Era dal nulla uscito Il tenebroso caos: massa difforme: Al primo suon d'onnipotente labbro Parea che partorito Il disordine l'avesse, anzi che Fabro Stato ne fosse un Dio, tanto era informe. Stavano inoperose In lui tutte le cose E senza spirito divisor confuso Ogni elemento in lui stava racchiuso. Or chi ridir potrebbe Come formossi il Ciel, la Terra, il Mare, (Si' leggier in lor stessi, e vasti in mole?) Chi puo' svelar com'ebbe, Luce, e moto lassu', la Luce, e il Sole; Stato e forma quaggiu', quanto n'appare: Chi mai comprender come Ogni cosa ebbe nome Spirito quantita' legge e misura Da questa massa inordinata e impura. 0 del divin Hermete Emuli Figli, a cui l'arte paterna Fa che natura appar senza alcun velo Voi sol, sol voi sapete Come mai fabrico' la Terra, e il Cielo Dall'indistinto Cahos la mano eterna. La grand'opera vostra Chiaramente vi mostra Che Dio nel modo intesso, ond'e' prodotto Il fisico elisir, compose il tutto. Ma di ritrar non vaglio Con debil penna un paragon si vasto Io non esperto ancor Figlio dell'arte, Se ben certo bersaglio Scoprono al guardo mio le vostre carte. Se ben m'e' certo il provvido Illiasto Se ben non mi e' nascosto Il mirabil composto Per cui voi di potenza avete estratto La purita' degli elementi in atto. Se ben da me s'intende Ch'altro non e' vostro mercurio ignoto Che un vivo Spirito universale innato Che dal Sole discende In aëreo vapor sempre agitato Ad empir della Terra il centro voto: Che qua poi se n'esce Tra solfi impuri, e cresce Di volatile in fisso, e presa forma D'umido radical se stesso informa Se bene io so, che senza Sigillarsi de vetto il vaso ovale Non si ferma in lui mai il vapore! Che se pronta assistenza Non ha d'occhio Linceo, di mano industre, More il candido infante al suo natale, Che piu' nol citan poi I primi umori suoi Come l'uom, che nell'utero si pasce D'impuro sangue, e poi di latte in fasce. Se ben so tanto; pure Oggi in prova con voi uscir non oso Che anche gli errori altrui dubbio mi fanno Ma se l' invide cure Nella vostra pieta' luogo non hanno Voi togliete all'ingegno il cor dubbioso. Se il magistero vostro Distintamente io mostro. In questi fogli miei; deh fate omai Che sol legga in risposta: opra che'l fai. Quanto s' ingannan mai gli Uomini ignari Dell'hermetica scienza Che al suon della parola Applican sol consentimenti avari Quindi i nomi volgari D'argento vivo, e oro S'accingono al lavoro, E con l'oro commun a foco lento Credon fermare il fuggitivo argento. Ma se gli occulti sensi apron la mente Ben vedon manifesto Che manca e a quello e a questo Quel fuoco universal ch'e' spirito agente Spirito, che in violente Fiamma d'ampia fornace Abbandona fugace Ogni metal, che senza vivo moto Fuor della sua miniera e' corpo immoto. Altro mercurio, altr'oro Hermete addita. Mercurio umido, e caldo Al foco ogn'or piu' saldo Oro che e' tutto foco, e tutto vita. Differenza infinita Non sia ch'or manifesti Da quei del volgo questi? Quei corpi morti son, di spirito privi, questi spiriti corporei e sempre vivi. O gran mercurio nostro, in te s'aduna Argento, e oro estratto Dalla potenza in atto Mercurio tutto Sol, Sol tutto Luna, Trina sostanza in una: Una che in tre si spande. O meraviglia grande Mercurio, solfo, e sal, voi mi apprendete Che in tre sostanze voi sol una siete. Ma dov'e' mai questo mercurio aurato Che sciolto in solfo, e sale Umido radicale Dei metalli divien seme animato Ah ch'egli e' imprigionato In carcere si dura, Che perfin la natura Ritrar nol puo' dalla prigione alpestra, Se non apre le vie arte maestra. L'arte dunque che fa? Ministra accorta Di natura operosa Con fiamma vaporosa Purga il sentiero, e alla prigion ne porta | Che non