É difficile valutare
quanta strada abbia percorso l'astrologia negli
ultimi 30 anni. Si è dovuto attendere l'avvento
dell'astrologia umanistica negli anni '60 perché gli
astrologi cominciassero a pensare seriamente alla
carta del cielo in termini di crescita e
trasformazione. Per coloro che hanno cominciato a
studiare solo da poco l'astrologia, potrebbe
sembrare che sia sempre stato così. Ed invece no.
Benché Jung (1962) abbia una volta detto che "l'astrologia
rappresenta la summa delle conoscenze psicologiche
dell'antichità" (pag. 142), sta di fatto che
prima degli anni '60 c'era molto poco in astrologia
che potesse somigliare a ciò che oggi generalmente
considereremmo "psicologico".
I popoli dell'antichità percepirono inizialmente i
pianeti come déi che governavano i vari processi
della Natura, allo stesso modo in cui un re
governava i propri sudditi. Si concepiva il rapporto
fra eventi terrestri e celesti in modo lineare,
dualistico e gerarchico: un potere superiore
esercitava un dominio su uno inferiore. Mentre
successive e più profonde forme di filosofia
astrologica riconoscevano che macrocosmo e
microcosmo in realtà erano compenetrati e che quindi
il loro rapporto non era né lineare né dualistico,
questa concezione decadde con la caduta della
cultura ellenistica nel III° secolo. Un modello più
semplice prevalse durante il medioevo e rimase in
essere in una qualche forma fino alla seconda metà
di questo secolo. Gli essere umani venivano
considerati i ricevitori, costretti dal fato, di
forze cosmiche che potevano essere propiziate ma a
cui non era possibile opporsi.
Un tal cupo determinismo era rinforzato da una
terminologia carica di valori che troppo spesso
descriveva la carta natale in termini infausti come:
malefico, cattivo aspetto, debilitazione,
afflizione, esilio, caduta, distruttore di vita,
inferno dello zodiaco e così via. C'erano ovviamente
anche le parti "buone" dell'astrologia, come i
benefici e le esaltazioni, ma queste servivano a
sottolineare il determinismo del sistema. I pianeti
venivano variamente considerati quali trasmettitori
di raggi misteriosi o di forze elettromagnetiche che
colpivano l'individuo all'atto della nascita. Ciò -
comprensibilmente - induceva le persone ad
incentrare l'attenzione verso l'esterno per
osservare quale buona o cattiva disposizione gli déi
avessero in serbo per loro. Il rigido determinismo
dell'astrologia tradizionale non consentiva alcuna
possibilità di cambiamento o di crescita di
consapevolezza; al contrario, era più probabile che
la consultazione degli astri fosse considerata come
uno strumento per evitare un destino catastrofico o
per sfruttare opportunità onde manipolare
circostanze a proprio profitto.
Era implicito nell'astrologia tradizionale,
focalizzata sugli avvenimenti esterni, che
l'individuo fosse la vittima potenziale di un
universo indifferente sul quale egli aveva un
controllo minimo se non nullo. Di conseguenza, gli
astrologi erano fin troppo compiacenti nel fornire
ciò che veniva loro richiesto dal pubblico:
predizioni, consigli, avvertimenti e soluzioni
semplicistiche a quelli che oggi noi ravvisiamo
essere complessi problemi di tipo psicologico. Nel
migliore dei casi, gli astrologi tradizionali erano
persone in buona fede dedite alla predizione di
eventi ed alla descrizione del carattere, e non
arrecavano alcun danno; nella peggiore ipotesi,
erano parassiti che insinuavano paure e sfruttavano
le ansie ed insicurezze delle persone che compravano
i loro servizi, ed arrecavano grandi danni.
