Il tuo browser non supporta il tag embed per questo motivo non senti alcuna musica

 

Il documento alchemico, che si offre allo  studio e all'esame del nostro ospite è un opera attribuita ad Ermete.

Il testo apparve in traduzione nel 1911 a firma di un non meglio identificato  P.C. sul famoso mensile di cultura ermetica diretto da Giuliano Kremmerz: "Corpus Scriptorum Hermeticorum Commentarium".

 

Ecco quello che dice Ermete

 

Durante il lungo tempo ch'io ho vissuto, non ho cessato di fare esperienze, ed ho sempre lavorato senza risparmiarmi.

Non ho ricevuto quest'Arte o questa Scienza che dalla sola ispirazione di Dio. Egli si è degnato rivelarla al suo Servo.

Egli ha dato a coloro che sanno bene usare della loro ragione il mezzo di conoscere la verità; ma non è stato mai causa che qualcuno abbia seguito l'errore né la menzogna.

Quanto a me, se non temessi il giorno del giudizio, e di essere dannato per aver nascosta questa Scienza, non ne avrei parlato affatto, e non scriverei punto per insegnarla a coloro che verranno dopo di me.

Ma ho voluto rendere ai Fedeli quanto loro dovevo, insegnando loro ciò che l'Autore della fedeltà s'è degnato rivelarmi.

Ascoltate dunque, Figli dei saggi Filosofi nostri Predecessori, non corporalmente né inconsideratamente la Scienza dei quattro Elementi [I Filosofi chiamano cosi' la loro Scienza, perché assicurano ch'essa non consiste in altro che nel trasmutare gli Elementi. Questa trasmutazione si fa cangiando la Terra in Acqua, e l'Acqua, in Terra, perché non vi sono che questi due Elementi sensibili ed apparenti, e gli altri due che cono l'Aria ed il Fuoco, sono racchiusi in quei due. Cosi' per far l'Opera dei Filosofi, non v'ha che da scioglier l'Oro, che essi appellano Terra, Corpo, ed a ridurlo in Mercurio (ciò che non può farsi che mediante il loro primo Mercurio che chiamano Acqua, perché è liquido ed è il vero e l'unico solvente dell'Oro); poi v'è da cangiare in Terra o in Polvere questi due Mercurii che sono Acqua, e perfettamente uniti insieme, e che il Trevisano chiama Mercurio doppio.] sui quali si può operare e che possono essere alterati e cangiati nelle loro Forme; e che sono nascosti con la loro azione.

Poiché la loro azione è nascosta nel nostro Elisir; perché questo non saprebbe agire se non sia composto dall'unione esattissima di questi stessi Elementi; e non è punto perfetto se non è passato per tutti i Colori, di cui ciascuno nota la dominazione di un Elemento particolare.

Sappiate, Figli dei Saggi, che v'è una divisione dell'Acqua degli antichi Filosofi, che la ripartisce i altre quattro cose. Una è a due, e tre ad una.

Ed al colore di queste cose, cioè all'Umore che coagula, appartiene la terza parte, e gli altri due terzi sono per l'Acqua. Ecco i pesi dei Filosofi. [L'Autore determina qui quale dov'essere la dose o la quantità delle due Materie, che entrano nella Composizione dell'Opera. Egli chiama questa Composizione L'Acqua degli antichi Filosofi, o per la ragione che il loro primo Mercurio, che è la loro Acqua, è la prima e principale parte di questa Composizione, e che vi è una doppia porzione dello Zolfo o dell'Oro, che ne è l'altra parte, ciò che è, a ano dire, il peso dei Filosofi; ovvero perché la mescolanza del primo Mercurio e dell’Oro non può per nulla esser chiamata la Composizione dell'Opera, se non dopo che l'Oro è disciolto; non essendovi effettivamente che le cose liquide, ed ancora quelle che sono della stessa natura, che possano unirsi perfettamente e fare una vera Composizione. Ed è senza dubbio per questa ragione ch'ei chiama lo Zolfo o l'Oro, la Tintura delle Materie, e l'Umore coagulante, perché è lo Zolfo quello che tinge e fissa. Donde è evidente che bisogna necessariamente che l'Oro sia disciolto, perché possa esattamente unirsi al Mercurio, che è il suo Dissolvente, e per conseguenza, per fare insieme la vera Composizione dell'Opera].

Prendete dell'Umore un'oncia e mezzo, e del Rosso meridionale o dell'Anima del Sole la quarta parte, che corrisponde ad una mezza oncia, e la metà d'Orpimento, che sono otto, cioè tre once.

E sappiate che la Vigna dei Saggi si tira in tre, e che il suo vino è perfetto alla fine di trenta.

Concepite come se ne fa l'operazione. La cottura lo diminuisce in quantità e la Tintura l'aumenta in qualità; poiché la Luna incomincia a decrescere dopo il suo quindicesimo giorno, e cresce al terzo. É dunque là il cominciamento e la fine. Eccovi in tal modo dichiarato ciò che vi era stato celato. Poiché l'opera è con voi e presso di voi; di tal che trovandola in voi stessi, dov'essa è continuamente, l'avete anche sempre in qualunque luogo voi siate, sia in Terra od in Mare [Il Salomon pensa che con queste parole: l'Opera è con Voi e presso di Voi, l'Autore voglia dire cha nella conformazione dei nostri Corpi e nel cambiamento degli alimenti, che avviene continuamente nella nostra sostanza, si trova una rappresentazione dell'Opera del Filosofi. Se io osassi aggiungere il mio pensiero a quello di quel sapiente Commentatore, direi che mi sembra che Ermete, o chi ha scritto in suo nome, intende parlar qui dello Spirito Universale (principio essenziale di nostra vita) che noi respiriamo in ogni tempo ed in ogni luogo, e che è la vera origine del Mercurio Filosofico].

