Cecco d'Ascoli pseudonimo di Francesco Stabili, fu astrologo, filosofo e alchimista. Nel 1324 fu condannato da Fra Lamberto da Ciangulo dell'ordine dei frati predicatori ad essere arso vivo come eretico. La sentenza dice cosi: "Frate Accursio dell'Ordine dei Frati Minori Inquisitore a Firenze, visto il processo che gli è stato mandato al 17 luglio 1327 da Frate Lamberto da Bologna contro Maestro Cecco d'Ascoli... che l'ha dichiarato eretico e lo ha consegnato al tribunale secolare del vicario ducale onde essere assoggettato alle pene che gli sono dovute; ha condannato il libro di Astrologia di cui è autore ed un altro, in lingua volgare, intitolato l'Acerba; ha decretato che sarebbero bruciati ed ha colpito da scomunica tutti quelli che possedessero tali o simili libri".

Il sonetto che presentiamo ai cultori è estratto dal testo l'Acerba. Si trova nel Codice Riccardiano n.946, nel Codice Magliabechiano II - III - 308 a carte 406 della Biblioteca Nazionale di Firenze.

 


Chi solvere non sa, ne' assottigliare

corpo non tocchi, ne' argento vivo

per chi non puo' lo fisso et volativo

tenere chi non sa de duo un fare.

Fatelo dunque stretto abbracciare

con acqua viva e sal disolutivo,

tene bene e coque piane si che sie privo

della terra mama la qual lo fa celare

Allora vedrai fuggire la morte abscura

et ritornar lo Sole lucente e bello

con molti fiori ornato in sua figura .

Questa e' la pietra, questo e' quello

delli filosofi l'antica scrittura

Che sull'incudine batte lo martello.

finis.