Stolcius von Stolcenberg, autore celebre di opera celebre e molto rara. Di lui dice il Ferguson: ‘Nulla sembra essere a conoscenza di questo autore, tranne ciò che ci dice il frontespizio, che era dalla Boemia, 'cadidatus Medicinae' e un esperto poeta.’ Alquanto romanticamente il Read nei sei capitoli del "The Garden of Hermes" dedicati allo Stolcius così lo indica: ‘Studente poeta e Alchimista di Boemia’, e aggiunge queste altre poche ma interessanti notizie, le uniche che si abbiano sulla vita dello Stolcius. Il Kopp con minore poesia ma con più concisa precisione scrive: ‘oggi 1624 … è stato pubblicato a Francoforte il Viridarium Chymicum da von Dan. Stolz von Stolzenberg’
Come nacque il Viridarium? Nell’epistola prefatoria Ad amicum lectorem lo Stolcius ci racconta con divertita cordialità l’occasione per cui nacque questa opera: Stolcio è un giovane poeta boemo in viaggio di istruzione per tutta Europa e oltre che ‘amante della divina Arte’ ama ‘figuras et carmina’. Per figure intende le incisioni, specialmente quelle in rame perché monocromatiche, per ‘carmina’ i versi aggruppati in distici, in tetrastici, in esastici, a formare epigrammi. Capita a Francoforte da Luca Jennis, editore famoso specialmente di opere ermetiche. Vede da lui tante incisioni belle, originali e tutte di contenuto alchemico. Se ne innamora e chiede a Tennis di pubblicarne una raccolta. Tennis, che parimenti ama opere di tal genere, consente ma a patto che Stolcius ‘Che era un esperto poeta’ accompagni con versi le figure. Stolcius, alquanto incerto dapprima se affrontare l’impresa, poi acconsente. Raccoglie le incisioni da ottimi autori contemporanei o quasi, quali Basilio Valentino, il Maier, il Mylius o testi anonimi e illustra le figure con epigrammi esastici talvolta fin troppo … disinvolti e vien fuori nel 1624 a Frankfurt con i tipi di Lucas Tennis in lingua latina il Viridarium Chymicum..
Una edizione tedesca fu pubblicata da Tennis nel 1624 e questa fu ristampata nel 1625 a Leipzig. Lo Stolcius nelle prime pagine della sua opera, dopo la lettera dedicatoria al suo patrono D. Iosuae von der Thann, dopo essersi rivolto in versi e in prosa all’amico lettore e aver raccontato la già descritta occasione che lo persuase a comporre il libro, dopo aver dichiarato d’aver tratto le figure partim dal Maier e partim dal Mylius o da altri, dedica sei versi in lingua ceca a un suo compatriota esprimendo nostalgia per la natía Boemia, della quale aveva deprecato con tristezza l’infausta implicazione nella guerra di Trent’anni in una lettera precedente. Infine esprime la sua gratitudine a Luca Tennis, componendo in onore di lui tre distici per incorporare l’anagramma ‘Luca Jennis – Lucina Senis’ (allusione a Lucina dea dei parti per gli Antichi) e aggiunge un doppio acrostico con nome e cognome dell’editore e infine un cronodistico indicante l’anno 1624. È da notare che la dedica dell’opera è datata da ‘Oxonii in Anglia, 6/16 Julii. Anno 1623’.
Qual è la struttura del Viridarium? Il Viridarium consiste in una raccolta di 107 incisioni in rame, ognuna delle quali è fornita, ma non sempre, nella pagina opposta, di un epigramma latino formato da sei versi (esastico) con breve titolo. Il retro di ogni pagina è bianco. C’è una irregolarità soltanto in due luoghi: una medesima figura è adoperata due volte, ma ogni volta commentata da un esastico diverso e con titolo diverso; la prima volta sotto il titolo Tres fontes perennis aquae e la seconda volta Aqua vitae. La copia che viene presentata ai nostri Ospiti, è l’edizione originale pubblicata nel 1624 a Frankfurt con i tipi di Lucas Tennis. Da Basilio Valentino, lo Stolcius, riprende le Claves Duodecim; da Michael Maier attinge abbondantemente (Lusus Serius, Symbola Aureae Mensae Duodecim Nationum, Septimana Philosophica, Atalanta Fugiens); dal Mylius riporta ampiamente (Philosophia Reformata). E cosí non mancano reminiscenze dal Lambsprinck, dalla Gloria Mundi, dal Museum Hermeticum, da Johann Bringer (Azoth, sive Aureliae Occultae Philosophorum), dal Norton (Ordinall’s of Alchemy or Crede Mihi), dal Rosarium Philosophorum, dal Viatorium Spagyricum etc. Autori classici, opere classiche di pura alchimia. Di fronte a una così bella raccolta (Chymico Choro) il Read si entusiasma sino ad esclamare: ‘Truly, Stolcius’ alchemical garden is well stocked!’. Simpatico entusiasmo e preziosa accuratezza anche se non sempre accompagnata ad adeguata profondità. Comunque lo studio del Read è tuttora il più ampio sullo Stolcius e non tralascia perfino di affrontare una inquietante questione sin da quel tempo dibattuta. E precisamente: in un capitolo dell’opera del Read intitolato A variant of the Viridarium si riporta che più tardi nel 1688 fu stampato a Frankfurt a cura di Herman von Sand un altro Viridarium Chymicum o Chymisches Lust-Gärtlein sotto il nome di Michael Maier e questo conteneva figure ed epigrammi del Viridarium di Stolcius con qualche omissione e alcune varianti. E allora? Il Read – e questa è supposizione evidentemente accettabile e ormai da tutti gli studiosi accettata – afferma che questo Viridarium fu pubblicato sotto il nome di Michael Maier ‘nella speranza di ottenere una diffusione per un lavoro che è essenzialmente una edizione incompleta e pirata della pubblicazione dello Stolcius del 1624’. Tale spiegazione proposta risolve le incertezze del Ferguson e del Kopp a tale proposito. Il Read, riporta seguitando:’ Questa originale passione dello Stolcius, per le incisioni alchemiche con epigrammi latini in versi, trova ulteriore sviluppo in un secondo lavoro che Luca Tennis di Francoforte pubblicato per lui nel 1627’; l' Hortulus Hermeticus
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