conta altra scorta Non con mezzo migliore D'un continuo calore Si soccorre a natura; ond'ella poi Scioglie al nostro mercurio i ceppi suoi. Si, si questo mercurio animi indotti Sol cercar voi dovete Che in lui sol potete Trovar cio', che desian gl'ingegni dotti In lui gia' son ridotti In prossima potenza E Luna, e Sol; che senza Oro, e argento del volgo, uniti insieme Son dell'argento e l'oro il vero seme. Per ogni seme inutile si vede Se incorrotto e integro Non marcisca e vien negro. Al generar la corruzion precede Tal natuta provede Nell'opre sue vivaci E noi di lei seguaci Se non produrre aborti al fin vogliamo Pria negreggiar, che biancheggiar dobbiamo. O voi, che a fabbricar l'oro per l'arte Non mai stanchi traete Da continuo carbon fiamme incessanti, E i vostri misti in tanti modi, e tanti Or fermate or sciogliete, Or tutti sciolti or congelati in parte Quindi in remota parte Farfalle affumicate, e notte, e giorno State vegliando a' stolti fochi intorno. Dall' insane fatiche ommai cessate Né piu' cieca speranza Il credulo pensier col fumo indori Son l'opre vostre inutili sudori: Ch'entro squallida stanza Sol vi stampan sul volto ore stentate. A che fiamme ostinate ? Non carbon violento, accesi faggi Per l'hermetica pietra usano i saggi. Col foco, onde sotterra al tutto giova, Natura, arte lavora Che imitar la natura, arte sol deve: Foco che vaporoso, e non e' leve, Che nutre, e non divora Ch'e' naturale, e l'artificio il trova Arrido, e fa che piova, Umido, e ogn'or dissecca, acqua che stagna Acqua che lava i corpi, e man non bagna. Con tal foco lavora l'arte seguace D'infallibil natura Ch'ove questa manco', quella supplisce: Incomincia natura, arte finisce, Che sol l'arte depura Cio' che a purgar, natura era incapace. L'arte e' sempre sagace, Semplice e' la natura, onde la scaltra Non spiana una le vie, s'arresta l'altra. Dunque a che pro' tante sostanze e tante In ritorte, in lambicchi, L'unica e' la materia, unico il foco! Unica e' la materia, e in ogni loco L'hanno i poveri e i ricchi A tutti sconosciuta, e a tutti innante Abietta al volgo errante Che per fango a vil prezzo ognor la vende. Preziosa al Philosofo, che intende. Questa materia Sol tanto avvilita Cerchin gl'ingegni accorti, Che in lei quanto desian, tanto s'aduna. In lei chiudonsi uniti, e Sole, e Luna, Non volgari, non morti. In lei chiudesi il foco, onde han la vita. Ella da' l'acqua ignita Ella la terra fissa, ella da' tutto Che infin bisogna a un intelletto istrutto. Ma voi senza osservar che un sol composto Al filosofo basta Piu' ne prendete in man Chimici ignari Ei cuoce in un sol vaso a i rai solari Un vapor, che s'impasta, Voi mille paste al foco avete esposto: Cosi' mentre ha composto Dal nulla al tutto Iddio, voi finalmente Tornate il tutto al primitivo niente. Non molli gomme, od escrementi duri Non sangue, o sperma humano Non uve acerbe, o quinte essenze erbali Non acque acute, o corrosivi sali Non vitriol romano, Arridi tachi, od, antimoni impuri, Non solfor, non mercuri Non metalli del volgo, al fin adopra Un artifice esperto a la grand'opera. Tanti misti a che pro’, l'alta scienza Solo in una radice Tutto restringe il Magisterio nostro: Questa, che gia' qual sia chiaro v'ho mostro, Forse piu' che non lice; Due sostanze contien, ch'hanno una essenza Sostanze, che in potenza Sono argent'e sono oro; e in atto poi Vengono, se i lor pesi uguagliam noi. Si che in atto, si fanno argento e oro Anzi uguagliate in peso La volante si fissa in solfo aurato: Oh solfo luminoso, oro animato In te del sole acceso L'operosa virtu' ristretta adoro! Solfo tutto tesoro Fondamento dell'arte, in cui natura Decoce l'or, e in elissir matura. Il Fine |