Il documento che segue, opera d'ingegno di Donato Piantanida, ed è tratto dalla rivista "Hestia" Nn. 3-4, Aprile-Giugno 1963. Il contenuto obbliga soltanto l'autore e non configura necessariamente la visione della Loggia o del G.O.I. Ogni diritto è dichiarato.
© Donato Piantanida
La circolazione del documento è subordinata all'indicazione di fonte (completa di Link) ed autore.
| |||
Raimondo Lullo, che meritatamente fu detto il Dottore Illuminato, l'Adepto al quale il più grande politico del XIII0 secolo, il cardinale Ximenes, diede l'appellativo di "divino" e in tempi a noi più prossimi Eliphas Levi, l'erudito cabalista, scrisse che fu «innamorato come Abelardo, iniziato come Fausto, alchimista come Ermete, penitente e sapiente come san Gerolamo, nomade come l'Ebreo errante, pietoso e illuminato come san Francesco d'Assisi, martire infine come santo Stefano e glorioso nella morte come il Salvatore del mondo» (1) nel suo Trattato della Quinta Essenza, ovvero dei Segreti della Natura (2) insegnò «il modo di cavare la Quinta Essenza e di applicarla ai corpi umani onde produrre opere mirabili e quasi divine». «La Quinta Essenza - egli scrive - giova a tutta l'arte medicinale, purché se ne sappia fare uso per via filosofica, mentre ignorandola non si conosce la vera medicina e la trasmutazione dei metalli». L'Autore così prosegue: «Tre sono i principi che deve conoscere il nostro artefice onde operare per virtù propria nella medicina, nell'arte alchemica, metallica e minerale». Dopo di che, così prosegue nel capitolo successivo:
Nel Genesi i versetti in cui vengono nominati per la prima volta le parole charem (vite) e Jîn (vino) il liquore che proviene dal frutto di questo arbusto, sono i seguenti: Tuttavia, essendo assurdo credere che Élohïm abbia salvato Noè solo per farne un lavoratore della terra e piantare la vigna come è detto nella traduzione greca e latina, dobbiamo ricorrere alla versione letterale corretta eseguita da Fabre d'Olivet e, mediante l'analisi delle radicali ebraiche, con le chiavi che questo eminente studioso ci offre, cercare di giungere allo scopo che ci siamo prefisso. GENESI: Capitolo IX
E egli liberò - I traduttori greci sempre intenti a ridurre nel significato più meschino e triviale il pensiero magnifico di Mosé, invece di scorgere in Noah, il conservatore dell'esistenza elementare, rendere alla libertà l'intelligenza umana, indebolita e imprigionata, sia per la degradazione della terra, come per la catastrofe spaventosa che si era prodotta, lungi dal veder rinascere quell'uomo intellettuale che i vizi dell'umanità avevano avvicinato alla morte, quanto la morte può essere avvicinata da una essenza immortale; i traduttori greci - dicevamo - non vedono nel loro Noè che un uomo dei campi che pianta la vigna: E cominciò, Noè, uomo agricolo della terra, e piantò la vigna. Questo verbo deriva dalla radice HÉ - LAMED che esprime l'idea generale di uno sforzo che si fa su una cosa, per estenderla, per dirigerla verso un'altra, e avvincervela ecc. Questa radice verbalizzata con il segno convertibile Vaw, offre un'idea di sofferenza causata dallo sforzo violento che si fa su se stessi oppure su altri, e da questa le idee accessorie di torcere, di scuotersi in modo convulso, di soffrire; di riprendere lena, di riaffermarsi contro il dolore, di attendere, di sperare ecc. Si deve scorgere, dopo queste spiegazioni, che il significato più esatto che si può attribuire all'espressione di Mosé non è, egli cominciò bensì rese alla libertà, svincolò con sforzo, che deriva dall'idea primitiva. La parola Aìsh che impiega in questa circostanza, è il nome che Mosé ha dato all'uomo intellettuale, vale a dire individualizzato per la sua volontà efficiente. É dopo aver fatto rivivere questo principio, che si dedica a coltivare ciò che è elevato, o sublime. Ora, era molto semplice, dopo aver fatto di Noé un uomo della terra, di scorgere in questa elevazione spirituale, la vite della quale il nome, preso nell'ordine fisico, era sinonimo; e invece dello spirito, prodotto da questa medesima elevazione, il vino parimenti sinonimo con lo spirito. Nel senso figurato, charem desìgna una esaltazione, un movimento sublime della ragione; nel senso proprio è una vite, arbusto alcolico che ama i luoghi elevati e che si innalza ancora con supporti e filari. Aggiungiamo ancora, per i Lettori che potrebbero immaginarsi che la parola charem non è mai stata presa in senso figurato che gli diamo, che questa parola, famosa in tutta l'Asia, significava in caldeo, una cosa brillante, un'Accademia, un areopago di sapienti, la stessa parola in siriaco significa la forza, e nell'arabo la generosità, la grandezza d'animo. Questa parola designa l'azione del fuoco nella lingua copta, come lo esprimeva moralmente in egiziano; nella lingua sanscrita Karma o Kirmo, designa la facoltà motrice, il movimento. Dalla parola