La grande maggioranza delle predizioni terrene su
malattie, incidenti, divorzi, naufragi, terremoti,
scandali, eredità, matrimoni, promozioni e simili,
era completamente inutile se non per la creazione di
una dipendenza nei confronti dell'astrologo, le cui
asserzioni sembravano offrire una qualche promessa
di controllare gli eventi in questione. Ma nessun
astrologo poteva predire con certezza quali
esattamente sarebbero stati gli eventi, in quali
precise circostanze sarebbero accaduti, o quali
ripercussioni avrebbero avuto sulla persona
interessata. In tali predizioni mancava, in
particolar modo, il significato e lo scopo che
l'evento avrebbe potuto avere al di là dei suoi
effetti immediati. Quale rapporto aveva per la
coscienza del soggetto? Quale opportunità aveva
offerto per la comprensione di sé e per la crescita
della propria consapevolezza?
Similmente, la
descrizione della personalità ad opera
dell'astrologo tradizionale si limitava, in genere,
ad elencare superficialmente i tratti caratteriali,
fortemente appesantiti da giudizi morali, e a dare
consigli banali. Nel migliore dei casi, l'astrologo
non faceva altro che confermare ciò che il
consultante già sapeva a livello intuitivo; nel
peggiore, lo confondeva o sconvolgeva con
interpretazioni superficiali, prive di tatto,
biasimevoli, troppo negative o semplicemente del
tutto sbagliate. C'era scarsa - o nessuna -
propensione ad avvicinarsi alle dimensioni profonde
della carta natale che indicavano convinzioni
inconsce e spinte fondamentali alla base del
comportamento esteriore. Il carattere era
considerato o statico ed inalterabile, o facilmente
modificabile se si fossero seguiti i consigli,
ispirati dal cosmo, del proprio astrologo. Tali
supposizioni sembrano ingenue, se osservate dal
punto di vista della moderna psicologia del
profondo; oggi si riconosce che si può cambiare il
carattere innato, anche se è straordinariamente
difficile, applicandosi con coraggio, perseveranza e
duro lavoro.
Carl Gustav Jung, lo
psicoanalista svizzero, fu il primo a riconoscere il
grande potenziale dell'astrologia, vista come
strumento per esplorare le profondità della psiche
umana. In vari suoi scritti manifestò profondo
rispetto per l'astrologia; affermò che poteva
apportare grandi contributi alla psicologia, ed
ammise di averla utilizzata con una certa frequenza
nel proprio lavoro analitico.
Carl Gustav Jung
Nel caso di difficili diagnosi psicologiche, Jung
utilizzava l'oroscopo per avere un altro punto di
vista da una visuale completamente diversa:
"Debbo dire - disse - che assai spesso ho
riscontrato che i dati astrologici chiarivano certi
punti che, diversamente, non sarei stato capace di
comprendere" (1948).
Jung (1976) considerava i segni e i pianeti
astrologici come simboli di processi archetipici,
che traevano origine dall'inconscio collettivo. Gli
archetipi dell'inconscio collettivo erano i princìpi
universali organizzanti che motivavano e
sottostavano all'intera vita psicologica, sia
individuale che collettiva. Mentre la mitologia
poneva molta enfasi sulle manifestazioni culturali
degli archetipi nei vari momenti e luoghi storici,
l'astrologia utilizzava gli archetipi come un
linguaggio per capire le fondamentali spinte
psicologiche degli esseri umani. "L'astrologia,
alla stessa stregua dell'inconscio collettivo di cui
si occupa la psicologia, consiste di configurazioni
simboliche: i pianeti sono gli déi, simboli della
potenza dell'inconscio". Gli déi della mitologia
rappresentavano le forze viventi dell'universo che
davano forma a tutte le cose. Simile alle forme
platoniche, un archetipo era sia soggettivo che
oggettivo; si manifestava tanto nelle idee innate
della coscienza umana quanto nei fondamentali
processi della natura, e permeava di sé non solo
l'esperienza umana ma anche i moti planetari.
Ed era esattamente
questa doppia natura dell'archetipo che consentiva
alla carta del cielo di collegare l'intimo
temperamento con gli eventi esteriori che lo
riflettevano. "Ci sono molti casi di sorprendenti
analogie tra costellazioni astrologiche ed eventi
psicologici, o tra l'oroscopo e la disposizione
caratteriale", scriveva Jung (1976); e
concludeva che gli archetipi erano psicoidi, cioè
modellavano tanto la materia quanto la mente. Una
configurazione astrologica descriveva sia le
tendenze innate dell'individuo che le particolari
modalità di eventi esteriori di cui avrebbe
probabilmente fatto esperienza. In un'intervista del
1954, Jung dichiarò: "Ci si può aspettare con
ragionevole certezza che una particolare e ben
definita situazione psicologica sarà accompagnata da
un'analoga configurazione astrologica".