Custodite dunque l'Argento vivo che si fa nei Luoghi o Gabinetti interiori, cioè nei Principii dei Metalli che di esso son composti, e nei quali esso è coagulato. Poiché è là quest'argento vivo che si dice esser della Terra che resta.

Chi dunque non intende le mie parole, ne chieda intelligenza a Dio, che non giustifica le Opere di nessun Malvagio, e non rifiuta a nessun Uomo dabbene la ricompensa dovutagli.

Imperocchè io ho scoperto tutto quanto era stato nascosto di questa Scienza; ho reso chiaro un grandissimo Segreto ; e ho ancora detta tutta la Scienza a coloro che sapranno intenderla. Voi, dunque, Inquisitori della Scienza, e Voi, Figli della saggezza, sappiate che l'avvoltojo ch'è sulla Montagna, grida ad alta voce: "Io sono il bianco del nero, ed il rosso del bianco, e l'arancione del rosso". Certamente io dico la verità.

Sappiate ancora che il Corvo che vola senz'ali nel nero della notte e nel chiaro del giorno, è la testa ed il cominciamento dell'Arte.

Il Colorito si prende dall'amarezza ch'è nella sua gola, e la tintura è tratta dal suo corpo e si tira fuori un'Acqua vera ed affatto pura dal suo dorso.

Comprendete dunque quanto io dico, e ricevete per lo stesso mezzo il Dono di Dio ch'io vi comunico: ma nascondetelo a tutti gl'Imprudenti.

É una pietra che devesi onorare, ch'è nascosta nelle Caverne o nel profondo dei Metalli. Il suo colore la rende abbagliante; è un'Anima od uno Spirito sublime, ed un Mare aperto.

Ecco ve l'ho dichiarato: ringraziate Iddio dell'avervi egli insegnata questa Scienza; poiché egli ama chi gli è riconoscente delle sue grazie.

Mettete dunque questa pietra, cioè la sua materia, in un fuoco umido e fatevela cuocere. Quel fuoco aumenta il calore dell'umidità, ed uccide la secchezza della incombustione, fino all'apparire della radice: cioè fino a che il Corpo sia disciolto nel suo Mercurio. Dopo ciò fate uscire da questa Materia il rossore e la sua parte leggera, continuando a far ciò finché non ne sia restata che la terza parte.

Figliuoli dei Saggi, la ragione per cui si sono chiamati i Filosofi (Invidiosi) non è stata perché essi abbiano avuto mai il disegno di celare qualcosa alle persone dabbene, né a coloro che vivono piamente, né ai legittimi e veri Figli della Scienza, né ai Saggi.

Ma perch'essi la nascondono agl'Ignoranti, cioè a chi non ne sa abbastanza per conoscerla, ai Viziosi ed a coloro che vivono senza legge e senza carità; per timore che con questo mezzo i Malvagi non divengano potenti per commettere ogni sorta di delitti, di cui i Filosofi sarebbero responsabili verso Dio. Poiché tutti i Malvagi sono indegni di possedere la saggezza.

Sappiate che io chiamo questa Pietra col suo nome. Perché i Filosofi la chiamano la Femmina della Magnesia, o la Gallina, o la Saliva bianca, il Latte delle cose volatili, e la cenere incombustibile, allo scopo di nasconderla agl'Imprudenti, che non hanno né sensi, né legge, né umanità.

Ma io l'ho chiamata con un nome notissimo, col dirla Pietra dei Saggi.

Conservate dunque in questa Pietra il Mare, il Fuoco ed il Volatile del Cielo, fino al momento della sua Uscita.

Ora vi scongiuro tutti, o Figli dei Filosofi, in nome del nostro Benefattore che vi fa una grazia cosi' singolare, di non svelare mai il nome di questa Pietra ad alcun pazzo, ad alcun Ignorante, né ad alcuno che ne sia indegno.

Quanto a me posso dire che nessuno m'ha dato mai nulla, senza ch'io gli abbia restituito tutto quello che m'ha dato. Non ho mai mancato al rispetto che gli dovevo, ed ho sempre parlato molto onorevolmente di lui.

Figlio mio, questa Pietra è avviluppata di parecchi Colori che la nascondono; ma non ve n'è che uno solo che dà segno della sua nascita e della sua intera perfezione. Apprendete qual è questo Colore e non ne dite mai niente.

Con l'aiuto di Dio onnipotente, questa pietra vi libererà e vi garantirà da malattie per gravi ch'esse siano; vi preserverà da ogni tristezza ed afflizione, e da tutto quanto potrebbe nuocere al copro ed allo spirito. Essa vi condurrà ancora dalle Tenebre alla Luce, dal deserto alla magione, dalla necessità all'abbondanza.