charem che è derivata quella greca carmonh la giubilazione, hrmai io sono accasciato e crmonic l'armonia. É dalla parola charem infine, e questa etimologia è degna di molta attenzione, che deriva in latino carmen, l'italiano carme e in francese la parola charme è questo stesso carmen alterato dalla pronuncia. Min - ha -Jîn di ciò che è spiritoso... la parola Jîn che, nell'ordine fisico, significa semplicemente del vino, nell'ordine morale e secondo il senso figurato e geroglifico designa una essenza spirituale, della quale la conoscenza, in ogni tempo, appartenne ai più profondi misteri della Natura. Tutti coloro che ne hanno scritto, rappresentano questa essenza misteriosa come una cosa talmente profonda che non può essere conosciuta senza rivelazione.I Cabalisti, parlando di questo vino, dicono che chi lo può gustare conosce tutti i segreti dei Saggi. Noi possiamo offrire al Lettore soltanto l'analisi grammaticale della parola ebraica, lasciando alla sua sagacità la cura di fare il resto. Ecco l'origine di queste parole, che formate sulla stessa radice, sembrano avere un significato così diverso: Aeon l'Essere e Jîn il vino. É superfluo proseguire in questi confronti, facciamo solamente notare che è per un seguito quasi inevitabile del doppio senso conferito alla parola Jîn, che il personaggio cosmogonico chiamato Dionysos dai Greci, finì per essere soltanto, per il volgo, il Dio del vino, dopo essere stato l'emblema della luce spirituale; e la parola medesima della quale ci stiamo occupando, non è divenuta tale che per un seguito di degradazioni dello stesso senso, degradazioni che sempre coincidono con l'inasprimento, con lo oscuramento della vocale-madre: poiché dalla parola Jîn si è formata il latino vinum, il tedesco weiu, l'italiano vino e il francese vin. Wa - itheggal... e egli si rivelò... è il verbo rivelare, impiegato secondo la forma reciproca, al futuro reso passato mediante il segno convertibile WAw. I traduttori Greci attenendosi sempre al significato triviale e grossolano, e vedendo in Noah, un contadino ebbro di vino, non potevano concepire il significato di questo verbo. Così, invece di dire che Noè si rivelò, dissero che si spogliò dei suoi indumenti aiegumnWdp: «et nudatus est».
1- Histoire de La magie - pag. 218. 2 - Esiste una edizione latina apparsa a Venezia presso Schoffer ma è incompleta perché contiene 2 libri soltanto dei tre (o meglio delle tre «Distinzioni» che compongono l'opera); mentre l'edizione stampata a Colonia presso Jo. Birckmannus nel 1567 è la sola completa: Liber unus in tres distinctiones divisus, omnibus iam parlibus assolutus adjecta est eiusdem Epistola etc. 3 - Op. ed Aut. citato - Distinzione I. 4 - Tavola X - All'epoca assira, per la biblioteca di Ashshurbanapal si fece una copia del poema di Gilgamesh. Il racconto venne inciso, mediante caratteri cuneiformi, su dodici tavolette d'argilla che furono ritrovate a Ninive in parte da Hormuz Rassam e completate in seguito con i frammenti scoperti da George Smith. Il poema venne interpretato dallo Smith e pubblicato la prima volta da P. Haupt (Das Babylonische Nimrodepos - Leipzig, 1884 - ) 5 - L'orgia sacra oltre che con una droga stupefacente o un veleno ingerito in una dose premortale, può essere provocata semplicemente con una bevanda alcolica: Soma vedico - haoma degli Iraniani - il kykeon di Eleusi, il chanvre, il peyotl, l'amanite dei Tungusi, il fiore rosso dei Boscimani ecc. I principi attivi estratti dai funghi, come l'amanita muscaria - che ritroviamo rappresentata su uno specchio etrusco ai piedi di Isione - e probabilmente fu il nutrimento sacro dei Grandi Misteri di Eleusi, la stessa pianta appare su una effige in pietra del dio Tlalòc (dio dei Misteri) nella città azteca di Tepantitla, produce un delirio accompagnato da uno sviluppo straordinario della forza fisica e dell'energia sessuale, oltre rendere insensibile al dolore e perdere ogni nozione del tempo e dello spazio. 6 - Ciò appare evidente nel famoso racconto biblico del diluvio al quale corrisponde quello babilonese (XI Tavola), con la sola differenza che in quest'ultimo Ut-Napsishtim uscito dall'arca offre un sacrificio agli Dèi, mentre nel Genesi Noè offre olocausti a Jhòah, il solo Dio che ha provocato il diluvio e si riconcilierà in seguito con l'umanità. (Genesi VIII - 20). 7 - La lettera NUN, come immagine simbolica, rappresenta il figlio dell'uomo, tutti gli esseri prodotti e particolari. Come segno grammaticale è quello dell'esistenza individuale e prodotta. Quando trovasi ai termine della parola diviene il segno che l'aumenta, e dona all'essere tutta l'estensione della quale è individualmente suscettibile. Fabre d'Olivet - Vocaboulaire Radicai pag. 82. 8 - Ecco la versione letterale eseguita da Fabre d'Olivet di questo versetto: GENESI Capitolo III - versetto 7. _______________________________________
| |||