Per il paracelsiano Robert Fludd l'atto della Creazione si rappresenta con evidenza plastica alla stregua di un processo alchemico, in cui Dio, come spagirico, suddivide il buio caos originario, la Prima materia, nei tre divini elementi primari, ossia la luce, le tenebre e le acque spirituali. Queste acque sono a loro volta la radice dei quattro elementi aristotelici, di cui la terra rappresenta il più grezzo e pesante, paragonabile ai residui scuri - la «testa di corvo» - che durante la distillazione rimangono sul fondo della storta.
L’universo di Fludd è un monocordo accordato dalla mano divina, lungo il quale sono gerarchicamente disposte le sfere degli Elementi, dell’Etere (pianeti) e dell’Empireo (gerarchie angeliche) e dove il «mondo più grande» ed il «mondo più piccolo» che questa «storia» proclama di trattare sono il grande mondo dell'universo (macrocosmo) e il piccolo mondo dell'uomo (microcosmo). Ben rappresenta il primo momento della creazione riprendendo dal Sepher ha-Zohar: «Quando il Nascosto dei nascosti volle farsi vedere, cominciò a produrre un punto luminoso. Prima che questo punto luminoso solcasse il buio e comparisse, l'Infinito (EnSoph) era del tutto celato e non diffondeva alcuna luce.» (Sepher ha-Zohar).
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