Jung ammetteva che
l'unica ed ineguagliata capacità dell'astrologia di
svelare correlazioni tra moti planetari ed
esperienze umane la rendeva anche uno strumento
accurato per datare le crisi della vita: "Ho
osservato molti casi in cui una ben definita fase
psicologica o un evento analogo sono stati
accompagnati da un transito, in particolare i
cattivi aspetti di Saturno ed Urano" (1954).
L'osservazione, da parte di Jung, di correlazioni
tra fenomeni psicologici e dati astrologici
contribuì alla formulazione della sua teoria della
sincronicità. Egli definì la sincronicità come "la
simultaneità di un certo stato psichico con uno o
più eventi esterni che paiono paralleli
significativi della condizione momentaneamente
soggettiva" (1955, p. 36). Di conseguenza, non
esitò a prendere sul serio i fenomeni sincronistici
che si trovano alla base dell'astrologia. Jung
ritenne che l'astrologia funzionasse proprio in
virtù della sincronicità, e cioè che la struttura
psichica del nascituro si trovasse in "significativo
parallelo" con le posizioni planetarie di quel
momento.
Mentre era in cerca del modo per verificare
l'ipotesi della sincronicità, Jung concepì un
esperimento astrologico che metteva in relazione
configurazioni planetarie - o aspetti incrociati -
tra le carte del cielo di coppie sposate. Ipotizzò
allora che certi aspetti incrociati si verificassero
con maggior frequenza tra le carte di coniugi che
tra carte di persone che non fossero in relazione
tra loro. "La coincidenza significativa che
stiamo cercando appare con immediatezza in
astrologia - affermò Jung - poiché i dati
astrologici ... corrispondono ai tratti caratteriali
individuali; e dai tempi più remoti i vari pianeti,
case, segni zodiacali ed aspetti hanno tutti avuto
un significato che serve come base per uno studio
del carattere" (1955, p. 43-44).
Benché Jung non abbia mai sviluppato alcuna teoria
sistematica riguardo l'astrologia, sembrerebbe che
la sua stessa teoria della psicologia analitica ne
sia stata notevolmente influenzata. Ci sono così
tanti parallelismi che si è quasi costretti a
concludere che almeno alcuni dei suoi concetti
principali siano stati presi a prestito direttamente
dall'astrologia. Il pensiero junghiano considera
esplicitamente i pianeti come archetipi, e la
sincronicità uno strumento per spiegare coincidenze
astrologiche, mentre gli astrologi riconoscono
chiaramente nella nozione junghiana dei due
atteggiamenti - estroverso ed introverso - la
divisione bipolare dello zodiaco in due polarità:
segni positivi/maschili (estroverso) e
negativi/femminili (introverso). Similmente, le
quattro funzioni (intuizione, sensazione, pensiero e
sentimento) trovano a grandi linee un riscontro
astrologico nei quattro elementi (fuoco, terra, aria
e acqua). Oltre a queste ovvie analogie, ci sono
altre corrispondenze che sono state esplorate dagli
astrologi.
Esse includono:
Io/Sole, Persona/Ascendente, Ombra/Plutone,
Anima/Venere, Animus/Marte e Inconscio
collettivo/Nettuno. Gli astrologi hanno preso in
considerazione configurazioni astrologiche
difficili, specialmente quelle degli aspetti
disarmonici dei pianeti esterni con Mercurio,
Venere, Marte, Luna o Sole, ed hanno concluso che
rappresentano punti problematici della personalità
simili a ciò che Jung ha denominato complessi
psichici, e cioè ricordi inconsci e carichi di
emozioni, immagini, pensieri raggruppati attorno ad
un nucleo centrale.
