stesso, dotato di capacità di analisi e di precisione. É domicilio notturno (ubicazione negativa ma favorevole) di Mercurio, nonché sua sede di “esaltazione” . • 7. Bilancia (23 settembre - 23 ottobre): settimo segno zodiacale, “cardinale” (a Ovest) che dà inizio all’autunno. Legato all’elemento Aria (Aria seconda) nei suoi aspetti estetici e artistici, dotato di capacità di unione e sintesi realizzativa. É domicilio diurno (positivo e favorevole) di Venere, ed “esaltazione” di Saturno. • 8. Scorpione (24 ottobre - 23 novembre): ottavo segno zodiacale, “fisso” (l’autunno è stabile). Legato all’elemento Acqua (Acqua seconda) nei suoi aspetti intimistici e sensuali, dotato di profondità ma portato agli eccessi nel bene o nel male. É domicilio notturno (negativo e sfavorevole) di Marte. Alcuni moderni gli attribuiscono il domicilio notturno di Plutone e l’ ”esaltazione” di Urano. • 9. Sagittario (24 novembre - 22 dicembre): nono segno zodiacale, “mutevole” (già volge all’inverno). Legato all’ elemento Fuoco (Fuoco terzo) nei suoi aspetti intellettuali e spirituali, portato a raggiungere ogni meta e alle grandi istituzioni. É domicilio diurno (positivo e favorevole) di Giove e (per alcuni moderni) di Nettuno. • 10. Capricorno (23 dicembre - 21 gennaio): decimo segno zodiacale, “cardinale” (inizia l’inverno). Legato alla Terra (Terra terza) nei suoi aspetti realizzativi e spirituali, dotato di grande razionalità e rigore ma a volte affetto da puntigliosità. É domicilio notturno (ubicazione negativa e contrastata) di Saturno e (per alcuni moderni) di Urano, oltre che “esaltazione” di Marte. • 11. Acquario (22 gennaio - 21 febbraio): undicesimo segno zodiacale, “fisso” (l’inverno è stabile). Legato all’Aria (Aria terza) nei suoi aspetti ideali e spirituali, dotato di grande lungimiranza e solidarietà. É domicilio diurno (positivo e favorevole) di Saturno e (per alcuni moderni) di Urano. • 12. Pesci (22 febbraio - 21 marzo): dodicesimo e ultimo segno zodiacale, “mutevole” (la primavera già si avverte). Legato all’Acqua (Acqua terza) nei suoi aspetti mistici, dotato di altruismo estremo. É domicilio notturno (ubicazione negativa e sfavorevole) di Giove e (per alcuni moderni) di Nettuno, oltre che “esaltazione” di Venere.
Spunti per qualche conclusione tutta da sviluppare Già Tolomeo, 18 secoli fa, aveva avvertito i suoi contemporanei che una cosa è l’astronomia, scienza esatta da lui definita “mathematiké”, “perché i fenomeni che essa studia sono garantiti da un’eterna regolarità e inalterabilità”. Altra cosa è invece l’astrologia , il cui oggetto d’indagine è “la realtà fisica (testuale), ossia l’instabile e impenetrabile materia, soggetta a infinite variabili”. Eppure Tolomeo, nel “Tetrabiblos”, da buon scienziato che si limita a riportare gli “effetti” (naturali e umani) tradizionalmente attribuiti agli astri dai Caldei in poi, pur senza conoscerne esattamente le vere cause, ci ha tramandato tutto lo scibile dell’astrologia come strumento sia pure rudimentale di conoscenza della natura (anche umana) e di divinazione del futuro e del destino. E prima di lui, fra il 14 e il 27 d.C., lo aveva fatto il romano Marco Manilio nel suo “Astronomicon”, redatto in versi (4.000 esametri) e dedicato a Cesare Augusto. L’interpretazione astrologica (non solo oroscopica, perché il primo oroscopo genetliaco risale “soltanto” al 410 a.C.) si basa su una misteriosa correlazione fra Terra e Cielo, che i neofiti vedevano iscritta sul frontone dei templi pitagorici con l’imperativo “Conosci te stesso… e conoscerai Dio”. Ma da tutto questo al consumismo divinatorio e occultistico dei giorni nostri il passo è inaccettabilmente grande, non ostante la fine delle certezze dei tempi andati. Dal passato ci giunge l’indicazione che gli astri “inclinano ma non determinano” e che “l’uomo è fabbro della sua fortuna”, nel bene e nel male. Questi due punti, da soli o uniti a un sano e moderno relativismo nonché a un minimo di capacità d’introspezione, bastano a scardinare la visione deterministica del destino dell’uomo e dell’umanità, che devono rendersi sempre più consapevoli delle proprie scelte.
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Bibliografia essenziale
• CAPONE, Federico: “Piccolo Manuale di Astrologia”, Centro Italiano di Astrologia, Milano 1972. • CENTINI, Massimo: “L’esoterismo e i suoi simboli”, De Vecchi Editore, (DVE ITALIA spa), Milano 2000. • HINKELBEIN, Albert: “Le origini dell’universo”, Rizzoli Editore, Milano 1972. • MAITAN, Maria: “Fatevi il vostro oroscopo”, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1968. • MANILIUS, Marcus: “Les Astrologiques ou la Science sacrée du Ciel”, a cura di D’Alexandre-Guy Fingré, BibliothecaHermetica S.G.P.P. Denoël, Paris 1970. • MIGLIAVACCA, Renato: “Storia dell’astronomia”, Mursia Editore, Milano 1976. • TOLOMEO, Claudio: “Le previsioni astrologiche - Tetrabiblos”, a cura di Simonetta Feraboli, Fondazione Lorenzo Valla - Arnoldo Mondadori Editore, 1985. Questa pagina è stata letta | | Volte |
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