Negli anni '30, Dane Rudhyar prese a riformulare la
moderna astrologia nei termini della psicologia
analitica di Jung. In special modo, egli si
concentrò sull'idea junghiana che la psiche fosse un
campo dinamico di forze contrapposte in equilibrio,
e che fosse intrinsecamente motivata ad evolvere
nella direzione di una completezza: un processo che
Jung denominò di "individuazione". Jung credette che
il processo della trasformazione della personalità
fosse innato o teleologicamente motivato. La
personalità non era solamente il prodotto di forze
esterne, ma si sforzava risolutamente di conseguire
la meta finale della realizzazione del Sé. Mentre
l'individuo imparava dall'esperienza da lui stesso
creata, la struttura archetipica della psiche
diventava sempre più differenziata, integrata e
completa. Rudhyar (1936) riconobbe che queste idee
erano immediatamente adattabili all'astrologia:
anche la carta del cielo rappresentava un campo
dinamico di forze contrapposte (segni) in
equilibrio, e le svariate parti dell'astrologia con
la miriade di aspetti e correlazioni simboleggiavano
le forze archetipiche che si sforzano di
trasformarsi in un tutto integrato. Rudhyar si rese
conto che il processo di individuazione era
implicito in ogni oroscopo.
Dane Rudhyar
Verso gli anni '60 il progetto di Rudhyar di
riformare l'astrologia ricevette nuovo slancio dal
movimento umanistico in campo psicologico. La
psicologia umanistica, come esposta negli scritti di
Abraham Maslow, Carl Rogers, Rollo May ed altri, era
sorta quale risposta al tetro pessimismo insito nel
punto di vista psicoanalitico freudiano ed il
concetto meccanicistico del potenziale umano
implicito nel behaviorismo. Sia la psicoanalisi che
il comportamentismo erano deterministici nella
misura in cui essi concepivano la personalità come
il risultato di cause esterne alla persona stessa e
cioè genetica, genitori, condizioni ambientali e
così via. Gli psicologi umanisti si opposero a
questa tendenza mediante lo sviluppo di modelli che
potevano giustificare l'evidente finalismo ed il
comportamento in senso evolutivo degli esseri umani.
Piuttosto che descrivere l'individuo nel suo essere
intrappolato in un'interminabile lotta tra pulsioni
istintuali e l'influsso inibitorio della società
(psicoanalisi), o frammentare la persona in una
moltitudine di comportamenti condizionati, visti da
una posizione di vantaggio esterno
(comportamentismo), gli umanisti percepivano
l'individuo come un organismo uniforme costituito da
spinte e funzioni autonome che potevano essere
differenziate le une dalle altre ed integrate in un
insieme funzionale più grande della somma delle sue
parti.
Gli psicologi umanisti hanno contestato la teoria
freudiana, postulando che le spinte istintuali non
erano forze pericolose che irrompevano fuori da un
quid primitivo, bensì sani impulsi da valorizzare ed
in cui riporre fiducia; l'individuo era visto come
un organismo creativo, autorealizzante ed
autodeterminante, capace di prendere decisioni
responsabili e di crescere progressivamente verso
uno stato ideale. A differenza dei
comportamentalisti che ignoravano il mondo interiore
della coscienza, gli umanisti sottolineavano il
primato dell'elemento soggettivo. Mentre i
comportamentalisti sostenevano che il comportamento
era condizionato da cause esterne, gli umanisti si
concentravano sull'attinenza dell'intenzione quale
causa interiore del comportamento; mentre i
comportamentalisti si occupavano di come il
comportamento potesse essere manipolato e
controllato, gli umanisti sottolineavano le capacità
di scelta e di libertà personale. Insomma, non era
l'ambiente esterno ad essere di capitale importanza
per lo psicologo umanista, bensì il mondo interiore
delle percezioni, valori, pensieri, credenze,
atteggiamenti, aspettative, bisogni, sentimenti e
sensazioni.
Rudhyar fu il primo a riconoscere il modo in cui
l'astrologia e la psicologia umanistica potevano
vicendevolmente integrarsi. In effetti, la carta del
cielo poteva essere utilizzata come uno strumento
per rilevare il complesso mondo interiore che gli
umanisti stavano cominciando ad esplorare.
L'astrologia umanistica costituiva una risposta al
determinismo inerente all'astrologia tradizionale e
tutta rivolta agli eventi, esattamente come la
psicologia umanistica fungeva da risposta al
determinismo inerente alla psicoanalisi e al
behaviorismo. Richiamandosi al testo di Carl Roger,
"Client-centered therapy" (1951), Rudhyar sviluppò
l'astrologia incentrata sulla persona. Egli non era
tanto interessato al problema del perché
l'astrologia funzioni, quanto a scoprire il modo in
cui questa poteva essere utilizzata per facilitare
il processo di autorealizzazione. Il vero problema
era: dato per scontato che l'astrologia funziona,
quale poteva esserne l'utilizzo più appropriato?
Nel 1969 Rudhyar fondò il Comitato Internazionale
per l'Astrologia Umanistica e dichiarò che
l'astrologia era, o doveva essere, soprattutto una
tecnica per la comprensione della natura umana.
Denunciò il determinismo implicito nell'astrologia
previsionale e si concentrò invece sulle
potenzialità dell'astrologia quale linguaggio
simbolico. Invece di considerare i pianeti quali
trasmettitori di influssi fisici, Rudhyar li
considerò quali simboli di funzioni umane.
L'astrologia, considerata come linguaggio
psicologico e strumento diagnostico, poteva servire
da guida all'integrazione e trasformazione della
personalità. L'approccio di Rudhyar era "incentrato
sulla persona" nel senso che ciascuna carta del
cielo era unica; l'oroscopo rappresentava l'insieme
delle potenzialità dell'individuo, in cui nessun
pianeta era "buono" o "cattivo", ma piuttosto
ciascun elemento andava considerato parte di un
tutto organico. Gli eventi non venivano interpretati
come fatti isolati, con effetti fortunati o
sfortunati, bensì come specifiche manifestazioni di
fasi di cicli di sviluppo aventi uno scopo ben
preciso; un evento traeva il proprio significato
dalla fase che rappresentava nel quadro di un dato
ciclo planetario e contribuiva ad un processo di
crescita in atto che conduceva inesorabilmente verso
l'autorealizzazione.
Negli anni '70, la bandiera umanistica fu portata
avanti da astrologi come Ziporah Dobyns, Richard
Idemon, Stephen Arroyo, Robert Hand ed altri. Gli
astrologi umanisti asserivano che non c'è una
separazione assoluta tra l'umano ed il divino, ma -
piuttosto - che persone e pianeti sono intrecciati
nella stessa rete dell'essere. Ogni individuo è un
centro di raccolta ed un canale per le energie
numinose che permeano di sé tutto il cosmo. La
coscienza, e non la materia, è la realtà primaria
dell'universo. Poiché la psiche umana è un riflesso
della Psiche Universale, nella quale si trova
incastonata, essa partecipa del potere creativo di
questa Coscienza madre. La psiche è collegata
all'Uno - di cui tutti gli esseri minori sono parti
- ed è animata dalle sue leggi e principi formativi.
Mentre le leggi universali dell'Essere Assoluto non
possono essere violate, l'individuo è libero ed
autorealizzante nell'ambito dei confini di queste
leggi.
Rudhyar sosteneva che
ciascuno è nato in risposta ad un bisogno
dell'Universo in un dato posto e momento. Il tema di
natalità rappresenta in effetti la soluzione a
questo bisogno, e cioè rivela lo scopo della vita e
la chiave del proprio destino. Detto in altri
termini, l'oroscopo è come un "semenzaio" che mostra
l'unica via di sviluppo di una persona; proprio come
una confezione mostra la foto delle piante che i
semi un giorno diventeranno, allo stesso modo
l'oroscopo simboleggia il tipo di adulto che
l'individuo può diventare. Secondo questo punto di
vista, nella vita umana niente accade senza uno
scopo, e tale scopo è lo scopo del tutto che agisce
tramite l'individuo. Spesso ci si riferisce a questo
tutto come il nucleo del Sé, la divinità dimorante
che è radicata nell'universo vivente e finalizzata
ad uno scopo: la questione allora non sarà tanto il
domandarsi ciò che succederà, bensì che cosa
l'evento realmente andrà a significare.
L'astrologia, diceva Rudhyar, può essere utilizzata
come una specie di karma yoga in cui ogni cosa che
accade è collegata a ciò che la persona è, e a ciò
che può diventare. Pertanto l'astrologo umanista non
si dovrebbe occupare degli eventi in sé e per sé, ma
solamente delle reazioni a questi o dei significati
che il consultante attribuisce loro. "Non sono i
prevedibili eventi che sono importanti, bensì
l'atteggiamento dell'individuo nei confronti della
propria crescita ed autorealizzazione" (1972, p.
54).
Il vantaggio del tema
di natalità sta nel fatto che descrive l'individuo
come un insieme e pertanto fornisce un mezzo per la
comprensione di come i conflitti interiori producano
la frammentazione della personalità e
l'esteriorizzazione del conflitto stesso. Gli
individui si dissociano e negano certe parti di sé
quando i bisogni - che sono alla base
dell'espressione di queste parti - vengono
dolorosamente frustrati. Varie funzioni vengono
represse e proiettate; l'individuo viene quindi
ridotto solo ad una parte di ciò che potenzialmente
è. Tipicamente, si fa esperienza di funzioni non
integrate sotto forma di persone e situazioni che
vengono attratte dall'individuo. Ciò che viene
subìto dall'individuo sotto forma di situazione o
relazione problematica può essere visto nel tema di
natalità come un aspetto della propria psiche. In
tal modo l'oroscopo indica quali funzioni sono state
rifiutate o proiettate e attraverso quali
circostanze (case) esse saranno probabilmente
incontrate.
Mentre è la carta del
cielo di nascita a darci una comprensione intuitiva
dei conflitti interiori del nostro cliente, sono i
transiti e le progressioni che ci dicono quando
questi conflitti saranno marcati per essere risolti.
Tali movimenti planetari indicano la natura, il
significato e la durata dei vari periodi di
sviluppo, ciascuno dei quali presenta le proprie
sfide e le proprie opportunità. Mentre i transiti
possono essere messi in relazione con eventi
esteriori che sembrano imporsi sul soggetto,
l'astrologia propone l'ipotesi che questi eventi
siano manifestazioni esteriori, di tipo
sincronistico, di cambiamenti interiori. In altre
parole, l'ambiente e la psiche sono l'uno il
riflesso dell'altra: gli eventi esterni servono per
fare scattare o stimolare la crescita psicologica
interiore. Visti così, i transiti rivelano quelle
parti della propria natura che sono pronte ad essere
consapevolmente integrate, esplorate o trasformate.
La reintegrazione di
una parte dissociata normalmente produce una crisi,
poiché ciò significa che il vecchio ordine deve
morire, in modo che possa emergerne uno nuovo e più
completo. "L'astrologo umanistico", dice Rudhyar
(1975), "accoglie le crisi come segni di
crescita; cerca di aiutare il cliente od il paziente
ad orientarsi nei confronti delle cause della crisi,
a dare una nuova valutazione degli obiettivi nonché
delle motivazioni, ad accettare ciò che è, ma con
modalità nuove ed olistiche... il che alla fine
dovrebbe condurre all'armonia, pace interiore,
saggezza e compassione" (p. 56-57).
Il valore dell'astrologia, quindi, non risiede nel
potere di predire ciò che gli déi hanno in serbo per
gli esseri umani, bensì nella capacità di rivelare i
poteri - simili a quelli divini - che si trovano
nelle profondità di ciascun essere umano.
Conseguentemente, nell'astrologia umanistica
l'attenzione è rivolta all'interno, non all'esterno,
e le interpretazioni sono fatte in termini di
appagamento e crescita personale. Detto in parole
semplici, l'obiettivo è quello di aiutare il cliente
ad attuare le potenzialità simboleggiate
dall'oroscopo: Saturno opposto a Venere nel tema di
natalità, ad esempio, indica non semplicemente
"sfortuna in amore" ma la potenzialità di amare
profondamente, durevolmente e responsabilmente,
insieme alla pazienza e determinazione per superare
gli ostacoli. Mentre l'attuazione di questo
potenziale può richiedere una certa dose di pene e
di sofferenza, il predire solo pene e sofferenza
senza alcuna comprensione degli impliciti potenziali
guadagni è, nel migliore dei casi, azione miope, e
nociva nel peggiore. Dobyns (1973) così si è
espressa: "Dire alla gente che sono destinati a
subire specifici eventi negativi può essere
altamente distruttivo. L'opinione che qui si
sostiene è che il carattere è destino, e che
cambiando il carattere (i nostri atteggiamenti
abituali, le nostre credenze ed azioni) possiamo
cambiare il destino. Mediante la conoscenza di sé
noi possiamo integrare i conflitti, superare le
debolezze, ulteriormente sviluppare i nostri talenti
e muoverci in direzione dell'equilibrio. Come si
dice in psicologia umanistica, noi possiamo
raggiungere l'autorealizzazione e l'autotrascendenza"
(p. 2).
L'astrologia umanistica rappresenta, in molti modi,
un autentico progresso nella teoria della psicologia
umanistica. Sia la psicologia di Jung che le
psicologie umanistiche sono state criticate per la
mancanza di precisione nella descrizione dell'intima
natura dell'essere umano. I riferimenti agli
archetipi, facoltà, funzioni, impulsi et similia
tendono ad essere vaghi e speculativi, senza
concreti riferimenti per delineare in modo
sistematico la struttura della psiche. La psicologia
umanistica è più un insieme di atteggiamenti nei
confronti della persona piuttosto che un'utile e
precisa teoria della personalità e della crescita
umana. L'astrologia, da parte sua, fornisce
oggettive e prevedibili correlazioni della struttura
e delle dinamiche della psiche e allo stesso tempo
indica le direzioni verso cui si può dirigere la
crescita. Il soggetto con Saturno opposto a Venere,
ad esempio, potrebbe passare col tempo da un
atteggiamento negativo e timoroso nei confronti
delle relazioni affettive (e cioè "opporrò
resistenza ai tentativi di controllo da parte del
mio partner prepotente") ad uno di leale impegno
responsabile; tale cambiamento rifletterebbe un
atteggiamento più maturo e realistico verso le
relazioni (e cioè "un buon matrimonio richiede
pazienza, umiltà e duro lavoro") e sarebbe - nel
contempo - ancora coerente con il significato
astrologico di Saturno opposto a Venere.
Per concludere, l'astrologia psicologica è
l'applicazione dei concetti astrologici alla pratica
clinica. Così l'astrologia costituisce una teoria
della personalità come pure uno strumento
diagnostico. Essa presenta una complessa teoria
multidimensionale del comportamento che descrive la
psiche come una struttura gerarchica composta di
bisogni archetipici, strutture conoscitive, pensieri
e comportamenti emergenti ed eventi corrispondenti.
É inoltre un potente e flessibile strumento di
valutazione che consente al professionista di
percepire indizi delle esperienze formative
dell'infanzia, ottenere comprensione intuitiva del
significato degli eventi attuali e marcare i periodi
di futura crescita. A differenza della tradizionale
astrologia rivolta agli eventi, l'astroterapia non
si occupa della superficiale descrizione di tratti
caratteriali o della predizione di accadimenti
futuri; l'astrologia viene piuttosto utilizzata per
favorire empatia verso il mondo interiore del
cliente e quindi per accrescere la capacità del
terapeuta di curare efficacemente i problemi
psicologici, di modificare od eliminare sintomi in
atto e di incoraggiare una positiva ed appagante
crescita personale.
Dobyns, Z. (1973). The
astrologer's casebook. Los Angeles: TIA Publications.
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Rudhyar, D. (1936). The Astrology of Personality.
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Lakemont, GA: CSA Press.
Rudhyar, D. (1975). From humanistic to transpersonal
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